La partita del Cuore su Mediaset, il Giro d’Italia ripreso da un cellulare, la querela a Fedez, la Relazione di Auditel… cosa manca ancora per fare danno alla Rai? Le cavallette? La siccità? L’invasione di mosche e zanzare? No, le cavallette forse no ma sarà la politica che si abbatterà sul palazzo di Viale Mazzini con una potenza inedita. I segnali ci sono tutti: le fibrillazioni (e usiamo un leggero eufemismo) intorno al Governo non inducono a sperare bene. Per Draghi si prospetta un “tirare a Campari” più o meno già visto tante volte: deve fare i conti con i partiti e sa bene che non sono conti facili dove ognuno cerca non solo di mantenere la posizione ma anche di non cedere un millimetro di spazio in vista delle prossime grandi battaglie di autunno.
Poi, la “politica” di suo è una cavalletta devastante: vedi quanto successo ieri in Commissione Trasporti del Senato dove si dovevano affrontare le proposte di legge di riforma della Rai: non appesa seduti intorno al tavolo i vari partiti si sono presi a sportellate e hanno deciso di rinviare (se va bene forse oggi, altrimenti tra 15 giorni). E non per motivi di sostanza quanto di forma: non sono state prese in considerazione tutte le proposta ma solo due delle 5 presentate (in attesa della sesta della Lega). Da osservare che l’obiezione è sensata: perché affrontare solo le prime due tra le 5 proposte depositate? Lo ribadiamo a futura memoria: non sarà questa legislatura a compiere questa riforma, i partiti non ne hanno voglia, forza e interesse e, qualora avessero qualche buona intenzione dovrebbero trovare una quadra tra proposte molto diverse tra loro. Auguri.
Però le tensioni nel Governo ci consentono di fare una rivelazione inedita: ci è stato riferito un nuovo “metodo Draghi”. Si tratta del Metodo n.6 (gli altri 5 ve li abbiamo ricordati ieri): l’AD lo nomino io e lascio a voi politicanti la bega del Presidente che poi tanto deve passare sotto la ghigliottina della Vigilanza e allora mi divertirò a vedervi scornare (come già successo in precedenza). Gnam , gnam… gongola il Capo del Governo, furbo, astuto, scaltro. Il ragionamento può reggere: il segno distintivo delle governance della Rai è nella nomina dell’AD per quanto la Legge lo consente. Il presidente e il Cda hanno si un ruolo, ma la logica (nefasta) dell’uomo solo al comando come prescrive appunto la 220 del 2015 fa si che i poteri forti siano assegnati prevalentemente a lui. Il “metodo Draghi” n. 6 è simile del resto a quello applicato per la composizione del governo: a lui la scelta del supertecnico (Figliuolo) e del superministro economico (Franco) mentre alla politica le grane di lavoro (Orlando), sanità (Speranza) e MISE (Giorgetti). Per tutto il resto, si vedrà.
Per rimanere ancora un attimo sul tema nomine: vi risparmiamo gli ennesimi “soffietti” più o meno interessati che arrivano sulle redazioni di tanti giornali che riportano la solita compagnia di giro e ci soffermiamo solo su un dettaglio: tra i tanti nomi che girano, tutti rispettabilissimi, osserviamo solo che si tratta di persone che impiegheranno almeno sei mesi solo per “studiare le carte” e per sapere da che parte si trovano gli ascensori di Viale Mazzini. Poi, come al solito, inizierà la processione in visita a Saxa Rubra, alle sedi regionali, ai centri di produzione e prenderanno visione di un palinsesto del quale non hanno mai sentito parlare prima. Abbiamo già visto tutto. Grazie. Speriamo almeno che venga risparmiata la proposizione di quella faccetta un po’ così, con quello sguardo un po’ cosà, di quelli che ti guardano con un sorrisetto tra il beffardo e il compassionevole: poveracci voi, non avete capito una mazza di come si gestisce un’Azienda, mo ve lo faccio vedere io. Magari, forse, chissà, sarà anche vero e, se dovessimo giudicare per quanto avvenuto finora, ci potrà essere anche ragione. Non demordiamo: abbiamo fondate speranze che i “cacciatori di teste” possano cacciare almeno in aree protette: la zona di Viale Mazzini è ben popolata di prede e la peggiore tra loro potrebbe essere la migliore di una venuta da una lontana savana.
Per la cronaca di oggi, riportiamo due articoli interessanti: il primo è un intervista a Marco Bassetti, CEO di Banijay, pubblicata sul Sole con il titolo “Tv, per la sfida ai contenuti all’Europa servono colossi”. Leggiamo un passaggio di rilievo: “I broadcaster commerciali avevano un grande vantaggio sui contenuti locali che avevano maggiore presa su quelli globali. Ora non è più così. Adesso le Tv commerciali non possono più competere con i contenuti premium degli streamer”. La partita, sostiene Bassetti, è tutta interna al perimetro risorse e contenuti. Par di capire che a questo campionato la Rai non si nemmeno iscritta. Altra notiziola: Disney ha deciso di chiudere non solo gli store dove vende gadget, ma anche oltre 100 canali in giro per il mondo per concentrarsi ulteriormente sullo streaming. Digitali terrestri… tremate!
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