Foto di Sang Hyun Cho da Pixabay
Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono, se le opere non si compiono arte e morale non prosperano, se arte e morale non prosperano, la giustizia non è precisa, se la giustizia non è precisa, il paese non sa dove poggiare.
Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in
ordine, è questo ciò che importa.
Allora, cerchiamo di rimettere in ordine le cose. Abbiamo scritto
più volte che il destino della Rai quest’anno si lega indissolubilmente a quanto
avverrà nel contesto politico entro il quale si svolgerà il cambiamento del suo
vertice già dai prossimi giorni. L’Azienda di Servizio Pubblico è solo una pedina, seppure di grande interesse strategico,
ma non è la sola che si dovrà muovere sulla scacchiera e ogni pezzo avrà un
peso in relazione a come verranno di posti gli altri pezzi e a quale indirizzo
si intende dare alla partita.
Lo scenario è composto da diversi elementi strettamente
connessi tra loro. Al primo posto, in ordine cronologico, appare la tornata
delle nomine nelle società controllate e consociate dalla Stato. Subito dopo si pone la nota partita dell’inizio
del semestre bianco di Mattarella, con i rischi che si possono correre di forti
tensioni tra i partiti (il PD e M5S in caduta libera mentre FdI e Lega
crescono). Il Governo può correre rischi? Subito dopo, a seguire, le elezioni
amministrative mentre il tutto si lega alle riforme inderogabili (fisco e
giustizia in primo luogo) contestuali al PNNR.
In questa settimana si svolgono due Assemblee di valore
strategico: oggi Cassa Depositi e Prestiti, a seguire Ferrovie e subito dopo
Rai (l’8 giugno). Le prime due saranno cartine di tornasole per svelare il famigerato
“metodo Draghi” sul quale tanti esperti si sono esercitati nella sua esegesi. Certo,
se si dovesse dare credito a quanto si legge ad esempio oggi su La Stampa, con
la firma di Federico Capurso, non c’è da stare molti allegri dove addirittura
si legge che “Di Maio avrebbe preparato uno schema, insieme a Pd e Leu. Per la
presidenza si fa il nome di Beatrice Coletti, attualmente in Cda in quota M5S, mentre
l’uomo alla guida di Rai Cinema, Paolo del Brocco, verrebbe promosso ad
amministratore delegato”. Ammesso e non concesso che ci possa essere un accordo
di tal genere, con quali criteri sarebbero state scelte queste persone (oltre i
loro indiscutibili meriti)? Sono stati confrontati i loro Cv con quelli degli
altri candidati? Se mai c’è un metodo,
una teoria, che allontana sempre più le sorti della Rai da un futuro possibile
è proprio nella speranza di non leggere ancora che ci sia qualcuno in giro che
ha in mente di fare questo tipo di accordi sottobanco.
Tutto questo avverrà mentre sono in pieno svolgimento appuntamenti
di grande rilievo: 5G e rete unica e refarming delle frequenze. Su questo secondo
punto, siamo in attesa di conoscere i dati aggiornati che il MISE dovrebbe
rilasciare in relazione all’andamento del parco televisori che si dovranno
rottamare a partire dal prossimo settembre. Per quanto finora noto, siamo in
drammatico ritardo: l’effetto Covid si è fatto sentire e, aggiungiamo e
sottolineiamo, grazie pure ad una campagna di informazione di basso rilievo (complice
anche la Rai) le vendite di nuovi televisori e decoder non sembrano andare come
sperato. Nel frattempo, non è stato ancora deliberato dallo stesso MISE il
decreto che estende l’incentivo fino a 100 euro che dovrebbe superare il precedente
limite di riferimento a famiglie con reddito ISEE fino a 20 mila euro. Molti sperano
che un incentivo “sostanziale” all’acquisto di un nuovo televisore possa avvenire
con l’inizio degli europei di calcio e con le Olimpiadi di Tokio.
Sul primo punto invece, a quanto sembra, siamo in una situazione
di stallo. Il Governo, per quanto ha dichiarato Giorgetti, non sembra avere
particolare attenzione e interesse a sostenere il progetto di rete unica per
come era stata concepita alla fine dello scorso agosto. Si vuole fare presto
(Colao dixit) ma non necessariamente con quei presupposti, anzi.
Torniamo per un momento ancora all’argomento che abbiamo
trattato nei giorni scorsi: il canale 20 di proprietà Mediaset definito da
AgCom come “generalista” (sarebbe il quarto). I nostri attenti ed esperti lettori sono al lavoro
per aiutarci a comprendere bene questa storia che richiede molta attenzione e studio di documenti complessi. Per ora ci limitiamo a riportare una domanda tanto
semplice quanto complessa nella risposta: è lecito, è previsto o viceversa è
vietato, che un solo soggetto possa essere proprietario di più di tre reti
nazionali generaliste? Tanto per capirci, si tratta di decifrare
correttamente quanto disposto dall’art. 5 comma 1 lett. dlgs n. 177/05 (TUSMAR)
dove si legge: “…previsione di titoli distinti per lo svolgimento delle
attività di fornitura di cui alla lettera b), rispettivamente in ambito
nazionale o in ambito locale, quando le stesse siano esercitate su frequenze
terrestri, stabilendo, comunque, che uno stesso soggetto o soggetti tra di loro
in rapporto di controllo o di collegamento non possono essere,
contemporaneamente, titolari di autorizzazione per la fornitura di contenuti
televisivi in ambito nazionale e in ambito locale o radiofonici in ambito
nazionale e in ambito locale e che non possono essere rilasciate autorizzazioni
che consentano ad ogni fornitore di contenuti in ambito locale di irradiare
nello stesso bacino più del 20 per cento di programmi televisivi numerici in
ambito locale”. Si può ben capire che la materia è molto complessa e proprio
per questa sua natura ci impone di essere tanto precisi quanto attenti perché,
è noto, proprio nella conduzione e nell’incertezza si celano spesso trappole e
misfatti.
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