Foto di Gordon Johnson da Pixabay
Nobili romani! Amici, concittadini romani! Prestatemi orecchio.
Sono venuto a seppellire Cesare, non a farne l’elogio.
Il male che un uomo fa, gli sopravvive, il bene, spesso, resta sepolto con le sue ossa.
E così sia di Cesare.
Come vi abbiamo scritto già altre volte, ci sono libri che
andrebbero posti sul comodino, sempre accanto, pronti per essere consultati in
tante buone occasioni. Uno tra questi è il Giulio Cesare di Shakespeare, una
mirabile sintesi delle vicende umane in tutte le infinite sfaccettature. Cesare
doveva morire, sostenevano i congiurati, e con lui tutto il sistema di potere imperiale
che aveva costruito. Se non che, Cesare era amato dal popolo e non era affatto facile
dover giustificare la sua uscita di scena per mano dei congiurati. Antonio riesce
nell’impresa lodando la sua figura, le sue gesta.
Bene, anche a Viale Mazzini fra poco sarà necessario tirare
una linea, fare i conti con i tre anni appena trascorsi dall’insediamento di
questo Cda. Come si dice: ponti d’oro al nemico che fugge e non saremo certo
noi a scrivere il bilancio di quanto avvenuto in questo periodo. Almeno, non scriveremo
di quanto è stato fatto, bene o male, piuttosto invece scriveremo per quello
che non è stato realizzato, di quanto si doveva e poteva fare e invece non è
stato compiuto. E quando cominceremo a farlo, terremo in debito conto del contesto
politico e sociale in cui sono trascorsi questi lunghi e faticosi mesi. La Rai
che questo Cda ha trovato a luglio del 2018 non è più la stessa: è cambiato il
Paese, la società, le tecnologie di produzione e di diffusione sono evolute, il
mercato in forte turbolenza, le risorse economiche sempre più scarse. La domanda
che porremo è molto semplice: la Rai di oggi è migliore o peggiore di quella
che hanno trovato i vari Salini, Foa, Borioni, Coletti, De Biasio, Laganà e
Rossi insieme al DG Matassino, al direttore della Comunicazione Giannotti? Aggiungiamo:
questa Rai che troveranno i nuovi amministratori sarà in grado di fronteggiare
adeguatamente le sfide che gli si pongono, già da subito?
Per prepararci il compito che svolgeremo nei prossimi
giorni, cominciamo a prendere qualche appunto. Il primo spunto ce lo fornisce questa
mattina un’intervista di Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti Corallo, l’associazione
di emittenti locali, concessa a Italia Oggi con la firma di Andrea Secchi e il
titolo “Tv locali: transizione da ripensare”. Ci interessa, in particolare, il
tema che seguiamo da tempo: il refarming delle frequenze e la scadenza del prossimo
settembre. Leggiamo: “E’ una situazione di fortissimo ritardo…a settembre molte
emittenti locali dovranno lasciare le frequenze senza sapere dove trasmettere i
programmi… per procedere anche in modo molto serrato, ci vorrebbe almeno un anno… si rischia l’esclusione di numerose tv locali in molte regioni… molti
telespettatori potrebbero usufruire della tv su Intenet agevolando in questa
maniera i competitor che utilizzano la banda larga”. Esattamente la stessa preoccupazione
che dovrebbe interessare pure la Rai. Torniamo a quando scritto in premessa: cosa
non è stato fatto per fronteggiare questo rischio? Per chi segue questo Blog da tempo, sa bene come abbiamo paventato questo rischio in epoca non sospetta e abbiamo pure scritto che quanto sta avvenendo e quanto avverrà nei prossimi mesi era tutto già scritto e, ciononostante, non sembra sia stato fatto quanto necessario per affrontare adeguatamente questo problema, anzitutto da parte del MISE, con la complicità di quanti in Rai si sono trincerati dietro il ministero.
Ancora: sapete che differenza c’è tra FTTT e FTTF? Oggi ci risponde Luigi Gubitosi, AD di Tim: la
fibra passa dalle Torri al Football, dal satellite alla rete, e si riferisce al
fatto che il prossimo campionato di calcio sarà integralmente trasmesso da DAZN
con cui è stato sottoscritto recentemente un importante contratto di
partnership. Dunque, da Fiber To The Tower a Fiber To The Football. L’ex Dg Rai gongola: “Siamo felici dell’offerta, ricchissima come mai
come prima d’ora”. Ci sono in ballo diversi milioni di appassionati che vedrebbero su un’unica piattaforma un importante bouquet di programmi e prodotti. Poi torna sul problema
connesso: la società unica per la rete, argomento sul quale TIM è molto interessata
quando invece Draghi e Colao hanno intenzioni diverse: prevalenza del pubblico,
neutralità tecnologica, gare etc.
Infine: tutto tace sul fronte totonomine: solo pensieri in libertà, ognuno è libero di spararla più grossa o, ben che vada, ripetere i soliti nomi senza porsi minimamente il problema di quanto possano avere credibilità in termini anzitutto di autonomia dalla politica. Ormai ci siamo, il conteggio ala rovescia è iniziato. Forza e coraggio: la battaglia di Filippi è dietro l’angolo.
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