Anzitutto il doveroso ringraziamento ai tanti lettori che ieri hanno puntato il Blog anche se non c’erano notizie da commentare. È un buon segno: ci induce a pensare che facciamo un lavoro che riscuote qualche interesse. Anche se, dobbiamo ammetterlo, spesso e volentieri siamo colpevoli di errori, omissioni, smemoratezze ed eccesso di fantasia, ai limiti della fantascienza, nonché di un pizzico di complottismo tendente al gossipismo di bassa lega. Di questo parleremo più avanti.
Oggi è domenica, ci teniamo leggeri. Come accennato, spesso e volentieri stacchiamo la spina e ci occupiamo di altro che poi, magari, inevitabilmente, si riflette sulle cose e sugli argomenti che proponiamo. Dunque ieri passeggiata a Napoli. Anzitutto il MANN (Museo Archeologico Nazionale Napoli): un patrimonio di storia inestimabile dove si ritrova quasi tutto ciò che è necessario per comprendere il presente. Ci sono gli elementi primordiali e ieri avevamo un preciso obiettivo: la mostra sui Gladiatori. Come ben sapete, il combattente nell’arena racchiude una figura archetipica, con un altissimo segno e significato, e ci riporta non solo al Colosseo, nella platea dove si svolgevano combattimenti sanguinari che l’imperatore “offriva” ai cittadini per celebrare un fasto o che gli stessi pagavano una “tessera” per poter esprimere un verdetto di vita o morte per il gladiatore perdente. “Mitte o iugula” ci riporta anche a quel problematico aspetto della natura umana che “osserva il dolore degli altri” (Susan Sontag) spesso con malcelata soddisfazione perché, forse, esorcizza il male e si riferisce ad una dimensione esterna a se stesso (succede a qualcun altro e non a me).
Andiamo avanti: al MANN ci sono spunti di interesse per mille altre riflessioni. Si passa da un imponente raccolta di marmi romani alle epigrafi, dai mosaici alla preistoria. Storditi da tanta ricchezza, pochi metri e ci troviamo a Piazza Dante (…’o stommaco mio era vancante …) di fronte ad un succulento antipasto di fritti vari e una teglietta di melanzanine alla parmigiana profumate alla provola accompagnate ad un fresco calice di Falanghina. Per non farci mancare nulla: un babà da Alfonso e poi via verso un luogo insolito. Parliamo di Palazzo Donn’Anna, alla estrema punta della riviera di Chiaia, sotto la collina di Posillipo. È un luogo strano, anomalo ma con un grandissimo pregio: se riuscite ad entrare (si tratta di luogo privato) vi potete affacciare alla loggia sul mare dove si gode uno dei panorami più belli del golfo di Napoli con il Vesuvio "impennacchiato", la riviera sorrentina di fronte e le isole sulla destra: uno spettacolo! Giusto il tempo di rimirare tanta bellezza e ci incamminiamo lungomare verso Chiaia e Castel dell’Ovo. Era l’ora del grande struscio: per lo più giovani, in tiro e grande spolvero. Si chiude con la mostre al castello dedicata a Massimo Troisi, forse la figura più importante della commedia napoletana contemporanea (il montaggio dei video curato da un nostro ex collega, bravissimo). Si è fatto tardi, torniamo a Roma.
Bene, eccoci alle nostre faccende. Ci sono due argomenti sui quali riflettere: il primo si riferisce alla nota battaglia in corso per la nomina del Cda Rai. Come noto, da più parti si chiede a gran voce di avviare una riforma della Legge 220 del 2015 per dare all’Azienda di Servizio Pubblico una governance che la tenga al riparo non solo e non tanto dalla “politica” ma specificamente dall’ingerenza del Governo che, attualmente, deve esprimere AD e Presidente. Ecco dunque che leggiamo: su La Notizia, a firma di Valerio Valentini” dove Di Maio sostiene che sul rinnovo dei vertici Rai “…dovremo farci sentire…” e gli fanno eco dalla Direzione del PD con Letta che dichiara: “Noi siamo per un cambiamento radicale, forte, per una discontinuità profonda, lo dico a Draghi che nelle prossime settimane farà proposte sulla guida dell’azienda”.
Il secondo argomento è alquanto spinoso e complicato come pure di notevolissimo interesse e lo ha sollevato Carlo Tecce su L’Espresso. Nell’ultimo numero in edicola, il 14 maggio, ha scritto: “Il regalo dell’Agcom a Mediaset: un altro canale generalista per il Biscione” e si legge “L’Autorità per le comunicazioni ha accolto la richiesta del gruppo televisivo: 20 raggiunge il rango di Rete4, Canale5 e Italia1. In questo modo l’azienda della famiglia Berlusconi batte la Rai. E a firmare la delibera è stata la commissaria scelta da Forza Italia (ndr Laura Aria)” e ancora “Questo passaggio di 20 - che sfiora la media giornaliera dell’1 per cento di ascolto - da canale semigeneralista che trasmette eventi sportivi e serie televisive a canale generalista ne aumenta il valore economico e comporta per Mediaset vantaggi industriali e pubblicitari. Cresce il divario pratico e simbolico dai principali concorrenti”. Non è proprio cosetta da poco. Se non che Agcom risponde con un Comunicato stampa di ieri, 15 maggio, dove si legge: “…il canale numero 20 nel 2010 era stato assegnato a Rete Capri, nel 2017 Mediaset lo ha acquistato assieme al ramo d’azienda. Nel 2018 il canale ha adottato l’attuale denominazione. Come è stabilito dalla normativa, l'attribuzione dei numeri LCN e le autorizzazioni al subentro nella titolarità dei canali sono di esclusiva competenza del MISE”. A stretto giro risponde Tecce: “fino al 21 aprile non lo era per Mediaset, per l’Auditel, per i centri media che smistano la pubblicità. E sempre fino al 21 aprile, ancora, Mediaset aveva tre canali generalisti, Rete4, Canale5, Italia1. Come il servizio pubblico Rai. Proprio come fu stabilito dall’Agcom, durante la transizione dall’analogico al digitale terrestre, per chiudere il contenzioso - l’Agcom si ricorda? - con la Commissione europea grazie a una garanzia: che Mediaset e Viale Mazzini avessero lo stesso numero di canali generalisti. L'equilibrio si è interrotto il 21 aprile. Cos’è successo il 21 aprile? L’Agcom ha approvato la contestata delibera a firma del commissario Laura Aria, nominata in Parlamento su indicazione di Forza Italia. Chi dà il parere per decretare se un canale è semigeneralista - per esempio non ha spazi informativi - oppure generalista? L’Agcom. Chi vigila sulla concentrazione nel mercato televisivo? L’Agcom. Che c’entrano il ministero per lo Sviluppo economico, il piano del 2010 e del 2013 citati da Agcom contro l’Espresso? Niente”.
Come potete ben leggere si tratta di argomento rilevante e ci riporta esattamente al gioco dell’Oca: tornate indietro di 1826 caselle dove si legge “conflitto di interesse ed equilibrio di mercato”. Abbiamo cercato di saperne qualcosa di più ma oggi è domenica e i nostri esperti, giustamente, riposano.
Comunque, si capisce bene perché la sola legge di riforma della Governance Rai non è sufficiente se non si mette mano all’intero sistema delle TLC e del SIC ??? Tanto difficile da capire???
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Come volevasi dimostrare, lo Scudo protettivo del Servizio pubblico radiotelevisivo non è nel parlamento o nel governo o nelle forze politiche, sensibili alle oscillazioni degli equilibri di potere... economico, sociale o politico che essi siano. Esso infatti può fidare solo nel chiaro e convinto apprezzamento dei cittadini utenti, pronti a difenderlo... solo se lo sentono come loro PORTAVOCE.
RispondiEliminaGrazie per il commento. Il problema è fare in modo che i cittadini utenti siano nelle condizioni di difendere il Servizio Pubblico, se riescono ad avvertirlo come loro Portavoce. Purtroppo, abbiamo qualche dubbio.
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