venerdì 1 maggio 2020

Il cavallo in maschera


Oggi, 1° maggio 2020, Gr2, ore 7.30, titoli di testa: con il Coronavirus persi un milione e mezzo di posti di lavoro e se ne prevedono altrettanti per i prossimi mesi (ore e settimane). Ecco, un buon risveglio per ricordarci che oggi si dovrebbe festeggiare la Festa del Lavoro. Cosa c’è da festeggiare? Andrà tutto bene con queste premesse? I dubbi aumentano e una frase che ora ricorre con intensità è “potrebbe fare più vittime la crisi sociale che quella sanitaria” che qualcuno declina in “non moriremo tanto di virus quanto più di fame”. 

In questi termini si potrebbe leggere il dibattito in Parlamento avvenuto ieri dove la confusione regna sovrana e la metafora simbolica della “mascherina” richiesta a gran voce dai partiti di opposizione al Presidente Conte svela tutte le difficoltà in cui tutti ci troviamo: le mascherine, infatti non servono tanto a “tutelare” chi le indossa quanto proprio a “mascherare” dubbi, difficoltà, incertezze, paure, ansie, psicosi individuali e collettive. Questo oggetto ormai simbolico, iconico, maschera e occulta, infatti, tutta la fragilità della scienza medica che non è in grado ancora di poter affermare con certezza se e quando si troverà un vaccino oppure potrebbe non essere necessario in quanto sarà semplicemente possibile “curare” il coronavirus alla stregua di qualsiasi altra malattia più o meno contagiosa (magari con l’Eparina o altro farmaco di cui ogni giorno si sente dire con effetti positivi).

Ieri sono stati diffusi dati enfatici sul numero dei “guariti” in crescita costante che sottolineano, semplicemente, che se una persona viene colpita da Covid e opportunamente curata in strutture idonee  può guarire e, drammaticamente, a cadere potranno essere le persone più fragili e indifese, anziani e soggetti ad altre gravi patologie. La mascherina, appunto, “maschera” cioè cela e occulta, pospone e filtra le difficoltà della politica ad assumere scelte difficili e universali che riguardano l’intero perimetro degli interessi sociali e dunque non solo economici ma anche culturali, relazionali, religiosi. La mascherina, infine,”maschera” e forse alimenta la paura, il timore dell’altro, dell’untore, dell’asintomatico fantasma che si aggira a meno di un metro di distanza.  Gli occhi che si scorgono dietro le mascherine sono spesso sospettosi, minacciosi, inquieti.  La mascherina forse protegge dal virus ma non tutela lo spirito, l’anima, il sorriso che pure ci appartiene.

Provate ad immaginare ora alla “mascherina”sul cavallo di Viale Mazzini e a cosa potrebbe significare. Tutela il Servizio Pubblico dalle minacce che incombono o mascherano tutta la sua fragilità, debolezza ad immaginare se stesso nelle prossime settimane, mesi o anni quando, inevitabilmente, verrà presentato il conto della sua natura, della sua essenza, della sua logica, del perché si dovrà pagare ancora il canone.

Sui giornali di oggi si torna alla carica su questo argomento: vedi intervista ad Agostino Saccà sul Corriere a cura di  Renato Franco: "La Rai ha il canone più basso d'Europa:  90 euro, di cui 15 euro vanno allo Stato. Ma se i 90 euro finissero tutti nelle casse Rai con il vincolo di investirli in prodotto (cinema, fiction, documentari, cartoni animati) sarebbe un modo per rimettere in moto il settore. Ovviamente la Rai potrebbe arretrare sul mercato pubblicitario per aiutare gli altri competitor”. 
E' chiara l'antifona ??? L’equazione potrebbe non reggere perché nell’equilibrio di gestione della Rai, il canone è solo una parte mentre l’altra parte è costituita dalla pubblicità che ormai ha stabilizzato una curva discendente. La torta è piccola e non ce ne sarà per tutti e questo non è e non sarà mai un gioco a somma zero: qualcuno dovrà perdere. Quanto, quanto e come si dovrà sapere presto. Vedi pure articolo intervista a Franco Siddi, Presidente Confindustria Radio Tv sul Corriere: “Se diminuiscono le risorse è difficile che i broadcasters possano mantenere gli stessi livelli di investimenti … se non si stimolano i consumi non ci potrà essere ripartenza”.
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