lunedì 4 maggio 2020

Sale grosso intorno al Cavallo di Viale Mazzini

La natura, lo spirito, di questo Blog si racchiude nel suo titolo: la Rai prossima ventura. Questo luogo virtuale è  nato nella convinzione che un Servizio Pubblico, forte, autorevole, credibile e attento alla vita sociale del Paese fosse necessario, indispensabile per la sopravvivenza e la continuità della nostra democrazia. In questa chiave si è conquistato un piccolo ma significativo spazio con decine di migliaia di visualizzazioni e 631 post in oltre due anni di vita. Non sarà il Corriere ma nemmeno il bollettino del condominio: evidentemente i lettori apprezzano e gradiscono, altrimenti avremmo chiuso da un pezzo.

Siamo ancora convinti che una buona parte di Pubblico nei processi di comunicazione e informazione sia preferibile ad una di privato dove però il primo si distingue e separa gli interessi, i punti di riferimento e gli orientamenti che si perseguono. Questa drammatica situazione che stiamo attraversando ha scoperto la pentola e svelato tutta la fragilità, la debolezza e spesso l’inconsistenza non solo manageriale, ma anche sociale e culturale di questa Rai. Il Coronavirus ha sparso sale grosso intorno al cavallo di Viale Mazzini, già sofferente di suo.

Lo dobbiamo ammettere con un senso di rincrescimento, perché  sappiamo bene (per averci vissuto tanti anni) che dietro il palazzo di vetro (e amianto) della Rai ci sono migliaia di donne e uomini, professionalità ed esperienze spesso avvilite, inutilizzate, depresse da malcostume, inefficienza e incapacità a dirigere. Oppure, come noto, da”connivenze con il nemico” rappresentato dalla pletora di agenti esterni che influenzano i palinsesti, da società di produzione che dettano tempi e contenuti delle fiction e via dicendo.

Allora, in questo quadro, pensare, riflettere sul futuro del Servizio Pubblico diventa molto difficile quando questo tema sembra interessare i pochi adepti di una specie di setta monastica, una cellula di carbonari, un gruppo di piccoli giapponesi che ancora non si arrendono al pensiero che la guerra è finita (sconfitta). Tutto questo per dire che quando su queste pagine ci rivolgiamo altrove, quando proponiamo riflessioni su temi diversi, quando ci allontaniamo dalla bassa cucina di Viale Mazzini, i lettori aumentano. Questo si presta a due considerazioni: per un verso c’è soddisfazione, per altro verso c’è preoccupazione. Preoccupa avvertire un vago senso di rassegnazione che molti lettori ci trasmettono, quello che agli inizi degli anni ’80, dopo la fine del franchismo in Spagna, venne definito con un temine molto suggestivo: il ”disincanto”. Del resto, i nostri lettori, sono in buona compagnia di almeno tre “bande”: la prima è la politica, la seconda è composta da buona parte del vertice di Viale Mazzini, la terza è il sistema dei media. Sulla prima c’è poco da dire: basta dedicare qualche minuto per farsene ragione; sulla seconda banda, abbiamo già detto tutto e il doppio di tutto, con l’aggravante che riteniamo (salvo sorprese non improbabili) che porteranno a termine il loro mandato senza che un briciolo di polvere rimanga del loro passaggio; infine,  per quanto riguarda il sistema dei media, si dovrà pure ammettere che ormai l’onda lunga è passata e che al di là delle repliche di Montalbano, della Messa del Papa e del discorso del Presidente della Repubblica, rimane ben poco che possa interessare i loro lettori sul ruolo del Servizio Pubblico. Quando, come spesso abbiamo scritto, che sui giornali di oggi non c’è nulla di significativo sulla Rai, intendiamo esattamente questo: non è un tema all’ordine del giorno e ben che vada ci si limita a dare notizia del palinsesto della giornata o della settimana.  

Ieri sera ci presi il tempo di dedicare una serata intera alla programmazione di Netflix, quella stessa a cui piacerebbe a molti somigliare (ricordate chi parlò di "Raiflix"???). Ovviamente, nulla di paragonabile nella natura e nella cultura (oltre che di budget) dei due mondi:  il primo, quello Rai,  universale e generalista quasi gratis (canone e pubblicità) e il secondo, particolare, personalizzato e a pagamento (senza pubblicità). Sono passato da un film horror del 2008 su una epidemia ad un documentario su "Coronavirus in poche parole” a SKAM, una nuova serie dedicata agli adolescenti. Provare per credere.

Chiudiamo con quello che oggi passa il convento della carta  stampata: da segnalare solo un articolo molto interessante sul Corriere della Sera firmato da Alessandro D'Avenia con il titolo “ Infodemia, c'è un'epidemia di informazioni che non rende più razionali di fronte alla realtà, ma orienta i comportamenti a partire da percezioni falsate”. Il tema lo abbiamo sollevato già dai primi giorni di inizia della crisi e merita molta attenzione. Esattamente quella che gli dovrebbe dedicare qualcuno del settimo piano di Viale Mazzini.
bloggorai@gmail.com

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