giovedì 28 maggio 2020

La Guerra delle Cose: il Servizio Pubblico contro la Rai


Ho avuto una visione, ho ascoltato una voce: il Servizio Pubblico Radiotelevisivo è una cosa e la Rai altra cosa. Sta per scoppiare la Guerra delle Cose.

Anche questa mattina mettetevi comodi e leggete tutto (visto che nei giorni scorsi avete gradito). Oggi c’è arrosto (Salini) insieme a poco fumo, però ve lo proponiamo in fondo. 
Obbligatorio un passo indietro, al 28 ottobre scorso quando abbiamo pubblicato su questo Blog quanto segue: “Ieri il Corriere, a firma Renato Franco, ha pubblicato un pezzo importante relativo all’acquisizione di Endemol da parte del gruppo francese Banijay. La notizia riguarda fortemente la Rai. Si legge nell’articolo “Tutti i prodotti esterni del day time di RaiUno a questo punto saranno realizzati da un’unica casa di produzione”… aggiungiamo noi: controllata dai francesi (il 32% è di Vivendi) e aspira ad essere il più grande gruppo di produzione audiovisivo europeo. Un sottile brivido corre lungo la schiena, la miccia è sempre più corta. Questa notizia sottolinea ed evidenzia, ancora una volta, una profonda crisi di credibilità, di produttività, di creatività che non lascia speranze. Eppure, come abbiamo scritto, è stata creata una apposita Direzione incaricata di proporre nuovi prodotti, sperimentare nuovi linguaggi. Ne avete sentito parlare? Non stupisce che pure il direttore di Rai Tre ha gongolato come un pupo per aver avuto il coraggio di mandare in onda un format acquistato di valore industriale pari allo zero (intervistatore che intervista un intervistato). Se qualcuno parla ancora di Piano Industriale e del perché e del per come ci sono molti dentro Viale Mazzini che non ci credono come dargli torto?.

Oggi, dopo 6 mesi, leggiamo su MF a firma del solito bene informato Andrea Montanari ”Intanto la politica si interroga sulle produzioni esterne della tv: Banijay si è aggiudicato il 70% dei contratti, Intanto, diventa d'attualità la tematica degli appalti e dei contratti esterni in merito alla produzione di format tv. Perché da una analisi sulle produzioni affidate a società private italiane ed estere nello scorso anno è emerso che il colosso mondiale Banijay, leader di mercato dopo l'integrazione con la rivale Endemol, si è aggiudicata il 69,7% degli appalti con un totale di 1.923 ore di trasmissioni andate in onda su Rai I , Rai2 e Rai3, lasciando le briciole alla concorrenza: Freemantle (4,75%), Stand by Me (4,13%) e Luxvide (2,75%)… La questione ieri è finita all'attenzione del Parlamento. «In considerazione dell'imminente rinnovo dei palinsesti estivi, vorremmo fare luce sulle produzioni esterne in Rai e sulla loro trasparenza. E' lecito domandarsi se la pluralità delle voci non venga messa a rischio dalla preponderanza negli appalti per le produzioni esterne di due grandi gruppi, che si accaparrano i due terzi delle produzioni in Rai e gestiscono il relativo budget messo a disposizione dall'azienda», ha dichiarato il deputato dei 5 Stelle Maria Laura Paxia”.

Scriveva Aldo Fontanarosa su Repubblica.it dell’11 marzo 2019: “L'ad Salini ha "rispetto" per i produttori privati (lui che ha lavorato anche in uno di questi, la Stand by me). Ma conferma la linea che ha esposto fin dalla sua prima audizione davanti ai deputati e senatori della Commissione di Vigilanza Rai (il 16 novembre 2018). Il capo azienda Rai pensa che i prodotti esterni debbano essere comprati se "sostenibili e se hanno un senso". In caso contrario, bisognerà virare su realizzazioni interne. Il proposito di Salini, dunque, è di risparmiare sulle commesse esterne e di fare in casa tutto il possibile, secondo la rotta tracciata dal suo Piano Industriale. Servirà a questo punto una transizione accorta dalla Rai di oggi, che compra tanto fuori, alla Rai di domani che vuole comprare meno senza perdere ascolti. E la gestione di questo passaggio rappresenta forse la principale sfida per Fabrizio Salini.” Magari Fontanarosa potrebbe tornare sull'argomento e chiedere come è andata a finire la sfida ma questa mattina l'autorevole collega è impegnato a scrivere di candidature "rosa".
Non siamo molto esperti di matematica ma fino a sostenere che 2 + 2 uguale 4 ci arriviamo. L’AD e il Cda dovrebbero trarne qualche conseguenza. Poi, magari qualcuno si duole se Salini intende lasciare la Rai ....

Ieri è stata votata, all’unanimità, un atto di indirizzo al Governo da parte della Commissione cultura della Camera dove si propone di destinare parte dell’extragettito del canone al sostegno per l’editoria. “Cazzate… solo un messaggio politico...privo di conseguenze” è stato bollato da un autorevole lettore. Non siamo per nulla d’accordo: l’idea che si possa attingere dal canone Rai si sta diffondendo e rafforzando in tutto lo schieramento politico parlamentare sempre più diffusa: questo è grave! Aggiungiamo di nostro: fra poco si avvertirà il problema del canone speciale dovuto dagli esercenti attività commerciali che, dal loro punto di vista giustamente, chiederanno di essere esentati dal pagamento del canone a causa del Coronavirus. E così via…

Arriviamo  alla questione dimissioni AD che tanto hanno appassionato i nostri lettori nei giorni scorsi. Ieri da registrare una sortita, improvvida e maldestra di Anzaldi sulla clausola di non concorrenza da rispettare a fine mandato: evidentemente non ha letto il nostro blog di ieri. La prevede esplicitamente la legge fortemente voluta dal leader del suo partito (Renzi) nel 2015. Nel merito, ci hanno riferito due notizie (non verificate): la prima sarebbe che Salini avrebbe “confidato” i suoi intendimenti in pubblico, di fronte a soggetti “istituzionali” al fine di avviare la ricerca di un suo sostituto. La seconda rinforza una “voce” già nota e letta da tempo: prima di andarsene vorrebbe garantire ai suoi amici Matassino e Giannotti la trasformazione dei loro contratti a tempo indeterminato (altrimenti scadrebbero con il suo mandato). Questi potrebbero essere due buoni motivi per rallentare l’ipotesi di dimissioni a tempi brevi. Sul nome del sostituto, una maggioranza trasversale vorrebbe un nome interno, sulla trasformazione dei contratti sarebbe molto difficile… anche se …

Morale della favola: vorrei ma non posso e non lo dice solo Salini ma tutti coloro che girano intorno a questa giostra che però vede due punti fermi, granitici: il primo è la nomina del nuovo consiglio AgCom che vale 5 volte più di quella  dell’AD Rai e se non si raggiunge l’accordo politico sul quel fronte non è pensabile che possa trovarsi per Viale Mazzini. In questo contesto si defila all’orizzonte una battaglia di ben altro e lontano livello: l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, argomento sul quale non si faranno prigionieri. Il mandato scade dopo sette  anni  dal giuramento (Febbraio 2015) cioè febbraio 2022, tra poco più di un anno e mezzo. La politica corre veloce e guarda avanti, molto avanti.

bloggorai@gmail.com

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