giovedì 14 maggio 2020

AgCom e Vigilanza


La prendiamo  da lontano e, per quanto possibile, cerchiamo di farla breve. Oggi è convocato alle ore 12 in Vigilanza il Presidente di AgCom Marcello Cardani. L’audizione dovrebbe (dovrebbe) avere per oggetto la risoluzione approvata dalla stessa Agcom lo scorso 13 febbraio dove “DELIBERA L’accertamento del mancato rispetto da parte della RAI dei principi di trasparenza e non discriminazione di cui all’articolo 25, comma 1, lett. s) punto iii) del Contratto di servizio e DIFFIDA La RAI  affinché cessino immediatamente comportamenti analoghi a quelli oggetto dell’infrazione accertata, assicurando il rispetto dei principi di non discriminazione e di trasparenza nella conclusione dei contratti di diffusione pubblicitaria, anche al fine di consentire all’Autorità di verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche destinate al finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico”. Rai ricorre al TAR del Lazio che accoglie e sospende il giudizio fino al prossimo 22 maggio (ricordate, lo abbiamo scritto in tempi non sospetti). 

Cosa c’è di nuovo? Semplice: l’audizione di Cardani in Vigilanza assume un rilievo del tutto particolare in relazione a due considerazioni. La prima attiene il ruolo e i compiti della Vigilanza che, per quanto leggiamo si dovrebbe occupare “Secondo quanto stabilito dall'articolo 4 della legge n. 103 del 1975, come modificato dalla legge n. 220 del 2015, alla Commissione spettano la formulazione degli indirizzi generali per l'attuazione dei principi cui si ispira il servizio pubblico radiotelevisivo e l'esercizio della vigilanza relativa alla loro attuazione; la disciplina diretta delle rubriche di tribuna politica, tribuna elettorale, tribuna sindacale e tribuna stampa; la fissazione, tenuto conto delle esigenze dell'organizzazione e dell'equilibrio dei programmi, delle norme per garantire l'accesso al mezzo radiotelevisivo”. Non è affatto chiaro quindi perché  la Vigilanza entra nel merito di un tema che non dovrebbe essere di sua competenza. Ma un altro aspetto non è chiaro: perché è stata disposta questa audizione in termini “politici” visto che in Vigilanza la maggioranza è composta dai partiti di Governo, cioè gli stessi che “dovrebbero” avere a cuore gli interessi del Servizio Pubblico. Già, e questo il secondo punto che segna la particolare anomalia di quanto sta per avvenire: proprio oggi sul Sole 24 Ore leggiamo, a firma Andrea Biondi, che titola e scrive “Mediaset, il Covid blocca la pubblicità. Con il lockdown la raccolta crolla (-39%). Ricavi a quota 682 milioni, utili giù del 6o%”. Appare del tutto evidente che intervenire sulle logiche e dinamiche del mercato pubblicitario in queste circostanze e al di fuori di qualsivoglia quadro regolamentare significa, di fatto, avvantaggiare qualcuno a scapito di altri. Chi sono i primi e chi i secondi facile intuirlo: chi ha proposto l’audizione di Cardani e chi l’ha sostenuta?

Ma quello che più sorprende è l’atteggiamento assunto da chi dovrebbe, all’interno dei singoli organi istituzionali (AgCom per primo) dove non è mai ben chiaro come si sostiene il Servizio Pubblico piuttosto che danneggiarlo. Però, come abbiamo scritto più volte, la sorpresa è relativa: non dimentichiamo mai che in questo Governo siedono autorevoli esponenti che hanno sparato a palle incatenate e supponiamo lo faranno ancora contro il canone per ridurlo o abolirlo del tutto.

Tutto torna e tutto segue un racconto che è solo in una direzione: il progressivo, lento e inesorabile cammino verso un ridimensionamento della Rai, in ogni forma, in ogni aspetto ed il primo tassello, ribadiamo, è sul fronte delle risorse senza le quali non ci sono piani industriali che tengano. Quanto leggiamo in questi giorni sul balletto delle nomine (da osservare sempre con quanto accanimento terapeutico la stampa si lancia sul gossip sui nomi e non una parola sui grandi temi e problemi) è del tutto coerente con questo quadro: i partiti di Governo si scannano sul nome di Tizio, Caio o Sempronia ma sono muti sordi e ciechi sui problemi. Su questo tema, superfluo ripeterlo: è la stessa frittata rigirata dalla parte opposta.

Facciamo ammenda di una carenza: su sito Affaritaliani.it compare una nota interessante dove si legge che per l’AD Salini ci potrebbe essere, anche a breve, una possibile exit strategy sostanzialmente determinata dal fatto che, avvicinandosi la sua scadenza naturale o straordinaria, sarebbe sottoposto al noto patto di non concorrenza e che quindi lo bloccherebbe per i successivi due anni a non occuparsi di aziende concorrenti. È noto che, da tempo, si legge che potrebbe esserci qualche interesse per Netflix (attenzione, non RaiFlix, come si disse tempo addietro).

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