sabato 2 maggio 2020

Chiavi inglesi e Primavera


Questa mattina, in mancanza di notizie, impigriti e ingrigiti dai tanti pensieri, ci dobbiamo accontentare di poca roba, pensieri in libertà (condizionata), amenità.

Chi vi scrive possiede da oltre 30 anni, una bellissima Moto Guzzi Custom, recentemente restaurata e tornata a seconda gioventù.

Ho trovato un anziano meccanico, di quelli che sanno smontare un carburatore con gli occhi chiusi e la mano destra legata dietro la schiena e avrebbero grosse difficoltà con le centraline elettroniche, con i pezzi che si sostituiscono e non si riparano, di quelli che conoscono solo cacciaviti e chiavi inglesi e non  sanno nulla di tester e digitale. Uno di quelli che è capace di perdere mezza giornata per ricostruire un microscopico pezzo di alluminio del rinvio del contachilometri impossibile da trovare. Uno di quelli che ha un’officina che sembra una clinica svizzera dove ospita sole vecchie cariatidi a due ruote (una Vespa “primavera”degli anni ’70, un Solex con il rotore sopra la ruota anteriore che sembra appena uscito dalla fabbrica, un Aspes Cross del ’66). Uno di quelli che non ha fretta e non vuole avere a che fare con chi invece va di corsa. Uno di quelli che prima di dire una parola aspetta 5 minuti per capire bene quello  che hai detto e per valutare meglio cosa risponderti. Uno di quelli che “una parola è poca e due sono troppe”. Uno di quelli con cui, almeno io, passerei giornate intere in sua compagnia, magari senza scambiare un pensiero, magari solo per dirci “per favore, mi passi la 12”.   

Nei giorni scorsi, con la scusa (plausibile) del dover comprare i giornali  ho fatta uscire la Guzzi dal letargo invernale, ho tolto la copertura, gli ho dato una spolveratina, uno spunto di carica alla batteria, tirato l’aria e al primo colpo è partita che è era una bellezza, sembrava una creatura al risveglio.  Gli ho fatto fare un breve giro tra le colline umbre, ricche di tutte le sfumature di verde possibile, con il primo grano che già si è alzato e ondeggia con un alito di aria. Temperatura mite, qualche nuvola all’orizzonte e un filo di vento. Non incontro quasi nessuno e passando davanti alle case agricole, quei pochi che mi vedono passare sembrano sorpresi di sentire un rumore insolito per questi giorni. È il tipico ritmo della Guzzi, delle due marmitte a trombone, un suono  leggermente rotondo, quasi brontolone. Quando poi arriva intorno ai 90 all’ora, in pianura, senza tanto sforzo e a basso numero di giri,  il suo motore bicilindrico a V “entra in coppia” e il rumore cambia tonalità e diventa musica e corre,ti porta via con un filo di gas. Quando poi le gomme si scaldano e diventano più morbide  ora che la temperatura è divenuta  mite, prendere una curva dolce completa un’emozione difficilmente descrivibile. Emozione pura. Gioia per gli occhi e per la mente. Mi sono anche permesso il lusso di ascoltare Romance in Durango di Bob Dylan…

Ad un certo punto, mi fermo, e colgo questo attimo, lungo la strada. Ve lo regalo con piacere


The way is long but the end is near....Soon the horse will take us to Durango...
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango ...

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento