sabato 16 maggio 2020

Il Gioco delle parti


Titolo alternativo: Il Grande Bluff. Scegliete voi.

Speriamo che i lettori ci perdoneranno la citazione di Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”. A me sarebbe venuta forse più volgare ma non meno efficace: “Non pensate di prenderci per il culo a tempo indeterminato”. Ci riferiamo a quanto avvenuto nei giorni scorsi tra AgCom, Vigilanza e Cda Rai. E’ andato in onda un teatrino mesto e triste, con un copione tragicomico vecchio e logoro. Ci risparmiamo la tiritera sull’ingerenza della politica (giù le mani dalla Rai) che hanno detto più o meno tutti una volta nella vita. Ci soffermiamo invece sulla necessità di comprendere cosa si nasconde dietro queste apparenti sceneggiate.

Iniziamo da Agcom. Abbiamo scritto da mesi che il grande scontro politico istituzionale in tutto il settore delle telecomunicazioni passa attraverso alcuni crocevia che giocoforza si sovrappongono e intersecano: il primo è il rinnovo dei vertici di AgCom scaduto oramai da molti mesi. Parliamo di un organo istituzionale di grande rilievo chiamato a fare da arbitro e regolatore di tutto il sistema oggi più che mai rilevante per almeno due buoni motivi: il primo è la grande riforma del SIC (come vorrebbe il programma di Governo) e il secondo perché siamo nel pieno di una difficilissima transizione ad un nuovo sistema di broadcast/broadband con grandi implicazioni per i consumatori e operatori di mercato. Si capisce bene come la politica voglia avere al suo interno rappresentanti in grado di “garantire” la propria parte (magari poi succede che un commissario diciamo che si rimpannuccia la “casacca” come sembra essere successo nell’attuale consiliatura). Quindi in ballo ci sono le nomine di AgCom e nella non meno importante Autorità garante per la Privacy ancora in alto mare. Abbiamo scritto in epoca non sospetta che il ”pacchetto” di nomine era intrinsecamente legato e si estendeva a tutto il perimetro delle istituzioni e società controllate dallo Stato. Ora, cosa è  successo nei giorni scorsi? Molto banalmente, si sta svelando parte del disegno che i partiti di Governo intendono perseguire.  Cardani in Vigilanza ha avuto pochi “antagonisti” e tra questi hanno brillato i rappresentanti del PD. Non è un segreto (anche questo già scritto) che al posto di Cardani si parla da tempo di Giacomelli (do you remember ???) e che anche tra i 5S qualcuno sembra, pare, dicono, essere particolarmente interessato più ad una  comoda poltrona ben retribuita da commissario che quella incerta e impegnativa da parlamentare.  Ecco allora che, lentamente, il quadro si compone ed ecco allora che la minestra riscaldata apparecchiata ieri in Cda è andata in tavola. Con buona pace di quanti balbettano di autonomia e credibilità del Servizio Pubblico radiotelevisivo: che ci sia tizio, caio o sempronia a dirigere una rete o un Tg non cambia assolutamente nulla, uno vale l’altra o viceversa. Ecco, tutto qui.

Note a margine: la prima riguarda Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti Rai. Ieri non ha votato sulle nomine “Oggi in Cda è stata scritta una brutta pagina della storia del servizio pubblico. L'AD ci ha chiesto in pratica  di ‘ratificare’ incarichi per la maggior parte decisi fuori dalla Rai, frutto dei soliti accordi politici tra partiti che sono stati ampiamente e puntualmente raccontati dalla stampa di questi giorni". Nulla di nuovo Riccardo, pagine sporche che abbiamo già letto durante il tuo mandato e chi le ha scritte?

Ancora, si fanno ricorrenti le voci che vorrebbe Salini “già con un profilo rinfrescato su Linkedin” (come ci ha detto un inquilino del VII piano) alla ricerca di nuova occupazione per non trovarsi impelagato nel patto di non concorrenza che dovrebbe rispettare per i successivi due anni qualora arrivasse a fine mandato. Sarebbe un bel colpo, non solo perchè li andrebbe a guadagnare certamente di più, ma anche per quanti con l’occasione potrebbero rimettere mano a tutto il cucuzzaro.

Infine: Rai Way. Il nuovo consiglio verrà radicalmente ridisegnato con uomini di stretta fede aziendale Rai (Pasciucco presidente e Ciccotti consigliere, in lista di riserva Claudio). Per Ciccotti la questione si fa seria: rimane sempre il CTO di Viale Mazzini ed è considerato una fonte molto autorevole e competente. Per quanto ricordiamo, la sua uscita da Rai Way non fu proprio un passeggiata su un tappetino di rose ed il motivo reale di quanto avvenuto non è stato mai chiaro a sufficienza. Ora il suo ritorno a Via Teulada, con lo switch off del DVB-T2 in corso lascia pensare che l’azionista di maggioranza voglia avere un peso maggiore nelle scelte che la quotata dovrà assumere. Avrà al suo fianco l’AD di Rai Way che guadagna più del doppio di lui. Auguri.

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