venerdì 15 maggio 2020

La Guerra tra i mondi


Ci sono tanti mondi possibili dove, nel bene o male, si può anche sopravvivere. C’è un Mondo di sopra, dove aleggiano spiriti soavi, leggeri ed eteri come piume. Anime belle che divagano alti pensieri e fanno risuonare belle parole. C’è poi un Mondo di sotto, dove albergano figure opache, ombre sottili, profili sfumati e imperscrutabili che sfaccendano tra i bassifondi di quanto cade dal Mondo di sopra. Briciole, avanzi, rimasugli che spesso però celano grandi e imperscrutabili disegni.

Ecco, più  meno, questa la fotografia deformata, in bianco e nero, della giornata di ieri e di quella che sta per avviarsi oggi. Ieri, come abbiamo scritto, si è svolta l’audizione del presidente AgCom, Marcello Cardani, sul tema delle risorse pubblicitarie. Di quanto avvenuto ieri a San Macuto, oggi quasi nessuno riporta notizie (salvo una brevissima in MF) mentre su quanto potrebbe avvenire oggi in Cda Rai ci sono decine di colonne di carta stampata tutte e solo con le stesso tema: gossip sulle nomine. Sono due mondi, diversi distinti e distanti non tanto tra loro ma tra loro e il resto del Paese.
Sulla Vigilanza di ieri si può dire, semplicemente che abbiamo assistito ad uno spettacolo ai limiti dell’imbarazzante (sarà per questo pudore che quasi nessuno ne parla? …nooooo… la risposta è più complessa). L’imbarazzo consiste nel fatto che Organi istituzionali di garanzia, Vigilanza e AgCom, hanno evidenziato chiaramente tutti i loro limiti di autonomia e indipendenza. La prima perché è andata ad intervenire in un ambito ai limiti della sue competenze, la pubblicità e il mercato delle risorse economiche del sistema radiotelevisivo, la seconda perché sembra avere un solo ambito di interesse e attenzione che, seppure mascherato da ricerca di equilibrio, di fatto, colpisce una parte sola del sistema che si intende tutelare: la Rai. Riportiamo quanto detto ieri dai Senatori Airola e Di Nicola: “I broadcasters lavorano in un "mercato opaco" in cui "viene richiesto alla Rai di essere trasparente mentre Agcom lo dovrebbe chiedere a tutti i soggetti operanti nel settore nel rispetto di un listino che non so nemmeno se esista". Su chi gestisce il mercato manca un confronto con l'Antitrust e il Mise con produzione di documenti congiunti che avallino questa situazione di dumping che viene ascritto alla Rai. Se la Rai deve uscire dal mercato deve dirlo la legge. Bisognerebbe parlare dei centri media, intermediari che gestiscono la vendita dei soggetti di spazi pubblicitari e trattano i prezzi e lo fanno con un diritto di contrattazione che rappresenta una doppia percentuale: ovvero, prendono soldi sia da chi compra sia da chi vende, un modo di fare che distorce il mercato. Magari per favorire qualche altro competitor, come Mediaset. Aggiunge Di Nicola "Si denota un pregiudizio dell'Authority sulla concessionaria del servizio pubblico della Rai. L'impressione è che Agcom con le sue ultime delibere, e anche con la sua relazione odierna, non sia più un arbitro ma una parte in gioco. Non c'è traccia nella sua relazione del comportamento degli altri soggetti che agiscono nel campo pubblicitario e che pure in passato hanno pesantemente alterato questo mercato". Non abbiamo letto altro da parte di altri partiti.

In un certo senso, ha ragione Cardani quando ieri ha ribaltato il tavolo in faccia alla politica che dopo molti mesi ancora non ha provveduto a rinnovare il Consiglio. Infatti, lo spettacolo andato in scena ieri oltre che indecente è stato anche surreale. La politica ha messo sotto processo se stessa e le sue incapacità ad agire, la palude entro la quale si agita scomposta e inconcludente. Salvo poi, raggiungere punti di accordo su interessi convergenti e paralleli. Cardani, infine, ha sollevato il problema di Rai che omette di inviare i dati richiesti: delle due l’una o i dati sono stati inviati oppure Rai deve rispondere adeguatamente.  

Si è trattato di un teatrino che ha seguito e anticipa quello che andrà in onda oggi in Cda dove le dinamiche non sono da meno. Dopo aver rigirato la minestra per mesi sempre con gli stessi ingredienti, oggi viene servita in tavola, ormai irrancidita. Troppo facile sostenere che si tratta di manovre di bassa cucina senza alcun segno, senza alcuna strategia, senza alcun senso logico. Tutto avviene per il solo fine di “garantire” alla propria parte politica una quota di visibilità o rappresentanza o meglio di controllo di un pezzetto di Rai.

Tutti innocenti quindi tutti colpevoli, nessuno escluso, compresi quelli che voteranno oggi a favore o contro di tizio, caio o sempronia. Perché, comunque, da nessuno di loro si leverà un gemito a favore delle necessità, dell’obbligo, di dover pensare ad un prossimo futuro della Rai dove non c’è alcuna certezza di sopravvivere allo stesso modo con cui si è vissuto prima. E gli artefici di tutto questo siedono fianco a fianco, seppure, apparentemente, su sponde opposte.

Conclusione: si persegue un disegno complesso, organico, forse anche disordinato nei tempi, nei modi e nelle persone che lo sostengono finalizzato ad un solo semplice obiettivo: indebolire, ridimensionare, collocare il Servizio Pubblico radiotelevisivo da un orbita di interesse collettivo prioritario, strategico ed essenziale per la tutela e lo sviluppo sociale del Paese ad uno complementare, aggregato, parte del tutto.

I due mondi, quello di ieri e quello di oggi, dialogano perfettamente tra loro, spesso parlano la stessa lingua.

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