giovedì 7 novembre 2019

L'indirizzo giusto


Prima di parlare di cose serie, divertiamoci con quelle amene. Speriamo che Fiorello interrompa presto la sua presenza su RaiUno prima di chiamare la cavalleria del VII reggimento a salvare gli ascolti della rete. Nel giro di soli tre giorni ha perso quasi un milione di telespettatori. Se continuava di questo passo, nel giro di una settimana lo share diventava da prefisso telefonico. E meno male che doveva essere il traghettatore verso le grandi sfide del Web … quel milione di persone, chissà, forse stanno bene dove stanno. Per i corifei dei primi giorni ora un bel dilemma: sulla stampa di oggi non una parola.

Veniamo alle cose serie. Come anticipato nel post, ieri si è realizzato un corto circuito tra politica e Rai di importanza significativa. La Commissione di Vigilanza Rai  ha approvato all’unanimità un atto di indirizzo con il quale si “invita” la Rai a precisare, specificare, chiarire, avviare e valutare diversi aspetti del Piano industriale recentemente “bollinato” dal MISE. Tra gli “inviti” più interessanti, alcuni meritano particolare attenzione e si riferiscono al delicatissimo tema delle risorse di cui può disporre l’Azienda: “… fornire maggiori dettagli in merito alla sostenibilità finanziaria del piano medesimo, atteso che le risorse necessarie alla realizzazione delle iniziative ivi previste appaiono rilevanti, anche tenuto conto dell'incertezza legata alla misura del finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo con i ricavi derivanti dal canone; - avviare una riflessione sulla maggiore internalizzazione della produzione nell'ottica del contenimento della spesa, ponendo le basi per un tetto alle produzioni esterne con una particolare attenzione alle situazioni di possibile conflitto di interessi; - … fornire elementi informativi sullo stato di attuazione del piano industriale e sulle criticità incontrate, anche di ordine economico e finanziario … “.
Inoltre, si “impegna” il CdA a “porre in essere ogni misura opportuna ed adeguata affinché l'accentramento delle funzioni editoriali non pregiudichi il pluralismo, a iniziare dal momento della selezione delle notizie fino a quello della presentazione delle stesse;
- in relazione alle nuove direzioni orizzontali, titolari di budget, e al conseguente accentramento decisionale sui contenuti, mettere in atto ogni misura volta ad impedire un appiattimento dell'offerta televisiva secondo un'unica sensibilità;
- adottare ogni misura opportuna ed adeguata volta ad evitare che l'introduzione di nuove direzioni, in aggiunta e non in sostituzione di quelle esistenti, possa determinare una sovrapposizione tra le diverse funzioni e un aggravamento dei costi;

Questo indirizzo della Vigilanza esprime una situazione anomala e complessa e riflette esattamente la relativa confusione tra maggioranza e opposizione e, a sua volta, al loro interno dove convivono culture diverse. Anzitutto necessario ricordare che potremmo essere alla vigilia di nomine molto contrastate (di stamattina la notizia di Zingaretti molto “irritato” ). Situazione anomala anzitutto perché difficile supporre che tra maggioranza e opposizione possano convivere “anime gemelle” che guardano la Rai, da sempre, con punti di vista spesso diametralmente opposti e, quando invece questo avviene, necessario comprendere bene perchè.  Vedi, ad esempio, il canone dove è noto che alcuni farebbero salti mortali per abolirlo e altri invece barricate per difenderlo. È complessa poi perché in ballo ci sono passaggi istituzionali, prima ancora che aziendali, destinati a pesare non poco sugli equilibri politici prossimi venturi. Tanto per dire: è ancora in sospeso la nomina del prossimo consiglio di AgCom  e relativo presidente, come pure quella del sottosegretario con delega alle TLC attualmente detenute dal Ministro Patuanelli. Per un verso la Vigilanza ha voluto fornire una propria “certificazione” di esistenza e di competenza su un momento della vita del Servizio Pubblico particolarmente sensibile. La politica e segnatamente i partiti non intendono “mollare l’osso” rispetto al piatto ricco che si sta apparecchiando con le prossime nomine. È complessa poi perché è pur vero che la Vigilanza non ha e non deve avere compiti di “ingerenza” sulla gestione dell’Azienda come pure è vero che ha specifici compiti di “indirizzo generale” che, in qualche modo, si profilano anche in contrappeso al ruolo esercitato dal Governo che invece, in base alla Legge del 2015, esercita il potere di nomina dei vertici del Servizio Pubblico. A Viale Mazzini hanno lavorato molto per “attenuare” le prime bozze circolate nei giorni scorsi che vincolavano in modo più forte il raggio di azione e di efficacia del Piano industriale.

Proponiamo due riflessioni: la prima si riferisce alla solidità e robustezza delle risorse finanziarie sulle quali il piano potrà poggiare e la seconda quella riferita alla garanzia di pluralismo editoriale e informativo. Per come leggiamo questi due ordini di pensiero, si può ritenere che la Vigilanza nutre dubbi sulla sostenibilità economica del Piano (vedi pure quando si legge “dell’incertezza legata alla misura del finanziamento  … con i ricavi da canone”) alo stesso tempo  la Vigilanza ha motivo di dubitare che la scelta strategica di ristrutturazione verticale possa garantire sufficienti livelli di garanzie per gli equilibri dell’offerta televisiva “… secondo un’unica sensibilità”. Potranno pure apparire considerazioni ovvie e scontate, come ci ha detto qualche autorevole lettore “rispettare il divieto di sosta e non rubare dolciumi al supermercato”, ma si tratta pur sempre di principi a caposaldo della autonomia editoriale e gestionale  del Servizio Pubblico.   Non si  tratta di rilievi da poco: si dice in modo più  meno esplicito che il tema risorse è in grado di vanificare lo stesso piano industriale se non adeguatamente dettagliate e, per quanto noto, c’è poco da dettagliare: in cassa ci sono pochi soldi (vedi emissione del bond) e meno ancora ne verranno e con quei pochi si vorrebbe fare tanto. Difficile fare le nozze solo coi fichi secchi dicevano le nostre nonne.
Sull’altro tema, la ristrutturazione verticale, lo abbiamo scritto tante volte: si tratta di un’idea antica e superata da oltre 20 anni di storia del modo degli audiovisivi,  non la riteniamo utile a definire compiutamente l’identità di un’Azienda che vorrebbe competere nelle nuove dimensioni tecnologiche e produttive di scala globale.
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