mercoledì 27 novembre 2019

La pistola fumante


 Lo abbiamo scritto in epoca non sospetta: il Piano industriale Rai è come un’auto con le gomme bucate e lo sterzo che non tiene la strada. Ieri, ma più ancora in queste ore ne abbiamo prova provata. Ma è necessario un piccolo quanto importante passo indietro. Lo scorso 17 luglio è stato presentato in Senato un DDL firmato da Gianluigi Paragone e Stefano Patuanelli (ora Ministro dello sviluppo economico) recante il titolo: “Abolizione del canone di abbonamento alle Radioaudizioni e alla televisione e della relativa tassa di concessione governativa …”. ATTENZIONE: l’inserimento nel repertorio (atto n. 1417) del Senato risulta caricato solo lo scorso 24 novembre alle ore 06.33. Le carte ora sono tutte in tavola. Il partito che si presume ha “espresso” l’AD è lo stesso che dopo aver “formalmente” bollinato il Piano industriale è lo stesso che lo vuole privare di tutto o parte (volontà espressa chiaramente da Di Maio e da Patuanelli nonchè dall’onorevole Paixa) della sua componente fondamentale, il canone,  e sembra aver trovato validi compagni di strada nell’altro partito di Governo con il Ministro Boccia. PUNTO. A capo.

Ieri si è svolta l’audizione di Salini in Vigilanza. Sulla stampa di oggi trovate poco e quel poco non rappresenta il tutto. In primo luogo le dichiarazioni dell’AD. In un primo momento, quando ha iniziato ad esporre il suo documento, sembrava quasi che dovesse tirare fuori i petardi di capodanno e si avvertiva un sottilissimo profumo di coraggio: o mi mettete in condizioni di lavorare oppure trovate un’altra persona. ACCCCCCC .... quasi quasi c'era da attendersi i pugni sul tavolo e il Presidente Barachini lo guardava quasi preoccupato.  Nulla di tutto questo: snocciolati numeri già noti (sacrosanti) e obiettiva constatazione che, con le premesse di cui si sente parlare (riduzione o abolizione del canone) la Rai rischia a malapena la sopravvivenza. Giusto, bene, bravo!!!  Ma, come abbiamo scritto: la difesa del canone non è un mero affare contabile, una mera operazione algebrica di addizione o sottrazione di addendi riferita solo al Piano industriale. Superfluo ripeterlo: si tratta di un caposaldo della democrazia dell’audiovisivo, di una garanzia (relativa) della sua autonomia. La sua difesa fondamentale è nella qualità del servizio prestato, nella percezione di legittimità da parte di chi lo paga, nella sua autorevolezza, nella correttezza formale e sostanziale della sua gestione. Da questo punto di vista, la debolezza di Salini è strutturale e non è riferita solo alla sua figura quanto più al quadro istituzionale che lo sorregge. Esattamente quanto emerge: in questo quadro, appunto, i partiti non sembrano avere le idee chiare su come sorreggerlo. Una sola cosa, invece, sembra accomunarli con forza: l’ostinata e pervicace volontà di non mollare l’osso sulle poltrone da occupare.

I diversi interventi le domande poste ieri dai parlamentari, lasciano invece trasparire poco e nulla su come debba essere il futuro del Servizio Pubblico in Italia, forse non lo sanno nemmeno loro e si limitano a fare i complimenti sul Piano industriale salvo poi mettergli, appunto, un petardo fragoroso sotto i piedi. ATTENZIONE: è pronto ad esplodere, sono in molti ad avere in mano il cerino acceso e se non è proprio un petardo è una “miccetta” che comunque toglierebbe un bel gruzzolo di milioni dalle  tasche Rai.

Veniamo ora ad altri due aspetti trattati in commissione: le garanzia di pluralismo con le future nomine e i possibili conflitti di interessi che riguardano o stesso AD. Per il primo le perplessità e le richieste di chiarimento formulate con precedente Atto di indirizzo espresso dalla Vigilanza sarebbero risolte “a priori” con la sola espressione che sarebbero indicati “professionisti” in grado di sapere svolgere adeguatamente e in modo imparziale il loro lavoro. Non sappiamo ancora se stamattina entro le 10 Salini presenterà i CV al Cda e, proviamo ad immaginare, che su ogni cartellina, in alto a destra,  ci possa essere un timbretto piccolo piccolo: “in quota a …”. Una vera garanzia !!!

Conflitto di interessi: ha ragione Salini. Se l’Azienda è costretta a rivolgesi al mercato per reperire risorse altrimenti non disponibili all’interno del’Azienda, è verosimile che questo mercato sia composto da quanti già operano nel settore del sistema audiovisivo nazionale (Gubitosi lo era?). Ma, a parte la figura del DG voluta dallo stesso Salini e sulla quale ci sarebbe da scrivere un trattato (la Legge aveva abolito questa figura), il tema non è questo. Il tema è sapere se qualcuno in qualche modo ha usato il suo passato per garantirsi il suo presente e il suo futuro con presunti atti illeciti. Allora la difesa obbligatoria  è una sola: se qualcuno ha notizie certe e documentabili di supposti illeciti o di evidente conflitto di interessi lo provi e si rivolga alle autorità competenti.  Abbiamo pure scritto su questo blog, spesso e volentieri, che non è solo e tanto importante essere integerrimi, quanto più essere percepiti come tali. La comunicazione, da questo punto di vista, aiuta molto.
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