lunedì 18 novembre 2019

Puzza di bruciato


La difesa del canone che i cittadini pagano alla Rai non può e non deve essere un solo esercizio di ragioneria concettuale, un atto formale, un rito fideistico. 

La forza delle argomentazioni in sua difesa debbono poggiare su fatti concreti immediatamente percettibili e condivisibili anzitutto da chi lo deve pagare in ogni sacrosanta bolletta . I pilastri della sua tutela dovrebbero essere la credibilità, l’autorevolezza e l’autonomia in grado di proporre contenuti di qualità. Sul tema autonomia: come si fa a sostenere che il canone è a tutela della democrazia quando quasi ogni giorno che il Buon Dio manda in terra non si legge altro che il candidato a diventare direttore di RaiUno è “nelle simpatie del PD” oppure che il Tg1 debba essere “in quota” al M5S? Oppure quando i consiglieri di amministrazione dovranno valutare candidature e “pesarle” solo in base a quanto tizio o cacio (non è un refuso) è gradito a destra, al centro o a sinistra invece di poter giudicare su chi è il migliore o capace, magari valutando anche candidature esterne alla Rai stessa (perché non strapparle alla concorrenza, se ci sono)? Oppure quando per approvare il Piano Industriale si deve passare sotto le forche caudine di un “placet” di un segretario di partito? O come si fa a difendere il canone quando, per fare solo un esempio e tanto per tornare su un dettaglio, RaiNews24 con poco meno di 200 giornalisti raggiunge uno share medio annuo dello 0,6% nelle 24 ore? Oppure quando, per oltre 20 volte, si rimanda in onda Il Commissario Montalbano? Oppure quando non si riesce a portare sugli schermi Rai gli sport che attraggono milioni di telespettatori? Oppure quando  ancora, come abbiamo letto lo scorso 27 ottobre sul Corriere, si viene a sapere che buona parte del daytime di RaiUno è di “proprietà” di una sola casa di produzione esterna. Per non dire degli adempimenti da Contratto di servizio. E così via … si potrebbe proseguire a lungo. No, oggi difendere la Rai e il suo canone richiede argomenti più forti e robusti. E non sono sufficienti quelli che si leggono.

Vedi interessante articolo oggi su La Stampa, a firma Michela Tamburino, dove il consigliere Laganà dichiara : “ … inserendo Rai nella fiscalità generale la si renderebbe dipendente dai governi di turno, asservita alle decisioni politiche e loro strumento di propaganda. Il canone certo è garanzia di indipendenza economica dunque politica.” Riccardo Laganà sa bene che la dipendenza dai governi di turno è già certificata, nero su bianco, da una Legge dello Stato e la dipendenza dalla politica è nella cronaca quotidiana, forse anche oraria. C’è altro da aggiungere? Intanto, doveroso prendere atto che sul tema canone è iniziato un accerchiamento che viene da lontano e che vede molti eserciti alleati tra loro.

Veniamo ora ad un argomento “spinoso”. Si è saputo nei giorni scorsi che il profilo bancario e di posta elettronica (quale?) di Sigfrido Ranucci è stato oggetto di attacco informatico. Non è ancora affatto chiaro cosa avvenuto esattamente e, forse, non lo sapremo mai. Ieri abbiamo posto alcune domande e, alla fine abbiamo scritto che sarebbe stata opportuna una dichiarazione pubblica da parte  Rai. Alle 15.45 leggiamo un Comunicato Stampa Rai: “La Rai ha attivato da ieri pomeriggio la Security aziendale in merito alla violazione dei dati di Sigfrido Ranucci. La Security Rai è in contatto con la polizia postale e sta effettuando verifiche con la banca al fine di un accertamento della situazione a tutela dell'autore e conduttore di Report e della sicurezza aziendale”. Passa poco più di un’ora e l’ANSA (alle 16.43) lancia una breve nota  - ROMA, 17 NOV - Non solo il caso della violazione degli account del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. A quanto si apprende da ambienti di Viale Mazzini, alcuni mesi fa anche gli account dei vertici aziendali della Rai sono stati oggetto di attacchi informatici, che sono stati prontamente denunciati alle autorità competenti. Non è chiaro se gli episodi siano o meno, in qualche maniera, collegati. (ANSA).  In parallelo l'ADN: " La Rai mesi fa, a quanto si apprende, e in particolare intorno ad aprile scorso, sarebbe stata oggetto di un tentativo di frode informatica immediatamente denunciata alle autorità competenti. E’ quanto sarebbe venuto alla luce parlando con fonti di Viale Mazzini in occasione della violazione dell’account del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. Le stesse fonti  assicurano che tutto è stato risolto e che la Rai ora è protetta, ma non è ancora chiaro se per frode si intenda che c’è stato un tentativo di furto di dati Aziendali, se sono stati usati account Rai per altri scopi e se la violazione ai danni di Ranucci c’entri qualcosa."

Continuiamo a porre domande: 1)  “la Rai ha attivato ieri pomeriggio …” perché solo ieri pomeriggio e non subito dopo che si è saputa la notizia, cioè due giorni prima? o, meglio ancora prima ancora che la notizia venisse diffusa 2) “ambienti di Viale Mazzini” fanno sapere, dopo alcuni mesi, che gli account dei vertici aziendali sono stati attaccati. Perché farlo sapere solo dopo alcuni mesi?  3) E perché questa notizia e questi “ambienti” non compaiono nel comunicato ufficiale di ieri? 4) Gli episodi sono o meno collegati? F5) forde informatica? cosa si intende esattamente? Furto di dati? copia? Gli stessi ambienti dovrebbero saperlo molto, molto bene ..o no?

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