martedì 21 ottobre 2025

RAI: i "corni non tontano"

 By Bloggorai ©

Annegheremo nel porto delle nebbie prima di sapere chi è stato e perché è stata messa una bomba davanti casa di Ranucci. Siamo quasi certi che ogni giorno verrà fuori una nuova pista che necessariamente dovrà essere seguita ... della serie “non escludiamo nulla” e siamo quasi certi che ci porterà lontano, talmente lontano che forse un giorno ci dimenticheremo tutto. Sarà verosimile, giocoforza, che la vicenda si aggiungerà alla lunga lista di misteri italiani che non verranno mai svelati.

Ma, come abbiamo detto ieri, l’attenzione doverosa sulla bomba a Ranucci ci induce a distogliere forzatamente lo sguardo da altri problemi verso i “corni  che non tontano”: non tornano molte cose dentro e fuori la Rai. Non tornano molti conti a partire del primo e proprio oggi, forse, più rilevante.

I “corni non tontano” sul fronte dell’informazione. Ranucci e con lui pochi altri suoi colleghi (Giammaria, Carfagna, Zanchini, Inciocchi,  etc e si aggiunga pure Giorgino che pure è direttore e non potrebbe andare in video) sono gli unici giornalisti interni Rai a condurre una trasmissione di approfondimento/inchiesta/dibattito. Tutto il resto, ed è tanto, è saldamente in mano a giornalisti esterni alla Rai, al Servizio Pubblico: a partire dal monopolio di Vespa su Rai Uno per arrivare alla “neo esterna” Maggioni, passando per i vari Giletti, Iacona, Damilano e per finire al prossimo Sottile tutti insieme ad altri numerosi nomi. Non è un caso poi che proprio agli interni Rai vengono riservati “trattamenti speciali” come la riduzione delle puntate (- 4 a Report) o la chiusura del tutto (Petrolio) e nel mezzo la riduzione di spazio. Nel frattempo, si collezionano “in-successi” clamorosi di giornalisti esterni che dopo qualche puntata vengono chiusi senza che nessuno paga pegno per averli mandati in onda. Ma, come ripetiamo spesso e volentieri, i “corni non tontano” su tutto il perimetro dell’informazione Rai: manca qualsivoglia progetto, o Piano editoriale, uno straccio di strategia o “visione” che dir si voglia. Completamente disattesi o dimenticati i piani industriali e il Contratto di servizio che prevedeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche” e non dimentichiamo la famigerata “newsroom” di cui è rimasto solo il nome della trasmissione assegnato per diritto divino alla Maggioni (ora esterna). Superfluo ricordare il caso di Rai News24 e i suoi ascolti da prefisso telefonico pur con oltre 200 giornalisti in redazione. Superfluo ricordare, come abbiamo riportato spesso e volentieri, i dati di ascolti dei Tg Rai che perdono telespettatori come un tubo forato.  

I “corni non tontano” sul fronte, appunto, dei conti economici. Ci avviciniamo velocemente a quando si dovrà definire l’importo del prossimo canone Rai e ancor nessuno, ragionevolmente, è in grado di immaginare quale sarà. Le proposte di riforma Rai in discussione al Senato oscillano tra un “canone scorrevole” proposto dall’opposizione PD, M5S e AVS mescolato ad una “fiscalità generale” rivista e corretta in salsa “stanziamento di risorse statali” proposta sempre dai partiti di opposizione (sic!!!) per arrivare alla proposta di riduzione progressiva già avanzata dalla Lega (senatrice Bizzotto, un suo cavallo di battaglia) e ora riproposta in un apposito emendamento della maggioranza.  Come posso  tornare i conti senza alcuna certezza del loro futuro?

Ma i “corni non tontano” non solo per il futuro ma anche per il presente e per il passato. Ieri il Fatto ha pubblicato un breve articolo che la dice lunga con il titolo “Il Cda Rai dice: siamo in utile senza dare i dati. Tutti i dubbi”. Ha ragione a sollevare un grande dubbio: Rai dice solo “siamo in utile” senza specificare nulla più. L’articolo ricorda che il bilancio 2024 è stato chiuso in perdita di circa 47 mln e non si capisce come sia possibile che nel breve giro di sei mesi possa essere recuperata la differenza (ovvero la tendenza visto anche l’anno precedente). Ma ciò che è più rilevante notare è che non si fa cenno alla ripartizione dei profitti agli azionisti esterni alla capogruppo, segnatamente quelli di Rai Way per circa 16 mln. E, a questo proposito, non si può non ricordare l’ulteriore rinvio di sei mesi del dossier sulla vendita/fusione della quotata Rai da dove sarebbe dovuta arrivare una boccata di ossigeno indispensabile a sostenere il Piano Industriale. È proprio il caso di dire che i “corni non tontano”.

I “corni non tontano” infine sul fronte degli ascolti. Ormai il fenomeno è consolidato, inarrestabile e forse irreversibile e vale un po’ per tutte le emittenti (la platea si riduce) ma è più interessante per il Servizio Pubblico: i telespettatori emigrano dagli schermi della Tv generalista, dai telegiornali, e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Si usa dire che “ogni persona che ci lascia era un telespettatore Rai e ogni nuova persona che nasce sarà un telespettatore di un’altra Tv”. Il Servizio Pubblico guarda sempre più al passato più o meno lontano: dalle innumerevoli repliche di Montalbano a Ballando con le stele passando per Techedeche in onda tutta l’estate aspettando Benigni e sperando in Celentano. La "rincorsa" al pubblico giovane è finita prima ancora di iniziare. A Villa Arzilla brindano a prosecco. Necessario ricordare pure il fallimento della “riforma per generi” come pure certificato nel famigerato documento di gennaio scorso sull’offerta editoriale 2025. Segnatamente per Rai, ormai la disfatta nel day time rischia di diventare un dato affermato: “Tv: nel 2024 Mediaset batte Rai per ascolti, Rai prima nel 'prime time” (Sole 24Ore di maggio 2025) mentre nel prime time (peraltro ora sempre più notturno) la situazione inizia a vacillare, per non dire dell’access time dove il nefasto gioco d’azzardo dei pacchi di Rai Uno è stabilmente sotto Canale 5.

Già … molti “corni non tontano” ed è ragionevole dubitare che possano “cornare” fors’anche perché mancano i "contabili”. Non ci sono più i “ragionieri di una volta”.

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domenica 19 ottobre 2025

Bombe RAI 4: parliamo d'altro

 

By Bloggorai ©

Ieri durante la sua partecipazione alla trasmissione Newsroom (sic !!!) Ranucci ha affermato di non credere molto alla pista politica per l’attentato sotto casa sua. Testuale: “Io credo che sia un'opera di qualcuno legato alla criminalità o comunque che si serve della criminalità. Non vedo invece scenari o mandanti politici, come pure è stato ipotizzato, perché la politica ha altri strumenti se vuole... Starei quindi con i piedi a terra. Tuttavia è possibile che qualcuno possa pensare di fare un favore a qualche amico, questo sì...»

Avrà le sue tante, ragionevoli, meditate e buone ragioni per fare queste affermazioni molto di più di quanto non ne possano avere tutti gli investigatori e gli osservatori messi insieme. Quindi le piste prevalenti potranno essere le varie mafie, le lobby interessate a qualche piccolo o grande affare oppure qualche scapestrato cialtrone terrorista camuffato da professionista (o viceversa) che armeggia con la polvere dei fuochi artificiali senza sapere bene perché e per conto di chi. Non ci spiega però quali sono i ragionamenti che lo inducono su questa “pista” che escluderebbe quella politica e poi che significa esattamente “… che si serve del criminalità”. Chi se ne serve? E perché supporre a priori che la “politica ha altri mezzi” che non siano quelli già utilizzati in passato? Infine: chi farebbe quale favore a quale amico?

Prendiamo atto di queste osservazioni di Ranucci però qualcosa non torna. Non tornano anzitutto alcune considerazioni fondamentali: è vero o no che spesso e volentieri la criminalità organizzata è state e forse è ancora in stretta collusione con una certa “politica” che non si fa scrupolo di utilizzarla a suo uso e consumo? È vero o no che nella storia di questo Paese la criminalità organizzata ha agito sotto mentite spoglie e magari pure indisturbata o almeno non “vigilata” quanto invece avrebbe dovuto essere? 

In sintesi: è vero o non è vero che la criminalità organizzata è “politica” e forse lo è allo stato bestiale e primordiale e che senza una adeguata “politica” compiacente, complice e di copertura non potrebbe prosperare e diffondersi?

Ieri abbiamo proposto una “convergenza”, una similitudine di ragionamento con il caso del delitto Mattarella quando ancora si vuole sostenere che si è trattato di una “pista” mafiosa e che la “politica” nera, nerissima, non c’entra nulla. È utile e interessante ricordare quanto dichiarato dall’onorevole Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare Antimafia (nota bene: appartiene a Fratelli d’Italia, il partito della Meloni) quando a maggio scorso sostenne che “ … l'alleanza del male ha condizionato tutte le stragi italiane, che ha avuto un epicentro fondamentale in Sicilia, che la vedova Mattarella nel riconoscere Fioravanti come esecutore materiale del delitto deve essere presa sul serio” (dal Fatto.it del 26 maggio). A discapito di quanti invece stanno indagando sui esecutori per mano di mafia (senza peraltro avere riscontri dopo quasi 10 mesi dalla recente "notizia" pubblicata da Repubblica lo scorso gennaio). Qualcuno, forse, potrebbe non aver preso bene queste dichiarazioni della Colosimo.

Speriamo di chiudere presto questo capitolo di Bombe Rai per tornare ad occuparci solo di Servizio Pubblico e poi di Rai. E ce n’è in abbondanza. Ce n’è talmente tanto che non ci sembra poi tanto fantascientifico aggiungere una “pistina” complementare, subordinata, terziaria e financo accessoria alle tante che vengono seguite sull’attentato contro Ranucci: distogliere o alleggerire le attenzioni sui tanti “problemini” Rai che crescono, si amplificano e si estendono in tante direzioni.

La Rai, il Servizio Pubblico non sta bene, non accenna a guarire e la prossima riforma targata Meloni potrebbe aggravare la situazione. Non foss’altro perché non c’è un bravo medico e non si trova un farmaco adeguato.

Parliamo d’altro … già … parliamo d’altro.

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Bombe RAI 3: il fuoco artificiale

By Bloggorai ©

“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze” 

Leonardo Sciascia

Tanti moventi, molti mandanti, un solo esecutore. Moventi e mandanti si voglio spesso mescolare in un calderone indistinto dove l’uno può valere ed è in funzione dell’altro. Mafia/camorra/n’drangheta o criminalità più o meno organizzata e sofisticata o cialtrona e arruffona, nazionale o internazionale che arriva fino ai cartelli dei narcos oppure limitarsi agli affari del litorale romano. Non sarà facile venirne a capo e non si può escludere che la bomba davanti casa di Ranucci possa finire negli archivi polverosi dove ne giacciono già tanti. 

Come già avvenuto in passato, si faranno carte false per alzare polvere, distogliere l’attenzione sulla verità prevalente e fastidiosa a vantaggio di quella utile e comoda a molti. Un cialtrone travestito da finto terrorista o un vero terrorista vestito da falso cialtrone che maneggia fuochi artificiali fa comodo a molti. Fa certamente comodo a molti buttarla “in caciara”. Per non dire di quanto già di suo l’attentato a Ranucci è in grado di distogliere l’attenzione su tanti altri problemi interni ed esterni alla stessa Rai. Con una bomba sola tanti risultati a valere per il passato e monito per il futuro. Solo menti sopraffine, sofisticate e “intelligenti” sono in grado di mettere a terra un piano del genere.

Non ci stupirebbe se qualcuno volesse affermare che "non ci sono prove che la bomba sotto casa di Ranucci le ha messe un terrorista" adombrando il sospetto che magari se l'è messa da solo per autoammonirsi o farsi pubblicità. Poi magari qualcuno prende le sue difese e sostiene ch lo ha detto "a titolo personale".

Bloggorai, come noto, è complottista per natura e cultura, pone domande e solleva interrogativi. Leggendo i giornali di ieri e di oggi, ci stupisce come una pista tra le tante non trova sufficiente attenzione. Facciamo qualche passo indietro a partire dall’altra sera quando Ranucci dalla Gruber su LA 7 rivela che gli sono giunte intimidazioni pesanti su un tema specifico: “lascia perdere il caso Moro e Mattarella”. Argomento molto spinoso e complesso sul quale, dopo oltre 45 anni, non ci sono ancora verità e non c’è stata giustizia. Allora, succede che il 4 gennaio scorso, su Repubblica compare un lungo articolo a firma Lirio Abbate, con il titolo “Omicidio Mattarella svolta 45 anni dopo indagati due killer” e si legge “Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta sull’omicidio del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato il 6 gennaio1980 a Palermo. Si tratta di soggetti legati alla mafia accusati di essere i sicari dell’esponente della DC, fratello del Capo dello Stato Sergio Mattarella”. L’articolo è “pesante”: intende riportare una pista, segnatamente quella mafiosa, alternativa e opposta a quella del magistrato Falcone che invece indicava quella politica e segnatamente quella della destra fascista e terroristica che potrebbe aver utilizzato la mafia.  Sono trascorsi 10 mesi e di quella “notizia” per certi aspetti clamorosa non si è saputo più nulla: perché dalla Procura di Palermo non è “trapelato” più nulla su questo argomento? A che punto è l’indagine sui presunti colpevoli dell’omicidio Mattarella individuati in due nomi di mafiosi importanti?

Per una singolare coincidenza, il giorno 9 gennaio scorso, era prevista a Roma la proiezione in anteprima del docu- film “Magma. Mattarella, Il delitto perfetto” (vedi e leggi bene https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2025/01/04/il-delitto-perfetto-un-docufilm-su-piersanti-mattarella_8c099f6f-f57d-4bb8-8772-2f209525eee6.html). Attenzione, il film era previsto che venisse messo in onda sugli schermi Rai e invece, misteriosamente, viene tolto e vale la pena rileggere quanto scritto a Bloggorai a gennaio scorso: https://bloggorai.blogspot.com/2025/01/omicidio-piersanti-mattarella-lo.html  . Una nota del M5S e del consigliere Natale chiede perché è saltata la diffusione ma, ovviamente, nessuna risposta è mai pervenuta. Pochi mesi dopo, il 18 maggio scorso, Ranucci e Report (a firma Paolo Mondani) se ne occupano e mandano in onda un servizio con il titolo “Il passato che ritorna” e si chiede “E si chiede: “Com'è possibile che, a 45 anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella, il fratello del Presidente della Repubblica, non si sappia ancora chi siano i mandanti politici e mafiosi di quel delitto? Possibile che lo Stato, in tutto questo tempo, non sia riuscito scoprire la verità?”. Report si è chiesto perché si cerca di offuscare la pista nera sull’omicidio Mattarella. La puntata di Report merita di essere rivista integralmente: https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Un-passato-che-ritorna-e23b7bc9-6d55-4889-9693-b6554d8ea413.html .

Già, perché la Rai non ha trasmesso Magma che invece è stato trasmesso su La7 ed ora è disponibile su Netflix? Il Servizio Pubblico non è nuovo quando si tratta di offuscare e sottovalutare argomenti scomodi a destra: vedi il recente caso del film premio Oscar No Man’s Land, già previsto in onda il 7 ottobre scorso (giorno in cui la Meloni era inonda prima da Vespa alle 20.30 e poi a tarda notta a Porta a Porta) ed ora misteriosamente rinviato a non si sa quando.   

Bene, ieri in una nota del M5S si è letto che “Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi (dal Cda Rai) si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro”. Il problema è molto semplice: la scelta concreta è una sola ovvero ripristinare per intero Report e altre trasmissioni del genere come Petrolio e il passo indietro doveva già avvenire quando Report è stato indebolito con tagli e spostamenti di palinsesto e Petroli è stato cancellato. Comunque, hanno un loro consigliere di riferimento, Alessandro di Majo: basta fare una telefonata. Al consigliere Natale le dimissioni le aveva suggerite pure Bloggorai.

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sabato 18 ottobre 2025

Bombe RAI 2: chi, come, dove, quando e perché

By Bloggorai ©

Chi, dove, come, dove, quando e perché. Elementare quanto fondamentale: se non si riesce a mettere insieme in pezzi, se non si riconnettono i punti essenziali, se non si comprende (come sempre) il contesto e la sua genesi, difficile comprendere gli avvenimenti e costringe e limita alla constatazione e alla solidarietà.

Chi è stato colpito? Anzitutto la persona, Sigfrido Ranucci, la sua persona e le persone che gli sono vicine: la sua famiglia e i suoi colleghi. Ma l’obiettivo sotteso è chiaro ed evidente e trascende le persone: è la “sua” trasmissione, Report, e quel “modo” di fare giornalismo, quello stesso per cui nel recente dibattito sul Contratto di Servizio Rai si è concentrato sul “giornalismo d’inchiesta” e che non pochi volevano limitare se non chiudere del tutto. 

Dove è avvenuto l’attentato? Davanti casa sua, dove vive la sua famiglia, dove era parcheggiata anche la macchina della figlia. Una casa nella provincia sud della Capitale, vicino ai quei “litorali” dove ora si cercano i possibili mandanti ed esecutori, quei clan malavitosi/mafiosi che governano quelle zone. Saranno, speriamo, gli inquirenti che indagheranno. Però, a naso, ci appare una pista “comoda”, buona a per tutti gli usi. Un “professionista” avrebbe potuto colpire dovunque e invece lo ha fatto proprio in quel posto, davanti casa di Ranucci e nella zona in cui abita: due risultati in un colpo solo ovvero intimidire Sigfrido e la sua famiglia e mandare un “messaggio” al territorio. Ma il “territorio” è proprio quello dove abita Ranucci oppure è ben più esteso, non solo geograficamente.

Come? Si legge per lo più di un ordigno confezionato con polvere pirica, roba da fuochi artificiali, innescato con una miccia. Qualcuno ha scritto invece "tritolo", che non si trova proprio al supermercato. Sembra roba da cialtroni camuffati da terroristi o da professionisti camuffati da cialtroni del terrore. Non è la prima volta che succede dove le due “categorie” si mescolano e si confondo, l’una in funzione dell’altra e il “come” diventa la chiave di lettura dell’attentato.

Quando? La scelta del tempo non è mai casuale. Raramente nella storia succede qualcosa per fatal combinazione o per caso fortuito. Tutto ha sempre una sua logica e un tempo. Il momento storico di questo Paese, il momento storico dell’Azienda in cui lavora Ranucci e si diffonde Report sono molto particolari e, in qualche modo, si intrecciano. Intorno a noi ci sono guerre devastanti e drammatiche: Report si è spesso occupato di traffico di armi. Tra i tanti nemici della persona e della trasmissione, alcuni sono dentro l’ex palazzo di Viale Mazzini: Report, come pure Petrolio condotto da Duilio Giammaria, hanno subito tagli pesanti e non è un mistero che la “politica”, quasi tutta, ha vissuto le sue/loro inchieste in modo “fastidioso”.  Allora perché la bomba proprio oggi? Evidente che non c’è una sola risposta ma tante messe insieme. difficile credere per “vendetta” su qualche inchiesta passata, più facile credere per qualche inchiesta prossima a venire. Più facile credere meglio, supporre, ad un “depistaggio”, un classico modo di far deviare lo sguardo, rivolgere l’attenzione da altre parti. In questo momento, forse più che nel recente passato, è utile e conveniente “esprimere solidarietà” a Report ed occupare quello spazio che altrimenti si dovrebbe concentrare su altri temi, nazionali e internazionali e financo interni alla stessa Rai. Chi si ricorderà più nelle prossime ore o nei prossimi giorni di quanto avvenuto e avviene nel Servizio Pubblico?

Perché? Così come per il quando, ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per trovare il perché. La pista “mafiosa” o malavitosa che manda un messaggio forte e chiaro?  Certo, perché no. Una potente e occulta quanto potentissima “lobby” (scegliete a caso, siamo pieni) che teme una prossima inchiesta? Certo, perché no. Apparati più o meno deviati (ce ne sono sempre stati e forse ce ne sono ancora) interni ed esterni che mandano un messaggio forre e chiaro “ci siamo e ci saremo, stai in campana”. Certo, perchè no. Infine, una banale “scheggia impazzita” un cane solitario, una specie di “unabomber” di periferia con la smania di protagonismo occulto? Perché no. Tutto va bene, tutti i perché possono avere una loro ragion d’essere. Gli uni può valere gli altri, il risultato si somma e non si sottrae.

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venerdì 17 ottobre 2025

Bombe RAI

By Bloggorai ©

Intorno alle 22 di questa notte un ordigno è esploso di fronte all’abitazione di Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report. Proviamo ad immaginare: se mai un giorno lontano si dovese organizzare un convegno sugli attentati ai giornalisti, ci potrà essere qualcuno/a che potrà sostenere “Non ci sono prove che siano stati i terroristi” e magari, a microfoni spenti, sussurrare ad un suo vicino “forse la bomba se l’è messa da solo”.

Quel giorno lontano non ci sorprenderebbe leggere una dichiarazione del genere. Ai giorni nostri c’è chi è stato capace di dire “Non esiste una sola prova che siano state effettuate mitragliate contro i civili inermi a Gaza”. Chissà, magari avrà pensato che se le sono fatte da soli come pure le immagini dei bambini moribondi per fame magari sono solo “comparse cinematografiche” e, al colmo dell'orrore, sostenere che "hanno fatto i funerali alle bambole". 

C’è poco da commentare sulla bomba contro Ranucci: le bombe appartengono ad una cultura consolidata nel nostro Paese da Piazza Fontana a Piazza della Loggia per finire a Bologna. Da decenni nei momenti cupi della storia, fascisti e complici vari hanno sempre prestato i loro servizi al soldo del terrore.

Cechiamo di andare avanti, o meglio indietro. Ieri c’è stato un Cda che avrà titolo ad entrare nella storia Rai, riprendiamo il caso di detta “Cora” per gli amici ovvero Incoronata Boccia capo Ufficio Stampa Rai. Ieri l’AD l’ha difesa sostenendo che “ha parlato a titolo personale”. NO !!! Come si legge nella locandina e si vede nelle immagini del convegno al CNEL dove ha pronunciato la citata frase si vede forte e chiaro che sotto il suo nome compare “RAI” e detta “Cora” non ha mai specificato di esprimersi a titolo personale come suo diritto. Come ha detto lei stessa “Vergogna, vergogna, vergogna ... lo affermo tre volte perché tre è il numero della completezza”. Vedi foto:

Ma ieri in Cda si è consumato uno scontro già sottotraccia da tempo e del quale vi abbiamo riferito: è guerra aperta tra l’AD Rossi e il suo nuovo “socio” Sergio contro il presidente facente funzioni/anziano Marano. Oggi Repubblica a firma Giovanna Vitale ricostruisce bene la faccenda. Leggiamo “Sono mesi che ci provano. Ieri l’assalto finale, fallito però piuttosto miseramente. È da prima dell’estate che la Lega ha messo nel mirino Roberto Sergio, il direttore generale della Rai che proprio Matteo Salvini aveva difeso quando, esattamente un anno fa, sulla poltrona di amministratore delegato venne insediato il meloniano Giampaolo Rossi e lui dovette arretrare di una casella”. Guerra per bande? Si certo ma forse non sembra del tutto vero che l’assalto leghista sia fallito miseramente. La nomina pesante che è passata ieri si riferisce ad Angela Mariella, di nota “quota” leghista, che ora lascia la direzione Relazioni istituzionali per andare a sostituire nientepopondimenoche la Maggioni alla direzione coordinamento giornalistico. Si tratta di direzioni “pesanti”: la prima perché si interfaccia direttamente con la politica e proprio in questo momento molto delicato per la discussione in corso sulla riforma Rai. la seconda, ca va sans dire, perché interferisce con le testate giornalistiche, con la nomina dei corrispondenti esteri etc. Chi si avvantaggia e chi ci rimette?

Sul fondo di tutto questo c’è l’esame del Piano industriale: un buco nero nel quale non si vede luce. Sarebbe interessante sapere o leggere cosa pensa il consigliere di opposizione (l’altro si è perso).

Passiamo ad altro tema. Ieri lo Studio Frasi ha reso noti alcuni dati interessanti sugli ascolti dei tg a confronto dal 14 settembre al 10 ottobre. Leggiamo che perdono tutti i tg ma con una differenza sostanziale: mentre i tg Rai perdono da un minimo di 114 mila telespettatori del Tg2 (Tg1 -118, Tg3 -187 e TgR -259 mila) i tg Mediaset perdono molto meno: Tg5 -34 e Tg4 -9 mila mentre il Tg de La7 perde solo -5 mila. Ma il dato che più colpisce è l’età media dei rispettivi tg: per il Tg1 è di 66 anni e per il Tg5 di 58 mentre per la TGR è addirittura di 68 anni.

Infine, una nota a margine merita il tema della trasmissione di Bruno Vespa a tarda notte: è una trasmissione di “Intrattenimento” come ha sostenuto l’avvocato Lovati, l’ex difensore di Sempio nel caso Garlasco, o si tratta di trasmissione giornalistica come sostiene lo stesso Vespa? Bella domanda: che tipo d contatto lega Vespa alla Rai: come conduttore artistico e come giornalista?  

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giovedì 16 ottobre 2025

RAI: il sonno della Ragione

By Bloggorai ©

Quando la politica abdica al suo ruolo di levatrice dei valori per farsi puro strumento del consenso, sulla vita pubblica scende il sonno della ragione. M. Riva, Avviso ai Naviganti, La Repubblica 11 /2/94

Per paradossale che possa apparire, sul fronte Rai e Servizio Pubblico è la “politica” tutta che sembra abdicare al suo ruolo. Anzitutto a destra dove si tratta solo di occupare manu militari posti e potere ma anche a sinistra, spesso, è avvenuto lo stesso fenomeno. Quando si tratta di “prendere” o presidiare una posizione non si fanno prigionieri e non ci sono scrupoli. Bloggorai ha trascorso quasi 40 anni dentro, intorno e ora fuori la Rai. Potrebbe aprire fascicoli enciclopedici, capitoli di storia, vicende umane di vario genere assortite di nomine, cacciate, sostituzioni e promozioni avvenute in “quota” a qualcuno senza mai sapere e capire perché e con quali titoli e/o de/meriti fossero avvenute. Pochi, a nostro avviso, sono esenti da colpa e peccato.

Oggi e nei prossimi giorni si parla molto di “nomine” Rai (comprese quelle di nuovi dirigenti dove, ci riferiscono, spiccano alcune di forte matrice più che politica ... familiare) e di piano Industriale e immobiliare. La differenza tra i due argomenti è che il primo, le nomine avanzano spedite, e il secondo, i Piani, sono fermi al palo. Il Piano Industriale, giocoforza, è sostenuto dalla vendita/cessione quote di Rai Way, ancora molto lontana da venire, e dal Piano immobiliare (Milano, Venezia etc …) perso nelle nebbie padane. Sappiamo poi che nei prossimi giorni tutti i direttori Rai saranno chiamati a discuterne con il retropalco illuminato da una inedita alleanza che, ci riferiscono, essere al centro della scena: Rossi e Sergio contro Marano. Bah … andiamo avanti, vedremo.

Già, ma quale è o quale dovrebbe essere “il ruolo della politica” verso la Rai e il Servizio Pubblico? Come ha detto Riva solo “levatrice di valori”? Detta così, in termini generici, ci sarebbe da metterci la firma subito. Purtroppo, non è così semplice. Ma, doppio già, quali “valori” si dovrebbero promuovere, sostenere e diffondere? È del tutto evidente, ai limiti del banale, affermare che ogni parte politica ha i “suoi” specifici valori e che questi spesso non sono sovrapponibili o scambiabili tra loro. Vedi il caso “Cora” (per gli amici) Boccia, Capo Ufficio Stampa Rai: quando ha affermato che “l’aborto è un omicidio” ha espresso un “suo” valore che giocoforza rispecchia quello della sua parte politica. Libera di esprimere le sue opinioni a titolo personale ma non altrettanto libera quando lo fa per nome e per conto del Servizio Pubblico che invece deve rispettare la molteplicità di opinioni.

Accantoniamo i “valori” della destra e soffermiamoci su quelli a noi più vicini. Come stiamo scrivendo spesso e volentieri, siamo a cavallo di un momento storico sul futuro del Servizio Pubblico di particolare rilevanza. A molti potrà apparire un tema financo “noioso” ma cionondimeno è di assoluto rilievo strategico. Con la prossima riforma Rai si deciderà il suo futuro, le sue prospettive ovvero il suo ruolo in un panorama profondamente mutato dalle sue origini. E allora quali “valori” esprime la “sinistra” ovvero l’opposizione in questo ambito? Se le parole hanno un senso, se i testi pubblici esprimono una architettura di “valori”, allora per quanto sappiamo, per quanto abbiamo letto e dibattuto, le proposte (e non la “proposta” ovvero una proposta organica, ma i soli emendamenti al testo di maggioranza) esprimono “valori” a dir poco “discutibili. 

Il primo tra tutti, ovviamente, risale ad un antico pensiero di una certa “sinistra” che non ha mai abbandonato quel sottile fascino della privatizzazione, totale o parziale, della Rai. Ritorna spesso sotto mentite spoglie e, in questa novella edizione contenuta negli emendamenti, ha assunto le sembianze di un fantomatico e misterioso Contratto di Obiettivi e Mezzi o in altri termini Contratto Attività e Risorse (ma se è la stessa cosa perché chiamarlo in due modi diversi? Boh!). Appare del tutto evidente come in questo ambiguo e nascosto retropensiero ci sia quello sul canone: abbiamo ricordato più volte come il vicesegretario del PD, Boccia, a suo tempo ha espresso chiaro e tondo il suo pensiero: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA del novembre 2019). In questo caso, negli emendamenti, il pensiero sul canone oscilla, ovvero “scorre anno per anno” oppure “lo stanziamento Rai è assicurato da risorse statali…” come si legge in due emendamenti diversi.

Torniamo alla domanda iniziale: quali valori? Ieri abbiamo letto il “valore” della “proposta unitaria”. Un po' poco. L’unità dell’opposizione non è e non può essere un “valore” in se, autoreggente. Il “valore” è il contenuto, la proposta, il pensiero, la visione. Tutto il resto ci appare solo come “puro strumento di consenso”. Si comprende poi perché la “gente” non va più a votare.

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mercoledì 15 ottobre 2025

Il Grande Gioco RAI: rien ne va plus !!!

By Bloggorai ©

Prologo, svolgimento, epilogo. Premessa, fatto, conseguenza. Non c’è nulla al mondo che avvenga per caso fortuito. “Dio non gioca a dadi” ebbe a dire un certo signore che la sapeva lunga e la sapeva raccontare molto bene (Albert Einstein) per poi scrivere meglio “Mi è insopportabile l'idea che un elettrone, esposto ad un raggio, possa scegliere in tutta libertà, il momento e la direzione di emissione. E, se ciò fosse, preferirei fare il calzolaio o, addirittura, il croupier in una sala da gioco” (lettera a Max Born, 1924). 

Tanto per intenderci e per fare un esempio chiaro e leggibile: Trump non è un “incidente” della storia moderna, non è capitato a caso, non è il prodotto di una combinazione alchemica magica. È il frutto avvelenato di un albero malato cresciuto nell’orto abbandonato dei democratici USA, di Biden candidato fino a pochi mesi prima delle elezioni e della nomina della Harris sul filo di lana.  

Allora è successo che nei giorni scorsi una certa Incoronata Boccia, detta “Cora” per gli amici, e attuale Capo Ufficio Stampa Rai, si è lasciata andare a dichiarazioni del genere “Non esiste prova che Israele abbia mitragliato civili inermi”. Chissà, forse voleva dire “Siamo quasi certi che quasi 70 mila persone, donne anziani, malati e bambini si sono mitragliati da soli” oppure forse intendeva dire che sono deceduti per eccesso di benessere per la libertà di cui godevano a Gaza da anni: troppo cibo, medicine, scuole e ospedali fanno male. Si sa, il troppo stroppia. Va bene. Ognuno è libero di dire quello che crede, ci mancherebbe. Se dovessimo scandalizzarci per tutte le scempiaggini che ascoltiamo non sapremmo da che parte iniziare. Se non fosse solo offensivo per le 70 mila vittime è certamente offensivo per il buon senso e l’intelligenza. 

Se non che “Cora” per gli amici, è la Capo Ufficio Stampa della Rai, del Servizio Pubblico e il suo pensiero non passa inosservato, ancor che espresso in una sede dove, forse, è intervenuta non tanto e non solo come libera cittadina che può dire appunto tutte le scempiaggini del mondo a titolo personale, ma proprio come “Rai” come si legge nel programma del dibattito svolto al CNEL lo scorso 12 ottobre (vedi  https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/5767/MATTARELLA-7-OTTOBRE-RIMARR192-UNA-PAGINA-TURPE-DELLA-STORIA e locandina allegata).  Se ne può dedurre facilmente che detta “Cora” per gli amici abbia voluto esprimere, in tutto o in parte, il “pensiero” dell’Azienda di cui è dipendente? Forse si.

Allora, anzitutto chi è “Cora” detta in tal modo per gli amici e colleghi. Cerchiamo di sapere. Il “ritratto” migliore che abbiamo trovato di lei, lo ha scritto il Corriere a firma Maria Volpe ad aprile 2024 quando se ne usci con la frase “L’aborto è un delitto”. Leggiamo: “Il suo mentore, non lo nega, è Angelo Mellone, considerato astro nascente della destra nei vertici Rai, ora direttore del DayTime. Su Instagram Boccia lo definisce «comandante coraggioso e generoso». In quota Fratelli d’Italia, stimata dal direttore generale Giampaolo Rossi, fedelissimo di Giorgia Meloni”. Ad ottobre dello stesso anno, ad un incontro del sindacato di destra Unirai ebbe a dire “Ora tocca a noi” (La Stampa) ma non sappiamo se la frase è stata accompagnata da un sano saluto “alla romana”. E già questo sarebbe sufficiente per non andare oltre su di lei, le sue “esternazioni” e la sua fulgida e rapida carriera.

Ma il problema, appunto, non è “Cora” per gli amici ma, appunto, sono i suoi “amici” ovvero coloro che la sostengono, la promuovono e tacciono di fonte ai suoi pensieri in libertà. Non vale nemmeno citare Petrolini con il suo famoso “Io nun ce l’ho co’ te, ce l’ho co’ quelli che te stanno affianco e nun te buttano de sotto” perché quelli che gli stanno affianco, appunto, gli stanno affianco e non la butteranno mai di sotto. Anzi!

Non sappiamo con assoluta certezza se “Cora” per gli amici ha parlato a titolo rigorosamente personale o a nome e per conto dell’Azienda, ovvero ha voluto esprimere il pensiero della parte politica che rappresenta e governa l’Azienda. Come scritto in premessa, tutti i fenomeni hanno una loro “storia” e la storia di “Cora” è perfettamente compatibile con quella di questa Rai e di chi la governa. Che, ribadiamo ancora una volta a scanso di equivoci, chi governa questa Rai non è caduto dall’albero del pero, non sono un “caso” fortuito della storia ma una conseguenza diretta del tradimento del 26 settembre quando è stato possibile far nascere questo Cda.  

Sappiamo che, al momento in cui scriviamo, non c’è stata alcuna dichiarazione da parte della Rai, del suo direttore Fabrizio Casinelli e, su pe li rami, dell’amministratore Delegato Rossi. Sappiamo però che il consigliere Roberto Natale, ha “… atteso per tutta la giornata di ieri che la direttrice dell'Ufficio Stampa Rai o una nota aziendale spiegassero o circoscrivessero il senso delle affermazioni fatte da Cora Boccia al convegno del Cnel. Quel chiarimento resta indispensabile, perché è semplicemente inaccettabile la sommarietà dei giudizi tranciati sul modo in cui l'informazione italiana - anche quella Rai, par di capire - ha lavorato in questi due anni sulla tragedia israelo-palestinese''. Cosa c’era da attendere più di quanto non era già chiaro trenta secondi dopo le dichiarazioni di “Cora”? E perché solo trenta secondi dopo la notizia sulla scritta nell’ascensore contro Bruno Vespa sono fioccati comunicati solidali e indignati (due comunicati dell'Ufficio Stampa Rai diretto, appunto, da "Cora") e invece sulle dichiarazioni di “Cora” bisognava “attendere”? chi e cosa? Comunque, chissà, forse Rossi e Casinelli ci stanno pensando e, forse, “faranno sapere” come si usa dire.

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martedì 14 ottobre 2025

Il Canone RAI a colpi di cannone tra maggioranza e opposizione

By Bloggorai ©

Non c’è scampo, impossibile comprendere il presente e intuire il futuro se prima non si guarda indietro e ci si rivolge al passato. Abbiamo scritto, e ne siamo convinti, che la proposta di riforma Rai in discussione al Senato è la Madre di tutte le battaglie sul Servizio Pubblico prossimo venturo e il “carro da guerra” ovvero l’obice pesante che potrà determinare le sorti del conflitto sarà anzitutto il canone ovvero le risorse economiche e non tanto la governance.

Allora, diamo prima uno sguardo indietro. “Rilanciare un servizio pubblico di qualità, liberato dalla schiavitù dell’audience, può essere il grimaldello per una riforma complessiva del settore televisivo, che spazzi via il duopolio dorato nella tivù free e apra a una vera rivoluzione nella produzione culturale multimediale italiana…Del resto, non si può pensare di toccare un pezzo importante come la Rai lasciando tutto il resto costante. È del tutto evidente che cambiando la Rai, a fattori invariati, si sposterà un flusso importante di risorse pubblicitarie sulle altre realtà, e quindi o si rafforzeranno i player dominanti o se ne creeranno di nuovi… Bilanciando le risorse con la mission, si potrebbero prevedere due reti a solo canone, la terza rete o si privatizza o può essere una rete commerciale parzialmente privatizzata… La prima rete mi piacerebbe che fosse uno specchio davvero plurale delle realtà culturali e sociali del Paese, soprattutto quelle non rappresentate oggi dalla televisione. Aperta a produzioni indipendenti, a prodotti di nicchia, a formati sperimentali, a espressioni culturali anche di tipo regionale; potrebbe anche raccogliere pubblicità in una quota molto limitata. La seconda rete, finanziata esclusivamente con risorse fiscali, potrebbe essere una grande all news, sul modello di France 24…Per la terza rete sul tavolo c’è da anni l’ipotesi della privatizzazione e sulla base di una consultazione larga si può stabilire quale strada seguire. Nel caso rimanga di proprietà pubblica, sarebbe sempre una rete commerciale e occorrerebbe quindi separarla societariamente dalle reti a canone. Potrebbe raccogliere pubblicità e, volendo, fare pay tv nel digitale” (Prima Com. di giugno 2014). Chi da detto tutto questo? Antonio Nicita, già commissario AgCom, e attuale senatore PD primo firmatario degli emendamenti di opposizione sulla riforma Rai. A quanto sembra e per quanto ci riferiscono, sarebbe lui il vero ispiratore di buona parte dell’architettura degli emendamenti “unitari” che proprio questa mattina verranno esaminati in VIII Commissione Senato.

La frase chiave è esattamente “Bilanciando le risorse con la mission” ovvero si tratta della proposta COM (Contratto di Obiettivi e Mezzi) o che dir si voglia “CAR” (Contratto Attività e Risorse) contenuta negli emendamenti firmati PD, AVS e M5S rivista e corretta o sotto mentite spoglie. Questo il cuore del tema/problema: le risorse, ovvero come il Servizio Pubblico debba essere sostenuto.

Attenzione: questo tema è lo stesso sul quale convergono altre forze. Nei giorni scorsi abbiamo avuto notizia di un solo emendamento “pesante” presentato dalla Lega, a firma della Senatrice Mara Bizzotto, la stessa che ripropone il vecchio cavallo di battaglia sul canone suo personale e del suo partito sull’abolizione del canone Rai: “Tagliare il canone Rai del 20% ogni anno, con l’obiettivo di arrivare al suo totale azzeramento nel giro di 5 anni” come si legge del DDL di giugno 2023.

Nei giorni scorsi abbiamo letto un articolo sul Fatto con il titolo “Pubblicità e ascolti, torna l’inciucio FI-PD per aiutare Mediaset”. Sorprendente. Leggiamo qualche stralcio “Nel disegno di legge Concorrenza, in discussione al Senato, la destra guidata da Forza Italia, in compagnia del Pd, ha presentato emendamenti bipartisan per imporre il controllo dell’Agcom sulla misurazione dell’audience delle piattaforme e, di conseguenza, mettere paletti alla loro raccolta pubblicitaria”… “I leghisti hanno presentato un emendamento per aumentare la quota di taglio del canone Rai: se oggi il testo prevede una riduzione massima del 5 per cento, il Carroccio chiede di aumentarla fino al 15”.

Sempre sul tema canone, è necessario una ulteriore precisazione e chiarimento sugli emendamenti presentati dall’opposizione: all’art. 6 del testo base del 9 ottobre, si propone che “…Il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo stanziamento di risorse statali determinate sulla scorta degli oneri sostenuti nell'anno solare precedente l'affidamento per la fornitura del suddetto servizio” mentre nell’emendamento successivo 6.3 si legge che “Per l'assolvimento della Missione la RAI - Radiotelevisione italiana S.p.a. riceve sulla base di un contratto di Attività e Risorse a base quinquennale e scorrevoleanno per anno, il gettito dell'imposta di scopo denominata canone di abbonamento …". Ci stiamo arrotolando il cervello a decifrare il significato di “scorrevole” e capire come si adatta al concetto di “certezza delle risorse” previsto dall’EMFA. Dove e come “scorre”??? Che significa poi esattamente “stanziamento di risorse statali”??? e che differenza c’è tra i due emendamenti? Abbiamo vaga idea che ci sia una piccola “confusione” e che quelle “risorse statali” somiglino tanto alla proposta di “fiscalità generale” sostitutiva del canone già presente nella proposta Bevilacqua del M5S.

Infine, per la precisione e per ribadire il concetto di “balla”: abbiamo scritto che l’emendamento sullo Switch off DTT del 2030 è una balla. Abbiamo riverificato e confermiamo: alla WRC di Dubai 2023 è stato deciso che se ne riparla nel novembre 2031 con eventuali modifiche che potranno intervenire nel 2035 (per chi fosse interessato abbiamo ampia documentazione).

In queste condizioni, si potrà mai avere una riforma della Rai che non sia sotto il segno del Governo Meloni? Abbiamo qualche serio dubbio.   

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lunedì 13 ottobre 2025

La Ribollita RAI

By Bloggorai ©

Noia, indolenza, pigrizia e svogliatezza e magari pure un pizzico di sana e robusta incavolatura (eufemismo). Care lettrici e cari lettori di Bloggorai, vi sarete certamente accorti che da un po' di tempo a questa parte, ci sono giorni che non pubblichiamo il Post quotidiano che da oltre 7 anni vi abbiamo garantito.

Di cosa ci dovremo occupare? Di Gerry Scotti che supera De Martino? di un vicedirettore che va e uno che viene da una quota di partito all'altra? dell'ennesima replica di Montalbano o del ritorno di Sandokan?

Ogni tanto saltiamo il turno, come ieri. Tutto questo avviene per un semplice e banale motivo: spesso e volentieri non c’è più nulla da osservare, da riflettere, da approfondire più di quanto non abbiamo già fatto. Spesso e volentieri, dobbiamo prendere atto che il tema “futuro del Servizio Pubblico” interessa sempre meno dentro e fuori la Rai. Sembra di assistere ad una sua lenta agonia di marginalità e subordinazione, ad una disperata rincorsa ai “giovani” emigrati altrove. Sembra di assistere ad una disperata rassegnazione: un altro mondo audiovisivo è possibile anche senza la Rai e senza il Servizio Pubblico. Spesso e volentieri abbiamo sollevato dubbi di costituzionalità, cercato di approfondire temi solo apparentemente di secondo piano (vedi il dossier Rai Way) come pure i vari Piani inesistenti come quello industriale e quello sull’informazione. Spesso e volentieri abbiamo sollevato dubbi e posto domande sull’offerta editoriale, sui contenuti, sui programmi. Tutti muti. Spesso e volentieri, tutti tacciono e alcuni, quando parlano, vanno fuori tema, guardano ad altro e talvolta si scandalizzano per una scritta anonima in un ascensore. Spesso e volentieri, infine, tra le fila dell’opposizione abbiamo visto all’opera molti “esperti” europei e locali che al termine del loro lungo e faticoso lavoro sulla riforma Rai hanno prodotto obbrobri e strafalcioni (art. 64 della Costituzione, il canone “scorrevole”, balla dello “switch off” previsto per il 2030 inesistente, per non dire del COM o del CAR a geometria variabile a durata indeterminata ovvero da una parte si legge 10 anni e dall’altra 5). Con buona pace dell'EMFA.

In questo quadro desolante, in questa foresta disboscata con il lanciafiamme e diserbanti, in questa Fortezza Bastiani accerchiata dove pure i nemici sono celati dietro le dune e senza la prospettiva di qualcuno che possa intervenire in salvataggio che fai? Cosa scrivi? Ogni tanto sentiamo qualcuno che si preoccupa di TeleMeloni. Ha ragione. Con questa riforma prossima ventura TeleMeloni ce la terremo per i prossimi decenni.

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sabato 11 ottobre 2025

SPECIALE 2: la Grande Battaglia della Riforma RAI tra indifferenza e strafalcioni

By Bloggorai ©

In questi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi si combatterà la Madre di tutte le battaglie sul futuro della Rai e del Servizio Pubblico: la riforma che si appresta ad andare all’approvazione del Parlamento, forse anche entro la fine dell’anno come auspicato dal Senatore Gasparri.

La Madre di tutte le battaglie si rivolge anzitutto all’attuale Cda Rai, eletto con i criteri della vecchia Legge 220 del 2015 (la famigerata legge Renzi, un uomo solo al comando), poi guarda alla scadenza della Concessione decennale dell’aprile 2027 e, infine, si rivolge alla trasformazione tecnologica profonda e devastante, in parte già in corso, sul declino del DTT.

Sulla riforma Rai si avvertono due “strani” fenomeni. I due fenomeni che si avvertono forti e chiari sono: da un lato un relativo disinteresse generale, un silenzio ai limiti dell’imbarazzante, come se l’argomento “riforma Rai” fosse del tutto secondario e subordinato rispetto a tanti altri di caratura nazionale. Per altro lato si avverte una sorta di ottusa “leggerezza” e approssimazione che sconfina ai limiti della complicità, seppure indiretta, con chi è avverso al futuro Servizio Pubblico e occhieggia alla sua deriva “privata” totale o parziale, concreta o concettuale.

Approssimazione: quest’ultima osservazione ci viene fresca fresca, appena finito di leggere il fascicolo in “Bozza di stampa” del Senato che racchiude gli emendamenti presentati dall’opposizione sul testo di riforma proposto dalla maggioranza. Come al solito, il veleno (un veleno tra gli altri) si trova alla coda e, infatti, lo abbiamo scovato nell’emendamento all’art.  12.1 laddove si legge “3. Il consiglio di amministrazione della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.a., nominato ai sensi delle disposizioni di cui alla presente legge, presenta entro sei mesi dal proprio insediamento un piano dettagliato per la distribuzione dei programmi del servizio pubblico sulle piattaforme digitali, in vista del previsto switch off della distribuzione in tecnologia digitale terrestre entro il 2030”. È una balla clamorosa: non è previsto nessuno “switch off della distribuzione in tecnologia digitale terrestre entro il 2030”. Per la precisione: nella risoluzione della WRC (World Radiocommunication Conference 2023) si legge chiaro e tondo nella Risoluzione 235 che se ne riparla nel novembre 2031 e, qualora dovessero essere applicate modifiche al piano di assegnazione delle frequenze, queste potrebbero avere effetto a partire dal 2035 (vedi pure https://www.confindustriaradiotv.it/banda-sub-700-grande-risultato-per-i-broadcaster-alla-wrc-23/ ). Per intenderci, la Spagna ha già prorogato le licenze DTT al 2035 e anche l’Italia si appresta a seguire la stessa prospettiva. Ve lo immaginate che Rai e Mediaset, nel 2030, si vedono ridurre le frequenze?  

Che senso ha allora scrivere quell’emendamento? Ha un senso profondo, rilevante e di assoluto rilievo strategico. Si riferisce a “risorse” di cui si parla poco ma valgono molto, le frequenze DTT intorno alle quali si combatte una battaglia atomica tra broadcasters e “telefonici”, sono infatti le preziosissime frequenze il terreno dove si contende il futuro della comunicazione audiovisiva e su quel terreno non si faranno prigionieri. Ora, la nota “bizzarra” è che su questo fronte diciamo pure che, da tempo, anche e specie in area “progressista” si avvertono i fenomeni di cui sopra: da un lato pressappochismo e dall’altro “intesa con il nemico” e segnatamente con i “telefonici”. Vedi pure chi ha firmato gli emendamenti e chi vuole sapere sa.

Quanto contenuto nel fascicolo citato sugli emendamenti dell’opposizione contiene altri “veleni”. Del primo vi abbiamo già scritto e si riferisce al grave vulnus costituzionale relativo all’Art.64 laddove si legge che “… Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale”. E abbiamo pure scritto che la Costituzione non prevede in alcun modo che si possano adottare provvedimenti legislativi con voto di maggioranza “a due terzi” ne consegue che ne la Vigilanze e tantomeno il Parlamento possono procedere con atti votati con i "due terzi" come si legge negli emendamenti. O no?

Ma ce ne sono almeno altri due “veleni” che rivelano tutta la fragilità della sua completa architettura concettuale sulla quale poggiano gli emendamenti. Vedi all’art.1 laddove si parla di “Contratto Obiettivi e Mezzi” ovvero la proposta emersa in altra sede della quale abbiamo detto quasi tutto, ovvero che si tratta di un modello morto e sepolto laddove è nato, in Francia. Ciò che appare grave è che anzitutto non si dice nulla su cosa si intende con questo modello, come si articola ovvero chi lo firma con chi e con quali vincoli e sanzioni si prospetta. Le esperienze dei precedenti Contratti la dice lunga. Per non dire dello strafalcione sulla sua durata: da un lato si propone che debba durare 10 anni e dall’altro 5. Santa pace, ma non c’è qualcuno che rilegge i testi? Se necessario Bloggorai si offre volontario per fare il correttore di bozze, a gratissss of course. Ma c’è il tema sottotraccia che merita di essere approfondito. Che significa Contratto di Obiettivi e Mezzi (COM) ovvero Contratto Attività e Risorse (CAR) scritto prima da una parte in un modo e poi in un’altra in modo diverso? È la stessa cosa? non è dato sapere. Sappiamo, ovvero intuiamo cosa c’è dietro: una bizzarra concezione del Servizio Pubblico. Provate ad immaginare: si da il caso di un Ospedale Pubblico o una Scuola Pubblica e gli si dice nel primo caso che gli si erogano finanziamenti qualora, ad esempio, si compiono almeno 50 operazioni di appendicite o tonsillectomie o, nel secondo caso, se vengo promossi almeno100 alunni con la media del 9. E che succede se gli “obiettivi” non vengono raggiunti? E chi li dovrebbe controllare e misurare? Uhmmmmm …

L’altro “veleno” interessante si trova laddove si parla di canone e si legge (art. 6.39 che dovrà essere “scorrevole anno per anno”. Se intendiamo bene, significa che “anno per anno” si dovrà definire quanto scorre” ma non si dice in base quali parametri e chi lo dovrebbe decidere: il Ministero competente? Con buona pace della certezza della risorsa come prevede l'EMFA.

La situazione sotto il Cielo è molto confusa.  Oggi leggiamo sul Fatto che il PD, insieme a Forza Italia (nota bene, solo FI) avrebbe presentato al Senato un emendamento al Disegno di Legge sulla Concorrenza finalizzato a ad imporre il controllo AgCom sulla raccolta pubblicitaria dove si dovrebbero includere le piattaforme streaming (Netflix &C). Il terrore corre sul filo: la torta della raccolta pubblicitaria non è sufficiente per tutti e a fronte del costante spostamento di risorse verso le piattaforme e più in generale verso lo streaming occorre porre rimedio. Lo scontro, come al solito, è anche sulle risorse economiche, tant’è che la Lega si mette di traverso su tutti i fronti, interno con i propri alleati, ed esterno verso l’opposizione. Siamo in attesa di ricevere il testo degli emendamenti dei partiti di Governo e intanto leggiamo che la senatrice Bizzotto ha presentato un emendamento finalizzato ad aumentare la quota di taglio del canone (avevano già previsto una riduzione progressiva del 5% annuo) che, ovviamente va indigesta a FI che invece sostiene il canone Rai pur di salvare la sua quota di raccolta pubblicitaria.

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ps: of course, di quanto scriviamo, abbiamo ampia documentazione

LAVORI IN CORSO

 stiamo cercando di capire ... di sapere ...

giovedì 9 ottobre 2025

SPECIALE. La Costituzione, la riforma e la RAI

By Bloggorai©

Oggi alle 12 sono stati chiusi i termini per la presentazione degli emendamenti alle proposte di riforma Rai.

Premessa: A quando Bloggorai tratta questo argomento la maggior parte dei lettori non sembra molto interessata (e magari hanno un tantinello di ragione): B Bloggorai non è un “tecnico”, ovvero un giurista; C le osservazioni che proponiamo sono ancora provvisorie, sommarie e incomplete degli emendamenti presentati dalla maggioranza di Governo; D la partita si concluderà con il passaggio in VIII Commissione Senato e poi in Aula.

Breve riepilogo. Ottobre 2024: inizia “l’incardinamento” delle proposte di riforma in VIII Commissione Senato (a quel tempo erano 7 per poi arrivare ad 11). Lunga pausa invernale: nessuno se ne occupa e ne dibatte. Maggio 2025: qualcuno si risveglia a avvia un “tavolo di confronto” tra i partiti di opposizione “società civile”. Sottotraccia sono al lavoro “esperti europei” e locali che, a fine luglio, fanno uscite un testo articolato (mai rivendicato da alcuno). Negli stessi giorni, sempre fine luglio, la maggioranza di governo rende nota una sua “sintesi” delle proposte di legge. L’opposizione la ritiene inaccettabile e propone un appuntamento a settembre per una sua proposta. Mai avvenuto. Siamo passati da “prima la riforma e poi le nomine” al suo contrario, dal dibattito pubblico agli “esperti” sottotraccia, dal “tavolo di lavoro” agli “uffici legislativi dei partiti”. Degli emendamenti, fino a stamattina alle 12, nessuno sapeva nulla nel merito, ovvero cosa si voleva emendare rispetto al testo base (AS.n.162 NT).

Alla fine abbiamo ricevuto solo quelli dell'opposizione e queste le prime osservazioni. Partiamo subito nel peggiore dei modi. Si propone  un seguito dell’art. 1 del testo base Senato n.162, dove si legge che  che la Rai “appartiene ai cittadini”. Magari!!! Cosa vuol dire? Come si esercita questa proprietà, chi possiede le sue azioni visto che è una SpA? Che senso ha scrivere una cosa del genere se non per fare una generica dichiarazione di principio senza capo ne coda?

Ma la perla di saggezza arriva, sempre nello stesso articolo, nel comma 3 laddove si legge che “Il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale è gestito attraverso un contratto nazionale di Attività e Risorse nonché sulla base di contratti Attività e Risorse regionali e, per le Province autonome di Trento e di Bolzano, provinciali, con i quali sono individuati i diritti e gli obblighi della società concessionaria. Tali contratti sono rinnovati ogni dieci anni, dopo una consultazione pubblica avviata dalla RAI con tutti gli interlocutori coinvolti direttamente nella sua missione che dovrà avvenire almeno un anno prima della scadenza prevista. Nei nuovi contratti possono essere aggiunte con l´accordo della RAI nuove funzioni o articolazioni delle missioni principali, previa indicazione chiara delle nuove risorse necessarie per poterle espletare per tutta la vigenza dell´accordo”. 

Anzitutto sembra rientrato dalla finestra quello che era stato cacciato dalla porta, ovvero nella precedente versione si parlava di Contratto Obiettivi e Mezzi (il COM), un modello francese/belga già abbandonato e si ripropone la stessa architettura con altre parole ovvero Contratto di Attività e Risorse: invertendo i termini si legano le risorse alle attività sulla falsariga dei famigerati KPI (Key performance Indicator) che tanto successo hanno avuto financo nel Contratto di Servizio attuale, salvo poi dimenticarsene per manifesta inapplicabilità. Anzitutto non si specifica con chi questo Contrato debba essere firmato. Si presume con il Ministero competente? Quale? Poi si legge che “tali contratti sono rinnovati ogni dieci anni” salvo poi leggere l’emendamento all’art. 6 comma b, che il Contratto ha “…base quinquennale e scorrevole anno per anno”. Ribadiamo, Bloggorai è l’ultimo degli arrivati ma non è necessario esser fini giuristi per rilevare che non può reggere che da una parte si parla di dieci anni e dall’altra di 5, come pure il definire il concetto di canone “scorrevole anno per anno” appare con tutta evidenza in contrasto con il principio della certezza delle risorse sulle quali Rai può e deve contare. Chi e come si valuta la “scorrevolezza" del canone e quando verrebbe decisa? Sei mesi prima dell’esercizio finanziario? Con tutta la stima e il rispetto, ci appare una bestialità giuridica: il diritto è una certezza e non “scorre” come piuma al vento. Il canone deve essere certo e garantito.

Infine, l’altra perla si saggezza la leggiamo sempre al comma 3 dell’art.1 laddove si propone che i Contratti (nazionale e regionali) sono “… rinnovati ogni dieci anni, dopo una consultazione pubblica avviata dalla RAI con tutti gli interlocutori coinvolti direttamente nella sua missione”. Cosa vuole dire? La “consultazione” ha qualche potere o consiste solo nell’audizione di pareri e opinioni. Poi, cosa se ne fanno dei pareri?

Veniamo ora al cuore degli emendamenti laddove si toccano i nervi scoperti della Costituzione e laddove si pone il baricentro della riforma Rai, ovvero la nuova governance dell’Azienda di Servizio Pubblico.  Ne parleremo e approfondiremo ancora ma un punto dobbiamo evidenziarlo subito, forte e chiaro. L’art. 64 della Costituzione recita: “ … Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale”. Punto. La Costituzione non prevede in alcun modo che si possano adottare provvedimenti legislativi con voto di maggioranza “a due terzi”.

Come si può commentare un errore/orrore del genere?

Gli emendamenti di cui parliamo contengono più volte questo riferimento dei “due terzi”: all’art. 2 sulla Vigilanza e all’art.8 sula nomina dei componenti del Cda. Ne consegue, a nostro modestissimo avviso, che se un pilastro così importante degli emendamenti si rivela tanto fragile, inapplicabile e insostenibile tutto il resto assume un carattere proporzionato e conseguente.

C’è ancora molto da dibattere. Ma un’ultima nota è necessaria: questi emendamenti dell’opposizione sono stati presentati last minute, a scatola chiusa, senza lacuna possibilità di fare osservazioni e commenti. Ci sono stati lunghi mesi per poterne dibattere pubblicamente e non è stato fatto. Perchè???

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I nuovi Replicanti: la Tv e la RAI

By Bloggorai ©

La nuova frontiera, il futuro prossimo venturo della televisione non è la creazione di nuovi contenuti ma la ripetizione, ovvero, banalmente, la “replica”. Lo è a tal punto da essere divenuta un “genere” a sé stante, una specifica categoria narrativa, un dettaglio strategico nella catalogazione dei prodotti audiovisivi “ad utilità ripetuta”. Lo è a tal punto che la possibile replica di un contenuto “on demand” è la chiave di volta dello streaming, il cuore del successo delle piattaforme di distribuzione del ri-visibile televisivo laddove le varie RAi Play, Infinity Tv &C non inventano e non creano pressoché nulla ma ripropongono ciò che è stato prodotto prima, in altro luogo e in altro modo ovvero consentono la visione in diretta streaming della "vecchia" tv. Lo è a tal punto che le “repliche” che una volta caratterizzavano la stagione dei bassi ascolti televisivi, oggi si estendono anche alla “mezza stagione” autunnale per lambire pure quella invernale. Per estensione, si può quasi affermare che la “replica” ormai appartiene ad una stagione immanente, perpetua, universale. Lo è a tal punto che la “replica” è la cifra, la postura della “nuova televisione” che ha rinunciato a guardare avanti e si barrica sul suo passato e la Rai, su questo fronte, sembra essere in prima linea sulla barricata tutta tesa a difendere Forte Apache dei suoi telespettatori ultrasessantenni. I “giovani”, a quanto sembra, non guardano le “repliche” in Tv.

Ancora ieri sera, di fronte alla ennesima “replica” di Montalbano su Rai Uno (ha fatto il 20,6% con 3,1 mln) ci siamo chiesti perché imnsistere, quale è la sua logica, quale il su progetto editoriale sottinteso. Non c’è di meglio da proporre? In periodo di vacche magre è pur sempre un prodotto che raccimola quel tanto che basta di ascolti per tenere su la serata? Le vicende del famoso Commissario risalgono ormai ad oltre 26 anni addietro e tra poco potrebbe conquistare i record delle repliche dopo la Principessa Sissi e Pretty Woman. Per non dire della quintessenza, della sintesi pura della replica ovvero Techedeche che riproietta all’infinito in pillole omeopatiche tutto ciò che è andato in onda negli anni passati.

A giugno scorso il mensile Tivù Italia ha titolato “Repliche, male necessario” laddove si legge che “... le repliche in casa Rai sono già iniziate a maggio…”. Vedi pure due interessanti articoli comparsi su La Stampa del 22 agosto scorso con il titolo “L’estata nera delle fiction Rai. L’usato sicuro non basta più. Per la prima volta le repliche non vincono la sfida degli ascolti e domina Mediaset” e l’altro dei giorni scorsi, il 5 ottobre, con il titolo “Cara vecchia Tv. Comincia la nuova stagione all’insegna del già visto. Il piccolo schermo non rischia ed è invaso da trasmissioni in onda da decenni”. Leggiamo uno stralcio: “L'innovazione, nella tv, appartiene insomma soprattutto ai suoi primi 20-30 anni di vita, e forse comprensibilmente: quando la Rai era senza concorrenza poteva permettersi il lusso di sperimentare senza l'assillo degli ascolti. E con l'arrivo dell'emittenza privata che comincia la stagione dell'usato sicuro, della «squadra che vince non si cambia», una tendenza che con l'arrivo della nuova concorrenza di web e streaming si è quasi incancrenita: davanti alla tv gli spettatori sono sempre meno, e la paura di rischiare è più forte della spinta a innovare (senza contare i budget sempre più ristretti)”.

La “replica” è ormai una metafora metafisica ed assume forme e caratteristiche che vanno anche oltre la sua specifica dimensione televisiva. La “replica” interessa le icone, i personaggi, i modelli e le strutture narrative. Il “meccanismo” della replica invade i conti economici e si estende ai confini dell’intelligenza creativa. Si può anche inventare ma non si può sperimentare. Si può anche sperimentare ma fino ad un certo punto e quel punto esatto è la soglia della certezza: dove non c’è il guadagno, la remissione è certa, dicevano i nostri nonni. Proprio in questi giorni si parla del prossimo ritorno sugli schermi di Sandokan rivisto e corretto o di Goldrake. Allo stesso modo si enfatizza il prossimo “ritorno” di Benigni e si fantastica su quello di Celentano. Questa fenomenologia sembra interessare specificamente più la Rai che non il suo diretto concorrente Mediaset che pure non è indenne e che per battere il suo principale concorrente in access time ha dovuto rispolverare La Ruota della fortuna vecchio di oltre 35 anni (1989 con Mike Buongiorno). E sta vincendo!

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mercoledì 8 ottobre 2025

RAI: la clamorosa notizia del giorno

By Bloggorai ©

Abbiamo ritardato la pubblicazione del post perché eravamo in attesa di qualcosa per poi scoprire che proprio l’attesa era il “qualcosa”. Aspettavamo notizie sulla Riforma Rai: domani scade il termine per la presentazione degli emendamenti al testo di maggioranza e ancora, in questo momento, non se ne sa nulla. Non si sa nulla se e da chi verranno presentati ma non si sa nulla su cosa contengono, cosa si intende “emendare”. Bene che vada, si saprà qualcosa, forse, last minute ovvero quando non ci sarà più modo di fare osservazioni, proporre qualcosa, dibattere. Nulla. Sarà una riforma targata Meloni e ce la terremo per i prossimi anni. Per l’opposizione, come abbiamo scritto e ripetuto, se non è una disfatta, una Caporetto, una ritirata su tutti i fronti poco ci manca. Grave!!!

Poi aspettavamo notizie sugli ascolti di ieri sera e questi sono i numeri:

Rai Uno               5minuti         23%sh e 4,3 mln

                              Affari tuoi   23% e 4,9 mln  

                            Montalbano  20,3 e 3,1 mln

          Porta a porta  14% e 0,7 mln

Rai Due                Freeze con 3,4% e 0,5 mln

Rai Tre                 film Of Dog1,3 con 0,2 mln

Non sappiamo da che parte iniziare. Quale è la notizia del giorno che ha suscitato tanto clamore in tutte le sedi istituzionali? Da ieri quando è apparsa la notizia della frase “Bruno Vespa infame” comparsa in un ascensore di Via Teulada o da ieri sera quando, alle 23.55 va in onda appunto Bruno Vespa e il “suo” Porta a Porta con la Meloni. È successo qualcosa di formidabile, unico e sensazionale: inizia la trasmissione, il “direttore” pone gentilmente il microfono al Capo del Governo e, dopo pochi minuti, passa la linea al Tg1. Il Tg1 inizia e il terzo servizio su cosa è? Nientepopodmenoche su la Meloni a “Porta a porta” con una accurata sintesi della sua partecipazione (sulla quale non ci pronunciamo). Nota a margine: si dimenticano della notizia sulla posizione del Vaticano. Attenzione, per chi non lo avesse notato: alle 20.31 sempre Bruno Vespa è andato in onda con il “suo” 5 minuti e sempre la Meloni in studio. A seguire, per tenere alti gli ascolti, sempre su Rai Uno il gioco d’azzardo dei pacchi e, clamorosa novità nell’offerta editoriale, la XXXa replica di Montalbano.

Che gli vuoi dire? Che gli vuoi dire all’AD Rossi (ed altri) che hanno parlato di “intimidazione” contro Vespa ed è stata annunciata l’apertura di un’inchiesta (sembra che hanno chiamato i RIS di Parma per rilevare le impronte)? Magari Rossi ha dimenticato che il termine “infame” è stato già sdoganato dal suo direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, lo scorso ottobre rivolto a Corrado Formigli. Lo stesso Corsini che ha partecipato con entusiasmo alla festa di Fratelli d’Italia. 

Che gli vuoi dire a tutti coloro che dimenticano che la Rai è priva di presidente da oltre un anno e che la Vigilanza è paralizzata e nessuno batte un ciglio e seppure lo batte non se ne accorge nessuno (vedi Mattarella)?

Lasciamo perdere. Andiamo avanti ovvero indietro

Nei momenti cupi, smarriti e confusi, ci rifugiamo nell’archivio di Bloggorai. Siamo tornati indietro di 4 anni, nel 2021 in piena era Covid. Il 21 di quel mese abbiamo pubblicato un post con il titolo “Un sottile velo di noia e tristezza sul tetto di Viale Mazzini” e nelle prime righe abbiamo scritto: “Recentemente abbiamo citato Hemingway quando in Fiesta ha scritto “Come hai fatto a fare bancarotta? – Chiese Bill. In due modi – Mike disse – Gradualmente prima e lentamente poi. – Chi ti ci ha portato? – Amici- disse Mike, Io avevo un sacco di amici. Falsi amici”.

Oggi ci viene in mente una citazione correlata, tanto per aggiungere un velo di ulteriore tristezza: “L'amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.” (Anaïs Nin). Provate a sostituire i soggetti e, parlando di Rai, il gioco è fatto”.

Sono trascorsi quattro anni da quel Post e la situazione Rai è peggiorata e non poco. Sono peggiorati i conti, sono peggiorati gli ascolti, è peggiorata l’offerta editoriale e le prospettive tecnologiche arrancano. La Rai, il Servizio Pubblico, sembra condannato ad un lento e inesorabile destino di povertà, di limitatezza e incertezza di risorse, di orizzonti e prospettive dove, nella migliore delle ipotesi, avrà un ruolo marginale e subordinato anche rispetto al suo diretto concorrente.

Attenzione, il declino della Rai non sarà solo colpa dei soggetti esterni ma sarà dovuto per buona parte a gravi responsabilità interne. Non sarà solo colpa della “politica” che l’ha messa sotto scacco con la Legge Renzi come non sarà perché Mediaset è più “forte”. Sarà pure perché i suoi “manager” sono incapaci ad intercettare e comprendere “il nuovo che avanza”. Sono incapaci e progettare, ad inventare qualcosa di nuovo quale che sia. La loro abilità è tutta tra “il vecchio che avanza” tra Montalbano, il prossimo Sandokan e il ritorno di Goldrake (dopo 50 anni) e lo strapotere delle società di produzione esterne e gli agenti artistici.  Sarà poi invece colpa della “politica” e segnatamente di quella dell’opposizione di arrivare tardi e male, confusa e disordinata, ai grandi appuntamenti della storia del Servizio Pubblico.

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ATTENDERE PREGO ... post in arrivo ...

 rimanete sintonizzati, siamo in attesa di qualcosa

martedì 7 ottobre 2025

La memoria corta sulle pagine di Storia a corrente alternata

By Bloggorai ©

Due anni fa, il 7 ottobre, è stato scritto un altro capitolo tragico, drammatico, sul conflitto tra Palestina e Israele. Due anni fa è stato scritto il capitolo della strage di 1200 civili innocenti compiuti da Hamas. Due anni fa è stato scritto un nuovo capitolo di una lunga storia che non è iniziata quel giorno.

Come spesso succede, la memoria collettiva prende la forma di un elastico che si allunga o si accorcia a seconda delle convenienze. Ci siamo chiesti spesso perché non viene ricordato con pari attenzione quel capitolo di questa stessa storia che è stato il massacro di Sabra e Chatila avvenuto a Beirut dal 16 al 18 settembre 1982 quando circa 3000 palestinesi vennero trucidati dalle truppe cristiano-falangiste- maronite “…con l’assenso tacito dell’esercito israeliano che stazionava fuori dei campi” (Treccani).

Per aiutare a ricordare bene: vedi un breve video del Corriere a firma Paolo Mieli  https://video.corriere.it/esteri/israele-paolo-mieli/massacro-sabra-shatila-1982/753621f2-6cfc-11ee-8916-b147ab1385f6 , e una nota di Rai Cultura dove si legge “Periferia di Beirut. Uomini delle milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per vendicare l'assassinio del loro neoeletto presidente Bashir Gemayel. 

Inizia un massacro della popolazione palestinese che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari all'operazione. Il bilancio, secondo stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Una grande manifestazione di protesta in Israele porta alla creazione di una commissione d’inchiesta che attribuisce ad Ariel Sharon la responsabilità del massacro, costringendolo a dimettersi da ministro della difesa. 

Il 16 dicembre dello stesso anno l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel condannare nel modo più assoluto il massacro, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio”

Già allora si scriveva di “genocidio” poi rimasto impunito e dimenticato. Purtroppo, allora, non c’era la televisione a documentare, a raccontare con le immagini quanto era successo.

Come la Rai ricorda questa giornata del 7 ottobre 2023? Nientepopodimenoche con Giorgia Meloni che sarà una e bina: stasera prima da Bruno Vespa dopo il Tg1 delle 20 e dopo da Bruno Vespa a Porta a porta. 

In altre parole, oggi la Rai ricorda il 7 ottobre attraverso le parole di questo governo che fatica a pronunciare la parola “genocidio”, lo stesso governo che compra e vende tecnologie militari ad Israele (da ben prima del 7 ottobre) come ha riportato la trasmissione Presa Diretta andata in onda su Rai Tre di domenica scorsa, lo stesso governo che non vuole riconoscere il diritto alla creazione di uno Stato di Palestina come invece ha già fatto la comunità internazionale. Questa stessa Rai, a seguito di una “telefonata politica” di origine sconosciuta, come ha riportato il Fatto, ha deciso di annullare la messa in onda del film Premio Oscar No Man’s Land previsto questa sera su Rai Tre.

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