Annegheremo nel porto delle nebbie prima di sapere chi è
stato e perché è stata messa una bomba davanti casa di Ranucci. Siamo quasi certi
che ogni giorno verrà fuori una nuova pista che necessariamente dovrà essere
seguita ... della serie “non escludiamo nulla” e siamo quasi certi che ci porterà lontano, talmente lontano che forse un giorno ci dimenticheremo tutto. Sarà verosimile, giocoforza, che la
vicenda si aggiungerà alla lunga lista di misteri italiani che non verranno mai
svelati.
Ma, come abbiamo detto ieri, l’attenzione doverosa sulla
bomba a Ranucci ci induce a distogliere forzatamente lo sguardo da altri
problemi verso i “corni che non tontano”:
non tornano molte cose dentro e fuori la Rai. Non tornano molti conti a partire
del primo e proprio oggi, forse, più rilevante.
I “corni non tontano” sul fronte dell’informazione.
Ranucci e con lui pochi altri suoi colleghi (Giammaria, Carfagna, Zanchini, Inciocchi,
etc e si aggiunga pure Giorgino che pure
è direttore e non potrebbe andare in video) sono gli unici giornalisti interni Rai
a condurre una trasmissione di approfondimento/inchiesta/dibattito. Tutto il resto,
ed è tanto, è saldamente in mano a giornalisti esterni alla Rai, al Servizio
Pubblico: a partire dal monopolio di Vespa su Rai Uno per arrivare alla “neo
esterna” Maggioni, passando per i vari Giletti, Iacona, Damilano e per finire
al prossimo Sottile tutti insieme ad altri numerosi nomi. Non è un caso poi che
proprio agli interni Rai vengono riservati “trattamenti speciali” come la
riduzione delle puntate (- 4 a Report) o la chiusura del tutto (Petrolio) e nel
mezzo la riduzione di spazio. Nel frattempo, si collezionano “in-successi” clamorosi
di giornalisti esterni che dopo qualche puntata vengono chiusi senza che
nessuno paga pegno per averli mandati in onda. Ma, come ripetiamo spesso e volentieri,
i “corni non tontano” su tutto il perimetro dell’informazione Rai: manca
qualsivoglia progetto, o Piano editoriale, uno straccio di strategia o “visione”
che dir si voglia. Completamente disattesi o dimenticati i piani industriali e
il Contratto di servizio che prevedeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche”
e non dimentichiamo la famigerata “newsroom” di cui è rimasto solo il nome della
trasmissione assegnato per diritto divino alla Maggioni (ora esterna). Superfluo
ricordare il caso di Rai News24 e i suoi ascolti da prefisso telefonico pur con
oltre 200 giornalisti in redazione. Superfluo ricordare, come abbiamo riportato
spesso e volentieri, i dati di ascolti dei Tg Rai che perdono telespettatori come
un tubo forato.
I “corni non tontano” sul fronte, appunto, dei conti
economici. Ci avviciniamo velocemente a quando si dovrà definire l’importo
del prossimo canone Rai e ancor nessuno, ragionevolmente, è in grado di
immaginare quale sarà. Le proposte di riforma Rai in discussione al Senato oscillano
tra un “canone scorrevole” proposto dall’opposizione PD, M5S e AVS mescolato ad
una “fiscalità generale” rivista e corretta in salsa “stanziamento di risorse
statali” proposta sempre dai partiti di opposizione (sic!!!) per arrivare alla
proposta di riduzione progressiva già avanzata dalla Lega (senatrice Bizzotto,
un suo cavallo di battaglia) e ora riproposta in un apposito emendamento della
maggioranza. Come posso tornare i conti senza alcuna certezza del
loro futuro?
Ma i “corni non tontano” non solo per il futuro ma anche per
il presente e per il passato. Ieri il Fatto ha pubblicato un breve articolo che
la dice lunga con il titolo “Il Cda Rai dice: siamo in utile senza dare i
dati. Tutti i dubbi”. Ha ragione a sollevare un grande dubbio: Rai dice solo
“siamo in utile” senza specificare nulla più. L’articolo ricorda che il bilancio
2024 è stato chiuso in perdita di circa 47 mln e non si capisce come sia
possibile che nel breve giro di sei mesi possa essere recuperata la differenza
(ovvero la tendenza visto anche l’anno precedente). Ma ciò che è più rilevante
notare è che non si fa cenno alla ripartizione dei profitti agli azionisti
esterni alla capogruppo, segnatamente quelli di Rai Way per circa 16 mln. E, a
questo proposito, non si può non ricordare l’ulteriore rinvio di sei mesi del
dossier sulla vendita/fusione della quotata Rai da dove sarebbe dovuta arrivare
una boccata di ossigeno indispensabile a sostenere il Piano Industriale. È proprio
il caso di dire che i “corni non tontano”.
I “corni non tontano” infine sul fronte degli ascolti.
Ormai il fenomeno è consolidato, inarrestabile e forse irreversibile e vale un po’
per tutte le emittenti (la platea si riduce) ma è più interessante per il
Servizio Pubblico: i telespettatori emigrano dagli schermi della Tv generalista,
dai telegiornali, e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Si usa dire
che “ogni persona che ci lascia era un telespettatore Rai e ogni nuova persona
che nasce sarà un telespettatore di un’altra Tv”. Il Servizio Pubblico guarda
sempre più al passato più o meno lontano: dalle innumerevoli repliche di Montalbano
a Ballando con le stele passando per Techedeche in onda tutta l’estate
aspettando Benigni e sperando in Celentano. La "rincorsa" al pubblico giovane è finita prima ancora di iniziare. A Villa Arzilla brindano a prosecco. Necessario
ricordare pure il fallimento della “riforma per generi” come pure certificato
nel famigerato documento di gennaio scorso sull’offerta editoriale 2025. Segnatamente
per Rai, ormai la disfatta nel day time rischia di diventare un dato affermato:
“Tv: nel 2024 Mediaset batte Rai per ascolti, Rai prima nel 'prime time”
(Sole 24Ore di maggio 2025) mentre nel prime time (peraltro ora sempre più notturno)
la situazione inizia a vacillare, per non dire dell’access time dove il nefasto
gioco d’azzardo dei pacchi di Rai Uno è stabilmente sotto Canale 5.
Già … molti “corni non tontano” ed è ragionevole dubitare
che possano “cornare” fors’anche perché mancano i "contabili”. Non ci sono
più i “ragionieri di una volta”.
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