giovedì 30 ottobre 2025

RAI: segnali di fumo

By Bloggorai ©

Puffete! svanita, sfumata, eclissata, è volata via come piuma al vento, come una piccola bollicina di sapone la notizia dell’AD Giampaolo Rossi ieri alla Camera che oggi non c’è più. Tanto clamore per nulla? Ordinaria amministrazione (… così han fatto tutti prima di lui…) che non merita nemmeno un titoletto su un giornale del giorno dopo?  La valanga di nuove notizie l’ha già travolta e sommersa? Poesse… poesse!!!

A Bloggorai invece non sembra così. Ricordiamo sempre un pensiero fondamentale: sono le persone che “fanno” le cose e non viceversa. È Rossi in quanto tale che si reca alla Camera per “incontri istituzionali” per trattare, da solo, la riforma, l’EMFA e la prossima legge di bilancio è una notizia che ha un valore specifico, un focus che merita ancora attenzione oltre il ruolo di AD che ricopre. Quando si cerca costantemente di unire i punti, di collegare le tessere di un vasto, complesso e dinamico mosaico alcuni “passaggi” sono centrali e assumono una prevalenza rispetto agli altri, si crea una certa gerarchia che dovrebbe essere rigorosamente perseguita, pena perdere di vista il quadro complessivo.

Questo quadro complessivo, lo scenario che appare alla vista sul futuro del Servizio Pubblico appare cupo, minaccioso e povero. Il disegno del puzzle fatica a comporsi. Si aggiunga pure che non si intravvedono forze, soggetti politici o della “società civile” pronti a venire in soccorso e prospettare una alternativa o visione diversa. Diciamo, semplicemente, che non c’è nulla, almeno per ora.  

Allora, partiamo proprio da quanto Rossi è in grado di “rappresentare” per il suo governo dell’Azienda al Governo che lo ha insediato. Anzitutto Rossi deve “rappresentare” giocoforza un’Azienda traballante, incerta e sula strada di un costante declino. Lo abbiamo scritto innumerevoli volte e non ci ripetiamo. Nonostante si voglia fare tanti sforzi per sostenere il contrario, i numeri non mentono. I suoi interlocutori, forse, ne sono consapevoli più di quanto lui stesso vorrebbe affermare e gli chiedono conto: “Sei capace di tenere la Rai sotto controllo?”. Hai voglia a leggere che “Lui parla direttamente con la Meloni” mentre, filosoficamente parlando, se ne frega dei suoi colonnelli.  

Allora, per quanto ci è dato sapere e leggere, Rossi è andato alla Camera seguendo due binari: il primo è ricevere indicazioni su come tenere in equilibrio la “guerra per bande” in corso a Via Asiago con Sergio solo “apparentemente” al suo fianco e con Marano solo “sostanzialmente” a lui avverso. Su questo capitolo, alleanze trasversali, trame e complotti si potrebbero scrivere capitoli enciclopedici. 

Piccola nota a margine. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro “molto riservato” con tutti i i direttori e il tema era lo stato di avanzamento del Piano Industriale e di quello immobiliare. Perché “molto riservato”? semplice: perché è stata illustrata, ci hanno riferito, una situazione sostanzialmente disastrosa: “I due piani, in combinato disposto tra loro, non avanzano. Quello industriale perché non ha risorse e quello immobiliare perché non ha prospettive e soluzioni imminenti: vedi Milano e vedi la vendita della sede di Venezia”. Meglio tenerlo “molto riservato”. I due Piani hanno un rumore di “sottofondo” politico non irrilevante: le tensioni con la Lega. Il Piano industriale è legato al dossier RaiWay (vendita/cessione quote ovvero operazione fusione con Ei Towers) e quello immobiliare è legato ai tanti “dossier” di specifico interesse di quel partito nelle sue aree geografiche di riferimento, Lombardia e Veneto. In entrambi i piani c’è una figura prevalente sullo sfondo, Roberto Cecatto, ed una subordinata, Roberto Sergio. Entrambi possono avere molto interesse personale.  È verosimile, ci riferiscono, che Rossi possa aver trattato anzitutto questi temi con i “suoi” interlocutori.

Il secondo filone, del quale abbiamo riportato già da tempo notizie, si riferisce alla sua permanenza. Rimane o no? A questa domanda, per quanto abbiamo cercato di capire e sapere, al momento, non c’è risposta. Forse “faranno sapere”, come si usa dire.

Tutto questo si svolge in una scena che vede una quinta di assoluto rilievo: la prossima riforma che, secondo quanto auspicato dalla maggioranza di Governo (Gasparri dixit), potrebbe andare in Aula già entro al fine dell’anno. A quel punto, andate in pace, la partita sarà chiusa e verrà riaperta ai primi del prossimo 2027 con il rinnovo del Cda e della Concessione. Ecco, forse, chiarito perché Rossi è andato alla Camera (ed ha tenuto a farlo sapere) e potrebbe aver posto un drammatico interrogativo “Se devo rimanere cosa devo fare?”.

Alfine, oggi sappiamo che la prossima settimana è stata convocata la Vigilanza per audire Ranucci. Fatto certamente importante. Difficile però non osservare che la Vigilanza non riesce a risolvere il problema presidente, ormai sospeso da oltre un anno, e invece riesce a convocarsi subito per questa occasione. Abbiamo letto che questo fatto “potrebbe essere interpretato come un segnale di disponibilità da parte della maggioranza”. Così come per le “visioni” è necessario andare da un buon ottico, per i “segnali” è necessario rivolgersi ad un Capo Indiano Cheyenne o Navajos.

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mercoledì 29 ottobre 2025

La RAI a Palazzo Chigi: gente che va ... gente che viene

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È cosa buona e giusta che l’AD Rai, Giampaolo Rossi, ieri sia andato alla Camera per “una serie di incontri istituzionali”? è cosa buona e giusta che, “secondo fonti bene informate”, gli argomenti trattati (con chi?) siano stati la riforma Rai, l’EMFA e la manovra? È cosa buona e giusta che questi incontri siano avvenuti, sembra, da solo ovvero almeno senza il presidente pro tempore Marano o financo del DG Sergio? È cosa buona e giusta che Rossi voglia affrontare questi temi che, si suppone, possono certo appartenere alla sua sfera di interesse forse strettamente personale ma che non appartengono alla sua sfera di intervento istituzionale? Se non andiamo errati, finora non è stato mai audito in Vigilanza Rai. È vero o no che è la “politica” a decidere quale possa essere il futuro della prossima Rai che verrà disegnata con la riforma? È vero o no che l’EMFA (European Media Freedom Act) è attualmente in vigore e deve (doveva) essere solo applicato? Per quanto riguarda invece la “manovra” francamente si fatica a capire quale possa essere il suo interesse. Forse il canone, del quale peraltro finora non si è parlato? Teme qualcosa?  

In buona sostanza: perché Rossi è andato a fare questi “incontri istituzionali”? Nota bene, la direttrice delle Relazioni Istituzionali Rai, Angela Mariella (ritenuta in “quota” Lega) ha lasciato da poco l’incarico per andare a sostituire quello di Monica Maggioni. Una “manovra” interna che, ci dicono, molto sospetta e chiaccherata del genere “grande inciucio” e con “grande” intendiamo proprio “grande”. 

Abbiamo chiesto in giro e la risposta è stata pressoché unanime: la lotta interna tra i tre personaggi in cerca di autore, Rossi, Sergio e Marano, è destinata a farsi sempre più aspra ognuno per se e Dio per tutti. Dunque, in buona sostanza, Rossi, secondo autorevoli interpretazioni, sarebbe andato a “capire” l’aria che tira per se stesso (in vista di qualcosa di nuovo) e/o per l’Azienda che dirige. Ma, come è già avvenuto in passato, ci sarebbero stati mille altri modi per farlo e non è necessario “farsi vedere” alla Camera e dintorni quando basta telefonare oppure incontrarsi in luoghi meno trafficati da occhi indiscreti. Evidentemente, era necessario proprio “farsi vedere” e farlo sapere.

Del resto, appunto, la tradizione di DG e AD che vanno e vengono da Palazzo Chigi è lunga e consolidata. A gennaio 2017 Antonio Campo Dall’Orto si reca a Palazzo Chigi dove era stato da poco nominato il fedelissimo renziano e gentiloniano Nino Rizzo Nervo (Messaggero https://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/gentiloni_sceglie_rizzo_nervo_controllare_la_rai-2227849.html ). Ad agosto dello stesso anno verrà nominato DG in successione a Luigi Gubitosi (con la Maggioni nominata presidente). Poi arriva Fabrizio Salini, il primo AD nominato con la Legge Renzi. A giugno 2020 su Repubblica.it si legge di “ …un incontro che si sarebbe tenuto ieri tra il premier Giuseppe Conte e l'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini scatenano le critiche di Pd e Italia Viva. Il colloquio infatti sarebbe stato anche l'occasione per avviare un confronto sulla riforma della governance nell'ambito del quale si è discussa l'ipotesi di ampliare la durata del mandato dei vertici della tv pubblica” vedi  https://www.repubblica.it/politica/2020/06/27/news/rai_pd_italia_viva_contro_conte-salini-260342746/ . arriva poi il turno di Carlo Fuortes che, per non essere da meno, a marzo 2023 incontra la Meloni (vedi https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/03/07/fuortes-a-rapporto-a-palazzo-chigi-rai-commissariata/7087834/ ). Dopo di lui arriva Roberto Sergio e il 19 settembre 2024 sul Fatto si legge “Sergio a Chigi: punta a essere il nuovo dg” (vedi  https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/09/19/sergio-a-chigi-punta-a-essere-il-nuovo-dg/7699161/ ).

È cosa buona e giusta che l’AD Rai possa avere “incontri istituzionali” sul futuro del Servizio Pubblico? Forse anche si, visto poi che da un po’ di tempo a questa parte nessuno sembra occuparsene più e pure quando alcuni, l'opposizione, se ne sono occupati era quasi meglio che non lo avessero fatto visto quello che sono stati capaci di proporre con gli emendamenti.

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martedì 28 ottobre 2025

RAI "Bancomat"

By Bloggorai ©

Se la memoria non ci inganna, il primo a definire il ruolo preminente della Rai come “sportello Bancomat” fu il compianto Riccardo Laganà. Fa sempre comodo a tanti. Grande intuizione, della serie "follow the money" e si capiscono tante cose!!!

Prima di tornare sul tema “pagine nere” necessario soffermarci un “momentino” su due notizie di oggi che brillano di luce propria. La prima la leggiamo su MF dove veniamo a sapere che Monica Maggioni, ex direttrice Rai, dimessa “ad insaputa del Cda” ed ora titolare di un “contrattino” da collaboratrice esterna è entrata a far parte dell’Advisory Board di Iliad in sostituzione della sua collega collaboratrice esterna Maria Latella, la stessa che percepisce oggi un modesto compenso di 730 mila euro per una trasmissione dal 2% circa. Si suppone che sia tutto come “volontariato” a titolo gratuito e che ci sia stato uno “scambio di cortesie” tra giornaliste colleghe esterne Rai. Giova sempre ricordare che la Maggioni è stata fino alla fine di agosto scorso la Direttrice del Coordinamento Editoriale per l'Offerta Informativa. Ovvero il luogo dove sarebbero dovuti avvenire quei mutamenti, quegli adeguamenti, quei coordinamenti ed efficientamenti dell’intera offerta giornalistica del Servizio Pubblico. Della Maggioni, oggi, ricordiamo solo il nome della trasmissione che conduce su Rai Tre e che prende il nome di “NewsRoom” cioè, ironia della sorte, proprio ciò che da tempo si sarebbe dovuto realizzare in Rai e che invece è stato osteggiata e disattesa da tutti, sottolineato tutti. Della Maggioni, preferiamo non ricordare la sua esperienza a Rai News24, dove oggi lavorano oltre 200 giornalisti per realizzare un ascolto medio da prefisso telefonico. Ecco, tanto per rimanere in tema, un’altra “pagina nera” della Rai che non è stata scritta in epoca recente. 

La seconda notizia la leggiamo su quella specie di “ufficio stampa” che è diventato Dagospia quando pubblicizza la nota trasmissione stasera in onda su Rai Due. Leggiamo: “Ho avuto esperienze con le donne, mi sono trovata bene, ma mi piace il manzo" - Belen si confessa da Francesca Fagnani a “Belve” e accende le fantasie dei pipparoli: "trasgressioni? ne ho una, ma non te la posso dire. Ho un bel lato oscuro. sono single, l’ultima volta che ho fatto sesso era agosto. Ho avuto una dipendenza da benzodiazepine. la droga l’ho provata, ma non ho mai esagerato”. Notevole, fior da fiore, da non perdere.  

Questa notizia ci porta dritti dritti nel cuore di altre “pagine nere”: l’offerta editoriale nell’intrattenimento e nell’informazione sia dal punto di vista della capacità di produrre/creare autonomamente prodotti originali (con i relativi costi) sia dal punto di vista dei contenuti e organizzazione degli stessi. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo forte e chiaro: la Rai non sembra più in grado di produrre e realizzare in casa neanche il format più banale, ad esempi quello che prevede un giornalista che intervista un personaggio (o magari un altro giornalista) e si “deve” affidare a coproduzioni con società esterne.

Nel frattempo, rispetto alle “pagine nere” di cui abbiamo parlato ieri e sulle quali stiamo lavorando, ci stanno arrivando notizie molto interessanti. “Faremo sapere” come amano ripetere quando si pone qualche domanda, comprese quelle rivolte ai consiglieri.   

Comunque, proseguendo sul tema “Pagine nere” è bene sempre ricordare un punto centrale. Ce ne sono ancora? Si, e sono tante tante. Tante “pagine nere” che vengono pure da tempi addietro, non sono tutte scritte in epoca recente, per intenderci in epoca Telemeloni, anzi. Alcune sono state scritte, hanno avuto origine in tempi e con persone del recente e lontano passato che hanno avuto importanti e rilevanti ruoli di grande responsabilità dentro e fuori la Rai. Già, dentro e fuori la Rai, esattamente come sta per avvenire con la scrittura di una prossima “pagina nera” della riforma Rai che quando verrà messa nero su bianco nessuno potrà dire semplicemente “piove, governo ladro”. A reggere quella penna ci hanno pensato in molti, amici ... proprio come quella citazione che riportiamo spesso:

“Come hai fatto a fare bancarotta? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.

(E. Hemingway, Fiesta)

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lunedì 27 ottobre 2025

RAI: le pagine "nere"

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La storia recente della Rai, in perfetta sintonia con quella del Paese, è costellata di pagine “nere” o, meglio che vada, opache. Si dice spesso che "la Rai è lo specchio del Paese" e forse, oggi più che mai, è vero. Ci sono tante "pagine nere" di ogni genere e riguardano la gestione economica ovvero le risorse di cui dispone, lo sviluppo tecnologico, l’offerta editoriale e, infine, gli assetti istituzionali.

La prima “pagina nera” o meglio, lo schermo nero, è tornata in evidenza proprio ieri sera con la proiezione su La7 del docu-film Magma- Il delitto perfetto relativo all’omicidio di Piersanti Mattarella avvenuto il 6 gennaio 1980. È bene ricordare il tema e perché si tratta di una “pagina nera” della storia Rai. Perché Mattarella è stato ucciso e da chi? Rispondere al perché porta dritto ai colpevoli, ai mandanti e agli esecutori materiali. Da allora le “piste” si sono contrapposte: da un lato una forte spinta a sostenere il solo “delitto di mafia” e dall’altro una forte spinta al “delitto politico” e segnatamente di destra in collaborazione con apparati dello Stato deviati e/o collusi. Ad un certo punto delle indagini, 1988, in Commissione Antimafia, il Giudice Giovanni Falcone collega l’assassinio di Mattarella con l’eversione nera. Anche recentemente, abbiamo letto sul Fatto.it che la presidente dell’attuale Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, si è espressa in termini di “ …alleanza del male” ha condizionato tutte le stragi italiane, che ha avuto un epicentro fondamentale in Sicilia, che la vedova Mattarella nel riconoscere Fioravanti come esecutore materiale del delitto deve essere presa sul serio”. A farla breve: la Rai che pure avrebbe potuto/dovuto trasmettere Magma, come peraltro era previsto, non lo ha fatto. Perché? Semplicemente perché “rinfrescare” la pista dell’eversione nera, dei neofascisti collusi con la mafia e apparati deviati, è fastidioso e sgradito a tanta “destra” attuale.

Allo stesso modo, sembra essere molto fastidioso e sgradito mandare in onda il film Premio Oscar No other Land sulla tragedia del popolo palestinese. Era previsto prima il 7 ottobre, lo stesso giorno in cui la Meloni è andata in onda due volte da Vespa. Poi sembrava che dovesse essere trasmesso il 21 e non è avvenuto. Abbiamo letto di una “telefonata politica” arrivata in Via Asiago. Fatto sta che, al momento, non è ancora possibile sapere con certezza se e quando potrà essere trasmesso: “faranno sapere” come usano ripetere quando qualche anima gentile gli pone la domanda.

Un altro bel capitolo ricco di “pagine nere” si riferisce alla gestione economia e finanziaria del Servizio Pubblico. La Rai ha poche risorse, sono incerte e quelle che ci sono vengono gestite male. La Corte dei Conti (relazione luglio 2025) lo scrive ogni anno “… ribadisce la necessità che l’Azienda realizzi ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare inefficienze e diseconomie”. Notizia fresca di stamattina: il Fatto riporta il compenso di circa 730 mila euro l’anno per Maria Latella per la sua trasmissione che invece incassa ascolti introno al 2% di share. Quali inefficienze e quali diseconomie siano state sanate non dato sapere. Sappiamo invece che i conti non tornano. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi riprendendo un articolo del Fatto a firma Gianni Dragoni, il buco della perdita netta del bilancio 2024 è di circa 47 mln. Nella recente semestrale è stato detto che la capogruppo Rai sarebbe in utile ma non si specifica se questo risultato è determinato dalla ripartizione dei profitti riconosciuti a terzi (gli azionisti di Rai Way). Non è una osservazione di poco conto. Sempre in ambito economico sono opache le pagine relative al sostegno finanziario del Piano Industriale. Da rileggere attentamente la Nota illustrativa del Piano (vedi  https://www.primaonline.it/wp-content/uploads/2024/01/RAI_nota.pdf ) e la nota presentata in Vigilanza Rai laddove si fa riferimento alla “… trasformazione in Digital Media Company. Tale trasformazione, che è il punto centrale del Piano industriale, richiederà investimenti per circa 113 milioni di euro in nuove tecnologie per il rinnovo dei modelli produttivi”. Ma il documento più interessante (Piano Industriale 2024-26, inquadramento strategico e Piano di sostenibilità) è quello presentato il 14 febbraio 2024 dove, a pag. 12, dove si legge che gli “interventi di Piano, cumulati 2024-26” prevedono 190 mln di “valorizzazione asset aziendali” e dove si prevede la “cessione di quote di minoranza di Rai Way”  che, come noto, non è avvenuta e nessuno è in grado di sapere se e quanto potrà avvenire (rinviato di altri sei mesi il MoU relativo alla trattativa con Ei Towers).

Quest’ultima nota ci porta dritti al cuore di altre “pagine nere” scritte nel capitolo “tecnologia”.  A che punto è la trasformazione della Rai in Digital Media Company (attenzione: non viene mai specificato “di Servizio Pubblico”)? Non sembra essere in nessun punto: dove era prima, pressoché li è rimasta. Esempio: i Data Center. Bloggorai si avvale di autorevoli consulenti e citiamo la sintesi di quanto ci hanno riferito: “I Data Center, ormai sono una componente strategica essenziale per tutto il sistema di diffusione e Rai, semplicemente, non ne ha abbastanza in termini di qualità e quantità. Senza Data Center non si va da nessuna parte. Grosso modo, in sintesi, ne occorrono di due tipi: un primo “tipo” si rivolge all’interno dell’Azienda, cioè un “luogo” dove girano, si lavorano e si conservano i dati e i contenuti digitali, ovvero la “cassaforte coni beni di famiglia” Rai. Il secondo “tipo” di Data Center è rivolto all’esterno, al mercato, ai telespettatori ovvero la cosiddetta CDN (Content Delivery Network). A suo tempo Bloggorai ha dedicato uno speciale a questo tema. Allora, lo stato dell’arte fotografa che quelli del primo tipo in parte già ci sono, di modeste dimensioni e già “datati”. Il secondo tipo invece è affidato in “noleggio” esterno (Akamay ad un costo stimato di oltre 6 mln l’anno). I Data Center sono voraci di tecnologia e di energia. Quindi il tema del make or buy è ancora irrisolto. Un Big Data Center, come pure per la CDN, per un solo cliente non ha senso. Per intenderci: la BBC ha una CDN propria e poi si appoggia per l'overflow a CDN di terzi. La CDN come commodity ha il vantaggio dell'aggiornamento tecnologico e dei costi a bit decrescenti (la CDN ha 3 elementi di costo: traffico, elaborazione, canone) dove un elemento cala sempre e gli altri due crescono. 10 anni fa Mediaset aveva proposto una CDN comune per i broadcasters nazionali tramite un loro consorzio, ma Rai ha mancato l'occasione”.

Conclusione. Se Rai e se Rai Way proseguono a sostenere la strada delle sole antenne (il ferro vecchio) è destinata all’estinzione. Mancano le risorse? È vero. Ma quelle che ci sono in parte rimangono incerte se non minacciate di riduzione (canone) e in altra parte gestite male. Inefficienze e sprechi, appunto, come scrive la Corte dei Conti.

In sintesi: il “dossier “Rai Way” è una grande pagina nera che nessuno ha voglia di leggere e le sole righe che sembrano interessare sono i lauti dividendi che la società distribuisce agli azionisti grazie anche al vantaggioso canone che Rai paga ogni anno alla quotata per oltre 210 mln.

Andiamo avanti con altre “pagine nere”.

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domenica 26 ottobre 2025

RAI: in attesa di "pagine nere" ... attendere prego

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Anche oggi siamo in "lavorazione".
Vi segnaliamo però che questa sera andrà in onda la prima puntata della nuova stagione di Report (inattesa che il Cda Rai ripristini le quattro puntate che gli sono state tolte.
ATTENZIONE. Purtroppo su La7 va in onda il docu-film Magma - Il  Delitto perfetto sull'omicidio di Piersanti Mattarella, proprio in questi gioni riaperto clamorosamente e del quale vi abbiamo parlato spesso. Era stato già "attenzionato" dalla Rai che poi invece ha deciso di non trasmetterlo ed è stato poi acquistato da La7 e da Netflix. Ne riparleremo appunto, nelle "pagine nere".

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sabato 25 ottobre 2025

RAI. attendere prego !!!

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Il Post di oggi potrebbe essere pubblicato in giornata ...
rimanete sintonizzati:  ci occuperemo di "pagine nere". 

 

venerdì 24 ottobre 2025

RAI: Cassa Integrazione e Consiglieri di amministrazione, un futuro probabile

 

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C’è da essere seriamente preoccupati per il futuro della Rai e di molti suoi lavoratori. Se un giorno mai dovesse succedere che viene risolto il giallo di Garlasco e allo stesso tempo sono finite le repliche delle repliche di Montalbano, Techedeche non va in onda in inverno e il perfido gioco d’azzardo dei pacchi su Rai continua a precipitare contro il suo antagonista su Canale 5, si può prospettare un rischio di Cassa Integrazione per qualche centinaio di lavoratori del Servizio Pubblico. In particolare Garlasco tiene banco tre o quattro serate su sette e le altre si dividono tra un Montalbano e un Ballando. Correte ai ripari.

Però, a quanto sembra, l’AD &C si affannano a sostenere che “Tout va très bien Madame la Marquise”. Nei giorni scorsi, come vi abbiamo accennato, è stato presentato ai direttori al CdA un documento, riservato, sullo stato di aggiornamento del Piano Industriale. Per ora vi possiamo solo riferire commenti, forse parziali, ma sufficienti a capire l’aria che tira. A fronte di un moderato ottimismo di Rossi &C gli altri ascoltavano silenti. E non aggiungiamo altro di cui ci hanno riferito.

Bene, o meglio, male. Lo abbiamo già fatto una volta e però sembra necessario oggi ripetere un interrogativo fondamentale: cosa hanno fatto, cosa fanno e cosa dovrebbero fare i Consiglieri di Amministrazione. Ovviamente, ci occupiamo solo di quelli dell’opposizione. 

Abbiamo individuato tre aree di riflessione: il dovere “amministrativo” previsto dal Codice civile, quello “politico” previsto dal ruolo che ricoprono come espressione di partiti che li hanno nominati e quello “etico morale” che potrà essere strettamente personale ma anche pubblico per gli interessi collettivi che dovrebbero rappresentare e tutelare.

La prima domanda trova facile risposta, almeno sul piano dell’informazione disponibile: per lo più abbiamo ritrovato qualche comunicato stampa del Consigliere Natale e qualche intervento in occasioni pubbliche. Quali risultati ne sono scaturiti dalle tante domande rivolte all’AD non è dato sapere. Dell’altro consigliere di Majo si sono perse le tracce da tempo, ci dicono di averlo intravisto a Sanremo e a Venezia ma non ne siamo sicuri che fosse proprio lui o uno che gli somiglia e si spacciava per consigliere Rai.

Gli altri interrogativi trovano facili risposte anzitutto nel Codice Civile (es. art. 2381 che prevede l’agire in modo informato e, a questo proposito, abbiamo chiesto a suo tempo se erano stati informati dell’affare Maggioni e, ovviamente, non abbiamo avuto risposta) che sostanzialmente, in sintesi, definisce il loro compito in termini di vigilanza, controllo, partecipazione alla definizione e tutela degli interessi pubblici che dovrebbero rappresentare. Se provate a porre questo interrogativo all’IA troverete ampia e sodisfacente risposta.

La seconda riflessione, quella relativa al “dovere politico” è molto semplice. Di Majo e Natale sono stati nominati a seguito di un patto scellerato. I due partiti che li hanno espressi fino a pochi giorni prima del 26 settembre erano unisoni nel sostenere “prima la riforma Rai e poi le nomine” e dopo quel pomeriggio hanno invertito la posizione e intanto si sono presi le nomine. Se non che, avrebbe dovuto seguire la riforma Rai e vi abbiamo documentato passo passo, giorno per giorno che fine ha fatto: se tutto va bene sarà una riforma targata Governo Meloni. Qualcuno ha qualche dubbio? Vogliamo parlare delle proposte di riforma dell’opposizione? I consiglieri si sono posti il problema della possibile legittimità del loro operato in presenza di una vistosa anomalia istituzionale che vede la presenza di due presidenti, uno designato ma non ratificato (la Agnes) e uno facente funzioni (Marano)? Si accontentano di quanto è stato riferito dall’AD o hanno richiesto un parere pro veritate esterno all’Azienda?    

Veniamo alla terza area, quella etica/morale. Premesso che ognuno può avere la sua, strettamente personale e insindacabile, in questo caso trattandosi di un ruolo pubblico, la questione è più complessa. Ad esempio, visto che ce ne siamo occupati spesso: il gioco d’azzardo e la ludopatia sostenuto ogni sera e mandato in onda da RaiUno. È etico/morale che un’Azienda di Servizio Pubblico si faccia sostenitrice di una delle piaghe sociali più devastanti presenti nel Paese? Altro esempio: è etico/morale che il prodotto editoriale televisivo che va tanto per la maggiore sugli schermi Rai è il genere “crime”? Nei giorni scorsi è esplosa la bomba di fronte alla casa di Ranucci e non solo Bloggorai si è posto una domanda: ma quando la Rai ha deciso di tagliare 4 puntate e spostare la collocazione di palinsesto di Report quale è stata a suo tempo la risposta etico/morale dei consiglieri?

Ognuno si ponga le proprie domande e ne tragga le debite conseguenze. 

A marso scorso l’Usigrai, che Natale conosce bene, ha scritto chiaro e tondo “L’unica strada per uscire dal pantano sono le dimissioni di questo vertice…” e lo stesso concetto è stato ribadito nei giorni scorsi dal M5S con “ … e' necessario che tutelino i principali programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro". Quanto tempo sarà necessario per sapere una risposta? Ripetiamo: basta una telefonata e il gioco è fatto. 

Cari Consiglieri di Majo e Natale, dimettetevi e fatelo subito, ogni giorno che passa, bene che vada, vi rende partecipi di quanto avviene se non oltre. Se non siete in grado di fare di meglio e di più, lasciate a loro, a questo Governo, la responsabilità del passato, del presente e del futuro Servizio Pubblico.

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ps. Il palazzo che si vede nell’immagine del titolo NON è quello della nuova sede di Via Severo (anche se gli somiglia). Però ci sarà utile ad introdurre l’argomento. È iniziato l’esodo e c’è molto da sapere e da capire. Chissà quanto ne sanno, appunto, i consiglieri di Majo e Natale?

giovedì 23 ottobre 2025

RAI: dacci oggi una sana dose di stanchezza quotidiana

By Bloggorai ©

Stanchezza patologica. Abbiamo scoperto l'esistenza di questo fenomeno proprio stamattina all’alba, ascoltando la radio (che non è Radio Rai). Abbiamo scoperto che si tratta di un ramo importante di studio delle neuroscienze. Improvvisamente ci si è illuminata la scena. Abbiamo scoperto la causa che spesso impedisce di andare avanti con lucidità ed entusiasmo. Tutto appare faticoso, anche i semplici gesti mentali ci preoccupano per l’impegno che richiedono. E, purtroppo, sembra, che non ci sono terapie in grado di funzionare. Fintanto che si tratta di fatica muscolare, magari è sufficiente un buon riposo o una pasticcona di reintegratori vitaminici e ti rimetti in sesto. Ma per la stanchezza mentale è altro problema e non è determinata solo dall’età che avanza implacabile.

Seguire costantemente i “fenomeni” e le vicende Rai e del Servizio Pubblico è stancante, faticoso e poco divertente. Non parliamo poi delle persone, di coloro che “fanno” o dicono le cose. Fanno passare ogni briciolo di buona volontà: come puoi commentare le frasi di “Cora” sui palestinesi che si mitragliano da soli, cosa vuoi dire delle battutine di De Martino, come vuoi valutare chi ha deciso l’ulteriore rinvio della messa in onda di No Man’s Land? Cosa vuoi dire di più sulla riforma Rai che potrebbe rappresentare la Caporetto del Servizio Pubblico e non per sola colpa della destra di Governo? Cosa vuoi pensare quando vedi che alla manifestazione sulla libertà di stampa c'erano otto gatti e pure "diversamente giovani"?

Tanto per capirci, ieri sera, per l’ennesima volta, su Rai Uno è andata in onda la replica della replica di Montalbano. Siamo rimasti paralizzati con il telecomando in mano: ci è preso un attacco violento di stanchezza patologica a tal punto che facevamo fatica a cambiare canale. Come al solito, ci siamo chiesti perché tutto il mondo audiovisivo, tutta la televisione, tutto il panorama delle mille offerte editoriali disponibili in mille device va avanti in tutte le direzioni, solo la Rai e segnatamente Rai Uno va indietro e non riesce ad andare oltre la nostalgia di un recente o lontano passato. Da Techedeche al prossimo Sandokan, da Benigni a Celentano, lo sguardo è sempre rivolto al bel tempo che fu. Il presente di RaiUno è una chimera e il futuro è solo una astratta declinazione verbale. Ed ecco che arriva la stanchezza patologica che non è più solo un fenomeno individuale ma interessa milioni di persone. Un fenomeno che facilmente e fatalmente si estende dai consumi televisivi ai comportamenti elettorali o viceversa. Rai Uno, la rete ammiraglia del Servizio Pubblico, non ha un programma di approfondimento/dibattito/confronto giornalistico sui grandi temi di attualità e quello che ha lo ha consegnato “in appalto esterno” a Bruno Vespa. Amen.

Tanto per capirci ancora. Bloggorai appartiene a quella categoria umana in via di estinzione che ancora preferisce leggere la carta piuttosto che lo schermo. A Bloggorai piace andare all’edicola e salutare Maurizio dove incontro qualche amico di quartiere con il quale subito dopo prendere il caffè in piazza. A Bloggorai piace il rumore dei fogli che girano tra le mani, avvertire il “profumo” dell’inchiostro. A Bloggorai piace segnare le frasi o i titoli più interessanti con una vecchia matitona a mina bicolore rossa e blu (ministeriale) e magari poi ritagliare gli articoli. Certo, poi usiamo il tablet, il PC e lo smart phone. Ma i due mondi, per nostra intima fortuna, sono ancora ben distinti. È successo allora che ieri mattina quando abbiamo aperto il Corriere abbiamo avuto una sorpresa: abbiamo trovato due prime pagine perfettamente uguali. Abbiamo subito scoperto il trucco: era una invenzione pubblicitaria di Netflix che ha comprato ben quattro pagine intere per promuovere il suo prossimo prodotto. Geniale! Non sappiamo quanto efficace ma certamente geniale. Ed è in questi momenti che cerchiamo in quale recondito anfratto si cela la “genialità” del Servizio Pubblico.

Per oggi ci siamo stancati. Per fortuna non ci sono altri stimoli interessanti di cui occuparci. I medici e i filosofi (Schopenhauer e Kant) raccomandano di passeggiare. Già, una buona passeggiata anche se il tempo non è proprio dei migliori, forse, ci restituisce un filo di energia.

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mercoledì 22 ottobre 2025

Bombe RAI 5: la Terra di Mezzo tra confusione e incertezza

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Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono. Se le opere non si compiono arte e morale non prosperano e se questo avviene la giustizia non e' precisa e se la giustizia e' precisa il paese non sa dove poggiare.

Percio' non si deve tollerare che le parole non siano in ordine.

Oggi sembra una giornata di mezzo. Nel mezzo della stagione che cambia. Nel mezzo di un momento politico che non prende forma tra una destra in apparente solida maggioranza e una sinistra che non cresce. Nel mezzo di un Paese sempre più povero, con oltre 5 milioni di indigenti. Nel mezzo di un paese sempre più anziano dove si nasce sempre meno. Nel mezzo di un Paese dove va a votare solo una minoranza, vicino alla soglia critica del 50% di astensione.

In questa giornata di mezzo abbiamo visto la “mezza” manifestazione di ieri sera in solidarietà a Ranucci e Report: Piazza Santi Apostoli era mezza piena (o mezza vuota) e le persone che hanno aderito erano ben oltre la mezza età. Erano completamente assenti i “giovani” che invece abbiamo visto numerosi in tutte le recenti manifestazioni di solidarietà con il Popolo Palestinese. Perché poche persone e perché pochi o nulli i giovani? Eppure il tema, la libertà di stampa, è universale e fondamentale (tant’è che ieri sera sono apparsi pure esponenti di governo). Eppure la manifestazione è stata si promossa dal M5S ma vi hanno aderito conviti anche il PD e AVS e ciononostante i pochi che vi hanno partecipato non “sembravano” rispecchiare tutte le anime politiche dell’opposizione. Eppure, i “giovani” non dovrebbero essere insensibili al tema. Insomma, qualcosa non torna, come abbiamo scritto ieri.

Cosa c’è che non torna? Ci possono essere tanti buoni motivi, politici anzitutto proprio come le “piste” più o meno criminali che vengono seguite (come se la criminalità, appunto “organizzata” non fosse contigua a certa politica).  

Proviamo a cercare una possibile risposta nel solo ambito che, forse, conosciamo bene: la Rai. Non torna, ad esempio, la “solidarietà” dei vertici a Ranucci e Report che prima gli tolgono quattro puntate, lo spostano di collocazione (dal lunedì alla domenica), gli impongono intralci burocratici ed editoriali (vedi l’Espresso dello scorso luglio “Ci tengo a informarvi direttamente per evitare fraintendimenti. Dopo circa 10 anni, la Rai ha deciso, per motivi noti, di togliermi la responsabilità della firma per quello che riguarda presenze, contratti, trasferte, acquisti, questioni legali penali civili, rapporti con autority’’ o gli impongono un “supervisore” su servizi (vedi https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/26/supervisore-programmi-rai-norma-anti-report-opposizioni-attaccano/7852292/ ). E poi non torna l’immagine del Cda che si fa fotografare in Via Teulada vicino a Ranucci e che invece non si convoca urgentemente in via straordinaria per ripristinare subito le quattro trasmissioni tolte e la ricollocazione al lunedì sera. 

Come abbiamo letto in un comunicato del M5S sul Cda Rai: “…  e' necessario che tutelino i principali programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro". Se ci possiamo permettere un modesto consiglio: alzate il telefono e chiamate subito il vostro consigliere di Majo, magari poi l’altro consigliere Natale lo viene a sapere si accordano e insieme si dimettono.

In questa terra di mezzo, ovviamente, si colloca anche il tema della riforma Rai. Ieri sera l’abbiamo sentita invocare più volte. È una riforma di mezzo, nel senso che la proposta dell’opposizione è o appare del tutto dimezzata rispetto a quella della maggioranza. Queta mattina sono completi gli emendamenti al testo di riforma dove il solo che spicca di luce propria è quello della Lega sul canone. Ne abbiamo scritto tante volte e non ci ripetiamo più di tanto. In sintesi: gli emendamenti proposti da PD, M5S e AVS sono prevalentemente a dir poco inaccettabili, irrilevanti, irricevibili e ai limiti dell’illegittimità costituzionale. E non ha alcun senso invocare “lo spirito unitario” dell'opposizione  raggiunto dagli Uffici legislativi dei partiti e non dal dibattito pubblico come invece è avvenuto: quale "unità " ci può essere se i contenuti sono inverti e confusi?  Chi, come e perché si “inventa” un Contratto Obiettivi e Mezzi (poi diventato Attività e Risorse) senza capo né coda? Da una parte si scrive che dura 5 anni e in altra 10? Come e perché si inventa un “canone scorrevole anno per anno” da una parte e dall’altra si scrive che il finanziamento Rai avviene con “risorse statali” e, infine, come si deve intendere l’art. 64 della Costituzione laddove dice chiaro e tondo che il Parlamento non prevede votazioni con il criterio dei “due terzi”???

Ci sono volte, ci sono avvenimenti, che si comprendono molto più facilmente di quanto invece non appaiono complessi.

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martedì 21 ottobre 2025

RAI: i "corni non tontano"

 By Bloggorai ©

Annegheremo nel porto delle nebbie prima di sapere chi è stato e perché è stata messa una bomba davanti casa di Ranucci. Siamo quasi certi che ogni giorno verrà fuori una nuova pista che necessariamente dovrà essere seguita ... della serie “non escludiamo nulla” e siamo quasi certi che ci porterà lontano, talmente lontano che forse un giorno ci dimenticheremo tutto. Sarà verosimile, giocoforza, che la vicenda si aggiungerà alla lunga lista di misteri italiani che non verranno mai svelati.

Ma, come abbiamo detto ieri, l’attenzione doverosa sulla bomba a Ranucci ci induce a distogliere forzatamente lo sguardo da altri problemi verso i “corni  che non tontano”: non tornano molte cose dentro e fuori la Rai. Non tornano molti conti a partire del primo e proprio oggi, forse, più rilevante.

I “corni non tontano” sul fronte dell’informazione. Ranucci e con lui pochi altri suoi colleghi (Giammaria, Carfagna, Zanchini, Inciocchi,  etc e si aggiunga pure Giorgino che pure è direttore e non potrebbe andare in video) sono gli unici giornalisti interni Rai a condurre una trasmissione di approfondimento/inchiesta/dibattito. Tutto il resto, ed è tanto, è saldamente in mano a giornalisti esterni alla Rai, al Servizio Pubblico: a partire dal monopolio di Vespa su Rai Uno per arrivare alla “neo esterna” Maggioni, passando per i vari Giletti, Iacona, Damilano e per finire al prossimo Sottile tutti insieme ad altri numerosi nomi. Non è un caso poi che proprio agli interni Rai vengono riservati “trattamenti speciali” come la riduzione delle puntate (- 4 a Report) o la chiusura del tutto (Petrolio) e nel mezzo la riduzione di spazio. Nel frattempo, si collezionano “in-successi” clamorosi di giornalisti esterni che dopo qualche puntata vengono chiusi senza che nessuno paga pegno per averli mandati in onda. Ma, come ripetiamo spesso e volentieri, i “corni non tontano” su tutto il perimetro dell’informazione Rai: manca qualsivoglia progetto, o Piano editoriale, uno straccio di strategia o “visione” che dir si voglia. Completamente disattesi o dimenticati i piani industriali e il Contratto di servizio che prevedeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche” e non dimentichiamo la famigerata “newsroom” di cui è rimasto solo il nome della trasmissione assegnato per diritto divino alla Maggioni (ora esterna). Superfluo ricordare il caso di Rai News24 e i suoi ascolti da prefisso telefonico pur con oltre 200 giornalisti in redazione. Superfluo ricordare, come abbiamo riportato spesso e volentieri, i dati di ascolti dei Tg Rai che perdono telespettatori come un tubo forato.  

I “corni non tontano” sul fronte, appunto, dei conti economici. Ci avviciniamo velocemente a quando si dovrà definire l’importo del prossimo canone Rai e ancor nessuno, ragionevolmente, è in grado di immaginare quale sarà. Le proposte di riforma Rai in discussione al Senato oscillano tra un “canone scorrevole” proposto dall’opposizione PD, M5S e AVS mescolato ad una “fiscalità generale” rivista e corretta in salsa “stanziamento di risorse statali” proposta sempre dai partiti di opposizione (sic!!!) per arrivare alla proposta di riduzione progressiva già avanzata dalla Lega (senatrice Bizzotto, un suo cavallo di battaglia) e ora riproposta in un apposito emendamento della maggioranza.  Come posso  tornare i conti senza alcuna certezza del loro futuro?

Ma i “corni non tontano” non solo per il futuro ma anche per il presente e per il passato. Ieri il Fatto ha pubblicato un breve articolo che la dice lunga con il titolo “Il Cda Rai dice: siamo in utile senza dare i dati. Tutti i dubbi”. Ha ragione a sollevare un grande dubbio: Rai dice solo “siamo in utile” senza specificare nulla più. L’articolo ricorda che il bilancio 2024 è stato chiuso in perdita di circa 47 mln e non si capisce come sia possibile che nel breve giro di sei mesi possa essere recuperata la differenza (ovvero la tendenza visto anche l’anno precedente). Ma ciò che è più rilevante notare è che non si fa cenno alla ripartizione dei profitti agli azionisti esterni alla capogruppo, segnatamente quelli di Rai Way per circa 16 mln. E, a questo proposito, non si può non ricordare l’ulteriore rinvio di sei mesi del dossier sulla vendita/fusione della quotata Rai da dove sarebbe dovuta arrivare una boccata di ossigeno indispensabile a sostenere il Piano Industriale. È proprio il caso di dire che i “corni non tontano”.

I “corni non tontano” infine sul fronte degli ascolti. Ormai il fenomeno è consolidato, inarrestabile e forse irreversibile e vale un po’ per tutte le emittenti (la platea si riduce) ma è più interessante per il Servizio Pubblico: i telespettatori emigrano dagli schermi della Tv generalista, dai telegiornali, e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Si usa dire che “ogni persona che ci lascia era un telespettatore Rai e ogni nuova persona che nasce sarà un telespettatore di un’altra Tv”. Il Servizio Pubblico guarda sempre più al passato più o meno lontano: dalle innumerevoli repliche di Montalbano a Ballando con le stele passando per Techedeche in onda tutta l’estate aspettando Benigni e sperando in Celentano. La "rincorsa" al pubblico giovane è finita prima ancora di iniziare. A Villa Arzilla brindano a prosecco. Necessario ricordare pure il fallimento della “riforma per generi” come pure certificato nel famigerato documento di gennaio scorso sull’offerta editoriale 2025. Segnatamente per Rai, ormai la disfatta nel day time rischia di diventare un dato affermato: “Tv: nel 2024 Mediaset batte Rai per ascolti, Rai prima nel 'prime time” (Sole 24Ore di maggio 2025) mentre nel prime time (peraltro ora sempre più notturno) la situazione inizia a vacillare, per non dire dell’access time dove il nefasto gioco d’azzardo dei pacchi di Rai Uno è stabilmente sotto Canale 5.

Già … molti “corni non tontano” ed è ragionevole dubitare che possano “cornare” fors’anche perché mancano i "contabili”. Non ci sono più i “ragionieri di una volta”.

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domenica 19 ottobre 2025

Bombe RAI 4: parliamo d'altro

 

By Bloggorai ©

Ieri durante la sua partecipazione alla trasmissione Newsroom (sic !!!) Ranucci ha affermato di non credere molto alla pista politica per l’attentato sotto casa sua. Testuale: “Io credo che sia un'opera di qualcuno legato alla criminalità o comunque che si serve della criminalità. Non vedo invece scenari o mandanti politici, come pure è stato ipotizzato, perché la politica ha altri strumenti se vuole... Starei quindi con i piedi a terra. Tuttavia è possibile che qualcuno possa pensare di fare un favore a qualche amico, questo sì...»

Avrà le sue tante, ragionevoli, meditate e buone ragioni per fare queste affermazioni molto di più di quanto non ne possano avere tutti gli investigatori e gli osservatori messi insieme. Quindi le piste prevalenti potranno essere le varie mafie, le lobby interessate a qualche piccolo o grande affare oppure qualche scapestrato cialtrone terrorista camuffato da professionista (o viceversa) che armeggia con la polvere dei fuochi artificiali senza sapere bene perché e per conto di chi. Non ci spiega però quali sono i ragionamenti che lo inducono su questa “pista” che escluderebbe quella politica e poi che significa esattamente “… che si serve del criminalità”. Chi se ne serve? E perché supporre a priori che la “politica ha altri mezzi” che non siano quelli già utilizzati in passato? Infine: chi farebbe quale favore a quale amico?

Prendiamo atto di queste osservazioni di Ranucci però qualcosa non torna. Non tornano anzitutto alcune considerazioni fondamentali: è vero o no che spesso e volentieri la criminalità organizzata è state e forse è ancora in stretta collusione con una certa “politica” che non si fa scrupolo di utilizzarla a suo uso e consumo? È vero o no che nella storia di questo Paese la criminalità organizzata ha agito sotto mentite spoglie e magari pure indisturbata o almeno non “vigilata” quanto invece avrebbe dovuto essere? 

In sintesi: è vero o non è vero che la criminalità organizzata è “politica” e forse lo è allo stato bestiale e primordiale e che senza una adeguata “politica” compiacente, complice e di copertura non potrebbe prosperare e diffondersi?

Ieri abbiamo proposto una “convergenza”, una similitudine di ragionamento con il caso del delitto Mattarella quando ancora si vuole sostenere che si è trattato di una “pista” mafiosa e che la “politica” nera, nerissima, non c’entra nulla. È utile e interessante ricordare quanto dichiarato dall’onorevole Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare Antimafia (nota bene: appartiene a Fratelli d’Italia, il partito della Meloni) quando a maggio scorso sostenne che “ … l'alleanza del male ha condizionato tutte le stragi italiane, che ha avuto un epicentro fondamentale in Sicilia, che la vedova Mattarella nel riconoscere Fioravanti come esecutore materiale del delitto deve essere presa sul serio” (dal Fatto.it del 26 maggio). A discapito di quanti invece stanno indagando sui esecutori per mano di mafia (senza peraltro avere riscontri dopo quasi 10 mesi dalla recente "notizia" pubblicata da Repubblica lo scorso gennaio). Qualcuno, forse, potrebbe non aver preso bene queste dichiarazioni della Colosimo.

Speriamo di chiudere presto questo capitolo di Bombe Rai per tornare ad occuparci solo di Servizio Pubblico e poi di Rai. E ce n’è in abbondanza. Ce n’è talmente tanto che non ci sembra poi tanto fantascientifico aggiungere una “pistina” complementare, subordinata, terziaria e financo accessoria alle tante che vengono seguite sull’attentato contro Ranucci: distogliere o alleggerire le attenzioni sui tanti “problemini” Rai che crescono, si amplificano e si estendono in tante direzioni.

La Rai, il Servizio Pubblico non sta bene, non accenna a guarire e la prossima riforma targata Meloni potrebbe aggravare la situazione. Non foss’altro perché non c’è un bravo medico e non si trova un farmaco adeguato.

Parliamo d’altro … già … parliamo d’altro.

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Bombe RAI 3: il fuoco artificiale

By Bloggorai ©

“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze” 

Leonardo Sciascia

Tanti moventi, molti mandanti, un solo esecutore. Moventi e mandanti si voglio spesso mescolare in un calderone indistinto dove l’uno può valere ed è in funzione dell’altro. Mafia/camorra/n’drangheta o criminalità più o meno organizzata e sofisticata o cialtrona e arruffona, nazionale o internazionale che arriva fino ai cartelli dei narcos oppure limitarsi agli affari del litorale romano. Non sarà facile venirne a capo e non si può escludere che la bomba davanti casa di Ranucci possa finire negli archivi polverosi dove ne giacciono già tanti. 

Come già avvenuto in passato, si faranno carte false per alzare polvere, distogliere l’attenzione sulla verità prevalente e fastidiosa a vantaggio di quella utile e comoda a molti. Un cialtrone travestito da finto terrorista o un vero terrorista vestito da falso cialtrone che maneggia fuochi artificiali fa comodo a molti. Fa certamente comodo a molti buttarla “in caciara”. Per non dire di quanto già di suo l’attentato a Ranucci è in grado di distogliere l’attenzione su tanti altri problemi interni ed esterni alla stessa Rai. Con una bomba sola tanti risultati a valere per il passato e monito per il futuro. Solo menti sopraffine, sofisticate e “intelligenti” sono in grado di mettere a terra un piano del genere.

Non ci stupirebbe se qualcuno volesse affermare che "non ci sono prove che la bomba sotto casa di Ranucci le ha messe un terrorista" adombrando il sospetto che magari se l'è messa da solo per autoammonirsi o farsi pubblicità. Poi magari qualcuno prende le sue difese e sostiene ch lo ha detto "a titolo personale".

Bloggorai, come noto, è complottista per natura e cultura, pone domande e solleva interrogativi. Leggendo i giornali di ieri e di oggi, ci stupisce come una pista tra le tante non trova sufficiente attenzione. Facciamo qualche passo indietro a partire dall’altra sera quando Ranucci dalla Gruber su LA 7 rivela che gli sono giunte intimidazioni pesanti su un tema specifico: “lascia perdere il caso Moro e Mattarella”. Argomento molto spinoso e complesso sul quale, dopo oltre 45 anni, non ci sono ancora verità e non c’è stata giustizia. Allora, succede che il 4 gennaio scorso, su Repubblica compare un lungo articolo a firma Lirio Abbate, con il titolo “Omicidio Mattarella svolta 45 anni dopo indagati due killer” e si legge “Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta sull’omicidio del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato il 6 gennaio1980 a Palermo. Si tratta di soggetti legati alla mafia accusati di essere i sicari dell’esponente della DC, fratello del Capo dello Stato Sergio Mattarella”. L’articolo è “pesante”: intende riportare una pista, segnatamente quella mafiosa, alternativa e opposta a quella del magistrato Falcone che invece indicava quella politica e segnatamente quella della destra fascista e terroristica che potrebbe aver utilizzato la mafia.  Sono trascorsi 10 mesi e di quella “notizia” per certi aspetti clamorosa non si è saputo più nulla: perché dalla Procura di Palermo non è “trapelato” più nulla su questo argomento? A che punto è l’indagine sui presunti colpevoli dell’omicidio Mattarella individuati in due nomi di mafiosi importanti?

Per una singolare coincidenza, il giorno 9 gennaio scorso, era prevista a Roma la proiezione in anteprima del docu- film “Magma. Mattarella, Il delitto perfetto” (vedi e leggi bene https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2025/01/04/il-delitto-perfetto-un-docufilm-su-piersanti-mattarella_8c099f6f-f57d-4bb8-8772-2f209525eee6.html). Attenzione, il film era previsto che venisse messo in onda sugli schermi Rai e invece, misteriosamente, viene tolto e vale la pena rileggere quanto scritto a Bloggorai a gennaio scorso: https://bloggorai.blogspot.com/2025/01/omicidio-piersanti-mattarella-lo.html  . Una nota del M5S e del consigliere Natale chiede perché è saltata la diffusione ma, ovviamente, nessuna risposta è mai pervenuta. Pochi mesi dopo, il 18 maggio scorso, Ranucci e Report (a firma Paolo Mondani) se ne occupano e mandano in onda un servizio con il titolo “Il passato che ritorna” e si chiede “E si chiede: “Com'è possibile che, a 45 anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella, il fratello del Presidente della Repubblica, non si sappia ancora chi siano i mandanti politici e mafiosi di quel delitto? Possibile che lo Stato, in tutto questo tempo, non sia riuscito scoprire la verità?”. Report si è chiesto perché si cerca di offuscare la pista nera sull’omicidio Mattarella. La puntata di Report merita di essere rivista integralmente: https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Un-passato-che-ritorna-e23b7bc9-6d55-4889-9693-b6554d8ea413.html .

Già, perché la Rai non ha trasmesso Magma che invece è stato trasmesso su La7 ed ora è disponibile su Netflix? Il Servizio Pubblico non è nuovo quando si tratta di offuscare e sottovalutare argomenti scomodi a destra: vedi il recente caso del film premio Oscar No Man’s Land, già previsto in onda il 7 ottobre scorso (giorno in cui la Meloni era inonda prima da Vespa alle 20.30 e poi a tarda notta a Porta a Porta) ed ora misteriosamente rinviato a non si sa quando.   

Bene, ieri in una nota del M5S si è letto che “Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi (dal Cda Rai) si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro”. Il problema è molto semplice: la scelta concreta è una sola ovvero ripristinare per intero Report e altre trasmissioni del genere come Petrolio e il passo indietro doveva già avvenire quando Report è stato indebolito con tagli e spostamenti di palinsesto e Petroli è stato cancellato. Comunque, hanno un loro consigliere di riferimento, Alessandro di Majo: basta fare una telefonata. Al consigliere Natale le dimissioni le aveva suggerite pure Bloggorai.

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sabato 18 ottobre 2025

Bombe RAI 2: chi, come, dove, quando e perché

By Bloggorai ©

Chi, dove, come, dove, quando e perché. Elementare quanto fondamentale: se non si riesce a mettere insieme in pezzi, se non si riconnettono i punti essenziali, se non si comprende (come sempre) il contesto e la sua genesi, difficile comprendere gli avvenimenti e costringe e limita alla constatazione e alla solidarietà.

Chi è stato colpito? Anzitutto la persona, Sigfrido Ranucci, la sua persona e le persone che gli sono vicine: la sua famiglia e i suoi colleghi. Ma l’obiettivo sotteso è chiaro ed evidente e trascende le persone: è la “sua” trasmissione, Report, e quel “modo” di fare giornalismo, quello stesso per cui nel recente dibattito sul Contratto di Servizio Rai si è concentrato sul “giornalismo d’inchiesta” e che non pochi volevano limitare se non chiudere del tutto. 

Dove è avvenuto l’attentato? Davanti casa sua, dove vive la sua famiglia, dove era parcheggiata anche la macchina della figlia. Una casa nella provincia sud della Capitale, vicino ai quei “litorali” dove ora si cercano i possibili mandanti ed esecutori, quei clan malavitosi/mafiosi che governano quelle zone. Saranno, speriamo, gli inquirenti che indagheranno. Però, a naso, ci appare una pista “comoda”, buona a per tutti gli usi. Un “professionista” avrebbe potuto colpire dovunque e invece lo ha fatto proprio in quel posto, davanti casa di Ranucci e nella zona in cui abita: due risultati in un colpo solo ovvero intimidire Sigfrido e la sua famiglia e mandare un “messaggio” al territorio. Ma il “territorio” è proprio quello dove abita Ranucci oppure è ben più esteso, non solo geograficamente.

Come? Si legge per lo più di un ordigno confezionato con polvere pirica, roba da fuochi artificiali, innescato con una miccia. Qualcuno ha scritto invece "tritolo", che non si trova proprio al supermercato. Sembra roba da cialtroni camuffati da terroristi o da professionisti camuffati da cialtroni del terrore. Non è la prima volta che succede dove le due “categorie” si mescolano e si confondo, l’una in funzione dell’altra e il “come” diventa la chiave di lettura dell’attentato.

Quando? La scelta del tempo non è mai casuale. Raramente nella storia succede qualcosa per fatal combinazione o per caso fortuito. Tutto ha sempre una sua logica e un tempo. Il momento storico di questo Paese, il momento storico dell’Azienda in cui lavora Ranucci e si diffonde Report sono molto particolari e, in qualche modo, si intrecciano. Intorno a noi ci sono guerre devastanti e drammatiche: Report si è spesso occupato di traffico di armi. Tra i tanti nemici della persona e della trasmissione, alcuni sono dentro l’ex palazzo di Viale Mazzini: Report, come pure Petrolio condotto da Duilio Giammaria, hanno subito tagli pesanti e non è un mistero che la “politica”, quasi tutta, ha vissuto le sue/loro inchieste in modo “fastidioso”.  Allora perché la bomba proprio oggi? Evidente che non c’è una sola risposta ma tante messe insieme. difficile credere per “vendetta” su qualche inchiesta passata, più facile credere per qualche inchiesta prossima a venire. Più facile credere meglio, supporre, ad un “depistaggio”, un classico modo di far deviare lo sguardo, rivolgere l’attenzione da altre parti. In questo momento, forse più che nel recente passato, è utile e conveniente “esprimere solidarietà” a Report ed occupare quello spazio che altrimenti si dovrebbe concentrare su altri temi, nazionali e internazionali e financo interni alla stessa Rai. Chi si ricorderà più nelle prossime ore o nei prossimi giorni di quanto avvenuto e avviene nel Servizio Pubblico?

Perché? Così come per il quando, ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per trovare il perché. La pista “mafiosa” o malavitosa che manda un messaggio forte e chiaro?  Certo, perché no. Una potente e occulta quanto potentissima “lobby” (scegliete a caso, siamo pieni) che teme una prossima inchiesta? Certo, perché no. Apparati più o meno deviati (ce ne sono sempre stati e forse ce ne sono ancora) interni ed esterni che mandano un messaggio forre e chiaro “ci siamo e ci saremo, stai in campana”. Certo, perchè no. Infine, una banale “scheggia impazzita” un cane solitario, una specie di “unabomber” di periferia con la smania di protagonismo occulto? Perché no. Tutto va bene, tutti i perché possono avere una loro ragion d’essere. Gli uni può valere gli altri, il risultato si somma e non si sottrae.

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venerdì 17 ottobre 2025

Bombe RAI

By Bloggorai ©

Intorno alle 22 di questa notte un ordigno è esploso di fronte all’abitazione di Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report. Proviamo ad immaginare: se mai un giorno lontano si dovese organizzare un convegno sugli attentati ai giornalisti, ci potrà essere qualcuno/a che potrà sostenere “Non ci sono prove che siano stati i terroristi” e magari, a microfoni spenti, sussurrare ad un suo vicino “forse la bomba se l’è messa da solo”.

Quel giorno lontano non ci sorprenderebbe leggere una dichiarazione del genere. Ai giorni nostri c’è chi è stato capace di dire “Non esiste una sola prova che siano state effettuate mitragliate contro i civili inermi a Gaza”. Chissà, magari avrà pensato che se le sono fatte da soli come pure le immagini dei bambini moribondi per fame magari sono solo “comparse cinematografiche” e, al colmo dell'orrore, sostenere che "hanno fatto i funerali alle bambole". 

C’è poco da commentare sulla bomba contro Ranucci: le bombe appartengono ad una cultura consolidata nel nostro Paese da Piazza Fontana a Piazza della Loggia per finire a Bologna. Da decenni nei momenti cupi della storia, fascisti e complici vari hanno sempre prestato i loro servizi al soldo del terrore.

Cechiamo di andare avanti, o meglio indietro. Ieri c’è stato un Cda che avrà titolo ad entrare nella storia Rai, riprendiamo il caso di detta “Cora” per gli amici ovvero Incoronata Boccia capo Ufficio Stampa Rai. Ieri l’AD l’ha difesa sostenendo che “ha parlato a titolo personale”. NO !!! Come si legge nella locandina e si vede nelle immagini del convegno al CNEL dove ha pronunciato la citata frase si vede forte e chiaro che sotto il suo nome compare “RAI” e detta “Cora” non ha mai specificato di esprimersi a titolo personale come suo diritto. Come ha detto lei stessa “Vergogna, vergogna, vergogna ... lo affermo tre volte perché tre è il numero della completezza”. Vedi foto:

Ma ieri in Cda si è consumato uno scontro già sottotraccia da tempo e del quale vi abbiamo riferito: è guerra aperta tra l’AD Rossi e il suo nuovo “socio” Sergio contro il presidente facente funzioni/anziano Marano. Oggi Repubblica a firma Giovanna Vitale ricostruisce bene la faccenda. Leggiamo “Sono mesi che ci provano. Ieri l’assalto finale, fallito però piuttosto miseramente. È da prima dell’estate che la Lega ha messo nel mirino Roberto Sergio, il direttore generale della Rai che proprio Matteo Salvini aveva difeso quando, esattamente un anno fa, sulla poltrona di amministratore delegato venne insediato il meloniano Giampaolo Rossi e lui dovette arretrare di una casella”. Guerra per bande? Si certo ma forse non sembra del tutto vero che l’assalto leghista sia fallito miseramente. La nomina pesante che è passata ieri si riferisce ad Angela Mariella, di nota “quota” leghista, che ora lascia la direzione Relazioni istituzionali per andare a sostituire nientepopondimenoche la Maggioni alla direzione coordinamento giornalistico. Si tratta di direzioni “pesanti”: la prima perché si interfaccia direttamente con la politica e proprio in questo momento molto delicato per la discussione in corso sulla riforma Rai. la seconda, ca va sans dire, perché interferisce con le testate giornalistiche, con la nomina dei corrispondenti esteri etc. Chi si avvantaggia e chi ci rimette?

Sul fondo di tutto questo c’è l’esame del Piano industriale: un buco nero nel quale non si vede luce. Sarebbe interessante sapere o leggere cosa pensa il consigliere di opposizione (l’altro si è perso).

Passiamo ad altro tema. Ieri lo Studio Frasi ha reso noti alcuni dati interessanti sugli ascolti dei tg a confronto dal 14 settembre al 10 ottobre. Leggiamo che perdono tutti i tg ma con una differenza sostanziale: mentre i tg Rai perdono da un minimo di 114 mila telespettatori del Tg2 (Tg1 -118, Tg3 -187 e TgR -259 mila) i tg Mediaset perdono molto meno: Tg5 -34 e Tg4 -9 mila mentre il Tg de La7 perde solo -5 mila. Ma il dato che più colpisce è l’età media dei rispettivi tg: per il Tg1 è di 66 anni e per il Tg5 di 58 mentre per la TGR è addirittura di 68 anni.

Infine, una nota a margine merita il tema della trasmissione di Bruno Vespa a tarda notte: è una trasmissione di “Intrattenimento” come ha sostenuto l’avvocato Lovati, l’ex difensore di Sempio nel caso Garlasco, o si tratta di trasmissione giornalistica come sostiene lo stesso Vespa? Bella domanda: che tipo d contatto lega Vespa alla Rai: come conduttore artistico e come giornalista?  

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giovedì 16 ottobre 2025

RAI: il sonno della Ragione

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Quando la politica abdica al suo ruolo di levatrice dei valori per farsi puro strumento del consenso, sulla vita pubblica scende il sonno della ragione. M. Riva, Avviso ai Naviganti, La Repubblica 11 /2/94

Per paradossale che possa apparire, sul fronte Rai e Servizio Pubblico è la “politica” tutta che sembra abdicare al suo ruolo. Anzitutto a destra dove si tratta solo di occupare manu militari posti e potere ma anche a sinistra, spesso, è avvenuto lo stesso fenomeno. Quando si tratta di “prendere” o presidiare una posizione non si fanno prigionieri e non ci sono scrupoli. Bloggorai ha trascorso quasi 40 anni dentro, intorno e ora fuori la Rai. Potrebbe aprire fascicoli enciclopedici, capitoli di storia, vicende umane di vario genere assortite di nomine, cacciate, sostituzioni e promozioni avvenute in “quota” a qualcuno senza mai sapere e capire perché e con quali titoli e/o de/meriti fossero avvenute. Pochi, a nostro avviso, sono esenti da colpa e peccato.

Oggi e nei prossimi giorni si parla molto di “nomine” Rai (comprese quelle di nuovi dirigenti dove, ci riferiscono, spiccano alcune di forte matrice più che politica ... familiare) e di piano Industriale e immobiliare. La differenza tra i due argomenti è che il primo, le nomine avanzano spedite, e il secondo, i Piani, sono fermi al palo. Il Piano Industriale, giocoforza, è sostenuto dalla vendita/cessione quote di Rai Way, ancora molto lontana da venire, e dal Piano immobiliare (Milano, Venezia etc …) perso nelle nebbie padane. Sappiamo poi che nei prossimi giorni tutti i direttori Rai saranno chiamati a discuterne con il retropalco illuminato da una inedita alleanza che, ci riferiscono, essere al centro della scena: Rossi e Sergio contro Marano. Bah … andiamo avanti, vedremo.

Già, ma quale è o quale dovrebbe essere “il ruolo della politica” verso la Rai e il Servizio Pubblico? Come ha detto Riva solo “levatrice di valori”? Detta così, in termini generici, ci sarebbe da metterci la firma subito. Purtroppo, non è così semplice. Ma, doppio già, quali “valori” si dovrebbero promuovere, sostenere e diffondere? È del tutto evidente, ai limiti del banale, affermare che ogni parte politica ha i “suoi” specifici valori e che questi spesso non sono sovrapponibili o scambiabili tra loro. Vedi il caso “Cora” (per gli amici) Boccia, Capo Ufficio Stampa Rai: quando ha affermato che “l’aborto è un omicidio” ha espresso un “suo” valore che giocoforza rispecchia quello della sua parte politica. Libera di esprimere le sue opinioni a titolo personale ma non altrettanto libera quando lo fa per nome e per conto del Servizio Pubblico che invece deve rispettare la molteplicità di opinioni.

Accantoniamo i “valori” della destra e soffermiamoci su quelli a noi più vicini. Come stiamo scrivendo spesso e volentieri, siamo a cavallo di un momento storico sul futuro del Servizio Pubblico di particolare rilevanza. A molti potrà apparire un tema financo “noioso” ma cionondimeno è di assoluto rilievo strategico. Con la prossima riforma Rai si deciderà il suo futuro, le sue prospettive ovvero il suo ruolo in un panorama profondamente mutato dalle sue origini. E allora quali “valori” esprime la “sinistra” ovvero l’opposizione in questo ambito? Se le parole hanno un senso, se i testi pubblici esprimono una architettura di “valori”, allora per quanto sappiamo, per quanto abbiamo letto e dibattuto, le proposte (e non la “proposta” ovvero una proposta organica, ma i soli emendamenti al testo di maggioranza) esprimono “valori” a dir poco “discutibili. 

Il primo tra tutti, ovviamente, risale ad un antico pensiero di una certa “sinistra” che non ha mai abbandonato quel sottile fascino della privatizzazione, totale o parziale, della Rai. Ritorna spesso sotto mentite spoglie e, in questa novella edizione contenuta negli emendamenti, ha assunto le sembianze di un fantomatico e misterioso Contratto di Obiettivi e Mezzi o in altri termini Contratto Attività e Risorse (ma se è la stessa cosa perché chiamarlo in due modi diversi? Boh!). Appare del tutto evidente come in questo ambiguo e nascosto retropensiero ci sia quello sul canone: abbiamo ricordato più volte come il vicesegretario del PD, Boccia, a suo tempo ha espresso chiaro e tondo il suo pensiero: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA del novembre 2019). In questo caso, negli emendamenti, il pensiero sul canone oscilla, ovvero “scorre anno per anno” oppure “lo stanziamento Rai è assicurato da risorse statali…” come si legge in due emendamenti diversi.

Torniamo alla domanda iniziale: quali valori? Ieri abbiamo letto il “valore” della “proposta unitaria”. Un po' poco. L’unità dell’opposizione non è e non può essere un “valore” in se, autoreggente. Il “valore” è il contenuto, la proposta, il pensiero, la visione. Tutto il resto ci appare solo come “puro strumento di consenso”. Si comprende poi perché la “gente” non va più a votare.

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