giovedì 9 ottobre 2025

I nuovi Replicanti: la Tv e la RAI

By Bloggorai ©

La nuova frontiera, il futuro prossimo venturo della televisione non è la creazione di nuovi contenuti ma la ripetizione, ovvero, banalmente, la “replica”. Lo è a tal punto da essere divenuta un “genere” a sé stante, una specifica categoria narrativa, un dettaglio strategico nella catalogazione dei prodotti audiovisivi “ad utilità ripetuta”. Lo è a tal punto che la possibile replica di un contenuto “on demand” è la chiave di volta dello streaming, il cuore del successo delle piattaforme di distribuzione del ri-visibile televisivo laddove le varie RAi Play, Infinity Tv &C non inventano e non creano pressoché nulla ma ripropongono ciò che è stato prodotto prima, in altro luogo e in altro modo ovvero consentono la visione in diretta streaming della "vecchia" tv. Lo è a tal punto che le “repliche” che una volta caratterizzavano la stagione dei bassi ascolti televisivi, oggi si estendono anche alla “mezza stagione” autunnale per lambire pure quella invernale. Per estensione, si può quasi affermare che la “replica” ormai appartiene ad una stagione immanente, perpetua, universale. Lo è a tal punto che la “replica” è la cifra, la postura della “nuova televisione” che ha rinunciato a guardare avanti e si barrica sul suo passato e la Rai, su questo fronte, sembra essere in prima linea sulla barricata tutta tesa a difendere Forte Apache dei suoi telespettatori ultrasessantenni. I “giovani”, a quanto sembra, non guardano le “repliche” in Tv.

Ancora ieri sera, di fronte alla ennesima “replica” di Montalbano su Rai Uno (ha fatto il 20,6% con 3,1 mln) ci siamo chiesti perché imnsistere, quale è la sua logica, quale il su progetto editoriale sottinteso. Non c’è di meglio da proporre? In periodo di vacche magre è pur sempre un prodotto che raccimola quel tanto che basta di ascolti per tenere su la serata? Le vicende del famoso Commissario risalgono ormai ad oltre 26 anni addietro e tra poco potrebbe conquistare i record delle repliche dopo la Principessa Sissi e Pretty Woman. Per non dire della quintessenza, della sintesi pura della replica ovvero Techedeche che riproietta all’infinito in pillole omeopatiche tutto ciò che è andato in onda negli anni passati.

A giugno scorso il mensile Tivù Italia ha titolato “Repliche, male necessario” laddove si legge che “... le repliche in casa Rai sono già iniziate a maggio…”. Vedi pure due interessanti articoli comparsi su La Stampa del 22 agosto scorso con il titolo “L’estata nera delle fiction Rai. L’usato sicuro non basta più. Per la prima volta le repliche non vincono la sfida degli ascolti e domina Mediaset” e l’altro dei giorni scorsi, il 5 ottobre, con il titolo “Cara vecchia Tv. Comincia la nuova stagione all’insegna del già visto. Il piccolo schermo non rischia ed è invaso da trasmissioni in onda da decenni”. Leggiamo uno stralcio: “L'innovazione, nella tv, appartiene insomma soprattutto ai suoi primi 20-30 anni di vita, e forse comprensibilmente: quando la Rai era senza concorrenza poteva permettersi il lusso di sperimentare senza l'assillo degli ascolti. E con l'arrivo dell'emittenza privata che comincia la stagione dell'usato sicuro, della «squadra che vince non si cambia», una tendenza che con l'arrivo della nuova concorrenza di web e streaming si è quasi incancrenita: davanti alla tv gli spettatori sono sempre meno, e la paura di rischiare è più forte della spinta a innovare (senza contare i budget sempre più ristretti)”.

La “replica” è ormai una metafora metafisica ed assume forme e caratteristiche che vanno anche oltre la sua specifica dimensione televisiva. La “replica” interessa le icone, i personaggi, i modelli e le strutture narrative. Il “meccanismo” della replica invade i conti economici e si estende ai confini dell’intelligenza creativa. Si può anche inventare ma non si può sperimentare. Si può anche sperimentare ma fino ad un certo punto e quel punto esatto è la soglia della certezza: dove non c’è il guadagno, la remissione è certa, dicevano i nostri nonni. Proprio in questi giorni si parla del prossimo ritorno sugli schermi di Sandokan rivisto e corretto o di Goldrake. Allo stesso modo si enfatizza il prossimo “ritorno” di Benigni e si fantastica su quello di Celentano. Questa fenomenologia sembra interessare specificamente più la Rai che non il suo diretto concorrente Mediaset che pure non è indenne e che per battere il suo principale concorrente in access time ha dovuto rispolverare La Ruota della fortuna vecchio di oltre 35 anni (1989 con Mike Buongiorno). E sta vincendo!

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