martedì 14 ottobre 2025

Il Canone RAI a colpi di cannone tra maggioranza e opposizione

By Bloggorai ©

Non c’è scampo, impossibile comprendere il presente e intuire il futuro se prima non si guarda indietro e ci si rivolge al passato. Abbiamo scritto, e ne siamo convinti, che la proposta di riforma Rai in discussione al Senato è la Madre di tutte le battaglie sul Servizio Pubblico prossimo venturo e il “carro da guerra” ovvero l’obice pesante che potrà determinare le sorti del conflitto sarà anzitutto il canone ovvero le risorse economiche e non tanto la governance.

Allora, diamo prima uno sguardo indietro. “Rilanciare un servizio pubblico di qualità, liberato dalla schiavitù dell’audience, può essere il grimaldello per una riforma complessiva del settore televisivo, che spazzi via il duopolio dorato nella tivù free e apra a una vera rivoluzione nella produzione culturale multimediale italiana…Del resto, non si può pensare di toccare un pezzo importante come la Rai lasciando tutto il resto costante. È del tutto evidente che cambiando la Rai, a fattori invariati, si sposterà un flusso importante di risorse pubblicitarie sulle altre realtà, e quindi o si rafforzeranno i player dominanti o se ne creeranno di nuovi… Bilanciando le risorse con la mission, si potrebbero prevedere due reti a solo canone, la terza rete o si privatizza o può essere una rete commerciale parzialmente privatizzata… La prima rete mi piacerebbe che fosse uno specchio davvero plurale delle realtà culturali e sociali del Paese, soprattutto quelle non rappresentate oggi dalla televisione. Aperta a produzioni indipendenti, a prodotti di nicchia, a formati sperimentali, a espressioni culturali anche di tipo regionale; potrebbe anche raccogliere pubblicità in una quota molto limitata. La seconda rete, finanziata esclusivamente con risorse fiscali, potrebbe essere una grande all news, sul modello di France 24…Per la terza rete sul tavolo c’è da anni l’ipotesi della privatizzazione e sulla base di una consultazione larga si può stabilire quale strada seguire. Nel caso rimanga di proprietà pubblica, sarebbe sempre una rete commerciale e occorrerebbe quindi separarla societariamente dalle reti a canone. Potrebbe raccogliere pubblicità e, volendo, fare pay tv nel digitale” (Prima Com. di giugno 2014). Chi da detto tutto questo? Antonio Nicita, già commissario AgCom, e attuale senatore PD primo firmatario degli emendamenti di opposizione sulla riforma Rai. A quanto sembra e per quanto ci riferiscono, sarebbe lui il vero ispiratore di buona parte dell’architettura degli emendamenti “unitari” che proprio questa mattina verranno esaminati in VIII Commissione Senato.

La frase chiave è esattamente “Bilanciando le risorse con la mission” ovvero si tratta della proposta COM (Contratto di Obiettivi e Mezzi) o che dir si voglia “CAR” (Contratto Attività e Risorse) contenuta negli emendamenti firmati PD, AVS e M5S rivista e corretta o sotto mentite spoglie. Questo il cuore del tema/problema: le risorse, ovvero come il Servizio Pubblico debba essere sostenuto.

Attenzione: questo tema è lo stesso sul quale convergono altre forze. Nei giorni scorsi abbiamo avuto notizia di un solo emendamento “pesante” presentato dalla Lega, a firma della Senatrice Mara Bizzotto, la stessa che ripropone il vecchio cavallo di battaglia sul canone suo personale e del suo partito sull’abolizione del canone Rai: “Tagliare il canone Rai del 20% ogni anno, con l’obiettivo di arrivare al suo totale azzeramento nel giro di 5 anni” come si legge del DDL di giugno 2023.

Nei giorni scorsi abbiamo letto un articolo sul Fatto con il titolo “Pubblicità e ascolti, torna l’inciucio FI-PD per aiutare Mediaset”. Sorprendente. Leggiamo qualche stralcio “Nel disegno di legge Concorrenza, in discussione al Senato, la destra guidata da Forza Italia, in compagnia del Pd, ha presentato emendamenti bipartisan per imporre il controllo dell’Agcom sulla misurazione dell’audience delle piattaforme e, di conseguenza, mettere paletti alla loro raccolta pubblicitaria”… “I leghisti hanno presentato un emendamento per aumentare la quota di taglio del canone Rai: se oggi il testo prevede una riduzione massima del 5 per cento, il Carroccio chiede di aumentarla fino al 15”.

Sempre sul tema canone, è necessario una ulteriore precisazione e chiarimento sugli emendamenti presentati dall’opposizione: all’art. 6 del testo base del 9 ottobre, si propone che “…Il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo stanziamento di risorse statali determinate sulla scorta degli oneri sostenuti nell'anno solare precedente l'affidamento per la fornitura del suddetto servizio” mentre nell’emendamento successivo 6.3 si legge che “Per l'assolvimento della Missione la RAI - Radiotelevisione italiana S.p.a. riceve sulla base di un contratto di Attività e Risorse a base quinquennale e scorrevoleanno per anno, il gettito dell'imposta di scopo denominata canone di abbonamento …". Ci stiamo arrotolando il cervello a decifrare il significato di “scorrevole” e capire come si adatta al concetto di “certezza delle risorse” previsto dall’EMFA. Dove e come “scorre”??? Che significa poi esattamente “stanziamento di risorse statali”??? e che differenza c’è tra i due emendamenti? Abbiamo vaga idea che ci sia una piccola “confusione” e che quelle “risorse statali” somiglino tanto alla proposta di “fiscalità generale” sostitutiva del canone già presente nella proposta Bevilacqua del M5S.

Infine, per la precisione e per ribadire il concetto di “balla”: abbiamo scritto che l’emendamento sullo Switch off DTT del 2030 è una balla. Abbiamo riverificato e confermiamo: alla WRC di Dubai 2023 è stato deciso che se ne riparla nel novembre 2031 con eventuali modifiche che potranno intervenire nel 2035 (per chi fosse interessato abbiamo ampia documentazione).

In queste condizioni, si potrà mai avere una riforma della Rai che non sia sotto il segno del Governo Meloni? Abbiamo qualche serio dubbio.   

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