Prologo, svolgimento, epilogo. Premessa, fatto, conseguenza. Non c’è nulla al mondo che avvenga per caso fortuito. “Dio non gioca a dadi” ebbe a dire un certo signore che la sapeva lunga e la sapeva raccontare molto bene (Albert Einstein) per poi scrivere meglio “Mi è insopportabile l'idea che un elettrone, esposto ad un raggio, possa scegliere in tutta libertà, il momento e la direzione di emissione. E, se ciò fosse, preferirei fare il calzolaio o, addirittura, il croupier in una sala da gioco” (lettera a Max Born, 1924).
Tanto per intenderci e per fare un esempio chiaro e leggibile:
Trump non è un “incidente” della storia moderna, non è capitato a caso, non è
il prodotto di una combinazione alchemica magica. È il frutto avvelenato di un albero
malato cresciuto nell’orto abbandonato dei democratici USA, di Biden candidato
fino a pochi mesi prima delle elezioni e della nomina della Harris sul filo di lana.
Allora è successo che nei giorni scorsi una certa Incoronata
Boccia, detta “Cora” per gli amici, e attuale Capo Ufficio Stampa Rai, si è
lasciata andare a dichiarazioni del genere “Non esiste prova che Israele
abbia mitragliato civili inermi”. Chissà, forse voleva dire “Siamo quasi
certi che quasi 70 mila persone, donne anziani, malati e bambini si sono
mitragliati da soli” oppure forse intendeva dire che sono deceduti per eccesso
di benessere per la libertà di cui godevano a Gaza da anni: troppo cibo,
medicine, scuole e ospedali fanno male. Si sa, il troppo stroppia. Va bene. Ognuno è
libero di dire quello che crede, ci mancherebbe. Se dovessimo scandalizzarci
per tutte le scempiaggini che ascoltiamo non sapremmo da che parte iniziare. Se
non fosse solo offensivo per le 70 mila vittime è certamente offensivo per il buon
senso e l’intelligenza.
Se non che “Cora” per gli amici, è la Capo Ufficio Stampa della
Rai, del Servizio Pubblico e il suo pensiero non passa inosservato, ancor che
espresso in una sede dove, forse, è intervenuta non tanto e non solo come libera
cittadina che può dire appunto tutte le scempiaggini del mondo a titolo personale,
ma proprio come “Rai” come si legge nel programma del dibattito svolto al CNEL
lo scorso 12 ottobre (vedi https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/5767/MATTARELLA-7-OTTOBRE-RIMARR192-UNA-PAGINA-TURPE-DELLA-STORIA
e locandina allegata). Se ne può dedurre
facilmente che detta “Cora” per gli amici abbia voluto esprimere, in tutto o in
parte, il “pensiero” dell’Azienda di cui è dipendente? Forse si.
Allora, anzitutto chi è “Cora” detta in tal modo per gli amici
e colleghi. Cerchiamo di sapere. Il “ritratto” migliore che abbiamo trovato di
lei, lo ha scritto il Corriere a firma Maria Volpe ad aprile 2024 quando se ne
usci con la frase “L’aborto è un delitto”. Leggiamo: “Il suo mentore,
non lo nega, è Angelo Mellone, considerato astro nascente della destra nei
vertici Rai, ora direttore del DayTime. Su Instagram Boccia lo definisce
«comandante coraggioso e generoso». In quota Fratelli d’Italia, stimata dal
direttore generale Giampaolo Rossi, fedelissimo di Giorgia Meloni”. Ad ottobre
dello stesso anno, ad un incontro del sindacato di destra Unirai ebbe a dire “Ora
tocca a noi” (La Stampa) ma non sappiamo se la frase è stata accompagnata da un
sano saluto “alla romana”. E già questo sarebbe sufficiente per non andare oltre su di
lei, le sue “esternazioni” e la sua fulgida e rapida carriera.
Ma il problema, appunto, non è “Cora” per gli amici ma, appunto,
sono i suoi “amici” ovvero coloro che la sostengono, la promuovono e tacciono
di fonte ai suoi pensieri in libertà. Non vale nemmeno citare Petrolini con il suo
famoso “Io nun ce l’ho co’ te, ce l’ho co’ quelli che te stanno affianco e
nun te buttano de sotto” perché quelli che gli stanno affianco, appunto,
gli stanno affianco e non la butteranno mai di sotto. Anzi!
Non sappiamo con assoluta certezza se “Cora” per gli amici
ha parlato a titolo rigorosamente personale o a nome e per conto dell’Azienda,
ovvero ha voluto esprimere il pensiero della parte politica che rappresenta e governa
l’Azienda. Come scritto in premessa, tutti i fenomeni hanno una loro “storia”
e la storia di “Cora” è perfettamente compatibile con quella di questa Rai e di
chi la governa. Che, ribadiamo ancora una volta a scanso di equivoci, chi
governa questa Rai non è caduto dall’albero del pero, non sono un “caso”
fortuito della storia ma una conseguenza diretta del tradimento del 26
settembre quando è stato possibile far nascere questo Cda.
Sappiamo che, al momento in cui scriviamo, non c’è stata
alcuna dichiarazione da parte della Rai, del suo direttore Fabrizio Casinelli e,
su pe li rami, dell’amministratore Delegato Rossi. Sappiamo però che il consigliere
Roberto Natale, ha “… atteso per tutta la giornata di ieri che la direttrice
dell'Ufficio Stampa Rai o una nota aziendale spiegassero o circoscrivessero il
senso delle affermazioni fatte da Cora Boccia al convegno del Cnel. Quel
chiarimento resta indispensabile, perché è semplicemente inaccettabile la
sommarietà dei giudizi tranciati sul modo in cui l'informazione italiana -
anche quella Rai, par di capire - ha lavorato in questi due anni sulla tragedia
israelo-palestinese''. Cosa c’era da attendere più di quanto non era già chiaro
trenta secondi dopo le dichiarazioni di “Cora”? E perché solo trenta secondi
dopo la notizia sulla scritta nell’ascensore contro Bruno Vespa sono fioccati comunicati
solidali e indignati (due comunicati dell'Ufficio Stampa Rai diretto, appunto, da "Cora") e invece sulle dichiarazioni di “Cora” bisognava “attendere”?
chi e cosa? Comunque, chissà, forse Rossi e Casinelli ci stanno pensando e, forse,
“faranno sapere” come si usa dire.
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