Chi, dove, come, dove, quando e perché. Elementare quanto fondamentale:
se non si riesce a mettere insieme in pezzi, se non si riconnettono i punti
essenziali, se non si comprende (come sempre) il contesto e la sua genesi, difficile
comprendere gli avvenimenti e costringe e limita alla constatazione e alla
solidarietà.
Chi è stato colpito? Anzitutto la persona, Sigfrido Ranucci,
la sua persona e le persone che gli sono vicine: la sua famiglia e i suoi colleghi.
Ma l’obiettivo sotteso è chiaro ed evidente e trascende le persone: è la “sua”
trasmissione, Report, e quel “modo” di fare giornalismo, quello stesso per cui
nel recente dibattito sul Contratto di Servizio Rai si è concentrato sul “giornalismo
d’inchiesta” e che non pochi volevano limitare se non chiudere del tutto.
Dove è avvenuto l’attentato? Davanti casa sua, dove vive la
sua famiglia, dove era parcheggiata anche la macchina della figlia. Una casa
nella provincia sud della Capitale, vicino ai quei “litorali” dove ora si
cercano i possibili mandanti ed esecutori, quei clan malavitosi/mafiosi che governano
quelle zone. Saranno, speriamo, gli inquirenti che indagheranno. Però, a naso,
ci appare una pista “comoda”, buona a per tutti gli usi. Un “professionista”
avrebbe potuto colpire dovunque e invece lo ha fatto proprio in quel posto, davanti
casa di Ranucci e nella zona in cui abita: due risultati in un colpo solo
ovvero intimidire Sigfrido e la sua famiglia e mandare un “messaggio” al territorio.
Ma il “territorio” è proprio quello dove abita Ranucci oppure è ben più esteso,
non solo geograficamente.
Come? Si legge per lo più di un ordigno confezionato con polvere
pirica, roba da fuochi artificiali, innescato con una miccia. Qualcuno ha scritto invece "tritolo", che non si trova proprio al supermercato. Sembra roba da
cialtroni camuffati da terroristi o da professionisti camuffati da cialtroni
del terrore. Non è la prima volta che succede dove le due “categorie” si mescolano
e si confondo, l’una in funzione dell’altra e il “come” diventa la chiave di lettura
dell’attentato.
Quando? La scelta del tempo non è mai casuale. Raramente nella
storia succede qualcosa per fatal combinazione o per caso fortuito. Tutto ha
sempre una sua logica e un tempo. Il momento storico di questo Paese, il
momento storico dell’Azienda in cui lavora Ranucci e si diffonde Report sono
molto particolari e, in qualche modo, si intrecciano. Intorno a noi ci sono guerre
devastanti e drammatiche: Report si è spesso occupato di traffico di armi. Tra i
tanti nemici della persona e della trasmissione, alcuni sono dentro l’ex palazzo
di Viale Mazzini: Report, come pure Petrolio condotto da Duilio Giammaria,
hanno subito tagli pesanti e non è un mistero che la “politica”, quasi tutta,
ha vissuto le sue/loro inchieste in modo “fastidioso”. Allora perché la bomba proprio oggi? Evidente che
non c’è una sola risposta ma tante messe insieme. difficile credere per “vendetta”
su qualche inchiesta passata, più facile credere per qualche inchiesta prossima
a venire. Più facile credere meglio, supporre, ad un “depistaggio”, un classico
modo di far deviare lo sguardo, rivolgere l’attenzione da altre parti. In questo
momento, forse più che nel recente passato, è utile e conveniente “esprimere
solidarietà” a Report ed occupare quello spazio che altrimenti si dovrebbe
concentrare su altri temi, nazionali e internazionali e financo interni alla stessa
Rai. Chi si ricorderà più nelle prossime ore o nei prossimi giorni di quanto avvenuto
e avviene nel Servizio Pubblico?
Perché? Così come per il quando, ci sono tanti buoni e ragionevoli
motivi per trovare il perché. La pista “mafiosa” o malavitosa che manda un
messaggio forte e chiaro? Certo, perché no.
Una potente e occulta quanto potentissima “lobby” (scegliete a caso, siamo
pieni) che teme una prossima inchiesta? Certo, perché no. Apparati più o meno deviati
(ce ne sono sempre stati e forse ce ne sono ancora) interni ed esterni che mandano
un messaggio forre e chiaro “ci siamo e ci saremo, stai in campana”. Certo, perchè no. Infine, una
banale “scheggia impazzita” un cane solitario, una specie di “unabomber” di periferia
con la smania di protagonismo occulto? Perché no. Tutto va bene, tutti i perché
possono avere una loro ragion d’essere. Gli uni può valere gli altri, il risultato si somma e non si sottrae.
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