martedì 21 ottobre 2025

RAI: i "corni non tontano"

 By Bloggorai ©

Annegheremo nel porto delle nebbie prima di sapere chi è stato e perché è stata messa una bomba davanti casa di Ranucci. Siamo quasi certi che ogni giorno verrà fuori una nuova pista che necessariamente dovrà essere seguita ... della serie “non escludiamo nulla” e siamo quasi certi che ci porterà lontano, talmente lontano che forse un giorno ci dimenticheremo tutto. Sarà verosimile, giocoforza, che la vicenda si aggiungerà alla lunga lista di misteri italiani che non verranno mai svelati.

Ma, come abbiamo detto ieri, l’attenzione doverosa sulla bomba a Ranucci ci induce a distogliere forzatamente lo sguardo da altri problemi verso i “corni  che non tontano”: non tornano molte cose dentro e fuori la Rai. Non tornano molti conti a partire del primo e proprio oggi, forse, più rilevante.

I “corni non tontano” sul fronte dell’informazione. Ranucci e con lui pochi altri suoi colleghi (Giammaria, Carfagna, Zanchini, Inciocchi,  etc e si aggiunga pure Giorgino che pure è direttore e non potrebbe andare in video) sono gli unici giornalisti interni Rai a condurre una trasmissione di approfondimento/inchiesta/dibattito. Tutto il resto, ed è tanto, è saldamente in mano a giornalisti esterni alla Rai, al Servizio Pubblico: a partire dal monopolio di Vespa su Rai Uno per arrivare alla “neo esterna” Maggioni, passando per i vari Giletti, Iacona, Damilano e per finire al prossimo Sottile tutti insieme ad altri numerosi nomi. Non è un caso poi che proprio agli interni Rai vengono riservati “trattamenti speciali” come la riduzione delle puntate (- 4 a Report) o la chiusura del tutto (Petrolio) e nel mezzo la riduzione di spazio. Nel frattempo, si collezionano “in-successi” clamorosi di giornalisti esterni che dopo qualche puntata vengono chiusi senza che nessuno paga pegno per averli mandati in onda. Ma, come ripetiamo spesso e volentieri, i “corni non tontano” su tutto il perimetro dell’informazione Rai: manca qualsivoglia progetto, o Piano editoriale, uno straccio di strategia o “visione” che dir si voglia. Completamente disattesi o dimenticati i piani industriali e il Contratto di servizio che prevedeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche” e non dimentichiamo la famigerata “newsroom” di cui è rimasto solo il nome della trasmissione assegnato per diritto divino alla Maggioni (ora esterna). Superfluo ricordare il caso di Rai News24 e i suoi ascolti da prefisso telefonico pur con oltre 200 giornalisti in redazione. Superfluo ricordare, come abbiamo riportato spesso e volentieri, i dati di ascolti dei Tg Rai che perdono telespettatori come un tubo forato.  

I “corni non tontano” sul fronte, appunto, dei conti economici. Ci avviciniamo velocemente a quando si dovrà definire l’importo del prossimo canone Rai e ancor nessuno, ragionevolmente, è in grado di immaginare quale sarà. Le proposte di riforma Rai in discussione al Senato oscillano tra un “canone scorrevole” proposto dall’opposizione PD, M5S e AVS mescolato ad una “fiscalità generale” rivista e corretta in salsa “stanziamento di risorse statali” proposta sempre dai partiti di opposizione (sic!!!) per arrivare alla proposta di riduzione progressiva già avanzata dalla Lega (senatrice Bizzotto, un suo cavallo di battaglia) e ora riproposta in un apposito emendamento della maggioranza.  Come posso  tornare i conti senza alcuna certezza del loro futuro?

Ma i “corni non tontano” non solo per il futuro ma anche per il presente e per il passato. Ieri il Fatto ha pubblicato un breve articolo che la dice lunga con il titolo “Il Cda Rai dice: siamo in utile senza dare i dati. Tutti i dubbi”. Ha ragione a sollevare un grande dubbio: Rai dice solo “siamo in utile” senza specificare nulla più. L’articolo ricorda che il bilancio 2024 è stato chiuso in perdita di circa 47 mln e non si capisce come sia possibile che nel breve giro di sei mesi possa essere recuperata la differenza (ovvero la tendenza visto anche l’anno precedente). Ma ciò che è più rilevante notare è che non si fa cenno alla ripartizione dei profitti agli azionisti esterni alla capogruppo, segnatamente quelli di Rai Way per circa 16 mln. E, a questo proposito, non si può non ricordare l’ulteriore rinvio di sei mesi del dossier sulla vendita/fusione della quotata Rai da dove sarebbe dovuta arrivare una boccata di ossigeno indispensabile a sostenere il Piano Industriale. È proprio il caso di dire che i “corni non tontano”.

I “corni non tontano” infine sul fronte degli ascolti. Ormai il fenomeno è consolidato, inarrestabile e forse irreversibile e vale un po’ per tutte le emittenti (la platea si riduce) ma è più interessante per il Servizio Pubblico: i telespettatori emigrano dagli schermi della Tv generalista, dai telegiornali, e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Si usa dire che “ogni persona che ci lascia era un telespettatore Rai e ogni nuova persona che nasce sarà un telespettatore di un’altra Tv”. Il Servizio Pubblico guarda sempre più al passato più o meno lontano: dalle innumerevoli repliche di Montalbano a Ballando con le stele passando per Techedeche in onda tutta l’estate aspettando Benigni e sperando in Celentano. La "rincorsa" al pubblico giovane è finita prima ancora di iniziare. A Villa Arzilla brindano a prosecco. Necessario ricordare pure il fallimento della “riforma per generi” come pure certificato nel famigerato documento di gennaio scorso sull’offerta editoriale 2025. Segnatamente per Rai, ormai la disfatta nel day time rischia di diventare un dato affermato: “Tv: nel 2024 Mediaset batte Rai per ascolti, Rai prima nel 'prime time” (Sole 24Ore di maggio 2025) mentre nel prime time (peraltro ora sempre più notturno) la situazione inizia a vacillare, per non dire dell’access time dove il nefasto gioco d’azzardo dei pacchi di Rai Uno è stabilmente sotto Canale 5.

Già … molti “corni non tontano” ed è ragionevole dubitare che possano “cornare” fors’anche perché mancano i "contabili”. Non ci sono più i “ragionieri di una volta”.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento