giovedì 30 maggio 2024

WORK IN PROGRESS


Ci sono momenti, circostanze, dove è necessario fermarsi, riflettere e dibattere e ci sono momenti in cui è necessario scrivere e agire.

Oggi, forse, il Post verrà pubblicato più tardi. Rimanete comunque sintonizzati … non si sa mai.

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RAI: la polpetta avvelenata

Foto di Gordon Johnson da Pixabay


 Timeo danaos et dona ferentes.

Questo Governo va di corsa: gli va riconosciuto il merito di saper spingere, di imprimere forza e di poter cogliere risultati anche grazie, spesso e volentieri, alla mancanza di ostacoli robusti.

Questo atteggiamento è stato particolarmente evidente per quanto riguarda la Rai: da subito ha posto il tema del cambio dell’AD (via Fuortes e dentro Sergio) e altrettanto subito è riuscito a convincere tutti che la Vigilanza dovesse chiudere il nuovo Contratto di Servizio al più presto possibile. Salvo poi doverlo pubblicare in GU otto mesi dopo. Cosa poi avvenuta senza che nessuno battesse ciglio.

Vedi poi il tema RAI Way: dopo che per anni il “dossier” polo delle torri è rimasto chiuso nel cassetto e dopo che il Cda ha messo la fiche “vendita” di una parte della quotata per un controvalore di 190 mln  sul tavolo del supporto al nuovo Piano Industriale ecco che, zacchete, arriva il DPCM con il quale invece si autorizza una manovra di tutt’altro segno: scendere al 30% per consentire la fusione con EiTowers. Stamattina si legge che Fedele Confalonieri, Ad di MFE già Mediaset, gongola e va “ … in pressing sul dossier delle torri auspicando tempi brevi per le possibili nozze tra Ei Towers (di cui il 40% è di Mfe e il 60% del fondo F2i) e appunto Raiway. Un matrimonio di cui si parla da tempo che ora potrebbe concretizzarsi, dando vita a un campione nazionale delle torri di trasmissione da 2 miliardi di euro. «Speriamo, sarebbe logico e utile per tutte e due le società, per la creazione di ricchezza e anche utile perché non occorre che siano separate” (Il Giornale di oggi).

Ora, al di la di necessari ragionamenti sull’opportunità e il vantaggio che pure Rai potrebbe avere da una operazione del genere (ancora incompiuti) balza subito agli occhi una banale considerazione: le due aziende, RAI e Mediaset, dovrebbero operare in contesti diversi e spesso alternativi dove pure gli interessi editoriali ed economici sono divergenti. Non è un gioco a somma zero dove nessuno vince e nessuno perde. In un mercato ristretto e sempre più competitivo qualcuno vince e qualcuno perde. Dal nostro modesto punto di vista, se Mediaset vince RAI perde ovvero se Mediaset da qualche parte risparmia/guadagna da qualche altra parte Rai ci rimette. Questa insolita accelerazione del governo in questa direzione con il DPCM appena varato puzza sospetta da lontano e ancora più se letta nelle circostanze politiche di oggi, alla vigilia delle europee e alla vigilia del nuovo Cda RAI che si andrà a costituire. Il messaggio è forte e chiaro: il Governo sostiene Mediaset e sosterrà gli uomini e le donne che si adegueranno a questo orientamento. Punto.  Rimane però insoluto il mistero dei 190 mln già messi in bilancio per la vendita del differenziale tra il 64 e il 51%. Le due operazioni sono o dovrebbero essere in contrasto tra loro come ebbero a scrivere recentemente e molto nervosamente i “fondi”. A Viale Mazzini qualcuno sostiene che “si possono fare entrambe le operazioni”. Mah !!! Comunque, di una cosa possiamo stare tranquilli: la battaglia su questa operazione non sarà di alchimia finanziaria ma di controllo societario: chi avrà la maggioranza di controllo e come sarà composta la governance della futura società delle torri. Qualcuno ha le idee molto chiare e, a suo tempo, lo fece capire chiaramente: non sarà certo RAI.

A proposito di andare di corsa, oggi la notizia è l’avvio della riforma della magistratura approvata dal Governo. Autonomia e indipendenza dal Governo e dalla politica sono i perni di un essenziale problema di democrazia. Con le debite differenze e proporzioni, si tratta dello stesso problema del Servizio Pubblico: garantire la necessaria distanza dal Potere politico in ogni sua forma ed evitare ogni possibile ingerenza. Bloggorai si occupa del nuovo Cda e, come ben sapete, sostiene fortemente che il nuovo consiglio NON debba essere nominato con le vecchie norme della Legge 220 del 2015. Torniamo alle prime righe di questo Post: il Governo va di corsa e non trova ostacoli insormontabili: vedi le prossime nomine RAI. Siamo ancora in attesa che qualcuno dica forte e chiaro: A che si dovrà applicare da subito il MFA e B che NON proporrà nomi usciti dal cilindro di accordi sottobanco e clandestini. Siamo in attesa …

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mercoledì 29 maggio 2024

RAI: una fitta coltre di silenzio


Siamo solo noi che ci innamoriamo dei nostri torbidi pensieri e ci giriamo ostinatamente intorno come ad una foglia di rosmarino oppure si tratta di altro?

Un abbaglio, un malinteso, un’allucinazione collettiva??? Cominciamo a dubitare di noi stessi e di tanti altri intorno a noi sulle capacità di distinguere il bene dal male, il giorno dalla notte, il bianco dal nero. Oppure, come abbiamo scritto, saper distinguere "la contraddizione principale da quella secondaria e poi da quelle subordinate" come il Grande Timoniere sosteneva. Ancora oggi, leggendo la carta stampata, nessuno si occupa del nuovo Contratto di Servizio. Delle due l’una: o si tratta di una colossale perdita di tempo che interessa solo quattro gatti al bar e quindi immeritevole di due righe su un giornale qualsiasi (a parte il Sole 24 Ore) oppure si tratta della notizia dell’anno che “menti e poteri forti” fanno carte false per tenere rigorosamente occultata?

Vediamo la prima ipotesi: è verosimile che il Contratto di Servizio sia disatteso come spesso e volentieri è avvenuto in passato. Il citato art. 25 (obblighi specifici dettagliati in sei pagine) della precedente versione ne è testimone: vedi laddove si prevedeva la riorganizzazione delle testate giornalistiche. Abbiamo pure scritto, riportando una nostra fonte interna, che per questa edizione a Viale Mazzini più d’uno ( e uno in particolare) ha lavorato molto per rendere questo nuovo Contratto “libero” da vincoli troppo onerosi e impegnativi per RAI. A suo tempo, quando venne approvata la precedente versione, abbiamo scritto chiaramente che si trattava di un documento ritenuto eccessivamente sbilanciato negli obblighi rispetto alle risorse di cui disponeva. L’obiettivo, dunque, questa volta è stato centrato: non ci sono vincoli, non ci sono impegni, non ci sono sanzioni per eventuali violazioni quindi “tana libera tutti”. Ne consegue pure, ovviamente, che non ci sono certezze sulle risorse. A tal punto, giusto ieri ci è stato fatto osservare correttamente,  questo Contratto è come una partita persa prima ancora di tirare il primo calcio al pallone: il MFA impone che i Servizi Pubblici Radiotelevisivi debbano godere di certezze di risorse sulle quali contare ovvero questo RAI , questo Servizio Pubblico ancora non sa cosa succederà già per il prossimo anno, tra sei mesi. Stop. Come ci ha scritto nei giorni scorsi un nostro autorevolissimo e qualificato lettore “In questo momento, dentro  Viale Mazzini, il Contratto è l’ultimo dei nostri pensieri … al primo posto ci interessa sapere se Rossi rimane come AD o meno”. Amen.

La seconda ipotesi è suggestiva ma poco credibile perché oscura e fumosa la motivazione. Chi ha avuto interesse prima a spingere furiosamente per chiudere (il 30 settembre) la stesura del Contratto e poi perché tanta fretta? Poi ancora, una volta concluso, perché ritardare quasi 8 mesi per la sua pubblicazione in GU, proprio in coincidenza della fine corsa dell’attuale Cda (ieri approvato il bilancio e dunque, formalmente, entrato in prorogatio)? Non abbiamo risposte certe. Il solo appiglio di cui disponiamo per ragionare su questa ipotesi si incentra intorno ad una data: il prossimo fine luglio, quando si dovrà concludere la fase di transizione al DVB-T2. Sarà un timore infondato? “Sarà come il Millennium bug… tanto rumore per nulla” sostiene un nostro esperto lettore. Bloggorai non è d’accordo ma … vedremo.  Comunque, forse, però … fatto sta che la partita “tecnologia” si fonde e si mescola  con quella “economia” e, segnatamente, sul tema vendita di  RAI Way. Questa mattina, ancora una volta si legge un titolo “Pronta la fusione Rai Way-Ei Towers … entro la fine dell'anno, ma forse già a settembre, si determinerà in Italia un nuovo assetto del mondo delle comunicazioni e dei quattro gruppi principali … La fusione delle due realtà metterà insieme le infrastrutture di trasmissione pubbliche e private e consentirà a Viale Mazzini di finanziare il piano industriale che era stato approvato in marzo. Per completare l'operazione occorrerà un Cda Rai nel pieno dei poteri e quindi bisognerà attendere che venga rinnovato” (L’Opinione). Allora: perché tanto apparente disinteresse formale sul nuovo Contratto? Risposata forse banale ma alquanto convincente: meno se ne parla, meglio è per tutti anche perché svela responsabilità palesi ed occulte, di molti, per quanto è stato fatto e più ancora per quanto NON è stato fatto per renderlo migliore di quello che oggi leggiamo. Punto. A capo.

Chiudiamo il capitolo (almeno per ora) e andiamo avanti. Se non succede nulla di rilevante nel frattempo, nel  prossimo post ci occuperemo di un tema molto interessante. Rimanete sintonizzati.

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martedì 28 maggio 2024

La notizia di ieri e la RAI di domani su un castello di sabbia


Il Contratto di Servizio RAI 2023-2028 appena pubblicato in GU nasce male e finisce peggio. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo ancora più oggi: è un documento nefasto, inconsistente, fumoso, dannoso e finalizzato sostanzialmente a ridurre il peso, il ruolo e le prospettive di sviluppo della RAI e del Servizio Pubblico.

Il primo segnale della piega che avrebbe preso il dibattito per la sua elaborazione è datato dicembre 2021 quando Stefano Luppi,  allora apprezzato dirigente RAI e particolarmente esperto sul tema, incaricato del coordinamento del gruppo di lavoro, viene rimosso e sostituito con una risorsa esterna, Cinzia Squadrone, già ex direttrice marketing, alle dirette dipendenze della Presidente Soldi.  Perché sia avvenuto quel cambiamento e perché sia stata chiamata una persona esterna all’Azienda non è stato mai chiarito . Su questo argomento venne presentata pure una interrogazione parlamentare dalla Lega. Tutti gli altri partiti nemmeno se ne sono accorti. Da allora la valanga non solo non si è fermata ma ha aumentato di volume e pericolosità a tutto danno della RAI e del Servizio Pubblico.

La facciamo breve, anche se nel merito c'è ancora tanto da dire. Dallo scorso gennaio cominciano a circolare le prime bozze e in Vigilanza si svolgono audizioni con i diversi soggetti interessati. Merita di essere citata quella con il Presidente AgCom, Giacomo Lasorella, del 3 agosto e del quale abbiamo pubblicato un ampio stralcio lo scorso anno (https://bloggorai.blogspot.com/2023/09/rai-un-secondo-piccolo-scoop-palle.html). Il passaggio essenziale costituisce uno dei pilastri della valutazione critica di questo Contratto: il famigerato Allegato 1 (leggi più avanti).

Andiamo con ordine e riassumiamo i quattro pilastri di sabbia sul quale si regge l’architettura del Contratto.

A. Le risorse. In premessa si legge “… in coerenza con le risorse economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai, indicare con chiarezza gli impegni e gli obblighi del contratto di servizio”. Il concetto di "coerenza" viene poi ripetuto 8 volte nel testo completo. Si stabilisce dunque un nesso contrattuale fondamentale tra risorse assegnate e obblighi previsti. Se non che, per un verso la risorsa assegnata, ovvero il canone, non è più chiara e definita come dovrebbe: la recente riduzione dell’importo e la sua indeterminatezza del suo futuro,  persino nelle modalità di riscossione, rendono questa risorsa, di fatto, effimera e precaria. Ne consegue che anche gli obblighi subiscano la stessa fine ed assumano la stessa natura: non sono più contemplati come nel dettagliato Art. 25 del precedente Contratto, ma vengono marginalizzati nel famigerato Allegato 1 del quale, per molto tempo si è temuto perfino che non venisse pubblicato in GU. Da osservare che il temine “pubblicità” non compare mai nel testo mentre compare una sola volta (art. 14) un concetto interessante: “ … il gettito derivante dal canone destinato all’offerta televisiva, nonché i ricavi pubblicitari connessi alla stessa …” si riferisce al sostegno all’industria audiovisiva nazionale.

In buona sostanza, si ribadisce che la RAI può e deve contare “prevalentemente” sulla risorsa canone per l’espletamento della sua natura primigenia di Servizio Pubblico ma non fa riferimento alcuno a come debbano essere impegnate le risorse da pubblicità che pure portano nelle casse di Viale Mazzini diverse centinaia di milioni. Tantomeno si specifica in alcun  modo quali sono le attività editoriali di Servizio Pubblico da quelle commerciali. Vedi “Art. 18. Contabilità separata 1. È fatto divieto alla Rai di utilizzare, direttamente o indirettamente, i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico” e Art. 19 “Art. 19. Sostenibilità economica del contratto 1. Le risorse economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai devono essere coerenti con il perimetro degli obblighi di servizio pubblico al fine di assicurare annualmente, per la durata del contratto, la necessaria corrispondenza tra attività delegate, correlati costi sostenuti e finanziamento pubblico prevista dall’art. 61, comma 3, del TUSMA”. Da osservare un passaggio dell’Art. 17 (Gestione economica-finanziaria) dove si legge che “La Rai è tenuta, altresì, ad adottare criteri tecnici ed economici di gestione idonei a consentire il raggiungimento di obiettivi di efficienza aziendale e di razionalizzazione del proprio assetto organizzativo”. Cioè esattamente quanto rilevato dalla Corte dei Conti che da anni ripete sempre lo stesso concetto senza averne adeguato riscontro. 

B. Gli “Obiettivi misurabili”. In premessa si legge che la RAI deve “. assicurare una massima cogenza degli obblighi assunti nel contratto di servizio, in particolare attraverso l’introduzione di obiettivi misurabili, e la relativa pubblicazione periodica, nonché potenziando le modalità, gli strumenti e gli organi di verifica dell’attuazione dei suddetti obiettivi”. Si tratta dei famigerato KPI (Key Performance Indicator), tanto cari alla concettualizzazione, alla cultura e alla natura privatistica delle imprese. Nel caso della Rai, del Servizio Pubblico Radiotelevisivo chi definisce questi obiettivi “misurabili” e quali potrebbero essere? Da un punto di vista strettamente contrattuale l’ambito di definizione dovrebbe essere lo steso contratto: io Stato ti erogo un contributo/canone a condizione che tu RAI, ad esempio, raggiungi un pubblico “giovane” in prime time sulle tre reti generaliste. Oppure che tu RAI raggiungi una quantità di streaming di RAI Play fissato in X, oppure che la testata giornalistica “all news” raggiunga almeno il 10% di share e così via. Oppure, più banalmente, che ogni anno si raggiungano risultati quantificabili e verificabili di operazioni di contenimento ed efficienza dei costi. Per non dire poi della “misura”: quali i parametri di giudizio e valutazione? Come vengono definiti e con quali strumenti vengono verificati? Sintesi: fumo allo stato puro.

C. La “Digital Media Company”. Cosa è una “Digital Media Company” normale e cosa è una “Digital Media Company di Servizio Pubblico”?  La prima si riferisce ad un suo ambito di azione e riferimento che è il mercato, la seconda invece si riferisce ad un suo ambito di azione e riferimento che è il pubblico, ovvero i cittadini tutti che pagano, appunto, il canone. Non è un caso che il termine “pubblico” che pure durante il dibattito in Vigilanza è stato richiesto l’inserimento nel testo sia poi svanito nel nulla. Infine, una “Digital Media Company” costa e non poco: costa in termini tecnologici, editoriali e organizzativi e, semplicemente, la RAI non possiede le risorse sufficienti ed adeguate per avviare una prospettiva del genere.

D. Il famigerato “Allegato 1”. La voragine di tutto il Contratto. La mettiamo per ultima tra i pilastri di argilla sui quali poggia il Contratto ma non è il tema meno rilevante. Aver escluso dall’interno del contratto l’art. 25 sugli obblighi specifici come era nella precedente versione non è casuale come pure non era casuale la volontà di non volerlo pubblicare in GU (poi rientrato). Abbiamo scritto che qualcuno a Viale Mazzini (e non solo) ha esultato “Siamo liberi di fare quello che vogliamo!!!”. Da rileggere il link sopra citato con l’intervento di Lasorella in Vigilanza: “… Non so se si sia trattato di una mera scelta redazionale, tenendo conto che comunque l’allegato costituisce parte integrante del contratto (espressamente richiamato nell’art. 22 ai fini della informativa da rendere, rispettivamente, al Governo, all’Autorità e alla Commissione ogni semestre), e non sembra possibile certo configurarlo come una parte di valore inferiore rispetto all’articolato”. In buona sostanza, l’allegato “è” l’oggetto del Contratto e se ne è fuori sta a significare che “non è” oggetto del Contratto che , per essere tale, deve contenere al suo interno la natura dello stesso. Apparentemente tutto molto semplice.

E. La transizione al DVB-T2. Forse la parte più controversa e fumosa del Contratto. Anzitutto è un obbligo solo in capo a RAI e questo determina una asimmetria con il mercato rilevante: impone a RAI che il passaggio venga completato entro la fine del prossimo agosto. Al netto delle varie differenze di valutazione (Fondazione Bordoni, Auditel Censis) rimane per certo che il numero di televisori o famiglie in grado di ricevere il nuovo standard è assulutamente imprecisato  come pure il numero di telespettatori che potranno “andare in nero”. Da non dimenticare la famosa lettera di Ciccotti (CTO RAI) scrisse al ministero lo scorso settembre dove scrisse chiaro e tondo che si tratta di “ … un’iniziativa che, isolatamente imposta a Rai, genererà con tutta probabilità un calo di ascolti dei canali coinvolti a causa del mancato rinnovo totale del parco ricevitori (decoder e TV) da parte delle famiglie italiane …”. 

Chiudiamo con un interrogativo. Molti ci hanno chiesto: perché questo ritardo nella pubblicazione in GU? A chi ha giovato questo ritardo e chi avvantaggia averlo pubblicato solo ora?

 Ci sono tanti buoni motivi. Ne riparleremo.

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domenica 26 maggio 2024

RAI: la NOTIZIA del giorno !!!


Iniziata la Nuova Era per la RAI, per il Servizio Pubblico. 
È stato (finalmente) pubblicato sabato scorso il nuovo Contratto di Servizio e nessuno se ne è accorto!!! 
Ci prendiamo questo merito: solo Bloggorai ha intercettato la notizia!  Eppure, si tratta del binario obbligato lungo il quale l’Azienda si dovrà e si potrà avviare verso il suo appuntamento più importante previsto per il 2027: il rinnovo della Concessione decennale.

Ci sarà da scrivere molto su questo argomento, dalla sua genesi fino ai suoi contenuti. Come è stato concepito, quale dibattito si è svolto e lungo quali direttrici ha poi preso forma. Ci sono due piani prevalenti di lettura: uno è relativo alla sua “architettura”, ovvero al senso generale che lo definisce. Il secondo sono gli articolati normativi che lo compongono, dove spicca in particolare il famigerato Allegato 1 del quale abbiamo scritto molto in passato.  

Però oggi è la lettura “politica” della notizia a prevalere: perché, dopo tanti mesi dalle sua approvazione in Vigilanza RAI e dal voto in Cda RAI, questo documento misterioso e complesso prende luce solo ora? Perché avviene proprio con la “curiosa” coincidenza del DPCM che autorizza la fusione di RAI Way con Ei Towers? Perché proprio dopo il bond di 300 mln con il quale si sostiene il Piano Industriale? Perché proprio dopo la curiosa indiscrezione della sperimentazione RAI sulla transizione al DVB-T2, ora ufficialmente prevista “entro” il 1° settembre? Perché, infine, proprio alla vigilia del prossimo rinnovo del Cda di Viale Mazzini? E pochi giorni prima delle Elezioni Europee?  Come si legano tra loro questi elementi, peraltro all’indomani della pubblicazione del Report annuale della Corte dei Conti?

Come vi abbiamo scritto: il problema è ora “connettere i punti” e cercare il disegno che emerge. Le cose, le vicende, non avvengono quasi mai per caso.

Rimanete sintonizzati: lavori in corso !!!

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SORPRESA !!!!

Foto di OpenIcons da Pixabay

 Scusate l'ora ... ma l'argomento merita attenzione!

Domattina presto leggete Bloggorai: in arrivo una notizia molto, molto interessante!

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work in progress

 Ci sono fatti, avvenimenti e notizie che meritano riflessioni, approfondimenti e chiarimenti.

Rimanete sintonizzati ... non si sa mai !!!

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sabato 25 maggio 2024

RAI e RAI Way: i punti sconnessi di un momento complesso e "curioso"

Foto di Buzz da Pixabay
 

Correvano gli anni ’60. La mia mamma era solita, il martedì pomeriggio, andare a trovare la sorella che abitava dietro Piazza Nicosia per prendere un the. Il sottoscritto, per non annoiarsi, mentre loro in salotto facevano taglia e cuci sulle beghe di famiglia, si rintanava in un angolo della cucina con l’ultima copia de La Settimana Enigmistica. Il gioco preferito era “connettere i punti” dove alla fine si intravvedeva la figura disegnata.  Qualche anno dopo, tanti anni, me lo sono ritrovato con il famoso “Connecting the Dots”. Un esercizio molto utile.

Bene, allora cerchiamo di connettere alcuni punti di questo passaggio di stagione alquanto complicato.

Primo punto: RAI Way. Ieri, a botta calda vi abbiamo accennato qualcosa e dopo un giro di telefonate e messaggi, si siamo messi in attesa di capire le reazioni. Leggiamo: Corriere (A. Baccaro) “Curiosa la scelta dei tempi, il decreto, a due settimane dalle Europee e a un mese dal nuovo cda Rai, sembra diretto a assicurare i fondi sul via libera all'integrazione”. Già, molto curiosa…molto: è la notazione più interessante. Repubblica (S. Bennewitz) “Dopo 9 anni di chiacchiere finalmente si passerà ai fatti, perché in un momento di tassi e inflazione alta, creare sinergie nelle infrastrutture non solo è opportuno, ma necessario”. Già, finalmente, molto finalmente. Poi Il Sole 24 Ore (C. Dominelli) “… l'interesse del mercato sul titolo che ieri, a Piazza Affari, ha registrato un forte balzo chiudendo la seduta con un progresso del 3,27%, a quota 5,05 euro. Il che rappresenta un'ulteriore conferma dell'attenzione che accompagna il possibile deal atteso anche per il dividendo straordinario che andrà agli azionisti di Rai Way e che potrebbe essere sui 400 milioni…”. Amen.

Ne abbiamo già parlato: ci sono tre “razionali” in questa vicenda che si sovrappongono, si intersecano e, a seconda dei momenti uno prevale sull’altro. Il primo razionale  è squisitamente politico: a chi conviene cosa? Quali partiti sostengono una ipotesi rispetto ad un’altra? La “destra” (quale destra? Giorgetti???) è favorevole al “polo delle torri” che vede anzitutto avvantaggiare Mediaset? La “sinistra” vuole difendere i “gioielli di famiglia” per evitare il progressivo impoverimento del bene pubblico? Non tutto è chiaro e trasparente come sembra. Anzi. Il secondo razionale è quello delle alchimie finanziarie e dei soggetti che gestiscono gli alambicchi: anzitutto i “fondi” azionari che hanno la penna molto facile: scrivono un po' a tutti da Draghi al Cda RAI (“per carità … non vendete la quota a 190 mln per sostenere il Piano Industriale …”. Infine il terzo “razionale” tecnologico. Due infrastrutture nazionali “pesanti” di torri analoghe e concorrenti quanto obsolete potrebbero non avere più ragion d’essere.  Per RAI, in particolare, il rapporto tra costi (oltre 200 mln/anno di contratto di servizio erogati a Rai Way) e benefici tecnologici non sembra adeguato. RAI Way vive e vegeta per la sua maggior parte su questo pilastro che, sul mercato, è stimato ad un costo molto molto inferiore (qualche anno addietro venne stimato a circa 140 mln).

Secondo punto. Questa ultima considerazione ci porta all’altra notizia di cui vi abbiamo riferito e ad un'altra della quale pochi hanno parlato. La prima si riferisce ad una presunta “sperimentazione” che RAI Way vorrebbe avviare nei prossimi giorni per anticipare il passaggio al DVB-T2 previsto per …??? Già… previsto per quando? La data esatta si dovrebbe conoscere solo e quando il nuovo Contratto di Servizio verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, cosa che ancora misteriosamente non è avvenuta. E allora perché questa operazione, ancora più misteriosa perché non è nota “cosa” si sperimenta. La “copertura” sul territorio? La “robustezza del Segnale? I contenuti, ovvero i programmi che dovranno migrare? E cosa dire di quanto si legge (ieri su Corriere.it): “.. Almeno 10 milioni di tv da cambiare in Italia. La transizione al DBV però non sarà indolore per il pubblico del piccolo schermo. Si stima che moltissimi televisori nelle case italiane (una forchetta che nelle stime varia da circa 10 a circa 14 milioni di dispositivi) non siano compatibili con il nuovo standard. Un numero rilevante, considerando anche il mercato dei tv, e quindi il ricambio generazionale, ha subito un rallentamento negli ultimi anni, con vendite annuali intorno ai 3 milioni di pezzi contro i 4 milioni del passato”. Fossero veri anche solo la metà di questi numeri si preannuncia una catastrofe per la RAI e solo per la Rai che è chiamata a compiere questo passaggio (Mediaset sta benissimo così). Lo stesso Ciccotti (CTO RAI) anticipò un timore del genere già dallo scorso 27 settembre.  

Ecco allora in che termini i tre “razionali” si intersecano tra loro e suscitano, giustamente, qualche “curiosità” laddove quella politica, in queste circostanze prende il sopravvento. Sintesi: al di là dello champagne stappato ieri pomeriggio, rimane per certo solo un “atto di indirizzo del Governo” che si traduce in un “atto di indirizzo” verso il prossimo Cda RAI. Dopo le europee, si vedrà.

Terzo punto. L’altra notizia che si connette a tutto questo (connecting the dots) è il rapporto annuale che la Corte dei Conti diffonde sullo stato di salute finanziario di Viale Mazzini. Ne ha scritto solo Italia Oggi con il titolo “Rai, Corte dei Conti sull'esercizio 2022: serve ogni azione contro inefficienze e diseconomie. I costi sono aumentati”. Purtroppo, si tratta di una “non notizia” nel senso che da anni i magistrati contabili ripetono sempre lo stesso concetto: “… permane la necessità di misure organizzative e gestionali volte all’eliminazione di inefficienze e diseconomie, oltreché al contenimento dei costi nell’ottica di un recupero dell’equilibrio economico e gestionale”. Basta questo per rimettere tutto in ordine e dove anche il dossier RAI Way assume altra connotazione. Se solo si fosse mai visto un piano, un progetto, un proponimento concreto, fattibile e perseguibile su questo piano il Servizio Pubblico avrebbe molti meno problemi di quanti invece ne ha.

C’è molto altro ancora di scrivere da proporre. Ricordiamo solo un titolo di ieri su Repubblica: “Mediaset batte Rai e i conti 2024 volano con ascolti e pubblicità”. A Viale Mazzini la sola cosa che “vola” è Carlo Conti verso Sanremo 2025. Ne parleremo.

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venerdì 24 maggio 2024

RAI e RAI Way: pussy pussy ...bang bang ...


Era quasi pronto un post molto succoso, ricco e articolato su tante questioni RAI (di cui quasi nessuno oggi ha scritto) quando, all’improvviso, è arrivata una notizia di assoluto rilievo su Rai Way che dice molto di più di quanto non appare.

Premessa: ieri è apparsa una notizia che nessuno stamattina ha ripreso eppure è di grandissimo interesse: leggiamo su D-Day “Il 28 agosto Rai accende il DVB-T2. Le prime sperimentazioni già martedì 28 maggio”. Non solo Bloggorai ma tanti altri sono sobbalzati sulla sedia: cosa vuol dire? Non tornano due elementi: il primo si riferisce al nuovo Contratto di Servizio che, come scriviamo da tempo, è ancora secretato in qualche fumosa stanza. Nella bozza finora nota, all’art. 15, si legge che “A tale fine la Rai si impegna a diffondere un proprio mux nazionale in standard DVB-T2 entro il 10 gennaio 2024 …”. Questa data, ovviamente, è saltata in conseguenza del semplice fatto che il Contratto non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Lo stesso autore dell’articolo, nei mesi precedenti, aveva ipotizzato che si prevedeva uno spostamento al 1° settembre, forse, supponendo che, nel frattempo, il Contratto vedesse la luce cosa che, ad oggi, ancora non è avvenuto. Il secondo elemento poco chiaro si riferisce al merito: cosa significa “sperimentazione”? Perché Rai Way ha sentito questo bisogno di “sperimentare” cosa? Come e perché ora? E cosa ci andrebbe “dentro” questo MUX, atteso che ci sono qualche “problemini” da verificare, del genere quali programmi andrebbero? Nell’articolo si fa riferimento ad un “pericolo” da tempo oggetto di preoccupazione: quanti sono gli apparati TV che saranno in grado di ricevere il segnale TV nel nuovo formato?  

Se non che, nel quieto pomeriggio di primavera inoltrata, arriva un’agenzia dove si legge : “Ansa  24-05-2024  13:59  [ Politica ] ++ Dpcm su Rai Way, per ridurre la quota privilegiate fusioni ++ 'Da Rai cessioni di partecipazioni di minoranza se compatibili' (ANSA) - ROMA, 24 MAG - La Rai può ridurre la propria quota di partecipazione nel capitale di Rai Way fino al limite del 30%ma "sono privilegiate, ove compatibili e nel rispetto" delle norme di riferimento, "le operazioni funzionali ad assicurare l'aggregazione tra soggetti del medesimo settore". Lo dispone, a quanto si apprende, un Dpcm che modifica quello del 17 febbraio2022, aprendo così all'aggregazione con il competitor Ei Towers. "Eventuali operazioni di cessione di quote di minoranza possono avvenire solo se coerenti e compatibili" con queste finalità, precisa il provvedimento bollinato, firmato il 3 maggio dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. (ANSA).2024-05-24 13:58BCPP-ALG 

I "Fondi" hanno ordinato casse di Champagne (loro non usano Prosecco "made in Italy").

Bum … bum…  le due notizie si aggregano e aprono scenari previsti ma non così ravvicinati. La “lettura”, come al solito, è rigorosamente politica, sia che riguardi RAI Way, società quotata in Borsa dove, infatti, il titolo poco fa è volato, sia che riguardi RAI e la sua futura governance. Dal giro frenetico delle telefonate e messaggi con le nostre fonti emerge un  messaggio prevalente: è un “atto di indirizzo” verso il nuovo AD finalizzato a dire che su questa faccenda “noi” siamo determinanti … “non pensate di fare di capoccia vostra”. Firmato: Lega.  Non è chiaro però quale sia il "Meloni pensiero" sull' argomento. Qualcosa ancora non torna.

Per intenderci e per fare un passo indietro: a Viale Mazzini era prevalente l’ipotesi di fare solo una mera operazione di cassa con la vendita della quota differenziale dal 64 al 51% della quota posseduta da RAI per un controvalore stimato di circa 190mln messo in conto per il supporto del Piano Industriale. Se non che, i “Fondi” a suo tempo hanno scritto chiaro e tondo che questa ipotesi per loro è come il fumo agli occhi e che invece sostengono fortemente il “polo delle torri” di cui, appunto, questo DPCM diffuso a “mercato aperto” vorrebbe essere lo strumento legislativo. E la Borsa vola: poco fa a +3,68. Se però la Borsa vola, da altre parti, intorno a Viale Mazzini, si mugugna.

Gli accordi per le nomine sembrano lontani, sembrano.

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giovedì 23 maggio 2024

WORK IN PROGRESS

 

Se ogni lettrice, ogni lettore di Bloggorai decidesse di  raccontare un solo singolo episodio, una storia più o meno gloriosa o nefasta, un episodio “curioso”, una trama o complotto di cui è stato complice, vittima o artefice, testimone diretto o indiretto, ne uscirebbe in poche ore un volume di assoluto rilievo e non tanto e non solo per le vicende interne RAI ma anche perché permette di leggere “LA RAI è lo specchio del Paese" e viceversa ovvero come un racconto umano, una narrazione, a dir poco “vivace”. Poi, vicende interne, si fa per dire, perché è noto a tutti che una buona parte di esse sono espressione della “politica” esterna all’Azienda che giocoforza, influisce e determina quanto avviene al suo interno.

Bene, dopo le “storie più o meno ignobili” dei giorni scorsi, torniamo sulla terra dove ce ne sono altrettante da raccontare. Oggi è venerdì e abbiamo qualche ora di più per lavorare ad un paio di notizie molto, molto interessanti. Abbiate pazienza. In giornata arriva un Post molto ricco.  

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RAI: altre 5 piccole storie ignobili che ci tocca raccontare

Foto di Çiğdem Onur da Pixabay

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,
che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,
che non merita nemmeno l' attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare …

Già, piccole storie, piccole piccole, e giudicate voi quanto possano essere ignobili o meno. Certo è che se le andate a raccontate in giro (ad esempio al mio Circolo Trattoristi Bassa Val Tiberina) ti guardano storto e brontolano “Ma perché dovrei pagare il canone”??? Bloggorai comunque ve le racconta consapevole che non c’è molto di meglio su cui riflettere e dibattere. Vogliamo parlare di “missione” del Servizio Pubblico? Vogliamo parlare di telespettatori che mutano di numero e di composizione sociale? Vogliamo parlare di RAI e di intelligenza artificiale? Si certo, argomenti di grande interesse e spessore … c’è da dire solo che non si sa con chi parlarne.

Bene, proseguiamo le storie di ieri.

Storia n. 1bis. La presidente Rai Marinella Soldi sul caso Scurati ha le idee molto chiare: lo scorso 9 maggio dichiara ufficialmente “Non credo che il procedimento disciplinare contro Serena Bortone faccia giustizia della vicenda, né tantomeno faccia bene alla Rai. Quanto riferito dall’AD in Commissione di Vigilanza racconta in modo parziale quanto accaduto, non citando aspetti di rilievo. Ferme restando le policy aziendali, il cosiddetto caso Scurati è ancora oggetto di verifiche da parte della direzione Internal Audit aziendale, per la quale la Presidente ha le deleghe. Le risultanze in bozza di tale audit sono state visionate sia da me sia dall’Ad ed evidenziano una situazione molto più complessa di quella descritta dall’Ad, che richiede un approccio più completo”. Ieri in Vigilanza ha dichiarato “Io non ho visto intenti censori. Censura è una parola bruttissima, non l'ho vista, non è questo l'obiettivo dell'audit", ma "i fatti devono essere completi e la tempistica fa parte dei fatti … La ricostruzione dei fatti dell'AD fatta in Vigilanza è nella sostanza corretta. La rappresentazione contenuta nel rapporto di audit tuttavia ci restituisce l'immagine di una vicenda più complessa rispetto a come è stata raccontata, con disallineamenti operativi e di comunicazione legati ad una timeline di eventi molto precisa”. Ma allora l’AD ha riferito in modo parziale (e quindi scorretto) o in “sostanza” corretto? Alcuni titoli dei giornali sono su “Soldi frena” … “Soldi Nega” … “Soldi ci ripensa” … “Soldi assolve”... "Soldi fa retromarcia". Il PD si interroga: “Perché adesso ritratta? Quali pressioni ha ricevuto in queste settimane, da chi e per quali ragioni?" Già … perchè???

Storia n.2 bis. Il ricorso di Santoro all’AgCom contro “Vespa artista” e la “sua” trasmissione è stato archiviato. L’attacco di “Vespa artista” non era contro Santoro “candidato” ma contro “Santoro giornalista”. Finissima distinzione che sarebbe utile declinare pure con “Vespa artista, vespa giornalista e Vespa politicista”.  Tradotto in italiano: “Vespa artista” può accendere le telecamere e dire ciò che vuole a suo insindacabile giudizio ed è pure pagato.  Comunque, la partita non è chiusa: Santoro candidato può sempre ricorrere al giudice ordinario.

Storia n.3 bis. Oggi sono state pubblicate dichiarazioni del rieletto rappresentante dei dipendenti RAI Davide Di Pietro. Leggiamo “ … è urgente per l’azienda che venga quanto prima recepito il Media Freedom Act”. Bene, benissimo: allora sarebbe utile che dicesse pure chiaro e tondo se ritiene giusto, necessario ed urgente applicare  subito i criteri che il MFA impone ovvero “aperti, trasparenti e non discriminatori” e che dunque i nuovi consiglieri non siano estratti dal cilindro della politica ma selezionati con le idonee procedure, come appunto si richiede con il ricorso al TAR sul quale, però, non si pronuncia.  

Storia n.4 bis. Leggiamo sul Fatto di oggi “PM di Roma indagano per omicidio colposo in relazione alla morte, avvenuta il 13 maggio scorso, dell'ex dipendente della Rai, Mariusz Marian Sodkiewicz, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico, forma tumorale dovuta all'esposizione all'amianto”. Sarà un processo lungo e complicato. Intanto registriamo che si è posto il problema e non è cosa da poco conto.

Storia n.5 bis. Valutate voi quanto sia “ignobile” questa storiella, piccola piccola, ma sufficiente a darvi idea di come si esercita il Potere a Viale Mazzini. Tutto comincia lo scorso 9 maggio a Palazzo San Macuto dove si legge, nel resoconto del verbale della Vigilanza Rai che “La PRESIDENTE (Floridia) saluta e ringrazia per la disponibilità il dottor Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, e il dottor Giampaolo Rossi, direttore generale corporate della Rai, accompagnati dalla dottoressa Paola Marchesini, direttrice dello Staff dell'Amministratore delegato, dal dottor Davide Di Gregorio, direttore dello Staff del Direttore generale corporate, dalla dottoressa Bianca Maria Sacchetti e della dottoressa Elisabetta Barozzi, dello Staff del Direttore generale corporate, dal dottor Fabrizio Casinelli, direttore dell'Ufficio Stampa, e dalla dottoressa Angela Mariella, direttrice delle Relazioni istituzionali”. E chi sarà mai Bianca Maria Sacchetti e a quale titolo partecipava ad un incontro istituzionale di tale rilievo non essendo una dipendente RAI? Di lei si legge che ha uno studio di Comunicazione dove però RAI non figura trai suoi clienti. Ieri vi abbiamo scritto che “Molti ci dicono che si tratta della nuova “portavoce” dell’attuale DG assunta con un contratto di collaborazione esterno. Dicono, pare … sembra che si tratta di questo …”  . Il DG Corporate ha una portavoce? A quale titolo il DG si dota di una “portavoce” esterna all’Azienda e che, si presume, non lo faccia a gratis?

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mercoledì 22 maggio 2024

RAI: 5 piccole storie ignobili che ci tocca raccontare


Storia n. 1. Sono trascorsi quasi otto mesi da quando la Vigilanza Rai ha votato (con improvvida premura imposta dalla presidente Floridia) il nuovo Contratto di Servizio RAI. Da allora, nessuno, nessuno tra i parlamentari, nessuno tra gli amministratori RAI si è preso la briga di chiedere, di sapere perché ancora non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, rendendolo, di fatto, un fantasma giuridico. Perché tanta fretta di chiudere allora e silenzio oggi? Allo stesso modo, siamo quasi a metà anno, e nessuno si è preso la briga di chiedere, di sapere cosa ne sarà del prossimo canone: se e come verrà riscosso e quale sarà l’importo. È comprensibile che gli attuali amministratori non ne sentano il carico per quanto sono già sull’uscio della porta però il rinnovato consigliere una parolina potrebbe pur dirla.

Storia n. 2. Questa mattina si riunisce il consiglio AgCom per esaminare il ricorso di Michele Santoro avverso alla trasmissione di Bruno Vespa con il suo comizietto livido nella “sua” trasmissione per l’annullamento del “suo” dibattito tra la Meloni e la Schlein. Ora vedremo se ci sarà una sanzione o meno e chi la pagherà. Si pone una domandina semplice semplice: qualcuno si prende la briga di esercitare un controllo editoriale su “Vespa artista” oppure “Vespa artista” accende la sua telecamera e si permette di dire quello che vuole senza che nessuno ne sia informato? Del resto, si sa, “Vespa artista” non nasce ieri. Infine, in caso di sanzione AgCom, come noto, gli “artisti” non pagano ma vengono pagati.

Storia n. 3. Il Popolo RAI ha votato il suo rappresentante nel prossimo Cda. Quando un dibattito si arena e non si sa come andare avanti c’è sempre la battuta pronta: il problema è politico. Già: cosa significa “politicamente” questa elezione? Oggi, tanto per capirci, il quotidiano Il Secolo d’Italia (di note simpatie sinistrorse marxiste leniniste) ha titolato “La sinistra battuta ancora una volta in RAI”. Molti la associano ad un’altra presunta “sconfitta” della sinistra con il recente sciopero dei giornalisti dove la “destra” di Unirai ha sostenuto il suo fallimento. Allora, la domanda che si pone è: da che parte si orienta “politicamente” il Popolo RAI? Per alcuni non ha colore, nel senso che vota pensando all’interesse dell’Azienda, come se il suo futuro dipendesse dallo Spirito Santo o dall’ONU. Per altri, questo voto è il frutto di accordi di successo oppure falliti, di ambizioni personali naufragate, vendette o ripicche e progetti gestiti male. Ci sono poi state circa 200 schede bianche: cosa hanno significato? Perché qualcuno si è  preso la briga di “andare” a votare senza esprimere un nome? Come sempre succede in ogni competizione, chi vince ottiene il risultato grazie alla sua forza/capacità o invece grazie alla debolezza/incapacità dell’avversario? Il dibattito è aperto e il Cda di Viale Mazzini ancora si deve formare. Vedremo.

Storia n. 4. Come noto da decenni, l’amianto a Viale Mazzini c’è sempre stato nel senso che il palazzo è stato costruito con l’amianto dentro come si “usava” a quel tempo. Nessuno ha mai potuto sostenere un rapporto tra causa ed effetto dell’esposizione delle persone alle particelle del minerale per un semplice e fondamentale motivo: richiede una superperizia di parte che di fronte ad un giudice possa sostenere la sua pericolosità. Una perizia del genere richiede molto tempo ed è costosa, molto costosa, a tal punto da scoraggiare ogni tentativo di adire in giudizio il problema e, di conseguenza, ci si deve attenere alla documentazione fornita dall’Azienda senza nemmeno sapere chi ha compiuto le rilevazioni. Ottenere un processo per l'amianto in RAI andrebbe sui libri di storia. Invece, tutto il resto, purtroppo, andrà scritto nei libri dei ricordi delle persone che ne possono essere state vittime incolpevoli.

Storia n. 5 (incerta ... del genere ahummm ahumm). Da alcuni giorni si intravvede camminare nei corridoi del VII una figura indistinta che nessuno ha mai visto prima tra i dipendenti RAI. Chi sarà e chi non sarà? Molti ci dicono che si tratta della nuova “portavoce” dell’attuale DG assunta con un contratto di collaborazione esterno. Dicono, pare … sembra che si tratta di questo e la cosa è talmente fumosa ed incerta che “nessuno” conosce il suo nome.  Ovvero, tanti sostengono di sapere che c’è ma nessuno sa come si chiama. O meglio, qualcuno la conosce e pure noi lo sappiamo ma fintanto che non ne siamo certi non lo scriviamo. Mistero misterioso. Alcuni ricordano che pure il precedente AD Fuortes ritenne opportuno dotarsi di un “portavoce” con  Maurizio Caprara. Già … che ci sarebbe di male: sarebbe solo un supporto allo Staff dell'AD (ooopps ... lapsus...forse volevamo scrivere attuale DG forse.. prossimo AD), all’Ufficio Stampa, alla Direzione Relazioni Istituzionali … all’Azienda stessa per intero.    

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martedì 21 maggio 2024

La RAI e il Popolo sovrano

Foto di JK_HGZ da Pixabay

“La sovranità appartiene al popolo …” e il popolo RAI ha votato Davide Di Pietro come suo rappresentante nel prossimo Cda di Viale Mazzini. Punto. Per i prossimi tre anni sarà lui a rappresentare chi lo ha votato (oltre 2.600) e chi non lo ha votato.

Ora ci si può sbizzarrire a capire, interpretare questo risultato che vede alcuni punti fermi. Di Pietro non solo è stato riconfermato ma ha raccolto più voti della precedente occasione (circa + 300). Il suo operato quindi è stato apprezzato dagli elettori RAI. Alla vigilia della consultazione  Di Pietro ha pubblicato un bilancio di quanto avvenuto in Cda durante la sua esperienza (iniziata lo scorso 5 dicembre) dove spicca al primo posto l’approvazione del Piano industriale dove “… benché fossi contrario ad un progetto industriale che comportava l’alienazione di un ulteriore quota di Rai Way, ho espresso voto favorevole alla sua approvazione”. Non è molto chiaro ma va bene così. Ci sarebbe molto da dire su questa scelta e quanto possa essere stata vantaggiosa per la RAI. Altro punto fermo è la valutazione degli altri risultati. Prendiamo in considerazione solo la seconda classificata, Alessandra Clementini, proposta dalla CGIL, che ha raccolto 1950 voti, cioè 740 meno di Di Pietro. Sono tanti. Passo indietro: lo scorso 10 ottobre vengono pubblicati due appelli cioè uno a firma CGIL e CISL e uno a firma Usigrai. Tutti concordano sulla necessità ed urgenza di “aprire un tavolo di lavoro” dove “… l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori è oggi una priorità, nell’interesse del Servizio Pubblico e nell’interesse dei cittadini”. Tutto tace e il tavolo nemmeno si apre e se qualcuno ha provato ad aprirlo, si è dovuto subito ricredere di fronte a velleità ed egoismi di parte. Lasciamo stare. Si arriva alla vigilia del voto e l’Usigrai, per voce del suo segretario Macheda, lo scorso rilascia una dichiarazione dove sostiene di aver cercato una candidatura unitaria e, non avendo colto il risultato, ha invitato i propri iscritti a votare liberamente. Gli iscritti Usigrai, per quanto si legge, sono circa 1.700.  Ovvero: se solo la metà degli iscritti Usigrai avesse votato la Clementini il risultato sarebbe stato diverso. Punto. A capo.

Ora ci spostiamo sul resto del Cda che si dovrà comporre dove questa votazione segna un piccolo e significativo passo avanti. Come vi abbiamo scritto, se non succede qualcosa prima, si voteranno in Parlamento i 4 rappresentanti di sua competenza dopo le elezioni europee. Le trattative, rigorosamente sottobanco, sono in alto mare con i soliti che girano da mesi: in “quota” o “amici” o “parenti” di Tizio, Caia o Sempronia. Vedremo. Certo è che se verrà nominato il Cda con i criteri della vecchia legge 220 del 2015 non ci saranno art. 5 del MFA sufficienti a mandarlo poi a casa per nominarne uno nuovo.

Infine, il Fatto di oggi pubblica la notizia dell’accoglimento del ricorso di Michele Santoro all’AgCom contro l’ “artista” Bruno Vespa per aver violato la par condicio con il suo “comizietto” di 5 minuti nella “sua” trasmissione. Se mai dovesse arrivare una sanzione, chi paga? L’Azienda o l’”artista”?

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lunedì 20 maggio 2024

FLASH !!!

 


Sono usciti da pochi minuti i risultati della votazione dei dipendenti RAI per eleggere il loro rappresentante nel nuovo Cda di Viale Mazzini.

E' stato rieletto Davide Di Pietro con 2690 voti (prec. 2.373)
Alessandra Clementini, (CGIL), ha raccolto 1950 voti
Pietro Muratori (CISL), ha raccolto 1565 voti

Hanno votato 6462 persone su 11.131, pari al 58%, in lieve crescita rispetto alle precedenti consultazioni dove avevano votato  il 57,5%.

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La RAI: la democrazia televisiva, il voto per il Cda e l'amianto


Non conosciamo bene la vicenda giudiziaria di Chico Forti e ce ne guardiamo bene da fare valutazioni nel merito della sua situazione giuridica. Conosciamo però qualcosa, seppure sommariamente, della Meloni e di come e di quanto vuole rappresentare televisivamente se stessa di fronte agli italiani. Conosciamo qualcosa di come si affrontano tanti casi di italiani nelle prigioni di altri paesi: vedi l’ultimo di Matteo Falcinelli. L’immagine fotografica della presidente del Consiglio sorridente all’aeroporto mentre accoglieva il rientro di Forti enfatizzando il  successo della “sua” diplomazia e la copertura televisiva che ne avuto ci ha posto qualche riflessione. Conosciamo qualcosa, seppure sommariamente, della giustizia penale americana a partire dal fatto di essere uno dei paesi che applica la pena di morte come strumento di giustizia sommaria per arrivare fino alla vergogna giuridica di Guantanamo. Leggiamo Riccardo Noury di Amnesty International “Attraverso Guantánamo, gli Usa hanno legittimato la detenzione senza accusa né processo in nome della presunta minacciosità di un individuo. Hanno perfezionato il sistema della tortura, arruolando medici, giuristi e psicologi per “individuare i punti deboli del nemico”, aggredendone l’onore e il pudore… C’è poi stata la “guantanamizzazione” dei centri di detenzione. Il primo direttore di Guantánamo Bay, il generale Geoffrey Miller, ha poi diretto il carcere statunitense di Abu Ghraib, in Iraq: quello reso tragicamente famoso dalle fotografie di un detenuto trasformato in albero di Natale e di prigionieri nudi e impilati gli uni sugli altri. Guantánamo è diventato anche sinonimo di negazione completa dei diritti umani: ad esempio, è chiamata “la Guantánamo d’Inghilterra” la prigione di massima sicurezza dov’è detenuto Julian Assange”. La somma delle tre considerazioni con Meloni, giustizia made in USA e spettacolarizzazione televisiva ci lascia alquanto perplessi. C’è bisogno di vederla ancora in un confronto su RAI Uno?

Oggi si vota in RAI per l’elezione del rappresentante di dipendenti in vista del prossimo Cda di Viale Mazzini. Questa figura nasce con la famigerata Legge 220 del 2015 e non è mai stata oggetto di particolare riflessione sul suo ruolo e sul suo “peso” nel meccanismo di governance dell’Azienda. I primi due mandati sono stati assolti da Riccardo Laganà che, con la sua figura e la sua statura morale, ha messo relativamente al riparo questo dibattito. Di fatto però non è mai stato ben chiaro il compito e il mandato del rappresentante dei dipendenti ovvero in che modo si relaziona ad essi e, più ingenerale, alla formazione della politica aziendale. Si tratta di una figura prevalentemente parasindacale e/o di una figura di “amministratore”?  La Legge citata non fa distinzioni e fa solo cenno alle modalità di presentazione delle candidature “Le singole candidature possono essere presentate da una delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo o integrativo della RAI-Radiotelevisione italiana Spa o da almeno centocinquanta dipendenti e devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina” dove si evince una prevalenza assegnata alle Organizzazioni sindacali. Cosa che, finora, non è avvenuta. Oggi concorrono solo tre nomi: Alessandra Clementini (CGIL), Davide Di Pietro (Snater, vicepresidente dell'associazione Rai Bene Comune – IndigneRai) e Pietro Muratori (CISL). A detta di molti, il risultato appare scontato. Domattina sapremo. Sappiamo di certo che il tentativo di proporre una figura unitaria è fallito e ancora non è chiaro per colpa di chi … o forse lo è benissimo.

Infine la questione amianto. Nei giorni scorsi ci pervenuto un documento (datato 19 aprile 2024) dove leggiamo che “Come per gli anni precedenti anche nel corso del 2024 sarà effettuato il programma degli interventi di bonifica monitoraggio e controllo sull’amianto in matrice friabile presente lo stabile di Viale Mazzini 14” che  conclude “Si evidenzia come i risultati dei sui indicati monitoraggi ambientali sistematicamente trasmessi alla ASL ed ai  RLS palesino l'assenza di fibre di amianto aereodisperse e tutti i valori di portati sono di sotto del limite inferiore di sensibilità dello strumento di misura”. A noi inesperti qualcosa appare difficilmente comprensibile: se si ammette in premessa che l’amianto è presente, come è poi possibile sostenere che si palesa l’assenza di fibre? Come dire: l’amianto c’è ma non si vede e fintanto che non si vede non è pericoloso. Poi: “interventi di bonifica” cosa significa esattamente? Se è, è stata, necessaria una “bonifica” porta a significare che era necessario farla altrimenti si sarebbe detto altra cosa? O no??? Cosa c’era nelle stanze “bonificate” prima della bonifica? In sintesi: l’amianto a Mazzini c’è, c’è sempre stato e sarebbe meglio starne lontano. Se ha provocato danni alle persone non è dato sapere. Quello che non sappiamo è: chi ha effettuato le rilevazioni? È possibile che, per quanto si legge è l’Azienda che certifica se stessa e ne da informazione alla ASL ed ai RLS?   

Proprio ieri sera abbiamo avuto notizia di una ex collega deceduta nei giorni scorsi, per quanto ci hanno riferito, a causa di un tumore polmonare fulminante. Non sappiamo nulla di più. Cercheremo di sapere e verificare.

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domenica 19 maggio 2024

RAI, il deserto dei sentimenti

Foto di Susann Mielke da Pixabay

“Dopo la scoperta della tua malattia, qualcuno si è dileguato” … “Tutta la RAI … tutta la RAI …tutti i gruppi dirigenti, non parlo solo di questi attuali, parlo di quello precedente, di quello precedente ancora. Ora, io posso capire che esistano delle ragioni di ordine sindacale, ma io chiedevo alla RAI il mio stato di servizio che è un diritto … sono spariti tutti. Posso capire problemi legali, quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Queste persone alle quali parlavo dandogli del tu … sono sparite, si sono negate al telefono come se fossi un questuante. Davanti ad un tale atteggiamento trovo un solo aggettivo: ripugnante, è ripugnante”. Intervista a Fazio.

"La cosa più dolorosa per me, dice Di Mare, "sono state le parole scritte in un messaggio whatsapp nel maggio del 2021, messaggio in cui l'allora AD, rispondendo alla mia ennesima richiesta di un incontro, dopo altri messaggi caduti nel nulla - questione di umanità, dicevo, vista la mia malattia - scriveva: 'Non accetto lezioni di umanità da te'” Il Foglio di ieri.

“Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”. Intervista al Corriere.

Non vogliamo solo ricordare Franco Di Mare. Con questa sua storia ha illuminato la scena che molti di noi conoscono bene: il cinismo, l’indifferenza, il silenzio complice e colpevole delle varie nefandezze o ingiustizie anche professionali, la spietatezza e la totale disumanità che spesso e volentieri colpisce chi è vittima del potentato di turno, chi è fuori dal giro, chi non appartiene ai vari “cerchi magici”, chi non viene percepito come “amico degli amici”, chi non è riconducibile ad una “quota” quale che essa sia.

Intendiamoci, non veniamo dalle scuole delle Orsoline e non abbiamo mai avuto la percezione che certi ambienti, specie se fortemente legati alla “politica” siano ameni luoghi di meditazione trascendentale, di amorosi sentimenti e di umana solidarietà. Spesso, sono gironi infernali, arene gladiatorie dove vince il più cinico e spietato, uniche categorie in grado di prevalere. Chi entra a Viale Mazzini sa che anzitutto deve sopravvivere all’amianto: chi vi scrive lo sa bene dal 1991. Ad un certo punto, venne trasferito in una stanza adiacente ad una zona “sigillata” dove si sapeva che era in corso la bonifica dell’amianto. Tutti sanno che c’è sempre stato, non tutti sanno se, quanto e come è stato bonificato.

Poi, chi entra a Viale Mazzini sa che deve competere come nella savana: non conta quanto tu possa essere capace ed efficiente, credibile e professionale. Il solo merito è essere “dentro” il giro che conta. Chi c’è c’è e chi non c’è è fuori e se sei fuori non esisti, nemmeno ti guardano, sei quassi cancellato dall’elenco telefonico. Abbiamo visto decine di persone rifugiate in biblioteca perché tagliati fuori da logiche di “esternalizzazioni” tanto care a certi noti ed autorevoli DG. “Faremo sapere” è il mantra che si ripete e che Riccardo Laganà conosceva bene ogni qualvolta sollevava un problema in Cda.   

La RAI non è solo genericamente "matrigna" come alcuni pensano: spesso è anche direttamente complice e colpevole, almeno per quanti sapevano e facevano (e fanno tutt'ora) finta di non sapereo di non capire. 

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sabato 18 maggio 2024

RAI: una partita persa prima ancora di essere giocata? Forse no!


Non è mai facile trovare le parole giuste quanto si tratta di salutare una persona cara che ci ha lasciato. Per quanto ci riguarda, ci viene in mente solo un pensiero: nessuno va mai via veramente fintanto che rimane nei nostri pensieri. Ciao Franco! e aggiungiamo anche un saluto a Mario, ex collega RAI, anche lui vittima dello stesso male.   

Andiamo avanti. Tema confronto in tv tra la Meloni e la Schlein. Per alcuni si tratta di una “occasione mancata” … addirittura per la democrazia. Per altri invece di uno scampato rischio di indebita polarizzazione di un dibattito/confronto al quale dovrebbero partecipare tutte le forze in campo e non solo due partiti. Appare del tutto evidente che i soggetti che più si lamentano siano le dirette interessate nonché il ”padrone di casa Vespa”: la prima, Meloni, perché avrebbe rafforzato la sua immagine di “donna sola al comando” e la seconda, Schlein, perché si vorrebbe autocandidarsi a “donna sola all’opposizione”. Entrambe le immagini sono false,  ingiustificate e improponibili e lo sono ancor più se a proiettarle è la Rai e il proiezionista è Bruno Vespa. Altra argomentazione è quella dell’occasione fornita agli italiani di conoscere e capire e, si aggiunge, come pure succede in altri paesi. La prima parte dell’argomento appare piuttosto fragile. Ogni giorno, ogni momento e in tutti gli aspetti della vita politica, sociale, economica e culturale abbiamo prove provate di cosa è capace di fare (o di non fare) questo Governo. Cosa altro potrebbe aggiungere di meglio, di più, di maggior interesse per gli italiani? Una sola cosa: l’immagine di se stessa come leader “forte”, unica e insostituibile. Per quanto riguarda cosa avviene negli altri paesi, alcuni si riferiscono agli USA e fanno finta di dimenticare che si tratta, appunto, di un Paese dove il sistema politico democratico è radicalmente diverso. La domanda, infine, è perché la Schlein ha accettato questo trabocchetto e, purtroppo, la risposta in parte la conosciamo. Non c’è molto altro da aggiungere.

Andiamo avanti. Ieri un nostro autorevole e affezionato lettore ci ha scritto a proposito del ricorso al TAR riproponendo un problema che già abbiamo affrontato. Si tratta di “pesare” i tempi e definire un quadro di interesse prevalente, di gerarchia degli eventi. È utile fare un piccolo riassunto. Vedi pure il post dello scorso 11 maggio "CalendeRAI"    http://bloggorai.blogspot.com/2024/05/calenderai.html 

Lunedì 20 maggio votano i dipendenti RAI. Camera e Senato potrebbero votare dopo le europee. L’udienza al TAR è prevista antro la fine del mese. Se non succede nulla di rilevante, il prossimo Cda si potrebbe insediare entro la fine di luglio. Se invece mai dovesse succedere “qualcosa” ovvero i motivi del ricorso dovessero essere ritenuti fondati ne potrebbe conseguire che si dovrà interrompere il meccanismo di nomina previsto dalla precedente Legge 220 del 2015 e si dovrà porre in atto un altro procedimento che, necessariamente, richiederà tempo. Significa, di conseguenza, che questo Cda rimarrà in prorogatio fintanto che non sia predisposto un nuovo quadro normativo. È un bene o un male per gli interessi dell’Azienda? Per come abbiamo argomentato e ricordato più volte: eleggere un nuovo Cda con i vecchi criteri non farebbe altro che riproporre e rafforzare la presa del Governo e dei partiti sul Servizio Pubblico, un processo ancora più pericoloso se posto in una prospettiva strategica degli impegni prossimi venturi e in vista del rinnovo della Concessione del 2027. Eleggere un nuovo Cda con i componenti “usciti dal cilindro” senza alcuna verifica, trasparenza e confronto significa brutalmente e sostanzialmente indebolire l’Azienda più di quanto già non lo sia. Applicare la logica delle nomine senza criteri, parlando di informazione, significa ad esempio poter nominare direttori di testate ad “immagine e somiglianza” dei parenti o degli amici degli amici di turno, delle “quote” di appartenenza.

Se non si comprende il peso e la rilevanza di questa partita, si perde prima ancora del fischio d’inizio e non ci sarà un girone di ritorno: dentro o fuori.

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