martedì 21 maggio 2024

La RAI e il Popolo sovrano

Foto di JK_HGZ da Pixabay

“La sovranità appartiene al popolo …” e il popolo RAI ha votato Davide Di Pietro come suo rappresentante nel prossimo Cda di Viale Mazzini. Punto. Per i prossimi tre anni sarà lui a rappresentare chi lo ha votato (oltre 2.600) e chi non lo ha votato.

Ora ci si può sbizzarrire a capire, interpretare questo risultato che vede alcuni punti fermi. Di Pietro non solo è stato riconfermato ma ha raccolto più voti della precedente occasione (circa + 300). Il suo operato quindi è stato apprezzato dagli elettori RAI. Alla vigilia della consultazione  Di Pietro ha pubblicato un bilancio di quanto avvenuto in Cda durante la sua esperienza (iniziata lo scorso 5 dicembre) dove spicca al primo posto l’approvazione del Piano industriale dove “… benché fossi contrario ad un progetto industriale che comportava l’alienazione di un ulteriore quota di Rai Way, ho espresso voto favorevole alla sua approvazione”. Non è molto chiaro ma va bene così. Ci sarebbe molto da dire su questa scelta e quanto possa essere stata vantaggiosa per la RAI. Altro punto fermo è la valutazione degli altri risultati. Prendiamo in considerazione solo la seconda classificata, Alessandra Clementini, proposta dalla CGIL, che ha raccolto 1950 voti, cioè 740 meno di Di Pietro. Sono tanti. Passo indietro: lo scorso 10 ottobre vengono pubblicati due appelli cioè uno a firma CGIL e CISL e uno a firma Usigrai. Tutti concordano sulla necessità ed urgenza di “aprire un tavolo di lavoro” dove “… l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori è oggi una priorità, nell’interesse del Servizio Pubblico e nell’interesse dei cittadini”. Tutto tace e il tavolo nemmeno si apre e se qualcuno ha provato ad aprirlo, si è dovuto subito ricredere di fronte a velleità ed egoismi di parte. Lasciamo stare. Si arriva alla vigilia del voto e l’Usigrai, per voce del suo segretario Macheda, lo scorso rilascia una dichiarazione dove sostiene di aver cercato una candidatura unitaria e, non avendo colto il risultato, ha invitato i propri iscritti a votare liberamente. Gli iscritti Usigrai, per quanto si legge, sono circa 1.700.  Ovvero: se solo la metà degli iscritti Usigrai avesse votato la Clementini il risultato sarebbe stato diverso. Punto. A capo.

Ora ci spostiamo sul resto del Cda che si dovrà comporre dove questa votazione segna un piccolo e significativo passo avanti. Come vi abbiamo scritto, se non succede qualcosa prima, si voteranno in Parlamento i 4 rappresentanti di sua competenza dopo le elezioni europee. Le trattative, rigorosamente sottobanco, sono in alto mare con i soliti che girano da mesi: in “quota” o “amici” o “parenti” di Tizio, Caia o Sempronia. Vedremo. Certo è che se verrà nominato il Cda con i criteri della vecchia legge 220 del 2015 non ci saranno art. 5 del MFA sufficienti a mandarlo poi a casa per nominarne uno nuovo.

Infine, il Fatto di oggi pubblica la notizia dell’accoglimento del ricorso di Michele Santoro all’AgCom contro l’ “artista” Bruno Vespa per aver violato la par condicio con il suo “comizietto” di 5 minuti nella “sua” trasmissione. Se mai dovesse arrivare una sanzione, chi paga? L’Azienda o l’”artista”?

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