Un abbaglio, un malinteso, un’allucinazione collettiva??? Cominciamo a dubitare di noi stessi e di tanti altri intorno a noi sulle capacità di distinguere il bene dal male, il giorno dalla notte, il bianco dal nero. Oppure, come abbiamo scritto, saper distinguere "la contraddizione principale da quella secondaria e poi da quelle subordinate" come il Grande Timoniere sosteneva. Ancora oggi, leggendo la carta stampata, nessuno si occupa del nuovo Contratto di Servizio. Delle due l’una: o si tratta di una colossale perdita di tempo che interessa solo quattro gatti al bar e quindi immeritevole di due righe su un giornale qualsiasi (a parte il Sole 24 Ore) oppure si tratta della notizia dell’anno che “menti e poteri forti” fanno carte false per tenere rigorosamente occultata?
Vediamo la prima ipotesi: è verosimile che il Contratto di Servizio sia disatteso come spesso e volentieri è avvenuto in passato. Il citato art. 25 (obblighi specifici dettagliati in sei pagine) della precedente versione ne è testimone: vedi laddove si prevedeva la riorganizzazione delle testate giornalistiche. Abbiamo pure scritto, riportando una nostra fonte interna, che per questa edizione a Viale Mazzini più d’uno ( e uno in particolare) ha lavorato molto per rendere questo nuovo Contratto “libero” da vincoli troppo onerosi e impegnativi per RAI. A suo tempo, quando venne approvata la precedente versione, abbiamo scritto chiaramente che si trattava di un documento ritenuto eccessivamente sbilanciato negli obblighi rispetto alle risorse di cui disponeva. L’obiettivo, dunque, questa volta è stato centrato: non ci sono vincoli, non ci sono impegni, non ci sono sanzioni per eventuali violazioni quindi “tana libera tutti”. Ne consegue pure, ovviamente, che non ci sono certezze sulle risorse. A tal punto, giusto ieri ci è stato fatto osservare correttamente, questo Contratto è come una partita persa prima ancora di tirare il primo calcio al pallone: il MFA impone che i Servizi Pubblici Radiotelevisivi debbano godere di certezze di risorse sulle quali contare ovvero questo RAI , questo Servizio Pubblico ancora non sa cosa succederà già per il prossimo anno, tra sei mesi. Stop. Come ci ha scritto nei giorni scorsi un nostro autorevolissimo e qualificato lettore “In questo momento, dentro Viale Mazzini, il Contratto è l’ultimo dei nostri pensieri … al primo posto ci interessa sapere se Rossi rimane come AD o meno”. Amen.
La seconda ipotesi è suggestiva ma poco credibile perché oscura e fumosa la motivazione. Chi ha avuto interesse prima a spingere furiosamente per chiudere (il 30 settembre) la stesura del Contratto e poi perché tanta fretta? Poi ancora, una volta concluso, perché ritardare quasi 8 mesi per la sua pubblicazione in GU, proprio in coincidenza della fine corsa dell’attuale Cda (ieri approvato il bilancio e dunque, formalmente, entrato in prorogatio)? Non abbiamo risposte certe. Il solo appiglio di cui disponiamo per ragionare su questa ipotesi si incentra intorno ad una data: il prossimo fine luglio, quando si dovrà concludere la fase di transizione al DVB-T2. Sarà un timore infondato? “Sarà come il Millennium bug… tanto rumore per nulla” sostiene un nostro esperto lettore. Bloggorai non è d’accordo ma … vedremo. Comunque, forse, però … fatto sta che la partita “tecnologia” si fonde e si mescola con quella “economia” e, segnatamente, sul tema vendita di RAI Way. Questa mattina, ancora una volta si legge un titolo “Pronta la fusione Rai Way-Ei Towers … entro la fine dell'anno, ma forse già a settembre, si determinerà in Italia un nuovo assetto del mondo delle comunicazioni e dei quattro gruppi principali … La fusione delle due realtà metterà insieme le infrastrutture di trasmissione pubbliche e private e consentirà a Viale Mazzini di finanziare il piano industriale che era stato approvato in marzo. Per completare l'operazione occorrerà un Cda Rai nel pieno dei poteri e quindi bisognerà attendere che venga rinnovato” (L’Opinione). Allora: perché tanto apparente disinteresse formale sul nuovo Contratto? Risposata forse banale ma alquanto convincente: meno se ne parla, meglio è per tutti anche perché svela responsabilità palesi ed occulte, di molti, per quanto è stato fatto e più ancora per quanto NON è stato fatto per renderlo migliore di quello che oggi leggiamo. Punto. A capo.
Chiudiamo il capitolo (almeno per ora) e andiamo avanti. Se non succede nulla di rilevante nel frattempo, nel prossimo post ci occuperemo di un tema molto interessante. Rimanete sintonizzati.
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