domenica 19 maggio 2024

RAI, il deserto dei sentimenti

Foto di Susann Mielke da Pixabay

“Dopo la scoperta della tua malattia, qualcuno si è dileguato” … “Tutta la RAI … tutta la RAI …tutti i gruppi dirigenti, non parlo solo di questi attuali, parlo di quello precedente, di quello precedente ancora. Ora, io posso capire che esistano delle ragioni di ordine sindacale, ma io chiedevo alla RAI il mio stato di servizio che è un diritto … sono spariti tutti. Posso capire problemi legali, quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Queste persone alle quali parlavo dandogli del tu … sono sparite, si sono negate al telefono come se fossi un questuante. Davanti ad un tale atteggiamento trovo un solo aggettivo: ripugnante, è ripugnante”. Intervista a Fazio.

"La cosa più dolorosa per me, dice Di Mare, "sono state le parole scritte in un messaggio whatsapp nel maggio del 2021, messaggio in cui l'allora AD, rispondendo alla mia ennesima richiesta di un incontro, dopo altri messaggi caduti nel nulla - questione di umanità, dicevo, vista la mia malattia - scriveva: 'Non accetto lezioni di umanità da te'” Il Foglio di ieri.

“Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro”. Intervista al Corriere.

Non vogliamo solo ricordare Franco Di Mare. Con questa sua storia ha illuminato la scena che molti di noi conoscono bene: il cinismo, l’indifferenza, il silenzio complice e colpevole delle varie nefandezze o ingiustizie anche professionali, la spietatezza e la totale disumanità che spesso e volentieri colpisce chi è vittima del potentato di turno, chi è fuori dal giro, chi non appartiene ai vari “cerchi magici”, chi non viene percepito come “amico degli amici”, chi non è riconducibile ad una “quota” quale che essa sia.

Intendiamoci, non veniamo dalle scuole delle Orsoline e non abbiamo mai avuto la percezione che certi ambienti, specie se fortemente legati alla “politica” siano ameni luoghi di meditazione trascendentale, di amorosi sentimenti e di umana solidarietà. Spesso, sono gironi infernali, arene gladiatorie dove vince il più cinico e spietato, uniche categorie in grado di prevalere. Chi entra a Viale Mazzini sa che anzitutto deve sopravvivere all’amianto: chi vi scrive lo sa bene dal 1991. Ad un certo punto, venne trasferito in una stanza adiacente ad una zona “sigillata” dove si sapeva che era in corso la bonifica dell’amianto. Tutti sanno che c’è sempre stato, non tutti sanno se, quanto e come è stato bonificato.

Poi, chi entra a Viale Mazzini sa che deve competere come nella savana: non conta quanto tu possa essere capace ed efficiente, credibile e professionale. Il solo merito è essere “dentro” il giro che conta. Chi c’è c’è e chi non c’è è fuori e se sei fuori non esisti, nemmeno ti guardano, sei quassi cancellato dall’elenco telefonico. Abbiamo visto decine di persone rifugiate in biblioteca perché tagliati fuori da logiche di “esternalizzazioni” tanto care a certi noti ed autorevoli DG. “Faremo sapere” è il mantra che si ripete e che Riccardo Laganà conosceva bene ogni qualvolta sollevava un problema in Cda.   

La RAI non è solo genericamente "matrigna" come alcuni pensano: spesso è anche direttamente complice e colpevole, almeno per quanti sapevano e facevano (e fanno tutt'ora) finta di non sapereo di non capire. 

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