sabato 9 aprile 2022

Ma la Primavera è "oggettiva" ???

Foto di Anrita1705 da Pixabay

Primavera? Si fa per dire. Questo è il terzo anno che ci va di traverso e ci spinge sempre più verso l’inquietudine, la confusione e l’incertezza. Oggi la primavera in campagna è grigia, ventosa, ne calda ne fredda, forse pioverà. La sola cosa certa sono i colori: il grigio del cielo è grigio seppure in una infinita varietà di sfumature, il marrone della terra umida è marrone e il verde del grano che comincia a germogliare è verde. Tutto il resto è un’opinione, una sensazione, un’emozione o un punto di vista.

C’è una sola “verità” in natura? I colori, i profumi, le visioni del cielo e della terra sono “oggettivi”? La rappresentazione che si può dare è “obiettiva”? Oppure, come possibile, i quadri, le visioni, possono mutare a seconda delle circostanze di luce, di spazio, di punto di osservazione, degli specifici momenti relativi allo stato d’animo di chi li percepisce? I campi che osserviamo dalla nostra finestra mutano la loro “rappresentazione” in ogni istante e possiedono un "timbro cromatico" proprio unico e irripetibile. Chiunque li osservi può avere una sua personalissima opinione e quando la racconta giocoforza si sottopone al giogo della sua sensibilità, nonché a quelle di chi ascolta o legge.

Il tema di oggi è assai complesso. la verità, l’oggettività, l’obiettività e il giornalismo, in particolare in televisione.

Siamo appena tornati dal Circolo Arci della bassa Val Tiberina dove abbiamo preso il solito caffè in buona compagnia. Come al solito, abbiamo fatto un giro di opinioni, commenti e battute. Ce ne fosse stata una di accordo con Draghi e il suo Governo. Eppure, da queste parti, gli equilibri politici sono bene distribuiti tra i vari poli. Confermiamo quanto scriviamo da giorni: c’è una frattura profonda tra quello che emerge dai sondaggi e quello che viene rappresentato sui media. La caparbia volontà di rappresentare, di sostenere il racconto della Guerra per come si percepisce dagli schermi Tv e dalla lettura dei giornali non sembra “bucare” il sentimento collettivo per come viene pure rappresentato dai sondaggi (vedi pure ancora ieri su La Stampa quello dell’IPSOS).

Bene, la notizia del giorno l'abbiamo in parte già anticipata ieri quando vi abbiamo riferito di una iniziativa di Barachini, Presidente della Vigilanza Rai, di proporre un “atto di indirizzo” per regolamentare i talk show in televisione. Si tratta di 5 punti, leggiamo il testo integrale e originale:

1) a selezionare quali commentatori ed opinionisti solamente persone di comprovata competenza e autorevolezza nella materia di cui si discute;

2) a prevedere meccanismi di rotazione delle presenze, al fine di evitare una presenza eccessivamente prolungata di un solo soggetto e quindi di favorire la pluralità delle voci;

3) a privilegiare le presenze a titolo gratuito, al fine di evitare disparità di trattamento tra i commentatori e gli opinionisti, nonché di favorire la libera espressione delle opinioni;

4) a non favorire la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto;

5) a continuare a contrastare il fenomeno della disinformazione, garantendo sempre la veridicità dell’informazione e la rigorosa selezione delle fonti, evitando qualsiasi discriminazione e, all’interno dei programmi televisivi, ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte.

Attenzione, questa iniziativa di Barachini segue di pochi giorni la “raccomandazione” di Fuortes: “…sarebbe opportuno fornire regole generali”. Se non che ieri Bianca Berlinguer ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove ha dichiarato “Io non credo, e questo lo pensavo anche da direttore del Tg3, al giornalismo obiettivo: in qualche modo il giornalista condiziona sempre il racconto che fa. E allora per essere corretti verso i nostri telespettatori occorre offrire in TV un confronto tra opinioni differenti cosicché possono formarsi una propria personale idea. Dirò di più proprio in quanto Servizio Pubblico la RAI è tenuta a rappresentare posizioni diverse”. 

Al che, ieri ha risposto un “illuminato” del pensiero moderno: Michele Anzaldi che sostiene trattarsi di “dichiarazioni gravi” e, a dargli una mano in questo spericolato esercizio di illuminismo progressista e democratico stamattina interviene un altro campione in forza alla Rai. Franco Di Mare, direttore di RaiTre oggi rilascia un intervista al Foglio dove si leggono frammenti di amenità giornalistica e leggiamo: “la commistione tra spettacolo e intrattenimento …crea confusione in chi guarda… Il talk fa schifo? “un po' lo penso anche io”… “l’approfondimento si può fare anche senza mescolare intrattenimento e informazione in maniera cinica e irresponsabile"… “per qualche miserabile punto di share”. 

Per Di Mare, a quanto sembra, sarebbe tutto molto più semplice: invitiamo solo chi è d'accordo e tutti gli altri sono "posseduti o invasati". Già, semplice.  

Come sempre avviene quando la tensione emotiva è alta, si scoprono i nervi delicatissimi della professione giornalistica. Si entra vorticosamente nel mondo della morale, dell’etica, della deontologia dalla quale è difficile emergere. Grosso modo apparteniamo alla corrente di pensiero che si ostina a dubitare di tutto e di tutti, sempre e comunque. Quando sento parlare di “giornalismo obiettivo”, di “racconto della verità” mi squilla subito l’allarme rosso. E mi chiedo subito dove, come, quando e perché avviene un fatto per capirne l’antefatto, lo svolgimento e l’epilogo. Già, l'epilogo della Guerra: meno se ne parla e forse è meglio per tanti, non per tutti. 

La “pornografia dell’orrore” non aiuta a ragionare, anzi inquina le menti. Come abbiamo scritto “vedi le immagini dei Tg e ti stordisci… vai a leggere e documentarti e capisci”. Semplice.

bloggorai@gmail.com

 

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