martedì 26 aprile 2022

La Guerra oltre la Tv del Tg1






A voler cercare qualcosa di interessante oggi sulla Rai e sul Servizio Pubblico non la trovate nemmeno con il lanternino. Del resto, possiamo supporre, che tra Pasqua, pasquetta, domenica 24 e Festa del 25 aprile, sarà stato pure possibile che, come ci dicono, al VII piano di Viale Mazzini qualcuno (giustamente, ci mancherebbe) ne abbia approfittato per prendersi una meritata vacanza.

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto un breve memo degli imbarazzanti silenzi che gravano sul futuro immediato della Rai, da rileggere e conservare per i prossimi giorni. Problemini si dirà … che fretta c’è … a tutto si trova rimedio. Anzi, alla fin fine …"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire" è sempre  meglio che affrontare a brutto muso i problemi sul tavolo. D’altra parte, proprio per quanto vi abbiamo pure scritto negli “imbarazzanti silenzi” è del tutto chiaro che l’agenda dell’Azienda è tenuta a Palazzo Chigi e che a Viale Mazzini, bene che vada, prendono atto e annaspano nel disperato tentativo di mettere pezze a buchi più grandi di quanto possano immaginare. 

Ma qualcuno ragionevolmente, ha ben chiaro cosa sta succedendo con la transizione al DVB-T2? Ma qualcuno, ragionevolmente, ha ben chiaro, cosa potrà succedere nel grande mercato dell’audiovisivo nei prossimi mesi e come, con quali prodotti la Rai potrà competere (Sanremo, repliche di Montalbano, il rinnovato Don Matteo, i pacchi di Insinna)? Qualcuno ragionevolmente, è in grado di avere una attendibile stima di quanto la Rai potrà perdere sommando la riduzione di pubblicità e la prossima possibile evasione del canone? Ma qualcuno, ragionevolmente, ha idea di come e quando si potrà ridefinire la governance dell’Azienda a seguito delle 8 (otto) proposte avanzate dai partiti? Abbiamo seri dubbi in proposito e si capisce allora perché qualcuno è andato in vacanza … meglio non pensarci.

Nel frattempo, vi proponiamo una curiosità e chiediamo lumi in proposito ai nostri più attenti lettori. Premessa: da tempo non vedevamo più il Tg1. Da quanto però è scoppiata la guerra ci siamo messi di buzzo buono a seguirlo attentamente per cercare di capire se, come e quanto, il Tg1 possa essere in grado di “influenzare” la percezione degli avvenimenti sulla guerra da parte dei telespettatori attraverso le immagini e le parole usate. Potrebbe sembrare del tutto evidente che mostrare immagini particolarmente cruente o meno potrebbe indurre ad avere un atteggiamento positivo o negativo e condividere o meno il consenso verso l’invio di armi in Ucraina. Da ricordare sempre che la maggior parte dei sondaggi riportano che buona parte dell'opinione pubblica è contraria.

Si tratta comunque di impresa difficilissima per noti motivi: anzitutto non è il nostro lavoro (per noi la matematica è sempre un’opinione) e poi non disponiamo di strumenti scientifici e risorse necessarie per affrontare con qualche approssimazione un tentativo di ricerca con uno straccio di decenza. Ad esempio, non possiamo utilizzare i dati GECA di AgCom con i quali si potrebbe avere un risconto, seppure parziale e relativo per comprendere, minuto per minuto, gli spostamenti significativi. Abbiamo già scritto e dettagliato come gli ascolti del Tg1 sembrano in calo progressivo comparati a quelli dello stesso anno nello stesso periodo (al netto della diminuzione della platea televisiva). Ad un certo punto, relativamente, qualcosa sembra cambiato. Partiamo da una “sensazione” recente: da quando ci sono meno “giornalisti” esterni e corrispondenti Rai da Kiev con un “tono” dei servizi particolarmente grave e drammatico (per quanto si descrive sempre di una guerra) sembra che gli ascolti siano in leggerissima ripresa (dal 19 sono tornati sopra i 5 mln). Dunque, si può rilevare un nesso tra il “tono” della narrazione e l’andamento degli ascolti? Si può affermare, sommariamente, che il pubblico non apprezza il “tono” drammaticista mentre, al contrario, sembra più propenso ad apprezzare un racconto più “moderato” e, possibilmente, “ottimista” per una soluzione immediata della guerra? Difficilissimo trovare risposte convincenti. Però qualcosa si avverte. Rimane pure sempre l'interrogativo centrale: perchè nonostante la forte richiesta di informazione e approfondimento gli ascolti del Tg1 non crescono?

Questi comunque alcuni dati di confronto tra le tre settimane di aprile 2021/2022:


ns. elaborazione su dati Auditel


Ps: last minute. Ci suggeriscono di mettere nel memo dei "silenzi imabarazzanti" due temi: 
1. il Servizio Pubblico come "infrastruttura strategica di comunicazione"
2. dismissione delle frequenze di trasmissione digitale terrestre dal 2028

bloggorai@gmail.com


 

  


 

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