giovedì 14 aprile 2022

La Rai con l'elmetto: parole e immagini come proiettili

Foto di MasterTux da Pixabay

Per quanto siamo in grado di percepire, l’informazione Rai si è messa l’elmetto e partecipa attivamente alla guerra almeno quella di parole e immagini. 
L’informazione Rai è schierata, senza se e senza ma, dalla parte delle armi, tante, subito, potenti e pesanti. 

L’ostinata e compulsiva determinazione con la quale si usano termini come “genocidio” o si mettono in onda immagini terrificanti di orrore sembra indirizzarsi tutta verso il sostegno indiretto a mettere in secondo piano ogni possibile ricerca di un qualsiasi percorso, difficilissimo, di trattativa e di interruzione immediata dei combattimenti. 

Al Tg1 non importa sapere che almeno un terzo degli italiani sono in disaccordo con la politica perseguita dal Governo, non gli interessa tenere conto che il Papa si vergogna della corsa al riarmo, non gli frega una mazza che una parte consistente della diplomazia europea (vedi in queste ore Francia e Germania) cerca di assumere un atteggiamento meno oltranzista di quello assunto da Biden. Ma ciò che sembra più grave e che non si pone mai il tema di un possibile e necessario “dopo” riferito ai nostri interessi strategici, a quelli del mondo che verrà quando necessariamente questa dannata e maledetta guerra dovrà pur finire. Da non dimenticare mai che alla Germania del dopoguerra sono stati perdonati orrori ben oltre l’immaginabile e in quel caso si è trattato del più assoluto e vero genocidio mai compiuto nella storia dell’umanità.

Bene, veniamo alle notizie di oggi. Spicca una fantascientifica intervista su La Stampa alla presidente Rai , Marinella Soldi. Già dal titolo e dall’incipit si capisce subito l’aria che tira: “Con le intrusioni della politica la Rai diventa più fragile”. A chi si riferisce? A quella stessa politica che l’ha proposta, sostenuta e nominata? O a chi, tutt’ora, al VII piano “inciucia” con la politica? Ricordate la famigerata dichiarazione di Fuortes a Repubblica dello scorso novembre “Nella mia azienda i partiti non bussano più” salvo poi sapere che sembra essere stato lui a bussare alla porta dei partiti. Acqua passata? Forse no. Torniamo alla Soldi: superato lo shock della sua constatazione che la Rai deve avere una responsabilità in più rispetto ai concorrenti commerciali (grazie Presidente, mannaggia la miseria, abbiamo impiegato oltre 40 anni per capire questa verità!!!) e lo stupore nel sapere che nel suo studio sono accesi i canali delle televisioni estere (magari se guardasse meglio quelli italiani forse si accorgerebbe perché si perdono telespettatori specie giovani) si entra nel vivo dei problemi. Riassumiamo: A: il cambiamento è urgente (ma va!!!) B: Bisogna avere una visione strategica (questa è nuova) C: importante mantenere giusto equilibrio tra fatti e opinioni (ma nooo…) D: qualsiasi servizio pubblico finanziato dai cittadini per definizione deve essere accountable, responsabile e credibile (no comment). I resto dei pensieri profondi ve li lasciamo alla lettura diretta (comprate La Stampa, non fosse altro per leggere Domenico Quirico). Comunque, grazie Presidente Soldi per essere uscita allo scoperto: parole di chiarezza, saggezza e incoraggiamento, un pensiero strategico del quale avevamo bisogno. Of course, di risorse economiche nemmeno un cenno … ca va sans dire.

E allora, appunto, il commento della giornata si accompagna alla notizia dell’ufficializzazione del ritorno del pagamento del canone alle vecchia maniera a partire dal 2023: approvato alla Camera il Decreto Energia, ora passa al Senato. Ne abbiamo scritto forse per primi dopo il Messaggero (quando a Viale Mazzini cascavano dal pero e non ne sapevano nulla, maggio dello scorso anno). In breve: si prevede un massiccio ritorno all’evasione del canone, con stime variabili in diverse decine di milioni di euro. La teoria del “pareggio di bilancio” di Fuortes sembra vacillare sempre più e potrebbe non essere sufficiente l'invenzione sulla vendita della quota di controllo di Rai Way.

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