giovedì 28 aprile 2022

Bloggorai e la guerra: nota n. 2


La potenza terrificante delle immagini. Questo è uno degli “strumenti di pace” che si vorrebbero inviare in Ucraina per costringere Putin alla trattativa:

immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/Panzerhaubitze_2000

Si tratta del famigerato PzH 2000, un obice semovente da 155/52 considerato tra i migliori cannoni del mondo. Leggiamo sul sito dell’Esercito.difesa. it che “Dispone di un sistema di controllo del tiro molto sofisticato asservito ad un calcolatore balistico, che può contare sul navigatore inerziale e GPS, nonché di un meccanismo di caricamento automatico che permette ratei di fuoco fino a 3 colpi in 10 secondi o 20 colpi in 3 minuti”. Si tratta di un vero gioiellino di armonia, serenità e distensione al quale Putin non vede l’ora di rispondere con armi che voi umani nemmeno potete immaginare perché ancora non le conoscete. Siamo convinti che alcuni possano considerare solo l’ipotesi di minacciarne l’invio in Ucraina per indurre gli scriteriati guerrafondai a più miti consigli. Amen. Nota bene: il suo più recente utilizzo è stato in Afghnistan e sappiamo come è andata a finire: è probabile che qualcosa del genere sia rimasto come gentile omaggio ai talebani come ricordo dei bei tempi passati.

Ci sono Prove con P maiuscola e prove con la p minuscola. Le Prove della possibilità concreta di evitare questa guerra sono sempre più evidenti, induscutibili e provengono da fonti “terze” cioè non schierate direttamente con una delle parti in causa e dunque, formalmente, neutrali. C’è una bella differenza  con le “prove” costantemente dichiarate dai corrispondenti dei vari Tg1 e Gr che provengono da una sola delle parti in causa. Si dibatte pure molto della propaganda di guerra e si ammette, talvolta a denti stretti, che tutti indistintamente ne fanno uso. Salvo poi utilizzare solo una delle fonti dalle quali provengono le “prove”.

Con ordine: l’ultimo arrivato a fornire Prova della possibilità (aggiungiamo noi della necessità) di evitare la guerra in Ucraina ce la fornisce oggi il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato su Repubblica: leggiamo: “…Si poteva risolvere questo problema? «Sì. Ci provò Javier Solana, quando ricoprì la carica di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della Ue. Alla metà degli anni Duemila disse chiaramente che non era più pensabile un rapporto tra la Nato e la Russia modellato sul rapporto tra la Nato e l'Unione Sovietica. Una volta terminata la guerra fredda, era necessario identificare gli interessi comuni tra europei e russi. E visto che loro erano alla ricerca di una collocazione, bisognava creare un sistema di sicurezza e di difesa comune fondato sugli interessi vitali di europei, russi e americani» e aggiunge “…Quindi l'errore non fu ampliare i margini dell'Unione fino alla Russia come fece Romano Prodi. Al contrario, l'errore fu essere rimasti chiusi in noi stessi. E aver portato la vecchia Nato ai confini… Fiona Hill, bravissima consigliera di diversi presidenti americani, ha raccontato i suoi colloqui alla Casa Bianca nel 2008 con George W. Bush e con il vicepresidente Cheney. Prima del vertice della Nato a Bucarest cercò di dissuaderli dall'includere nell'alleanza militare Georgia e Ucraina, scatenando l'ira di Cheney e la reazione contrariata di Bush, il quale replicò dicendo che lui amava la "diplomazia vigorosa". Quanto vigorosa l'avevamo visto qualche anno prima con la sciagurata invasione dell'Iraq. Sappiamo poi come sono andate le cose». Il Presidente Amato ha dimenticato come si è conclusa l’invasione dell’Afghanistan che non è cosa da poco perché di invasione si è trattato, durata 20 anni,  senza se e senza ma, alla quale anche l’Italia ha dato il suo pesante contributo, anche di vite umane.

Andando leggermente indietro nel tempo, possiamo tornare   pochi giorni prima dell’invasione di Putin: leggiamo quanto ha scritto  Askanews lo scorso 5 aprile ha scritto “Secondo il Wsj, il 19 febbraio, Scholz avrebbe esortato il presidente ucraino a rinunciare alle sue aspirazioni di aderire alla NATO e ad assumere la neutralità come parte di un più ampio accordo di sicurezza nella regione europea. Questo patto sarebbe stato firmato da Vladimir Putin e Joe Biden e avrebbe contenuto clausole per la sicurezza dell’Ucraina, avrebbe sostenuto il cancelliere tedesco durante il colloquio con Zelenski. Secondo le informazioni del Wall Street Journal, Zelensky ha respinto la proposta, sostenendo che non ci si poteva fidare di Putin per il rispetto di tale accordo e che la maggioranza degli ucraini era a favore dell’ingresso del Paese nella NATO.“La sua risposta ha lasciato i funzionari tedeschi preoccupati che le possibilità di pace stessero svanendo”, riporta il quotidiano”.

per aver sostenuto una vaga interpretazione di qualcosa di simile il corrispendente Rai da Mosca Marc Innaro a momenti veniva linciato ed esposto al ludibrio sull apubblica piazza-

Prima ancora, molto tempo prima nel marzo del 2014, un impianto concettuale venne alquanto simile venne espresso da una fonte non certo neutrale ma certamente attendibile: Henry Kissinger con il famoso (e spesso volutamente dimenticato) articolo sul Washington Post con il titolo “To settle the Ukraine crisis, start at the end” (https://www.washingtonpost.com/opinions/henry-kissinger-to-settle-the-ukraine-crisis-start-at-the-end/2014/03/05/46dad868-a496-11e3-8466-d34c451760b9_story.html ) dove si leggeva la famosa frase che andrebbe oggi incorniciata a illustrata nelle scuole elementari: “Public discussion on Ukraine is all about confrontation. But do we know where we are going? In my life, I have seen four wars begun with great enthusiasm and public support, all of which we did not know how to end and from three of which we withdrew unilaterally. The test of policy is how it ends, not how it begins e proseguiva con “…For the West, the demonization of Vladimir Putin is not a policy; it is an alibi for the absence of one”.

Ecco, esattamente questo il punto di riflessione che proponiamo. Il nostro Governo, il ministro della difesa Guerini sapeva certamente quello che stava per accadere ben prima dello scoro 24 febbraio e ci chiediamo ancora cosa ha fatto lui, il Governo di cui fa parte e i partiti che lo sotengono per impedire che accadesse. Si è mosso? Come? Dove? Da solo o in compagnia degli altri suoi colleghi europei? Fra pochi giorni il Presidente del Consiglio incontrerà Biden, ovvero l’artefice ovvero il teorico della guerra in Ucraina di lunga durata. Sarebbe interessante sapere quanto saprà esporre e difendere gli interessi del nostro Paese magari pure congiunti a quelli europei che non necessariamente convergono con quelli degli Stati Uniti. Anzi, non è difficile sostenere che potrebbero pure divergere profondamente. Perché ora che sembra del tutto evidente che la guerra in Ucraina si manifesta sempre più come uno scontro tra le due potenze con la Cina che resta a guardare e l’Ucraina solo (drammaticamente) un test di geopolitica utile a misurare i nuovi confini del mondo nonché determinare chi ha la armi più potenti e chi è pronto ad utilizzarle per primo.

bloggorai@gmail.com


 

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