martedì 12 aprile 2022

La Rai e il Teatro della Politica

Foto di michelmondadori da Pixabay

Lo spunto di questa mattina ce lo fornisce Bianca Berlinguer con un suo intervento su La Stampa (detto per pochi intimi: in questi giorni sta diventano un punto di riferimento indispensabile per la varietà delle argomentazioni che propone) che riporta il corretto punto di vista: il ruolo del Servizio Pubblico e i doveri della Rai.

Secondo Barachini (presidente della vigilanza Rai) i talk show in televisione non possono avvelenare i pozzi … secondo Grasso fanno alquanto schifo (anche se ritiene che "La contrapposizione di opinioni fa salire gli ascolti dei talk show") …  secondo Di Mare poco meno di alquanto schifo, secondo Fuortes “… sarebbe opportuno fornire regole generali” e per non essere privi di buona compagnia non manca il prode Anzaldi che decreta “… talk trasformati in pollaio”. Non c’è che dire: un allegra e spensierata compagnia. Nulla da eccepire: quando si tratta di restringere, sopire, contenere e controllare l'informazione i campioni del liberismo mediatico emergono e brillano di luce propria, tutti vigili urbani addetti a  regolare il traffico delle idee e dei pensieri come se, nel resto del Paese o nel Parlamento, sono invece tutti educande e chierichetti dove invece si dibatte in punta di diritto, di scienza e letteratura.

Ecco allora la brillantissima idea delle 5 regole per “regolamentare gli ospiti in Tv” in sintesi:

1. Selezionare persone solamente di comprovata competenza …

2. Rotazione delle presenze

3. Privilegiare presenze a titolo gratuito

4. Non favorire la rappresentazione teatrale alla  ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto

5. Evitare disinformazione … evitando qualsiasi discriminazione e assicurare equilibrio corretto delle posizioni

Non hanno la voglia, la forza e il coraggio di essere conseguenti alle loro sottili argomentazioni: ci vorrebbe qualcuno in grado di fare un esame preventivo, un test di ammissione, un concorso per titoli e referenze non tanto sulle persone ma su quello che pensano o che ritengono di esternare preventivamente nel talk di competenza. La rotazione la fanno “a giro”: oggi qui .. domani la come se poi ci fosse la fila di “autorevoli e competenti”. Agratisse solo sulla Rai, quelli bravi, a pagamento sui canali della concorrenza. Dei dati di ascolto “me ne fotto !!!” è il motto imperante al VII piano diViale Mazzini .. e infatti.. si vede. Sul 5 punto, confessiamo e ci arrendiamo: occorrono capacità pissicologiche e antropologiche che non possediamo per argomentare correttamente.

Non hanno la voglia, la forza e il coraggio di immaginare e proporre  cosa debba essere il Servizio Pubblico, chi lo deve pagare e come potrà e/o dovrà essere presente sul mercato della televisione.

Ma la cosa che riteniamo più grave è l’aggettivizzazione volgare di certe affermazioni: “il talk show come teatrino della politica”. Si certo: spesso e volentieri la Televisione è il palcoscenico moderno della politica. La Televisione è Il Teatro vero e proprio con la T maiuscola e non solo della politica. Fino a prova contraria, è la forma artistica più antica e nobile di rappresentazione scenica di tutte le vicende umane. Cosa mai potrebbe essere il cinema o la televisione se non ci fosse stato prima il Teatro? Il tono lievemente sprezzante che si avverte quando si usa il termine Teatro offende il buon senso oltre che l’intelligenza. Alcuni usano il diminutivo “teatrino” con tono sdegnoso e altero, come se il Teatro fosse come un campionato di calcio con la Serie A e il “teatrino” di Serie B alludendo magari a quello delle marionette.

Che dire poi della “politica” che si rappresenta su questi palcoscenici? Dove altro potrebbe? Molti dimenticano la fine della politica “politicata” nel senso di partecipata, vissuta, animata e dibattuta nelle piazze, nei mercati, nei bar delle periferie o nelle sezioni dei partiti che non esistono più. I politici, i partiti tutti stanno alla televisione come un pedale sta alla bicicletta: non c’è bisogno di scomodare la storia di Silvio Berlusconi oppure, traslato modo (ma nemmeno poi tanto) quella di Volodymyr Zelensky (in questi giorni visibile su La7) per capire quanto il Teatro della televisione sta alla politica quanto la politica sta al Teatro in televisione: la realtà che diventa fiction e la fiction (ovvero il Teatro) che diventa politica che poi diventa realtà.

bloggorai@gmail.com

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