venerdì 31 gennaio 2020

Paura


Questa mattina gli spunti sono pochi ma rilevanti ma ci soffermiamo, sommariamente, solo su uno.

Invitiamo i nostri attenti, affezionati, numerosi lettori a rivedere quante volte, da un po' di tempo a questa parte, compare la parola “paura” nei titoli degli articoli sulla stampa, cartacea e on line (vedi ieri interessante pagina sul Corriere a firma Scurati, da conservare). Questo temine è divenuto un paradigma, un punto di riferimento costante dell’analisi sociale e politica. Con questo metro si misura e si configura lo scenario della competizione politica e con questo concetto si evocano fantasmi del passato e di un futuro sempre più indecifrabile, Se non fossero sufficienti le incertezze e le difficoltà della vita quotidiana, quelle che interessano milioni di persone ogni giorno che Dio manda in terra, si aggiungono quelle internazionali con la minaccia dell’epidemia proveniente dalla Cina.

Questo clima, è inevitabile, si riflette pari pari sul Servizio Pubblico, sulle vicende Rai che sempre più appaiono, si leggono, incerte e confuse e nulla incute più timore, nulla suscita maggiore paura che non la totale mancanza di riferimenti, di certezze. Ieri si è svolto il Cda e il punto che ha suscitato maggiore attenzione è stato il voto sul budget 2020 dove si prevede un rosso di 65 milioni. Già, quali sono i presupposti di questa voragine e quali prospettive lascia intravvedere? Sui presupposti ci sarebbe da scrivere un capitolo dell’enciclopedia britannica a proposito di quanto si è fatto o, meglio, non si è fatto, per rendere più efficiente la macchina aziendale. Stupisce constatare che questo capitolo non venga scritto e soprattutto non venga letto. Un solo esempio su tutti: RaiNews24. Sulle prospettive ci riferiamo ad almeno tre grandi aree: la prima riguarda le risorse economiche (ieri in Consiglio è stato ripreso da Laganà il tema del ricorso contro il prelievo forzoso dell’extragettito da canone ... dove … santa pace ... ma cosa bisogna aspettare ancora per presentare il ricorso, da oltre un anno che se ne parla ???). La seconda area riguarda l’offerta editoriale complessiva radiofonica e televisiva. Si parla sempre di Tv e quasi nulla di radio dove è noto che tutto il perimetro di Radio Rai è in grande sofferenza nel contesto di mercato. L’ Azienda di Servizio Pubblico sembra avvitata su se stessa e non riesce ad andare oltre la beatitudine delle fiction e nella difficoltà ad intercettare quella parte di pubblici che inesorabilmente si dirigono verso altre offerte. Il terzo contesto è quello tecnologico: la rivoluzione di RaiPlay (?) sembra essere la sola area di interesse dove pure non mancano i problemi di costi e di nuovi contenuti.

Tutto questo come viene letto, percepito, raccontato? Molti, anche all’interno di Rai, cercano di ributtare la palla in tribuna: è tutta colpa della politica. È vero e lo abbiamo scritto anche noi tante volte ma non è sufficiente. Anche il vertice Rai, nel suo complesso, non sembra dare segnali di fumo. Vedi il silenzio su Sanremo e sulle vicende che lo hanno interessato. Non una parola se non qualche timido balbettio in difesa di Amadeus. Vedi pure la questione del Piano Industriale sulla quale abbiamo scritto tante volte. Ieri è stato sentito Gaffuri in Cda e il suo problema è rimasto insoluto, salvo sapere che il DG ha assunto l’interim delle sue funzioni, cioè proprio colui che, a quanto ci hanno riferito, era in rotta di collisione con lo stesso Innovation Manager.

Si, è vero, quel sottile sentimento, quell’esile sensazione di paura sembra diffondersi sempre più ... forse a buona ragione.

bloggorai@gmail.com

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