sabato 18 gennaio 2020

Emergenza


Su questo blog abbiamo scritto ripetutamente sulla gravità del mancato rinnovo del Consiglio AgCom e ne abbiamo buon motivo. Ora sappiamo che per il prossimo mese si potrà, speriamo, porre rimedio.

Nel frattempo, ieri AgCom ha diramato un ORDINE rivolto a Rai, RtI, La7 e Sky affinchè  “provvedano ad assicurare nei notiziari una immediata e significativa inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nel trimestre settembre-novembre 2019”. “il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha accertato il permanere delle criticità rilevate nel trimestre precedente settembre – novembre: in particolare, i tempi fruiti da alcuni soggetti politici non sono risultati coerenti con le rispettive rappresentanze parlamentari. Per l’andamento registrato nel trimestre settembre – novembre, le società RAI, RTI, Sky Italia e La7 erano state già invitate, con comunicazione trasmessa il 30 dicembre, a garantire il più rigoroso rispetto dei principi sanciti a tutela del pluralismo dell’informazione, avendo cura di assicurare, pur nel rispetto della libertà editoriale e alla luce dell’attualità della cronaca, un equilibrato accesso di tutti i soggetti politici al fine di garantire un’informazione completa ed imparziale”.

Da ricordare che, in precedenza, lo scorso 23 luglio 2019 “L’Autorità ha avviato un procedimento nei confronti di RAI ai sensi dell’art. 48 comma 2 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), ravvisando possibili violazioni in relazione ai “canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche e sociali” nonché alla necessità di “assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale” che devono improntare l’offerta informativa della RAI “al fine di soddisfare il diritto del cittadino a una corretta informazione e alla formazione di una propria opinione”.

Tutto questo è molto grave. È grave anzitutto per il Servizio Pubblico che non ha e non deve avere lo stesso piano di azione come le altre emittenti: la Rai ha un  dovere morale e civile nei confronti dei cittadini che la differenzia  in modo radicale e sostanziale. È grave che nonostante il precedente richiamo (istruttoria con possibile sanzione pari al 3% del fatturato) non sia stato preso in considerazione e che AgCom sia stata costretta ad emettere un “ordine” perentorio. È grave la sordità, l’ottusità di chi dovrebbe provvedere e non provvede e, allo stesso tempo, è grave che chi dovrebbe vigilare non vigila sufficientemente. È grave che ancora una volta questo tema emerga proprio alla vigilia di una competizione elettorale potenzialmente molto impegnativa per le sorti del Governo. È grave che il tema informazione Rai, la sua credibilità e autorevolezza, sia costantemente in discussione sia in termini qualitativi per quanto rileva l’Autorità sia quantitativi per quanto riguarda gli ascolti. Ammesso e non concesso che AgCom dovesse arrivare alla multa di 70 milioni, chi la paga?

Andiamo avanti. Entriamo nel calderone di Sanremo. Come al solito, le polemiche intorno al Festival servono a “tirare” la volata sugli ascolti che, come al solito, saranno oggetto di gioia e dolori. Mettiamo le mani avanti: i numeri sono certamente importanti, almeno fintanto che Rai deve trarre profitto commerciale dai suoi prodotti tramite la pubblicità. Ma, spesso si dimentica, che l’altra parte del fatturato, la più rilevante e significativa, viene dal canone obbligatorio. Ma i numeri non sono sufficienti a giustificare scelte “editoriali” e orientamenti culturali contrari  ai principi di democrazia e di corretti rapporti tra gli individui: donne e uomini, religioni e differenti culture. Il “malinteso” di Amadeus sulle donne è solo un tassello di un racconto sociale più vasto, di cui Sanremo è un piccolo paragrafo. A questo proposito suggeriamo il pezzo di Concita De Gregorio su Repubblica. da ricordare la prima uscita del nuovo direttore di RaiUno: una chicca !!!

Infine, leggiamo sul Fatto Quotidiano a proposito  del dibattito in corso sul ritiro della concessione ad Autostrade.  Titolo “Autostrade, tra 2009 e 2018 ha dimezzato gli investimenti e aumentato i dividendi. Ai soci 6 miliardi, per la manutenzione solo 4 “ e segue “La concessionaria nel decennio ha dedicato agli interventi per la sicurezza il minimo previsto dalla convenzione con lo Stato. Mentre i ricavi e le cedole lievitavano. Secondo lo stesso ministero dell'Economia, "la disconnessione delle tariffe ai costi, oltre a rappresentare un evidente vantaggio per le concessionarie, costituisce un forte incentivo alla non effettuazione o al rallentamento degli investimenti". Chissà se un argomento del genere fa fischiare le orecchie a qualcuno pure a Viale Mazzini o nelle vie vicine. Per chi fosse curioso può andare a rivedere  i bilanci di Rai Way dalla quotazione ad oggi ed osservare quanto è stato ripartito agli azionisti e quanto invece è stato speso per investimenti,  innovazione e sviluppo.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento