“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue
istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di
previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli
ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali...” Enrico
Berlinguer, la Questione Morale, intervista ad Eugenio Scalfari il 10 giugno
2009 ( https://www.enricoberlinguer.it/questione-morale-berlinguer/), da rileggere attentamente: di grandissima attualità.
Esiste una “questione morale” dentro e fuori la RAI? Si
possono valutare con criteri “morali” le nomine degli amministratori e
dirigenti nominati senza criteri chiari, trasparenti e verificabili? Si può
dibattere in termini “morali” la questione canone? Quando si afferma che il
“canone è la tassa più odiata dagli italiani” si entra in un ambito di valutazioni
“morali” (l’odio). Si può riflettere sulla “moralità” di scelte e gestione di
risorse umane ed economiche? È lecito avere dubbi in merito alla “moralità” delle
scelte editoriali? Forse si.
Necessarie due premesse: la prima è trovare una definizione convincente
e condivisibile di “morale” applicata ad un’Azienda di Servizio Pubblico Radiotelevisivo
sostenuta con il canone per obbligo di legge. La seconda è individuare metri di
misura con i quali valutare la “mortalità” delle scelte compiute. Intendiamoci poi
su un punto fondamentale: “educare, informare e divertire” come recita la
missione della BBC alla quale tento e tanti vorrebbero somigliare implica giocoforza
entrare nel merito di valutazioni etiche, culturali, economiche e infine politiche.
Posto che loro, da sempre, hanno un’attenzione sul loro futuro che da noi se lo
sogniamo. Recentemente abbiamo segnalato l’ultimo Report del Parlamento inglese
con il titolo “The future of the BBC licence fee” cioè una “cosa” che da
noi nemmeno col binocolo sono in grado di vederla, immaginarla e proporla.
Allora, chi educa chi e su quali programmi? Come si informa: con quali criteri
vengono definite le priorità delle notizie e degli argomenti e la loro
rilevanza? Cosa si propone in termini di “divertimento”? Tanto per intenderci:
il gioco dei pacchi su RAI Uno si presta a fare considerazioni “morali”? Sfrugugliare
dal buco della serratura della camera da letto degli ospiti in trasmissione come
spesso avviene in una nota trasmissione di RAI Due pone qualche dubbio “morale”?
Tenere costantemente alto il “volume” della cronaca nera suscita perplessità “morali”?
Per rispondere, almeno sommariamente alla prima domanda
senza addentrarci in sofisticate questioni terminologiche o filosofiche dove, spesso,
si porta a circoscrive il dibattito sulla “specificità relativa” della “propria”
morale ci possiamo attenere a quel senso di “morale” intesa da Berlinguer, quella
che pone il suo baricentro sull’interesse collettivo, quella che pone la sua
più grande attenzione al bene comune.
Sulla seconda premessa difficile trovare risposte. Ad esempio:
quanti minuti di notizie di cronaca nera in un Tg di prima serata sono “moralmente”
accettabili rispetto ad altre notizie meno “appetibili” al grande pubblico come
taluni ritengono?
Nei giorni scorsi è passata pressoché inosservata una battuta
di Roberto Saviano su Don Matteo, un grande successo storico di RAI Uno. È
stato citato un testo di un anonimo autore di FB che si è preso la briga di
“misurare” l’impatto criminogeno del programma.
Leggiamo: “… numero spropositato di omicidi che avviene a Gubbio, il
paesino in cui è ambientata la serie. Don Matteo ha circa 160 puntate (le 9 stagioni
ambientate a Gubbio) e considerando che in ogni puntata muore qualcuno, abbiamo
all'incirca 160/170 omicidi (in alcune puntate ci sono più delitti). Il comune
di Gubbio ha 31.736 abitanti, e se facciamo il numero di omicidi dovuti alla
presenza di Don Matteo (che considereremo come catalizzatore della furia
omicida umana) rapportato al numero di abitanti, vediamo che Gubbio ha 0, 5% di
morti fra il totale della popolazione. Il dato, confrontato con quello della
città con più omicidi al mondo (Caracas, 130 ogni 100.000 persone) rendere Gubbio
più pericolosa di città come Timor Est, Baghdad, Bucarest e la stessa Caracas… Per
raggiungere il numero di omicidi di Gubbio, Caracas dovrebbe avere circa 500
omicidi ogni 100.000 abitanti, ovvero un incremento del 284%. Ma se
consideriamo che quei 130 omicidi sono fatti da centinaia di persone diverse
(narcos, criminalità varia, polizia corrotta) capiamo come Don Matteo sia un
vero strumento di morte e distruzione. Un calcolo più realistico andrebbe fatto
sul numero di persone conosciute da Don Matteo a Gubbio e la percentuale di
morti fra quella cerchia. Considerando ad esempio 4 persone nuove a episodio
come media, moltiplicando 4 per il numero di episodi (160) otteniamo 640
persone. Considerando i 160 omicidi, 160 su 640 significa una percentuale di
morte del 25% entro 10 anni se si é conoscenti del Don. In pratica, ci sono più
probabilità di morire a causa di Don Matteo che in un incidente stradale o per
una malattia cardiovascolare”.
Abbiamo posto solo e semplicemente un argomento di riflessione, giusto per uscire dalla morta gora del TotoPresidente Rai e di chi un giorno ritiene che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA nel novembre 2019) salvo poi aggiornare il concetto nei giorni scorsi con “La Rai, come ogni azienda del servizio pubblico, ha bisogno di avere un finanziamento strutturale prevedibile per fare programmazione”. Ipse Dixit Boccia, vicesegretario PD.
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