“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali...” Enrico Berlinguer, la Questione Morale, intervista ad Eugenio Scalfari nel 1981. ( https://www.enricoberlinguer.it/questione-morale-berlinguer/), da rileggere attentamente: di grandissima attualità.
Esiste una “questione morale” dentro e fuori la RAI? Si possono valutare con criteri “morali” le nomine degli amministratori e dirigenti nominati senza criteri chiari, trasparenti e verificabili? Si può dibattere in termini “morali” la questione canone? Quando si afferma che il “canone è la tassa più odiata dagli italiani” si entra in un ambito di valutazioni “morali” (l’odio). Si può riflettere sulla “moralità” di scelte e gestione di risorse umane ed economiche? È lecito avere dubbi in merito alla “moralità” delle scelte editoriali? Forse si.
Necessarie due premesse: la prima è trovare una definizione convincente e condivisibile di “morale” applicata ad un’Azienda di Servizio Pubblico Radiotelevisivo sostenuta con il canone per obbligo di legge. La seconda è individuare metri di misura con i quali valutare la “mortalità” delle scelte compiute. Intendiamoci poi su un punto fondamentale: “educare, informare e divertire” come recita la missione della BBC alla quale tento e tanti vorrebbero somigliare implica giocoforza entrare nel merito di valutazioni etiche, culturali, economiche e infine politiche. Posto che loro, da sempre, hanno un’attenzione sul loro futuro che da noi se lo sogniamo. Recentemente abbiamo segnalato l’ultimo Report del Parlamento inglese con il titolo “The future of the BBC licence fee” cioè una “cosa” che da noi nemmeno col binocolo sono in grado di vederla, immaginarla e proporla. Allora, chi educa chi e su quali programmi? Come si informa: con quali criteri vengono definite le priorità delle notizie e degli argomenti e la loro rilevanza? Cosa si propone in termini di “divertimento”? Tanto per intenderci: il gioco dei pacchi su RAI Uno si presta a fare considerazioni “morali”? Sfrugugliare dal buco della serratura della camera da letto degli ospiti in trasmissione come spesso avviene in una nota trasmissione di RAI Due pone qualche dubbio “morale”? Tenere costantemente alto il “volume” della cronaca nera suscita perplessità “morali”?
Per rispondere, almeno sommariamente alla prima domanda senza addentrarci in sofisticate questioni terminologiche o filosofiche dove, spesso, si porta a circoscrive il dibattito sulla “specificità relativa” della “propria” morale ci possiamo attenere a quel senso di “morale” intesa da Berlinguer, quella che pone il suo baricentro sull’interesse collettivo, quella che pone la sua più grande attenzione al bene comune.
Sulla seconda premessa difficile trovare risposte. Ad esempio: quanti minuti di notizie di cronaca nera in un Tg di prima serata sono “moralmente” accettabili rispetto ad altre notizie meno “appetibili” al grande pubblico come taluni ritengono?
Nei giorni scorsi è passata pressoché inosservata una battuta di Roberto Saviano su Don Matteo, un grande successo storico di RAI Uno. È stato citato un testo di un anonimo autore di FB che si è preso la briga di “misurare” l’impatto criminogeno del programma. Leggiamo: “… numero spropositato di omicidi che avviene a Gubbio, il paesino in cui è ambientata la serie. Don Matteo ha circa 160 puntate (le 9 stagioni ambientate a Gubbio) e considerando che in ogni puntata muore qualcuno, abbiamo all'incirca 160/170 omicidi (in alcune puntate ci sono più delitti). Il comune di Gubbio ha 31.736 abitanti, e se facciamo il numero di omicidi dovuti alla presenza di Don Matteo (che considereremo come catalizzatore della furia omicida umana) rapportato al numero di abitanti, vediamo che Gubbio ha 0, 5% di morti fra il totale della popolazione. Il dato, confrontato con quello della città con più omicidi al mondo (Caracas, 130 ogni 100.000 persone) rendere Gubbio più pericolosa di città come Timor Est, Baghdad, Bucarest e la stessa Caracas… Per raggiungere il numero di omicidi di Gubbio, Caracas dovrebbe avere circa 500 omicidi ogni 100.000 abitanti, ovvero un incremento del 284%. Ma se consideriamo che quei 130 omicidi sono fatti da centinaia di persone diverse (narcos, criminalità varia, polizia corrotta) capiamo come Don Matteo sia un vero strumento di morte e distruzione. Un calcolo più realistico andrebbe fatto sul numero di persone conosciute da Don Matteo a Gubbio e la percentuale di morti fra quella cerchia. Considerando ad esempio 4 persone nuove a episodio come media, moltiplicando 4 per il numero di episodi (160) otteniamo 640 persone. Considerando i 160 omicidi, 160 su 640 significa una percentuale di morte del 25% entro 10 anni se si é conoscenti del Don. In pratica, ci sono più probabilità di morire a causa di Don Matteo che in un incidente stradale o per una malattia cardiovascolare”.
Abbiamo posto solo e semplicemente un argomento di riflessione, giusto per uscire dalla morta gora del TotoPresidente Rai e di chi un giorno ritiene che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA nel novembre 2019) salvo poi aggiornare il concetto nei giorni scorsi con “La Rai, come ogni azienda del servizio pubblico, ha bisogno di avere un finanziamento strutturale prevedibile per fare programmazione”. Ipse Dixit Boccia, vicesegretario PD.
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