The cloudburst doesn’t last all day
(All Things Must Pass, G. Harrison)
Un popolo di navigatori quando veleggia Luna Rossa, un popolo
di “curlinghisti” quando Amos Mosaner e Stefania Constantini vincono l'oro
Olimpico con le bocce sul ghiaccio e un popolo di tennisti invaghiti quando gioca
Sinner. Vedremo più tardi quanto rendono questi campioni in termini di ascolti
televisivi dopo il confronto di ieri sera con la Nazionale di calcio su RAIUno e Sinner su RAI Due.
Scendiamo sulla terra e registriamo un fatto politico
rilevante: la Corte Costituzionale ha dato una legnata (moderata) alla riforma
sull’autonomia differenziata. Uno dei punti più controversi sono i cosiddetti LEP
(Livelli essenziali di Prestazione). Da tempo avevamo in nota un parallelismo:
somigliano molto ai famigerati KPI (Key Performance Indicator) tanto cari alla
ex presidente Soldi (e al consigliere “uscito dal cilindro del suo partito AVS,
Roberto Natale) e poi inseriti nell’attuale Contrato di Servizio. Ovviamente,
nessuno gli ha dato seguito e sono rimasti laddove sono nati: nel nulla cosmico
come nessuno è stato in grado di scrivere nero su bianco quali potrebbero essere
i criteri di misurazione delle prestazioni del Servizio Pubblico radiotelevisivo
e quali potrebbero essere le sanzioni in caso di mancato raggiungimento.
Quando invece il cielo scende sulla terra si devono fare i
conti con la brutalità, con l’essenzialità della vita moderna che non lascia
scampo a futili scorciatoie. Un articolo di Italia Oggi di questa mattina fornisce
qualche elemento di riflessione. Il titolo è “Spalletti terremota i conti
RAI” e il riferimento è all’esclusione della Nazionale di calcio dagli europei
dove la RAI ha speso circa 68 mln senza averne adeguato ritorno. L’articolo
riporta i numeri del primo resoconto intermedio di gestione semestrale Rai a
firma del nuovo AD Rossi anche se la “responsabilità” è del suo predecessore
Sergio. Leggiamo: “Ricavi aumentati di 70 milioni di euro arrivando a 1,457
miliardi di euro, ma costi esterni aumentati di 85,5 milioni di euro portando
così a dimezzare l'utile, scesi di 14,6 milioni di euro dai 27,9 milioni
dell'anno precedente ai 13,3 milioni di euro del 2024”. Il quadro non è confortante
e il prossimo futuro non è invitante.
La brutalità e l’essenzialità della vita moderna della RAI
è tutta ora concentrata sul tema risorse: canone e pubblicità. Tutto corre sul
filo dell’incertezza. Tutto sembra legato ai sottili fili di equilibri politici,
interni ed esterni alla RAI, ancora tutti da definire. Tra Sergio e Rossi la
partita è appena iniziata ed un imminente campo di battaglia sarà la sostituzione
di Tagliavia a RAI Pubblicità. Tutto il resto è noia: la partita sulla
governance è solo fumo negli occhi. Chi pagherà comanderà.
Ieri abbiamo cercato di sapere qualcosa su un argomento che
da tempo ci incuriosisce: quanta parte della produzione televisiva RAI è frutto
di ideazione e realizzazione tutta interna e quanta invece frutto di acquisti e
produzioni esterne? Sembra che una tale domanda sia sconvolgente: ne potrebbe
venire fuori un quadro disarmante.
bloggorai@gmail.com
ps: Bloggorai è stato il primo a scrivere per filo e per segno la vicenda dell'uscita di Tagliavia da RAI Pubblicità e la sua "lettura" politica che ora ruota tutta intorno alla sua successione, ovvero allo scontro in corso dentro e fuori la RAI.
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