Era ed è una possibilità remota ma non del tutto improbabile. Accordi si no o forse? Nessuno è in grado di affermarlo con assoluta certezza. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo per quanto sappiamo: non ci sono tracce di accordi, non interni alla maggioranza, non all’interno dell’opposizione e non tra le due parti. Ognuno per se e trallallero per tutti, poi si vedrà. Semmai fosse esistita una vaga possibilità, un barlume di ipotesi, ora il banco sembra saltato e, appunto, dopo il 12 si vedrà.
Tra i tanti buoni motivi che sorreggono questa
ipotesi c’è la questione AD che, proprio a seguito della
farsa/commedia/tragedia Sangiuliano ha fornito una sponda di ingarbugliamento
ulteriore. Come noto, da mesi, quasi un anno, si legge e si scrive che la
Meloni avrebbe deciso che il filosofo di Colle Oppio sia il prossimo AD in ticket
con la Agnes. Abbiamo però pure letto e scritto che questa ipotesi non è per
nulla scritta sul duro granito, anzi. Più su Rossi che sulla Agnes (che, a quanto
sembra, potrebbe essere pure gradita ad una certa sinistra) si sono addensate nubi
che non gli promettevano nulla di buono proveniente da Palazzo Chigi. Solo che,
solo che, dicono a Viale Mazzini: “L’idea di Rossi fuori dalla RAI non è nata
peregrina. Il personaggio è in cerca di una exit strategy, dopo essere stato e sentirsi
AD in pectore, da tempo ha fiutato l’aria che tira e cerca di correre ai
ripari. E in questa manovra si troverebbe in buona sintonia della sua sponsor
che, trovandogli una buona occasione per togliersi dai piedi dalla RAI, in questo
modo salverebbe capra e cavoli”. Interessante: questa la chiave di lettura della
fibrillazione che c’è stata nei giorni scorsi nei corridoi del VII piano e a
Saxa Rubra non appena uscita la notizia che Rossi, insieme a Giuli, Buttafuoco e
Mazzi (anche lui Made in RAI) era tra i papabili al Ministero della Cultura. Una
pacchia per tutti. Apriti sesamo! Tutte le carte riemergono sul tavolo e si
rimescolano e l’annoso dilemma che tormenta il vertice Rai non è se e quando
ci sarà un prossimo Cda ma se Rossi rimane o meno e, semmai fosse, in quale
ruolo.
Calendario alla mano: il 10 mattina ci dovrebbe essere un Ufficio
di presidenza della Vigilanza per dibattere il caso Tg1/Sangiuliano, poi il 12
è dietro l’angolo e la variante dimissioni del Ministro è più problematica che
mai perché il 19 ci dovrebbe essere il G7 della cultura a Napoli. Difficile immaginare
che a quell’appuntamento ci possa essere il ministro ospitante dimissionato
come pure, d’altra parte, difficile immaginare che ilG7 Cultura possa essere presieduto
con disinvoltura da un ministro con un tale fardello di problemi anzitutto
politici e poi familiari. Semmai le dimissioni ci fossero nelle prossime ore o
giorni, pare assolutamente improbabile che possano avere in ricaduta un effetto
immediato per Viale Mazzini, posto che l’ipotesi Rossi sia percorribile. Troppi
se e troppi ma e troppo il tempo necessario per rimescolare le carte e servirle
sul tavolo. Dopo di che si arriva al 23 settembre, quando è stato convocato uno
sciopero generale dei lavoratori RAI. Appuntamento importante. E dopo di che
ancora, arriviamo al 23 ottobre con l’udienza del TAR che, a questo punto,
farebbe comodo a tutti attendere l’esito quale che esso sia.
Non ci resta che piangere, ridere o più semplicemente
attendere. Magari pure un sussulto di “iniziativa” dell’opposizione che avrebbe pur sempre una carta eccellente da giocare: far dimettere subito (e ce ne sarebbero
molti buoni motivi) i due consiglieri Bria e di Majo e costringere la “politica”
a procedere con le nomine applicando subito quanto imposto dall’MFA: criteri di selezione con trasparenza, chiarezza e non discriminazione.
Mah … boh … chissà … forse … vedremo.
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