sabato 21 settembre 2024

La strategia del Cerino e il Campo Largo


Per cercare di capire quello che potrà succedere il prossimo 26 settembre in Parlamento e chi rimarrà con il cerino bruciato tra le dita è necessario fare qualche passo indietro. Occorre riprendere quanto successo in Vigilanza RAI quasi un anno addietro, quando si stava per definire il nuovo Contratto di Servizio. Erano previsti due relatori: Lupi per la maggioranza e Nicita per l’opposizione. Il dialogo tra le due parti non andava bene ma non andava benissimo nemmeno all’interno dell’opposizione tant’è che Nicita (PD) si dimette dal suo ruolo in dissenso per quanto stava avvenendo nel dibattito di merito. Morale della favola, come abbiamo dettagliato a quel tempo, quello che è uscito è un Contratto di Servizio pessimo, frutto di un’insana logica dell’urgenza e del compromesso utile solo a portare a casa lo "scalpo" del risultato raggiunto. Da allora, nell’opposizione, sul tema Rai ha cominciato a diffondersi lo stato confusionale mentre svaniva ogni logica progettuale sulla missione della Rai . Al contrario, la “destra destra” che ha cominciato a governare Viale Mazzini sembra avere le idee molto chiare: pochi mesi prima, giugno2023, il DG Rossi dichiara chiaro e tondo che “il canone non è un tabù” e che occorre fare gli Stati Generali, ideona geniale poi ripresa con fervore dalla Floridia, presidente della Vigilanza, che ha pure riproposto nei giorni scorsi.

Arriviamo a giugno 2024. Il Cda RAI è scaduto ed entra in prorogatio. Fervono le trattative che non approdano a nulla. Si rinvia a data da destinarsi. L’opposizione brancola nel buio, pur sapendo benissimo che il Consiglio di Stato ha rinviato al 23 ottobre l’udienza di merito al TAR sul ricorso con il quale si chiede di adottare criteri trasparenti e non discriminatori per eleggere i nuovi consiglieri. Silenzio, mai una parola su questo fronte mentre invece diventano improvvisamente loquaci il 6 agosto quando escono allo scoperto con una proposta fulminante; “prima le riforma e poi le nomine”.  Invece di proporre le barricate “prima aspettiamo l’esito del ricorso e poi discutiamo” si arroccano nella “strategia del cerino” dove, ovviamente, nessuno vuole rimanere ultimo a tenerlo tra le dita. Ovviamente, ovviamente, il primo che si smarca è Conte “Dateci un nome autorevole e poi lo valuteremo”. Nota bene: Conte, Floridia e Carotenuto sapevano bene del ricorso che pure tocca nervi sensibili sulla loro storica posizione su come dovrebbero avvenire le nomine pubbliche: nulla, silenzio e la sola voce soffusa e sottotraccia mai smentita, è che loro ricandidano l’attuale consigliere di Majo. Alla presa di posizione di Conte risponde prontamente il “campo largo”: “no, ribadiamo il concetto “prima la riforma e poi le nomine”. Di quale riforma si parla, con chi e con quanto tempo nessuno dice una parola manco sotto tortura. Tant’è. Il Governo ribatte forte e chiaro: “In nome della tutela delle prerogative del Parlamento, degli interessi dell’Azienda e della necessità di rispettare le legge in vigore (la 220 del 2015) bisogna votare senza indugi” ergo il 26 settembre ci vediamo alla Camera e al Senato. Al che, il solito Conte chiarisce il concetto “Si ad un nome di garanzia”. Fine dei giochi: gli accordi sono pressoché chiusi e il 26 si voterà. Il quotidiano Domani titola “Imbarazzo dem sulla Rai. II M5s può rompere il patto”.

A quanto sembra, il cerino fumante resterà nelle mani dei fini strateghi del PD che dovranno attendere che qualcuno gli possa fare la gentile concessione di avviare un processo di riforma (di cosa? della sola govenance come la intendono loro o di tutto il sistema come la intende il Governo?). Non parliamo poi degli Stati Generali che avrebbero avuto un senso se messi in cantiere mesi addietro, magari a ridosso del Contrato di Servizio e prima della scadenza del Cda, ma oggi? Non ha nemmeno senso appellarsi al MFA dove il suo costrutto fondamentale, l’art. 5, diventerà esecutivo e vincolante a partire dal 2025 e non avrà nessun effetto retroattivo (art. 29) che, del resto, non potrebbe avere. In soldoni, come abbiamo detto e giova ripetere: questo Cda RAI che si andrà ad insediare arriverà a fine mandato giusto in tempo per preparare il terreno alla madre di tutte le battaglie sul Servizio Pubblico: la Concessione del 2027.

Ad oggi, per quanto leggiamo e sappiamo, non siamo in grado di immaginare cosa resterà dell’opposizione sul tema RAI. Il 5S voterà si o no? E il PD voterà si o no?

Adelante con juicio: pazienza, sobrietà e attenzione. 

Mancano pochi giorni.

bloggorai@gmail.com

 ps: il 23 è previsto lo sciopero generale dei lavoratori RAI !!!

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