Arriviamo a giugno 2024. Il Cda RAI è scaduto ed entra in prorogatio.
Fervono le trattative che non approdano a nulla. Si rinvia a data da destinarsi.
L’opposizione brancola nel buio, pur sapendo benissimo che il Consiglio di Stato
ha rinviato al 23 ottobre l’udienza di merito al TAR sul ricorso con il quale si
chiede di adottare criteri trasparenti e non discriminatori per eleggere i nuovi
consiglieri. Silenzio, mai una parola su questo fronte mentre invece diventano
improvvisamente loquaci il 6 agosto quando escono allo scoperto con una
proposta fulminante; “prima le riforma e poi le nomine”. Invece di proporre le barricate “prima
aspettiamo l’esito del ricorso e poi discutiamo” si arroccano nella “strategia
del cerino” dove, ovviamente, nessuno vuole rimanere ultimo a tenerlo tra le
dita. Ovviamente, ovviamente, il primo che si smarca è Conte “Dateci un nome
autorevole e poi lo valuteremo”. Nota bene: Conte, Floridia e Carotenuto
sapevano bene del ricorso che pure tocca nervi sensibili sulla loro storica
posizione su come dovrebbero avvenire le nomine pubbliche: nulla, silenzio e la
sola voce soffusa e sottotraccia mai smentita, è che loro ricandidano l’attuale
consigliere di Majo. Alla presa di posizione di Conte risponde prontamente
il “campo largo”: “no, ribadiamo il concetto “prima la riforma e poi le nomine”.
Di quale riforma si parla, con chi e con quanto tempo nessuno dice una
parola manco sotto tortura. Tant’è. Il Governo ribatte forte e chiaro: “In
nome della tutela delle prerogative del Parlamento, degli interessi dell’Azienda
e della necessità di rispettare le legge in vigore (la 220 del 2015) bisogna
votare senza indugi” ergo il 26 settembre ci vediamo alla Camera e al
Senato. Al che, il solito Conte chiarisce il concetto “Si ad un nome di
garanzia”. Fine dei giochi: gli accordi sono pressoché chiusi e il 26 si voterà.
Il quotidiano Domani titola “Imbarazzo dem sulla Rai. II M5s può rompere il
patto”.
A quanto sembra, il cerino fumante resterà nelle mani dei
fini strateghi del PD che dovranno attendere che qualcuno gli possa fare la
gentile concessione di avviare un processo di riforma (di cosa? della sola
govenance come la intendono loro o di tutto il sistema come la intende il Governo?).
Non parliamo poi degli Stati Generali che avrebbero avuto un senso se messi in
cantiere mesi addietro, magari a ridosso del Contrato di Servizio e prima della
scadenza del Cda, ma oggi? Non ha nemmeno senso appellarsi al MFA dove il suo
costrutto fondamentale, l’art. 5, diventerà esecutivo e vincolante a partire
dal 2025 e non avrà nessun effetto retroattivo (art. 29) che, del resto, non potrebbe
avere. In soldoni, come abbiamo detto e giova ripetere: questo Cda RAI che
si andrà ad insediare arriverà a fine mandato giusto in tempo per preparare il terreno
alla madre di tutte le battaglie sul Servizio Pubblico: la Concessione del
2027.
Ad oggi, per quanto leggiamo e sappiamo, non siamo in grado
di immaginare cosa resterà dell’opposizione sul tema RAI. Il 5S voterà si o no?
E il PD voterà si o no?
Adelante con juicio: pazienza, sobrietà e attenzione.
Mancano pochi giorni.
bloggorai@gmail.com
ps: il 23 è previsto lo sciopero generale dei lavoratori RAI !!!
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