Siamo fermamente convinti che ogni buona intenzione, proposito, disegno, idea o strategia debba essere validata, misurata, pesata e commisurata ai risultati concreti, tangibili e misurabili che è in grado di produrre. Altrimenti rimangono solo irrilevanti e insignificanti buone intenzioni, idee, proposte o strategie destinate bene che vada solo al libro dei ricordi e o pesanti sconfitte. Banalmente: le chiacchere stanno a zero.
Questa mattina il PD non parteciperà al voto per eleggere i 4 nuovi consiglieri RAI. E’ una disfatta? Se lo è, sarà totale o solo parziale? Poi, è una disfatta solo per il PD oppure travolge tutto e tutti, compresi gli “alleati” di AVS e 5S mandando al macero il famigerato “campo largo” dove rimane solo il fedele “alleato” Renzi? Appare del tutto evidente che la posta in gioco non è solo il “governo” della Rai con il suo Cda ma anche la “riforma” come a gran voce e all’unisono avevano chiesto compatti i componenti dell’ormai ex “campo largo”.
Per quanto riguarda il primo soggetto, il PD, e la prima posta, la disfatta come sempre avviene è sempre annunciata. La disfatta del PD sul tema Rai è iniziata da tempo, prima con il Contratto di Servizio approvato lo scorso anno e proseguita poi su tutti i fronti: dal tema canone per finire al tema RAI Way e Piano Industriale. Ma c’è di più: nessuno ha avuto modo di conoscere il pensiero del PD sulle modalità di nomina di selezione dei nuovi quattro consiglieri: il PD non si è mai espresso nel merito della possibilità di adottare subito criteri trasparenti, aperti e non discriminatori come, appunto, prevede il tanto declamato MFA e come richiesto con il ricorso al TAR. Nelle more dei tempi, 15 mesi o poco meno, di entrata in vigore delle disposizioni europee, nulla vietava al PD almeno di dare un segno forte e chiaro su come si doveva procedere. Si poteva benissimo almeno provare a indire una specie di consultazione pubblica, chiamando i 72 candidati ad esprimersi su come intendono il loro ruolo nel futuro della Rai, almeno solo simbolicamente sarebbe stato un segnale significativo. Nulla.
Sulla seconda posta, la riforma, la disfatta è pressoché totale. Era chiaro pure ai sassi che una proposta è tale se è piena di contenuti anzitutto dibattuti e condivisi mentre invece è rimasta solo un termine generico e vago presente nella mente di pochi illuminati. Non è stato poi mai chiarito se si dovesse trattare di una riforma complessiva, il ruolo e la missione del Servizio Pubblico, oppure una semplice revisione della Legge 220 del 2015. Infine, una riforma di questo genere quali che siano le due ipotesi da perseguire deve passare necessariamente nelle aule del Parlamento dove la maggioranza è di centro destra. E con chi si farebbe allora una riforma se non con i loro voti? Infine: quanto tempo ragionevolmente occorre per metterla in piedi? Mesi? Quanti?
Attendiamo l’esito del voto tra poco più di un’ora e proseguiremo la riflessione. Vedremo. Vedremo se per far passare il loro candidato il M5S con di Majo e AVS con Natale dovranno avere i voti del centro destra e poi vedremo … vedremo … vedremo. Nota bene, due si parla di due uomini: per la prima vota dopo 10 anni l'opposizione non avrà una donna in Cda RAI.
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