Ma il mistero più misterioso rimane la possibile solitudine del PD che, nel caso il 5S votasse il “suo” consigliere di Majo, come noto da mesi e con buona pace dei principi di trasparenza, rimarrebbe con il cerino in mano e la speranza che la maggioranza gli possa fare la gentile concessione (quando e su quale proposta?) di avviare un percorso di riforma (della sola governance o di tutto il sistema?). Un po’ poco.
Il Messaggero titola “RAI, l’Aventino di Schlein crea malumori nel PD”. Altro che Aventino (che solo a ricordarlo è drammatico) e altro che “malumori”: si profila una Caporetto senza precedenti. Anzitutto si profila la mancanza più totale di una visione strategica: che senso ha proporre una riforma di cui nessuno sa nulla e tantomeno nessuno è in grado di immaginare quando potrebbe essere varata e con chi? Che senso ha lasciare l’Azienda nelle condizioni attuali allo sbando totale in presenza di problemi gravi ed urgenti? Che senso ha lasciare in carica “questo” Cda chissà per quanto tempo ancora? Che senso ha invocare il MFA, in particolare l’art. 5 e il 29, dove la sua applicazione tra 13 mesi non prevede in alcun modo (e non lo potrebbe) un meccanismo di revoca del nuovo consiglio eventualmente insediato? Come pure non lo prevede la Legge 220 del 2015.
La battaglia sola e percorribile era ed è cercare in ogni modo di impedire che questo nuovo consiglio venga nominato con i criteri attuali, ovvero sostenere il ricorso. Così non è stato. Punto.
Francamente, per quanto ci siamo applicati, non troviamo nessuna risposta plausibile, ragionevole, dibattuta e condivisibile. Ormai è diventato un esercizio stucchevole cercare di interpretare fenomeni incomprensibili. Tant’è e allora il solo divertimento (si fa per dire) è cimentarsi sulla politica intesa come esercizio totale delle possibilità, necessità e convenienze che si possono realizzare.
Vediamo alcuni punti. Ieri abbiamo letto una ipotesi suggestiva, a firma Michele Anzaldi. Il ragionamento è plausibile: nei giorni scorsi si è letto un titolo (Borsaitaliana.it) “Gentiloni, parlamentari farebbero bene a votare Fitto” e dove si legge pure che “ … ricordando che, quando fu nominato commissario e fece la sua audizione, "il presidente Silvio Berlusconi, che all'epoca era deputato europeo, venne personalmente ad assistere e mi fece un sacco di complimenti". Già, chissà perché? Interessante. Ha seguito in parte questo ragionamento pure Romano Prodi che nei giorni scorsi ha dichiarato che voterebbe Fitto … anche se ha pochi poteri. Però lo voterebbe. Queste “aperture” o suggerimenti che dir si vogliano porterebbero dritte al cuore di un possibile accordo (sottinteso occulto): il PD voterebbe il “commissario Fitto di tutti gli italiani” a Bruxelles e in cambio la maggioranza aprirebbe ad un “presidente autorevole e di garanzia per tutti i telespettatori RAI” a Viale Mazzini. Magari con Di Bella di cui si legge costantemente. Chissà, forse solo fantasie.
Ieri ci è pervenuto un altro ragionamento suggestivo che però non sarebbe risolutorio, anzi al contrario potrebbe complicare le trattative. Attenzione: la carta Marano che la Lega vorrebbe giocare potrebbe far saltare il tavolo interno alla maggioranza. FdI farebbe barricate per ostacolarlo (sarebbe il consigliere anziano che guiderebbe la transizione verso la nuova presidenza) e FI certo non farebbe salti di gioia, anzi. Il Fatto di oggi propone un ragionamento: lasciare che FI con la Agnes si schianti in Vigilanza per poi trovare un accordo su un altro nome, magari con l’appoggio dei due voti proveniente dall’opposizione (chi?) tutt’oggi mancanti.
Morale della favola, a poche ore dal voto siamo alla pura fantasia. Ognuno può dire la sua senza tema di smentita. Bloggorai non fa previsioni. Ritiene però che se mai il 26 si dovesse votare lo scenario sarebbe completamente e radicalmente diverso e lo stesso ricorso al TAR con l’udienza prevista per il 23 ottobre entrerebbe in una nuova dimensione tutta da verificare.
Infine, da registrare l’esito dello sciopero generale dei lavoratori RAI di ieri. Riccardo Saccone, segretario Generale GCIL, ha dichiarato che “E' stato un successo lo sciopero di operai, tecnici, impiegati e quadri Rai” e informa che hanno aderito oltre il 60% dei lavoratori con picchi dell’85% , un fatto con pochi precedenti ed ha poi aggiunto “Lavoratrici e lavoratori non lasciano adito a dubbi: vogliono un nuovo contratto, un piano industriale solido, risorse economiche certe, il salvataggio di Rai Way e una governance indipendente'”. Difficile non tenerne conto e proprio in considerazione che si vorrebbe riproporre lo stesso vertice ritenuto dai sindacati responsabile della attuale situazione. Abbiamo però osservato un curioso silenzio da parte della politica su questo sciopero: non ci sono pervenute dichiarazioni di alcuno.
Abbiamo però infine capito perché il silenzio dell’opposizione al ricorso sui criteri di nomina RAI: a loro giudizio la via giudiziaria alla politica non è condivisibile e non percorribile. Forse nemmeno quella sindacale, altrimenti non si capisce perché nessuno dell'opposizione ha battuto ciglio.
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