mercoledì 25 settembre 2024

RAI: finale di partita (drammatico)

Foto di Dmitry Abramov da Pixabay

Riproponiamo la celebre frase di Boskov “Partita finisce quando arbitro fischia” e gli arbitri stanno per fischiare la fine di questa partita sul nuovo Cda RAI. Poi ne potrà pure iniziare una nuova ma intanto questa partita è pressoché finita. Nei giorni scorsi abbiamo titolato “Aventino o Caporetto”. Abbiamo fatto un errore “narrativo”. Entrambi i luoghi evocano uno scenario negativo che, per carità di Patria, è meglio non ricordare.

Premessa. Le affezionate lettrici e gli affezionati lettori di Bloggorai da oltre sei anni sono fortunati: sanno tutto in largo anticipo e su questa vicenda abbiamo scritto nomi e cognomi in tempi non sospetti.  Quanto sta avvenendo in queste ore e quanto potrà avvenire domattina è stato tutto già dettagliato e non perché Bloggorai ha le sfere di cristallo. È sempre sufficiente, banalmente, connettere i punti, saper leggere e scrivere, nulla di più, lo possono fare tutti.

All’indomani del 6 agosto, quando il “campo largo” aveva dichiarato solennemente “prima le riforme e poi le nomine” abbiamo scritto subito che era un autogol formidabile perché sostanzialmente privo di ogni fondamento: quale riforma, con chi e in che tempi? Silenzio. Poi hanno insistito e ribadito lo stesso concetto poche settimane addietro, peraltro poco dopo che Conte già cominciava a smarcarsi “Proponeteci un nome autorevole e lo valuteremo”. Abbiamo pure scritto pure da tempo che lo strano “silenzio” di Conte, Schlein e Fratoinanni/Bonelli sul ricorso al TAR non lasciava intuire nulla di buono. Avevano già i nomi di riserva? Ad esempio, ancora oggi leggiamo sulle agenzie il nome di Roberto Natale.

Oggi, poche ore addietro, abbiamo cominciato a vedere chiaramente lo scenario della battaglia di domattina: prima il M5S che ha dichiarato “La suggestione che viene diffusa da alcuni organi di stampa, di disertare le aule in occasione del voto dei consiglieri di nomina parlamentare, è stata respinta dall'Assemblea dei parlamentari del M5s", "in considerazione del fatto che appare contrario all'interesse pubblico lasciare il Cda nelle mani dei soli consiglieri designati dalle forze di maggioranza…” e poi un comunicato di AVS dove si legge “ … anche Alleanza Verdi e Sinistra parteciperà al voto in Parlamento sui consiglieri del Cda Rai. "Per noi -spiega Angelo Bonelli in Transatlantico- era fondamentale che si abbinasse la riforma della Rai e il recepimento del Media Freedom Act…”. Infine, proprio pochi minuti fa abbiamo letto (ADN) che “Una terza via fra il non voto e il voto su un candidato riconducibile al Pd potrebbe essere quella di votare una figura 'terza', come spiega una fonte dem”. E chi sarebbe mai? e con quali criteri verrà scelto? Al che, puntualizza Conte “Noi domani andiamo a votare perché si tratta di servizio pubblico non di un affare privato. È una questione di garanzia, di vigilanza. Poi ho detto in tutte le lingue che conosco che non voteremo Agnes presidente".

Questi i fatti, ora l’opinione. Ne escono tutti con le ossa rotte: maggioranza e opposizione. Più la seconda che la prima. La squadra del “prima la riforma e poi le nomine” è allo sbando. Anzitutto il M5S dove non è affatto una novità la sua posizione: dai tempi del rinnovo del Contratto di servizio quando hanno evidenziato subito quale era il loro orientamento: non era necessario votarlo con tanta urgenza come richiedeva la Floridia. Poi, era noto da tempo che non schiodavano dalla loro idea di riproporre di Majo senza dibattito aperto e trasparente alcuno. Era lui il prescelto e basta: si capisce perché il termine “ricorso” non è mai stato pronunciato, gli faceva venire l’orticaria, la “via giudiziaria alla democrazia” sembrava impercorribile.

Altra storia per AVS: poco da dire se non che si viene a sapere dai giornali che hanno un loro uomo: Roberto Natale. Autorevole e stimato ma anche lui scelto senza alcun criterio comparativo: bella mossa! Complimenti. Perché proprio lui e non un/a Pinco/a Palla qualsiasi?

Al PD rimane ora il cerino in mano che deciderà solo stasera, all’ultimo minuto, come spegnere. Ci sono solo due modi: o vota o non vota. Se non vota sarebbe una debacle su tutti i fronti, interni all’opposizione e verso la maggioranza che lo vedrebbe messo all’angolo. Se vota sarebbe pure una debacle perché hai voglia dire che “Abbiamo ottenuto un risultato: ora si faranno le riforme e poi si applicherà il MFA”. Tutto futuro possibile e immaginabile ovvero, in soldoni, fuffa tutta da verificare nei contenuti e nei tempi e, peraltro, una decisione last minute presa solo sotto la spinta di altri partiti del campo largo e senza una propria strategia. Da non dimenticare quanto detto proprio ieri sera da Boccia (lo stesso che a suo tempo dichiarò “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai" ANSA del  12 novembre 2019).  

Tra le righe, segnaliamo un problemino per la Schlein non da poco che pure a suo tempo abbiamo sollevato: ammesso e non concesso che il 5S vota di Majo e l’altro nome possa essere Natale, starebbe a dire che, per la prima volta dopo 10 anni di Cda RAI, l’opposizione non avrebbe una donna in Cda RAI. Bel risultato, con buona pace dei tanti propositi sulla parità di genere etc etc…

È a dir poco scocciante dover constatare che la partita è persa non perché gli avversari sono più forti ma perché gli alleati sono deboli. Era sufficiente che in epoca non sospetta, all’indomani della presentazione delle candidature, il PD, il M5S e AVS chiamassero tutti i 72 candidati e gli chiedessero di esporre una loro visione del Servizio Pubblico per poi aprire il dibattito e valutare. Non è stato fatto ... non si è voluto fare. 

La partita che finirà domani e quella che potrà iniziare dopodomani appartengono a campionati diversi. Uno sta per finire e l’altro per cominciare. Vedremo ...vedremo … vedremo…

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