giovedì 26 settembre 2024

RAI. La disfatta annunciata 2: M5S e AVS

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Non siamo qui per fare i complimenti a Roberto Natale e Alessandro di Majo. Sappiamo che Roberto Natale e Alessandro di Majo sono persone onorabili e rispettabili. 

Parleremo bene di loro ma non gli faremo i complimenti. Non parleremo della loro storia ed esperienza politica o professionale. Non proveremo ad immaginare quale potrà essere il loro futuro come “nuovi” consiglieri RAI: perché sono esperti e navigati da anni. Non proveremo nemmeno a cimentarci con la frasetta di genere “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. Abbiamo già dato in passato, abbiamo già visto all’opera tanti consiglieri/e prima di loro e sappiamo come è andata a finire. Per loro sarà diverso? Non ci interessa ragionare da questo punto di vista. Non commenteremo quanto ha fatto di Majo nell’ultimo Cda, e tantomeno ci azzardiamo a commentare il percorso di Natale interno ed esterno alla Rai. Infine, non batteremo ciglio sul fatto che i loro due nomi di fatto hanno impedito una candidatura di una donna, con  buona pace delle chiacchere sulla parità di genere. Non faremo nemmeno le pulci ai voti ottenuti in aula dove pure qualcosa meriterebbe notare. 

Ribadiamo chiaramente: Alessandro di  Majo e Roberto Natale sono persone onorabili e rispettabili.

Ma non gli faremo i complimenti!

Parleremo solo e semplicemente di quanto era previsto, noto e paventato: chiamatelo come volete ma si tratta di concordare sul fatto che la loro nomina ha concesso al Governo un vantaggio enorme, difficile da recuperare. Sul fronte interno la Meloni ringrazia sentitamente per aver rotto quello che rimaneva del “campo largo” e sul fronte esterno per quanto potrà avvenire nel prossimo cda.

Quanto avvenuto stamattina cosa è? come si può definire? cosa fotografa? Si tratta di un Super Accordo, di Mega Inciucio, di colossale “sottobanco”? Lo sapremo meglio quando di tratterà di votare il/la presidente “autorevole e di garanzia”.  

Natale e di Majo hanno però un peccato originale che non sarà facile cancellare: in questa occasione, per questo voto, rappresentano esattamene il contrario di quanto abbiamo sempre richiesto,  sostenuto e cercato di difendere: l’autonomia del Servizio Pubblico, della Rai, prima ancora dai partiti e in subordine dalla politica. Potranno fare o dire quanto di meglio si possa immaginare ma questo vizio sostanziale rimarrà indelebile.

Ribadiamo il concetto: prima ancora dai partiti. Alessandro di Majo e Roberto Natale invece oggi rappresentano l’icona, la plastica raffigurazione delle segreterie dei partiti che decidono a loro piacimento, ad insindacabile giudizio, senza dibattito e senza confronto. Sono il frutto avvelenato di un albero malato da anni. I partiti che li hanno nominati, M5S e AVS, se ne sono sempre ben guardati da sostenere la necessità e la possibilità di provare a superare subito la Legge 220 del 2015 applicando già da ora, almeno formalmente, quanto previsto pure dal MFA. Hanno sempre taciuto su questo fronte e di questo abbiamo sempre sospettato. Ora ne abbiamo prova provata perché è avvenuto: da tempo si leggevano i loro nomi. Ora è tutto chiaro.  Con buona pace di quando sostenevano “fuori i partiti dalla RAI”. Ora vaglielo a dire alla Meloni, a Tajani, a Salvini che loro invece sono diversi.

Alessandro di Majo e Roberto Natale come sono stati scelti, selezionati, comparati, valutati e pesati? Da chi, con quali criteri aperti e trasparenti sono stati proposti, come si legge nel tanto declamato “spirito” del MFA? Cosa dovremmo pensare quando li sentiremo parlare di questo argomento? Che hanno salvato la Patria, che senza di loro la RAI sarebbe colata a picco? 

Fino a pochi giorni addietro, i partiti che oggi li hanno votati hanno declamato e firmato congiuntamente “prima le riforme e poi le nomine” ed ora è stato sufficiente che gli venga promesso un generico “calendario” per fargli cambiare idea? Un calendario per dibattere cosa? Ancora oggi si trincerano dietro una parola vuota e priva di alcuna sostanza “la riforma”. Però, tanto per non fare mancare nulla al promettente calendario, si immagina pure che presto si darà vita agli “Stati generali”. La Floridia, il M5S è felice per intestarsi una proposta che, è bene ricordare, non nasce in casa loro: tra i primi a parlarne è stato Giampaolo Rossi esattamente due anni fa, 20 settembre 2022,  con una intervista al Foglio “Il servizio pubblico non va occupato ma governato” ed ha pure aggiunto che il canone si potrà discutere. Ecco, ci siamo, ora possono governarlo nel migliore dei modi possibili e il canone è stato già in parte discusso.

Infine, l’altra motivazione del voto di oggi e della rottura del “campo largo” si legge  nel “non potevano lasciare alla destra l’occupazione della RAI”. Era una possibilità già nota da tempo, non è emersa solo ieri pomeriggio, non è cascata dall’albero del pero. Faceva parte del gioco e delle possibili carte in tavola che il Governo avrebbe potuto giocare. Quando, prima il 6 agosto e poi nei giorni scorsi hanno ribadito il concetto, era tutto chiarissimo: se il Governo manteneva il punto, e lo ha mantenuto, il problema si poneva. Perché allora attendere solo poche ore prima del voto in Aula per far saltare il tavolo?

Le storie del M5S e AVS sono diverse e incomparabili tra loro e diversamente andranno analizzate. Ci sarà tempo. Vedremo. 

La disfatta è solo alla seconda puntata.

bloggorai@gmail.com  

 

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