Lo ammettiamo candidamente: la vicenda politica e umana del
Ministro della Cultura non ci appassiona più di tanto ... si sente tanto la puzzetta
di già visto, già letto, già raccontato in tanta storia italiana uguale a
quella di tante altre parti del mondo. Ci siamo chiesti quale fosse il “tema” prevalente
dell’affaire Sangiuliano: il tradimento, la passione, la bugia, la vergogna, le
istituzioni, il ruolo degli uomini e quello delle donne, il pubblico e privato
etc etc. Alla fin fine, ne abbiamo ricavato che questa storia ha un tratto
specifico prevalente: è la somma del tutto, dove gli elementi si confondono e
si sovrappongono. Il polpettone italiano è servito e la cucina è tutta a Palazzo
Chigi. Ma anche questa non è una storia nuova. Per questo non di
dilunghiamo oltremodo: basta e avanza quanto si vede in tv e si legge sui giornali.
E manteniamo il punto sulla Tv, e, in particolare, sulla RAI
su quello che ritemiamo il fatto più grave di quanto avvenuto. Sta passando
rapidamente sotto silenzio e posto in secondo piano l’intervista rilasciata
dall’ex ministro al Tg1 nei giorni scorsi. Eppure si è trattato di un fatto
politico mediatico di assoluto rilievo: non c’è memoria di un precedente analogo
nella quantità di spazio concesso e nell’ora di maggior ascolto (fuori del Tg, altro
fatto anomalo). Il discorso del Presidente della Repubblica in genere dura meno
di 18 minuti. Non ci sono memorie di una “imposizione” governativa di tale
potenza: “Vai in tv e sostieni la verità” potrebbe essere la frase che ha dato
il via a tutta l’operazione. “Obbedisco” ha detto qualcuno a Viale Mazzini o a
Saxa Rubra. Chi ha recepito la “direttiva” che appariva ragionevolmente molto
anomala?
A ridosso dell’intervista abbiamo registrato un commento “qualificato”:
“Questa intervista ha tagliato due teste: Sangiuliano e Rossi”. Si capisce
Sangiuliano con le sue lacrime, ma perché anche quella di Rossi? Andiamo con ordine.
Il capo Azienda, il primo responsabile è Roberto Sergio (ancor più nella doppia
veste di AD e Presidente) e, di conseguenza, la responsabilità “politica” dovrebbe
essere tutta sua. Ma, è ragionevole supporre che non ha agito da solo e che
possa aver chiesto il conforto del suo DG Rossi. Ci dicono, pare, sembra, vox
populi, che Sergio ha provato ad opporre una pallida resistenza e che invece
Rossi fosse deciso ad obbedire. Ci dicono pure che ci sia stata una “consultazione”
con Chiocci che avrebbe sentito odore di polpettina avvelenata e che, d’intesa
con Sergio, avrebbe provato anche lui ad opporsi. NO! Qualcuno ha sostenuto che questa intervista sa da
fare, subito!!! Quindi, se ci sarà una “responsabilità” di quanto avvenuto sarà facile
immaginare come si svolgerà lo scaricabarile. Qualcuno ha voluto mostrarsi più
realista del re. Chi è stato e perché? Proviamo a supporre che quanto ci
hanno riferito sia inverosimile, che questa ricostruzione sia fantasiosa ed
immaginaria: non ne abbiamo conferma e certezza ma potrebbe anche avere una sua
plausibilità che purtroppo non si potrà mai comprovare.
Rimane per certo che quanto successo quel pomeriggio dello scorso 4
settembre ha messo in grande fibrillazione Viale Mazzini e dintorni a partire
dalla liceità del fatto in sé e poi dalle possibili conseguenze. Il fatto in sé
dovrà esser verificato se è stato fatto uso privato di uno strumento pubblico. La
Vigilanza è convocata per martedì prossimo ma potrebbe non essere sufficiente. Ci
potrebbero essere profili di attenzione forse anche di livello superiore. Vedremo.
Veniamo poi alle possibili conseguenze per Viale Mazzini. Abbiamo
scritto che in questi giorni alcuni hanno tremato e altri hanno tramato.
La domanda che molti, tanti, si pongono era ed è tutt’oggi una sola: Rossi cosa
farà, rimane in RAI o si vorrà cogliere l’occasione per trovargli migliore e
più consona sistemazione fuori Viale Mazzini come, da tempo, sembra noto? Nei giorni
scorsi è emerso il suo nome come successore del Ministro e questa mattina
leggiamo che si è pensato a lui in successione a Giuli come direttore del MAXXI.
Il passaggio, assai suggestivo, sarebbe dal filosofo mancato in mancanza di
tesi di laurea al filosofo conclamato di Colle Oppio, dove il tratto comune
sono le categorie di appartenenza: amici della Meloni e un solido passato giovanile
di fascisteria, oggi rivista e corretta in salsa perbenista e governativa. Rimane
il fatto che il nome di Rossi spunta fuori ogni qual volta che si cerca qualcuno
da mettere da qualche parte oltre Viale Mazzini. Sul “profilo” e la statura del
nuovo ministro, basta leggere quanto oggi si legge di lui, vedi Repubblica con la firma di Giovanna Vitale: “… abbandonò
il Fronte della gioventù «pieno di mammolette» per aderire al gruppo estremista
Meridiano Zero”… oppure il quadretto che ne ha fatto Dagospia “Al Maxxi si
fa subito notare per non distinguere una cattedrale gotica da Le Corbusier, una
cornice dal quadro, un vernissage da un negozio di vernici”. Magari ci sarà
pure chi sostiene che si tratti di “…persona per bene, civile, amabile fumatore
di sigari ed esperto di vini pregiati”.
L’altra domanda che molti, tanti, hanno posto ieri dopo la
notizia delle dimissioni del Ministro è stata: ed ora che succede con “Jenny”? torna
in Rai? e dove lo mettono? Sangiuliano è direttore e, si sa, semel direttore
semper direttore come i Boy Scout. In RAI l’incarico di direttore ti rimane
appiccicata addosso con l’Attack anche se non dirigi più nemmeno te stesso.
Quindi, necessario trovare adeguata sistemazione “da direttore” e trattandosi
poi di un ex ministro non potrà essere certo un direttore di Serie B. Una buona
idea già c’è, ci dicono.
Tanti a Viale Mazzini tremano e tramano e aspettano. I giochi sono ancora
tutti in corso.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento