Se Bloggorai dovesse vivere con le scommesse vinte sulla RAI vivrebbe molto bene. Invece si accontenta e gode di qualche caffettino al baretto. Finora le abbiamo azzeccate quasi tutte ed abbiamo una lista di caffè da intascare che bastano per tutta la prossima stagione. Va benissimo così.
CVD: come volevasi dimostrare. Non c’è straccio di accordo sulla RAI. Ieri, al vertice di Governo la
frase lapidaria è stata “Non ne abbiamo parlato”. Già, meglio così, non
parlatene che forse è meglio. Come pure all’interno del “campo largo”: ha
parlato Conte ed ha aperto una voragine (“pronti a valutare nomi della proposti
dalla maggioranza”). Non c’è l’accordo all’interno della maggioranza e nemmeno
all’interno dell’opposizione. Anzi, tutto lascia intendere che quel poco che
finora si era intravvisto come “traccia” di accordo lentamente inesorabilmente si
sta sgretolando. Ieri abbiamo scritto di incertezza. Ora comincia a farsi largo un’altra dimensione: la confusione. Nessuno sa
più bene da che parte dirigersi e a quale Santo votarsi.
La relativa, molto relativa, novità la leggiamo oggi sulle colonne di Repubblica laddove Tajani lascerebbe intendere di essere pronto a mollare la presidente Agnes in cambio di un “accordo” con qualcuno … magari un/a presidente “autorevole” o “di garanzia” che dir si voglia. Sottinteso, si potrebbe leggere che simultaneamente pure FdI potrebbe abbandonare al suo destino Rossi, magari accompagnandolo verso altre destinazioni più interessanti (il posto al MAXXI è ancora libero). In questo quadretto rimarrebbe fuori il terzo incomodo, molto incomodo: la Lega. Salvini ha due punti a suo vantaggio: il primo consiste nel forte potere di interdizione ovvero senza di lui non si va da nessuna parte. Il secondo consiste nel consapevolezza di avere dentro la RAI più carte in mano lui di quanto non ne hanno i suoi alleati.
E il PD che fa? Resta a guardare? Proviamo ad immaginare uno scenario: il M5S legge con attenzione i nomi che gli suggerisce la maggioranza e magari tra questi ne individua uno votabile. Salta il banco delle famigerata teoria del “prima la riforma e poi le nomine”. Come abbiamo scritto, in nome degli interessi dell’Azienda si andrebbe a votare quanto prima. Qualora fosse, qualora il 5S trovasse un accordo con la maggioranza il PD si troverebbe con uno scomodo e urticante cerino tra le mani. A meno che … a meno .. come più di qualcuno sospetta, è in corso uno sgangherato tentativo di “carta vince, carta perde” con un sibillino gioco delle parti che punta dritto verso una sola direzione: chiudiamo la partita RAI prima possibile, conviene a tutti e poi si vedrà.
Già, e la prima cosa che si dovrà “vedere” è l’udienza del TAR del prossimo 23 ottobre. Non passerà inosservata.
Morale della favola: oggi è prevista la Conferenza dei capigruppo alla Camera che dovrà decidere se accordarsi con il Senato e votare dopodomani. Sono possibili solo due soluzioni: o si vota e quindi l’accordo o c’è già o si raggiungerà giocoforza nelle prossime ore. Oppure l’accordo non c’è e si rinvia a data da destinarsi. Bloggorai, per quanto gli è noto e capisce, propende per la seconda soluzione: se pure ci fosse una ferrea volontà di accordarsi (e non è affatto scontata) questa richiederebbe tempo, tanto tempo, perché non si tratta solo di AD e Presidente o di quattro consiglieri ma di tutto il cucuzzaro RAI che, è noto, è impegnativo e rilevante e forse più di un consigliere semplice.
bloggorai@gmail.com
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