Squillano le trombe, rullano i tamburi, avanza la cavalleria, si schierano i fanti. Non li abbiamo visti arrivare? No, li abbiamo visti benissimo e non da ieri. Sapevamo da anni che erano alle porte e che hanno già colpito a fondo. Sapevamo da anni che puntavano dritti al cuore del Servizio Pubblico: alle sue risorse economiche. Abbiamo però voluto credere che il problema fosse solo un altro: Telemeloni. Lo è ma non è il solo e nemmeno il più grave: mentre questo punta alla presa e alla gestione del “potere” quale che sia, il primo punta alla destrutturazione profonda della RAI.
Oggi occorre parlare di TeleLegoni.
Ieri è successo che il deputato di stretta marca salviniana, Stefano Candiani, ha depositato una proposta di legge con la quale si propone di alzare di un punto il tetto della raccolta pubblicitaria di Viale Mazzini al fine di poter raccogliere circa 600 mln in più. Apriti cielo! Forza Italia reagisce veemente: un colpo basso, inatteso e non concordato nella maggioranza. A Mediaset va benissimo la Rai così com’è, anzi un filino meno coinvolta nella raccolta pubblicitaria sarebbe poi oltremodo gradita a tal punto che, se potesse, aumenterebbe pure il canone. Per la Meloni invece il tema non sembra essere al suo ordine del giorno. Anzi, gli potrebbe pure infastidire la sua spasmodica ricerca di occupazione del VII piano di Viale Mazzini, magari con una figura che, come pure si legge oggi, potrebbe non essere più il tanto vaticinato Rossi.
L’ultimo attacco della Lega è inatteso, ma fino ad un certo punto. Un passo lontano, uno medio e uno vicino per avere ben chiaro il contesto. Quello lontano risale ad alcuni anni addietro: da oltre un decennio Salvini cavalca il tema “abolire il canone RAI” e lo scrive chiaro e tondo nel Programma di Governo del 2022 con “Progressiva riduzione del canone Rai fino alla sua definitiva abolizione nell'anno 2030”.
La differenza oggi è solo per quanto abbiamo già scritto ieri e nei giorni scorsi: il canone RAI è il più formidabile strumento di ricatto politico oggi a disposizione di chiunque sia interessato al futuro del Servizio Pubblico. Per estendere il concetto: l’esistenza stessa della RAI oggi poggia su un solo pilastro ovvero le risorse di cui può disporre.
La notizia di ieri cade come un macigno nello stagno già agitato sul rinnovo del Cda. Oggi sarà una giornata comunque “storica”: si riunisce il Consiglio di Stato sul ricorso avverso alla nomina dei nuovi consiglieri secondo quanto previsto dalla Legge Renzi del 2015. Comunque vada è stato posto un problema che difficilmente potrà essere eluso o sottaciuto: il nuovo Cda dovrà necessariamente tenere conto del MFA che fissa paletti inderogabili sia nel merito della autonomia dal Governo sia nella necessità di poter disporre di ricorse economiche certe.
A complemento della giornata di ieri è arrivata la notizia del collocamento del nuovo Bond di 300 milioni che sembra aver riscosso grande successo (rendimento previsto al 4,4%) che come abbiamo scritto sarà un debito per pagare altro debito: “Il Bond consentirà il rifinanziamento, del titolo di pari importo in scadenza a fine anno e garantirà un'adeguata struttura finanziaria del gruppo a supporto delle iniziative del piano industriale 2024-2026” hanno dichiarato congiuntamente SergioRossi. Povero Piano industriale, già tanto traballante di suo: nei giorni scorsi è stata pubblicata dal Sole la notizia della riduzione dell’importo previsto dala vendita di una quota azionaria di RAI Way, passando dai 190 mln a 130.
Comunque, la giornata è appena iniziata: rimanete oggi molto sintonizzati … molto molto !!!
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