L’Europa e il Medio Oriente sono in subbuglio con le guerre
alle porte, la destra che avanza (ma non troppo), il Governo traballa, incespica e
farfuglia tra una Lega che spinge a destra e un Berlusconi che spinge al
centro. Le nomine in Cda RAI? Se ne parla con il fresco.
Torniamo a Napoli, alla presentazione dei palinsesti RAI, ne
vale la pena. Venerdì mattina sotto il Vesuvio è stato fotografato puntualmente
lo stato delle cose del Servizio Pubblico, quello che è oggi e quello che
potrebbe essere domani. Non si è trattato solo di uno sguardo verso il futuro
dietro le spalle, ma di un occhio al presente cupo e incerto. Un attento
lettore che era sul posto ci ha fatto notare: “Attenzione, i palinsesti sono
rivolti agli inserzionisti pubblicitari”. Ha ragione, è vero e questa corretta
osservazione ci illumina lo scenario e lascia intravvedere le ragioni della disfatta
prossima ventura.
A - le risorse economiche sono poche e incerte.
B - non ci sono idee, si vive di rendita del passato
glorioso
C - gestione "problematica": come ha scritto pure la Corte dei Conti
“Necessarie misure per ridurre inefficienze e costi”
D – la concorrenza incalza su tutti i fronti, free e pay, e
non c’è modo di arginarla
E – manca ogni ipotesi di strategia globale e complessiva:
Contratto di Servizio e Piano industriale inadeguati e insufficienti.
Veniamo ora ad una lettura particolare dei palinsesti e
cerchiamo di capire l’ostinatezza che si avverte nel modellare l’offerta
prevalente verso una direzione: il pubblico audiovisivo è relativamente “anziano”.
Auditel ci dice (ultimo dato 19 luglio) che è prevalentemente femminile al 55%,
è prevalentemente over 45 al 78% (con una netta prevalenza di over 65 al 46%)
ed è più numeroso al Sud. Per la maggior parte degli “over” più aumenta l’età e
maggiori sono le ore di consumo televisivo. Le loro preferenze si orientano molto
verso le fiction e i giochi. Appare quindi del tutto naturale che RAI e, di conseguenza
la pubblicità, si rivolga a Villa Arzilla: sono gli adulti, gli anziani, che pagano
il canone in quanto titolari di bollette elettriche, sono loro che comprano le
macchine e pagano i mutui, sono loro che fanno la spesa e spesso hanno pure una
seconda casa. Se mettiamo insieme le considerazioni di cui sopra e quest’ultima
appare tutto chiaro e si comprende bene come il palinsesto non è solo il paniere
dell’offerta editoriale della RAI ma la sua immagine sociale, culturale ed
economica proposta al Paese.
Un capitolo a parte merita il perimetro dell’informazione
RAI. Lo abbiamo già scritto e giova ripeterlo: non c’è straccio di progetto
editoriale e di riorganizzazione delle testate. Non c’è una visione, una sola
idea sulla quale riflettere. Non c’è traccia di attenzione su questo tema: dopo
il piccolo dibattito sul “giornalismo d’inchiesta” (sic!!!) che per alcuni ha
parato l’approvazione del Contratto di Servizio il nulla e poco più. Quando pure c'era (vedi Contratto precedente, art. 25) lo hanno cassato. Eppure,
parlando sempre di “anziani” sappiamo che questi telespettatori apprezzano
molto il consumo di notizie. Eppure, alcuni si gongolano e si croggiolano con “Newsroom”
della Maggioni: è stato semplicemente usurpato il tema, il progetto editoriale
di una newsroom unica, l’ultima spiaggia utile per consentire una gestione efficiente
e razionale di 8 testate e degli oltre 2000 giornalisti, dei quali circa 200 a
RAINews24 che “produce” un ascolto da prefisso telefonico.
bloggorai@gmail.com
p.s: Stasera alle 21.20 la luna sarà nel suo massimo splendore. Indicatela con un dito, fotografatela e inviateci l’immagine.
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