Abbiamo fatto qualche telefonata, scambiato messaggi e da poco letto i giornali e questo è quanto ci risulta.
Non ci risulta accordo, ne tra la maggioranza e tantomeno nell’opposizione. In entrambi gli schieramenti le idee sono poche e confuse. Il “tavolo” vero delle trattative non è stato nemmeno aperto ma solo sondaggi trasversali, battute e allusioni. Il confronto è aperto dentro e fuori Viale Mazzini perché le trattative sono a tutto campo e interessano non solo il Cda ma direzioni e strutture pesanti e si riflettono a loro volta su importanti dossier (vedi RAI Way).
La richiesta, la pressione, a chiudere subito la partita delle nomine RAI è solo della Lega e la usa come un randello contro i suoi stessi alleati. Salvini continua il pressing sul governo e su Viale Mazzini non molla la presa. Per andare avanti vuole qualcosa in cambio e non si accontenta di spiccioli. Le poste in palio sono diverse e la Lega se le vuole giocare tutte. Scrive La Stampa di oggi “La forzatura di Salvini che ha chiesto a Giorgetti titolare del Mef e a Fontana, presidente della Camera, di calendarizzare entro luglio il voto sui nuovi membri del cda Rai, potrebbe significare un accordo quasi fatto o una polpetta avvelenata …”. Rincara Il Giornale “Così ieri sia il partito della premier che Forza Italia sono rimasti un po' spiazzati dalla pressante richiesta di accelerare e mettere in calendario entro luglio la questione Cda.”
Vedi post di Bloggorai di ieri pomeriggio: al Senato alla presidenza c'è La Russa.
Sia Fi che Fdi devono ancora risolvere qualche “problemino” tra loro e il primo tra questi si chiama ancora Rossi. Si da per scontato il suo nome ma scontato non sembra affatto, anzi, come pure la “sistemazione” di Sergio che avrebbe incassato una specie di “endorsement” della Lega. Da non dimenticare una importante posta di gioco ora sul tavolo: canone e pubblicità ovvero una minaccia aperta agli interessi di Mediaset.
Tra i partiti di opposizione pure non ci risulta affatto tutto tranquillo. Aleggia lo spettro del “cappotto” che potrebbe lasciare qualcuno a casa. Una formula probabile potrebbe essere del “4 a 2” ovvero 4 posti al Governo e due all’opposizione dove però la variante potrebbe essere la presidenza e magari con Antonio Di Bella in quota PD che così potrebbe avere i numeri per il voto in Vigilanza che invece il Governo da solo non ha (ne occorrono 28). Evidente che uno rimane a terra: in questo caso la vittima sacrificale sarebbe Roberto Natale, dato in quota AVS oppure Alessandro di Majo in quota 5S. In alternativa a questo schema, si sarebbe la semplice “soluzione B” simile a quella attuale: ovvero un posto al PD e uno al M5S. Punto. Il PD sarebbe dell’idea di non presentare nomi: così pare, dicono, forse. Ovvero il cappello del Mago Magò lo lascerebbero tutto in mano ad altri? Chi gestirebbe allora la partita? Difficile credere.
Interessante osservare che Corriere, Repubblica, Sole, Fatto e Messaggero non si occupano della notizia: strano e anomalo. Delle due l'una: o hanno tutti "bucato" la notizia del presunto "accordo" o la ritengono irrilevante.
Infine, lasciamo per un attimo il valore “morale” di questo presunto accordo. Su cosa si sarebbero accordati? Su quattro nomi da fare uscire dal cilindro di Mago Magò? Un po’ poco, assai pochino da spendere pubblicante per far credere al mondo intero, ancora una volta, che i “partiti devono restare fuori dalla RAI”. Già la credibilità su questi temi rasenta il pavimento, figuriamoci quando leggeremo i nomi usciti dal cilindro.
ps: nessuno si è accorto e ha rilevato il “buco” di Tg3 Linea Notte nei momenti in cui è avvenuto l’attentato a Trump.
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