Ma, in verità, a Viale Mazzini in questi giorni, in queste
ore, le fibrillazioni invece sono tutte e solo mirate a cercare di capire ora
cosa potrà succedere dopo la disposizione del Consiglio di Stato che, di fatto,
potrebbe dare via libera alla stagione delle nomine. Del canone invece i soli
interessati all’argomento sono al di fuori: Salvini e Berlusconi mentre all'interno del Palazzo nemmeno i consiglieri battono ciglio. Il Parlamento “potrebbe” … solo potrebbe votare i
nuovi consiglieri: il condizionale è molto d’obbligo per diversi buoni e
ragionevolissimi motivi.
Primo motivo: l’iniziativa politica che si avvale di strumenti
giuridici avviata con il ricorso prima al TAR e poi al CdS NON è terminata il 4
luglio. I motivi del ricorso rimangono tutti in piedi, non è cambiata una
virgola. Ferma restando l'udienza di merito del TAR del 23 ottobre della quale difficile non tenere debito conto, ammesso e non concesso che le Camere possano calendarizzare il voto per
la nomina dei quattro consiglieri nei prossimi giorni è ancora possibile adoperare
uno strumento utile, valido e con effetto immediato al fine di cercare di
interrompere la china nefasta che si potrebbe intravvedere con la nomina di un CdA
con i criteri della Legge Renzi. Se questo mai avvenisse lo scenario che si
aprirebbe sarebbe di altra natura e richiederebbe un altro livello di iniziativa.
Secondo motivo: per quanto è a tutti noto ed aggiornato pure a queste ore, all’interno
della maggioranza è in corso un conflitto violento che non lascia intravvedere
nessuna ipotesi di accordo tra loro per spartirsi il potere su Viale Mazzini. Analogo
discorso per l’opposizione: qualcuno può ritenere del tutto chiaro cosa
intendono far PD e M5S? noi NO! Anzi, temiamo fortemente che lo strano silenzio
sulla natura del ricorso lascia intendere oscure trame e complotti dove i due
soggetti potrebbero essere l’uno contro l’altro opposti. Terzo motivo: all’interno
di Viale Mazzini, come sempre accaduto, si sta svolgendo un guerra silenziosa
quanto feroce per le diverse poste in palio. La prima evidente, si riferisce all’incognita
su chi potrà essere il nuovo AD e più passano le ore, i giorni e le settimane e
sempre meno Rossi è sicuro del suo futuro predestinato. Sotto questo livello di
gioca la partita “fantasma” del DG che, nonostante sia una figura immaginaria
non prevista dall’ordinamento, scatena molti appetiti di famelici aspiranti. Tanto
per dire: nei giorni scorsi si è letto di un certo Felice Ventura, attuale
direttore RUO, noto uomo di destra destra che ora improvvisamente viene presentato come
quota Lega. Su questo nome, pare, dentro il Palazzo si è scatenato il putiferio
e tra chi ha sollevato più di un malumore ci sarebbe lo stesso Rossi che di
avere un “commissario politico” al fianco non ci pensa proprio chiunque esso
sia, a meno che si tratti di un “moderato che farebbe a Rossi la stessa ombra
di una foglia di rosmarino”. A farla breve, a concorrere per quella poltroncina
ci sarebbero almeno sette nomi: il primo è lo stesso Sergio che si è già
autonominato, il secondo è quello di cui sopra, poi ci dicono in ordine sparso Brancadoro,
Claudio, Pasciucco, Marchesini e il sempiterno Ciannamea.
Qualcuno si chiede: viene prima l’uovo (il Cda) o la gallina
(le nomine interne) ??? Difficile immaginare, sappiamo solo che sono in equilibrio tra loro. Nel mentre che si legge che tra i
due è calato il gelo (una novità !!!) l’incerto Rossi e il traballante Sergio
non sembrano voler mollare l’osso e giocheranno tutte le proprie carte
possibili per salvare il loro salvabile. Per l’Azienda RAI c’è tempo … con
calma ... forse ... chissà … a settembre. Per ora occorre pensare ad
organizzare la trasferta a Napoli il prossimo 19.
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