a. le dimissioni
della Soldi: già archiviate, come del resto tutta la sua presidenza. Con il
mandato già scaduto e appena avuta notizia del suo nuovo incarico “commerciale”
con la BBC, nel giro di poco più di un ora l’Ufficio Stampa Rai ha dato notizia
delle sue dimissioni. Una finezza d’altri tempi. Amen.
b. tensioni
interne alla maggioranza: ci hanno provato due volte e ci riproveranno ancora.
Il Governo, o meglio una parte di esso, vorrebbe chiudere subito la partita delle
nomine e qualcuno scrive che già dopodomani vorrebbero votare. No, continuiamo
a non crederci e la cronaca di queste ora conforta questo ragionamento (vedi
più avanti).
c. caso
Temptation/Angela: Sergio non sapeva nulla dello spostamento del programma e
qualora lo avesse saputo era contrario. Tutto sembra essere avvenuto “a sua
insaputa”. Ma chi comanda in questa Azienda? Fino a prova contraria, i due
reggenti sono lui stesso e il DG (sic!) Rossi. La decisione, per quanto è stato
letto, sarebbe titolata alla Calandrelli, direttora del “genere” Cultura ed
Educational considerata “in quota” PD ma molti sostengono in buona sintonia con il DG Rossi, il cosiddetto
“filosofo di Colle Oppio”. Se mai così fosse, visto che Sergio non ne sapeva nulla,
la Calandrelli avrebbe preso questa decisione da sola? Tutto può succedere.
d. la privatizzazione
RAI: una mezza bufala. Per metà fumo negli occhi (chi se la compra un’Azienda
dove la prima cosa da fare sarebbe fare scelte molto "impopolari" (eufemismo)? Chi se la
compra un’Azienda dove il suo pubblico di riferimento è già “anziano” prima ancora di essere stato "giovane"? chi se
la compra un’Azienda tutta “antenne e digitale” destinata all’estinzione tra
pochi anni?). Per altra metà un pensiero ricorrente, prima a sinistra e poi a
destra e viceversa che potrebbe avere anche un suo perchè. Sarebbe forse utile e comodo vendere almeno una parte di essa? Già.
Ma quale? E per fare cosa? con quale progetto, quale "missione"? La “Digital Media Company” quando non riescono (non vogliono) a fare nemmeno una
banale e razionale “newsroom”? Lasciamo perdere.
e. il referendum sul Contratto RAI: Sergio e Rossi non hanno portato a casa lo scalpo per chiudere in bellezza. Si erano insediati alla viglia di uno sciopero, il 26 maggio dello scorso anno, immaginando un mondo che non conoscevano. Ora lo conoscono.
Bene vediamo ad oggi. La notizia del giorno la pubblica solo La Stampa dove titola “Rai, tg in crisi. Persi un milione di spettatori Fuga di un milione di spettatori. E quanto hanno perso i telegiornali della Rai nel primo trimestre del 2024”. Lo scrive chiaro e tondo AgCom nel consueto osservatorio sule comunicazioni. Un milione di telespettatori sono tanti e non solo da un punto di vista brutalmente numerico. Sono tanti per quanto “pesano” in termini di fiducia e credibilità dell’informazione del Servizio Pubblico. Non a caso il solo Tg che cresce è quello di La7 con un 20% in più. Non è un caso. Anche nei Tg non esiste il vuoto.
L’altra notizia del giorno, tanto strombazzata oggi, sarebbe la risposta che la Meloni ha inviato alla Von Den Leyen in risposta la pubblicazione del Rapporto sullo stato dei media in Italia. “Fake news” sostiene la presidente del Consiglio. Non merita attenzione più di tanto quanto invece stupisce lo spazio che oggi gli è stato dedicato. Ci è sufficiente notare e ricordare cosa è successo, cosa succede e cosa si vorrebbe che succedesse in RAI nel suo prossimo futuro. Da mesi, quasi un anno, è noto che a governare l’Azienda c’è un uomo che, si legge da tempo, dovrebbe/vorrebbe/potrebbe essere il nuovo AD ovvero Giampaolo Rossi, un uomo di sua stretta osservanza. Basta questo per annullare qualsiasi divagazione sull’argomento. Per chiudere il tema una nota non osservata da nessuno, nel testo della Meloni si legge che “ … Gli attuali componenti del Cda Rai sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza in cui Fratelli d’Italia non era parte”. Ma chi ha nominato Sergio AD e Rossi DG se non questo Governo a seguito della sciagurata “operazione Fuortes”? La Befana?
Chiudiamo (o meglio apriamo) con la domanda che regnerà nelle
prossime ore: ce la faranno a votare in Parlamento i quattro consiglieri? Ragioniamo:
proprio la risposta della Meloni a Ursula lascerebbe intendere che Palazzo
Chigi non avrebbe gran voglia di intestarsi un grana del genere proprio in questi
giorni. Inoltre, le tensioni con la Lega sembrano tutt’altro che sopite. Accordo?
Quale accordo? Con chi e per cosa? Tra i partiti di governo e con l’opposizione?
Le notizie e i commenti che abbiamo, le
nostre fonti, i nostri interlocutori propendono in maggioranza per il no: le nomine non si faranno. Bloggorai,
ha scommesso e continuerà a scommettere che se ne parlerà con il fresco. Se perdiamo
paghiamo pegno. La Signora del Bar è avvisata ed ha già il conto aperto.
bloggorai@gmail.com
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