E invece è arrivata: è arrivata prima quella solo “pubblica” poi quella privata, poi tutte due allo stesso tempo, poi quella pubblica che spesso somiglia a quella privata, poi ancora quella privata che vorrebbe tanto somigliare a quella pubblica (e magari chiedere pure un canone) poi ancora quella “non lineare” ovvero lo streaming, le piattaforme, la televisione “social” che sta scardinando la composizione dei telespettatori dividendoli inesorabilmente in “giovani” sempre meno di fronte alla Tv e “anziani” sempre più distinti e distanti.
Ed ecco che poi infine arriva la televisione della “destra” e quella dell’estate che, per fatal combinazione, quest’anno si sovrappongono e che nei prossimi giorni a Napoli presenterà il "suo" palinsesto. Attenzione: questa "destra" non è arrivata a Viale Mazzini portata dalla cicogna: c'è già stata e forse era più forte e capace di quanto non lo sia ora: l'era Berlusconi non è trascorsa senza conseguenze.
Ora però si sovrappone giusto dopo poco più di un anno (maggio 2023) da quando è stato nominato il vertice in “condominio” SergioRossi con un lui al posto di un altro lui in attesa di tempi migliori che, giocoforza, prima o poi arriveranno. Da ricordare sempre che Sergio venne votato con soli tre voti a favore. E da ricordare pure che è stato “metabolizzato” un fatto che non avrebbe dovuto esserlo: la nomina del DG che la Legge 220 aveva abolito. E già questo “racconto” questa “narrazione” che dir si voglia fa venire l’orticaria estiva: ad esempio vedere e leggere di Rossi che interviene su aspetti editoriali che non gli dovrebbero competere ben che vada suscita stupore che sembra pure passare inosservato.
Si scatena un irrefrenabile prurito nel leggere che si da scontato quello che scontato non dovrebbe essere affatto. La scelta dell’AD da parte del Governo, ancor più se “comunicata” con tanto anticipo, presenta forti e ragionevoli dubbi di legittimità e costituzionalità che nessuno, prima del ricorso di cui si occuperà il Consiglio di Stato il prossimo giovedì, si è mai voluto occupare arenandosi e trincerandosi spesso e volentieri in una generica proposta di “riforma” che difficilmente prenderà luce. Eppure, leggi e rileggi, molti scrivono senza battere ciglio che il destino dei due condomini del VII è segnato quando potrebbe e non dovrebbe esserlo affatto. Anzi … anzi …
Di cosa dunque ci dovremmo occupare oggi? Grandi temi? Il Servizio Pubblico prossimo venturo, le televisione del futuro, il “modello” BBC, il Paese e i telespettatori che cambiano? Nooooo…. Tutto molto più semplice, molto più banale, molto più estivo come la cronaca sotto l’ombrellone, come le repliche di Montalbano, come “techedeche” in tutte le salse. La vicenda in evidenza è quella di cui titolano i giornali del giorno: Corriere “Rai, lite sulle nuove assunzioni. Le opposizioni: è un mercato Il caso dell'ex militante di Casapound e del figlio di un amico dell'ad Sergio. L'azienda attiva un'indagine interna”, Repubblica “Assume il figlio dell'amico e un deejay di CasaPound Bufera sull'ad Rai Sergio”, FattoQuotidiano “In Rai il dj di CasaPound, finì a processo con Spada”. Basta e avanza per essere “indignati” QB, al punto giusto, quam suficit.
Ce ne vorremmo tenere alla larga. Cosa dire? Si avverte ancora più forte il sintomo dell’orticaria. Un buon antistaminico e via … attendere fiduciosi.
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