martedì 30 luglio 2024

RAI. La Congiura del Silenzio ovvero Tanto rumore per nulla

                                        

Foto di Felipe da Pixabay

Nei prossimi giorni Bloggorai potrebbe avere difficoltà di collegamento e allora ci portiamo avanti un pezzetto di lavoro.

Vedremo, faremo, ci incontreremo,  ce ne occuperemo nelle prossime settimane, si …va beh ma non è una priorità, vertice di Governo a tre (forse a quattro, cinque…), privatizzeremo, un gruppo di lavoro, gli stati generali, la riforma della RAI, intanto attacchiamo i giornali e i giornalisti (razza canaglia), il Report della UE e le sue fake news, Telemeloni etc etc etc…

Oggi sui giornali c’è la fuffa allo stato puro. Il nulla sotto forma di niente. Il vuoto cosmico. Non c’è un pensiero costruito, un ragionamento plausibile e fattibile, non se ne trae una pallida idea di come e quando uscirne. A confronto i “quattro amici al Bar di Bloggorai” sono l’Accademia delle scienze.
Eppure una ipotesi, un percorso per ostacola le mire del Governo sulla RAI c’è, subito ed immediata.

Premessa d’obbligo: non è vero che si parla troppo o toppo poco di RAI. E’ vero invece che c’è molto fumo e sabbia negli occhi.  Alcuni mesi addietro venne deciso di cercare di opporsi alla congiura degli accordi sottobanco per il rinnovo del nuovo Cda RAI prima con un ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato. Proseguire con la Legge 220 del 2015 significa mantenere il ferreo controllo del Governo sul Servizio Pubblico, contravvenendo alla Costituzione, alla Legge ordinaria e alla disposizioni comunitarie. Non c’è scampo: o si concorda sulle ragioni del ricorso e si sostiene o si è complici. Era ben chiaro sin dall’inizio che sarebbe stata una partita lunga, difficile e dagli esiti per nulla scontati: la possibile “soccombenza” era ed è dietro l’angolo. Come pure era ben chiaro che ci sarebbero stati molti avversari, palesi ed occulti. Abbiamo scritto già da subito che temevamo più il silenzio degli amici che il fragore dei nemici. Questi ultimi era in conto che opponessero resistenza. Era ben chiaro che si trattava di una iniziativa politica che utilizzava strumenti giuridici.  

Non era del tutto chiaro e scontato invece il silenzio assordante, l’imbarazzo e la confusione in cui vediamo molti tra coloro che invece avrebbero dovuto sostenere e condividere, almeno formalmente, le ragioni del ricorso. In questi mesi non abbiamo mai, mai, letto o ascoltato questo termine nelle dichiarazioni di Conte, della Schlein, di Fratoianni e di Bonelli.  Al contrario, ancora oggi abbiamo letto il ritornello vuoto e logoro “bisogna fare la riforma della RAI” mentre ancora oggi il termine “ricorso” fa proprio fatica ad essere scritto e citato (ieri solo Il Tempo lo ha ricordato). Non dimentichiamo quando, nei mesi scorsi, ad una iniziativa dell’Usigrai di fronte al Cavallo, tutti hanno esposto le proprie ragioni ma anche allora il termine “ricorso” gli si è strozzato in gola. Eppure, eppure, formalmente ci sarebbero dovute essere le armate dei tanti democratici di fronte al TAR e al Consiglio di Stato in solidarietà ai ricorrenti. Niente, pochi amici, silenzio. “Vedremo”. Già, vedremo.  

La riforma RAI? Chi la farà, quando e come non è rilevante oggi. Oggi è rilevante sollevare e sostenere l’obiezione alla nomina di un nuovo Cda RAI che, di fatto, resterà in carica per i prossimi tre anni poiché non è prevedibile un meccanismo di revoca e, semmai fosse, sarebbe lungo e complicato.  
Finora il ricorso ha avuto un esito in buona parte soddisfacente: l’udienza di merito al TAR è fissata al 23 ottobre. È stato un gran risultato aver ottenuto che ci sia un approfondimento di merito e non era affatto scontato: il TAR avrebbe potuto anche rigettare il ricorso. Cosa è mancato? E’ mancato il sostegno, forte e chiaro, determinato e netto di chi avrebbe potuto e dovuto farlo. 

Si trattava, si tratta, di dire semplicemente “No, noi non proporremo nomi usciti dal cilindro di accordi sottobanco. Chiediamo che la scelta dei nuovi amministratori RAI da parte del Parlamento avvenga con criteri chiari, trasparenti e non discriminatori come prevede pure il recente MFA”. Non è difficile.

E invece continuiamo a leggere nomi e cognomi di persone scelte a caso, da una parte e dall’altra, da parte del Governo ma anche dell’opposizione. Sappiamo che FdI sta una parte e la Lega dall’altra e, a sua volta, Forza Italia è nel mezzo. Sappiamo che, ad esempio, nel PD albergano due anime. Una tratta e briga e l’altra vorrebbe fare l’Aventino (oggi leggiamo che si vorrebbe creare una specie di Comitato per selezionare i candidati). Sappiamo che il M5S non ha aperto bocca sul tema mentre la Floridia invoca gli “stati generali”. Sappiamo che AVS avrebbe un “suo” candidato: come e perché sia stato scelto è un mistero. Questo è.

Oggi siamo ancora in alto mare e la signora del Bar continua ad accettare scommesse su quando si faranno le nomine. Ieri pomeriggio, per chi gli fosse sfuggito, la Meloni ha dichiarato che della RAI si occuperà nelle “prossime settimane”. Salvini non ha perso il colpo “Non è nelle priorità di questo ministero”.  Punto. A capo.

Rimanete comunque sintonizzati: seppure da molto lontano mail, cellulare e WattApp funzionano bene. 


The future in unwritten.

bloggorai@gmail.com

RAI: No News.. good news? forse che si ... forse che no


Perché Bloggorai riscuote la sua “modesta” attenzione? Risposta semplice: perché si è preso, giorno dopo giorno, da sei anni a questa parte, la briga di occupare uno spazio libero. Inoltre, ancora  più semplice:  perché Bloggorai domanda, chiede, si informa, confronta, legge e studia documenti noiosi e pesanti, perché propone incontri e dibattiti, perché cerca di connettere punti apparentemente distanti tra loro. Bloggorai non fa l’indovino e non consulta fattucchiere e aruspici ma chiede opinioni, si rivolge a fonti più o meno qualificate e cerca poi di verificarle. Infine, propone ragionamenti.   

Bene, veniamo ad oggi: la notizia del giorno è che  potrebbe non esserci nessuna notizia. Leggiamo un lancio ANSA: “Sulle nomine RAI bisognerà procedere anche perché si è dimessa la presidente, quindi è sicuramente una cosa della quale dobbiamo occuparci nelle prossime settimane.” Ipse Dixit Giorgia Meloni dalla lontana Cina. Punto, a capo. Le nomine dei quattro consiglieri potrebbero andare a settembre, con il fresco. Salvo che … salvo che … nei prossimi minuti, forse ore, appena la Meloni torna in Italia, ci possa essere un colpo di mano ovvero un “accordo” last minute dove o alla Lega danno tutto, non danno nulla o danno qualcosa a metà strada che consenta di salvare capra e cavoli. Difficile ma non impossibile. Dopo di che, qualora fosse, la battaglia si sposterebbe in Vigilanza dove vanno raccattati una manciata di voti che il Governo, da solo, non ha. O trova una “manina” in supporto dall’opposizione o non se ne fa nulla.

Oggi era (è) attesa la notizia della capigruppo alla Camera (e non del Senato).  I titoli di oggi sono tutti per il possibile rinvio, di trattative ad oltranza, di accordi sottobanco ancora da sottoscrivere (interessante il pezzo di MF dove si leggono ancora nomi come Di Bella per il PD e di Natale per AVS e di Majo per il M5S).

Come abbiamo scritto sopra: Bloggorai non tira ad indovinare. Anche stamattina il solito giro tra i “quattro amici al bar” non ha dato  buone notizie. Non ci risultano, oggi, i termini per nessun accordo, sia per quanto riguarda i nomi, sia per quanto riguarda la spartizione e la composizione interna alla maggioranza sia all’interno dell’opposizione per non parlare poi di “accordi” su contenuti. Già: ad esempio come mettere d’accordo la Lega e Forza Italia su canone e pubblicità? Tra l’altro, ci ha fatto notare una attenta lettrice: e la rappresentanza di genere? Dai nomi che si leggono l’opposizione sembra “portare” solo nomi di maschietti e le sole donne di cui si legge sarebbero espressione del Governo (Agnes e la Falcone).

Infine, un tema ricorrente: la riforma della Rai o, bene che vada, della sola governance. Continuamente molti, se non tutti, vi fanno riferimento. Da chiarire bene, speriamo in modo forte e chiaro:

A. una buona riforma richiede anzitutto molto tempo che, in questo Parlamento, non c'è: mancano solo tre anni al rinnovo della Concessione.

B. una buona riforma dovrebbe avere un consenso molto largo. In questo momento in Parlamento non ci sono i “numeri”. In questo momento non c’è nessuna idea sia all’interno della maggioranza sia all’interno dell’opposizione. In questo momento in Parlamento non si avverte questo tema come prioritario. Anzi: si Vuole occupare il prossimo Cda nel più breve tempo possibile e poi … si vedrà.

C. una buona riforma deve partire anzitutto dal suo oggetto: cosa dovrà/potrà essere il Servizio Pubblico Radiotelevisivo nei prossimi anni ovvero la sua “missione”. Nessuno, finora, è stato in grado di immaginarlo.

Andiamo avanti.

bloggorai@gmail.com

 

lunedì 29 luglio 2024

RAI: la settimana calda. Si accettano scommesse.

Foto di Azmi Talib da Pixabay

 Mala tempora currunt … sed peiora parantur. 

Iniziamo bene la settimana. Rimettiamo in ordine qualche appunto dei giorni appena trascorsi e cerchiamo di intuire cosa potrà succedere, non prima di aver fatto il solito giro con i “quattro amici al bar” solitamente bene informati.

a. le dimissioni della Soldi: già archiviate, come del resto tutta la sua presidenza. Con il mandato già scaduto e appena avuta notizia del suo nuovo incarico “commerciale” con la BBC, nel giro di poco più di un ora l’Ufficio Stampa Rai ha dato notizia delle sue dimissioni. Una finezza d’altri tempi. Amen.

b. tensioni interne alla maggioranza: ci hanno provato due volte e ci riproveranno ancora. Il Governo, o meglio una parte di esso, vorrebbe chiudere subito la partita delle nomine e qualcuno scrive che già dopodomani vorrebbero votare. No, continuiamo a non crederci e la cronaca di queste ora conforta questo ragionamento (vedi più avanti).

c. caso Temptation/Angela: Sergio non sapeva nulla dello spostamento del programma e qualora lo avesse saputo era contrario. Tutto sembra essere avvenuto “a sua insaputa”. Ma chi comanda in questa Azienda? Fino a prova contraria, i due reggenti sono lui stesso e il DG (sic!) Rossi. La decisione, per quanto è stato letto, sarebbe titolata alla Calandrelli, direttora del “genere” Cultura ed Educational considerata “in quota” PD ma molti sostengono  in buona sintonia con il DG Rossi, il cosiddetto “filosofo di Colle Oppio”. Se mai così fosse, visto che Sergio non ne sapeva nulla, la Calandrelli avrebbe preso questa decisione da sola? Tutto può succedere.

d. la privatizzazione RAI: una mezza bufala. Per metà fumo negli occhi (chi se la compra un’Azienda dove la prima cosa da fare sarebbe fare scelte molto "impopolari" (eufemismo)? Chi se la compra un’Azienda dove il suo pubblico di riferimento è già “anziano” prima ancora di essere stato "giovane"? chi se la compra un’Azienda tutta “antenne e digitale” destinata all’estinzione tra pochi anni?). Per altra metà un pensiero ricorrente, prima a sinistra e poi a destra e viceversa che potrebbe avere anche un suo perchè. Sarebbe forse utile e comodo vendere almeno una parte di essa? Già. Ma quale? E per fare cosa? con quale progetto, quale "missione"? La “Digital Media Company”  quando  non riescono (non vogliono) a fare nemmeno una banale e razionale “newsroom”? Lasciamo perdere.  

e. il referendum sul Contratto RAI: Sergio e Rossi non hanno portato a casa lo scalpo per chiudere in bellezza. Si erano insediati alla viglia di uno sciopero, il 26 maggio dello scorso anno, immaginando un mondo che non conoscevano. Ora lo conoscono.

Bene vediamo ad oggi. La notizia del giorno la pubblica solo La Stampa dove titola Rai, tg in crisi. Persi un milione di spettatori Fuga di un milione di spettatori. E quanto hanno perso i telegiornali della Rai nel primo trimestre del 2024”. Lo scrive chiaro e tondo AgCom nel consueto osservatorio sule comunicazioni. Un milione di telespettatori sono tanti e non solo da un punto di vista brutalmente numerico. Sono tanti per quanto “pesano” in termini di fiducia e credibilità dell’informazione del Servizio Pubblico. Non a caso il solo Tg che cresce è quello di La7 con un 20% in più. Non è un caso. Anche nei Tg non esiste il vuoto.

L’altra notizia del giorno, tanto strombazzata oggi, sarebbe la risposta che la Meloni ha inviato alla Von Den Leyen in risposta la pubblicazione del Rapporto sullo stato dei media in Italia. “Fake news” sostiene la presidente del Consiglio. Non merita attenzione più di tanto quanto invece stupisce lo spazio che oggi gli è stato dedicato. Ci è sufficiente notare e ricordare cosa è successo, cosa succede e cosa si vorrebbe che succedesse in RAI nel suo prossimo futuro. Da mesi, quasi un anno, è noto che a governare l’Azienda c’è un uomo  che, si legge da tempo,  dovrebbe/vorrebbe/potrebbe essere il nuovo AD ovvero Giampaolo Rossi, un uomo di sua stretta osservanza. Basta questo per annullare qualsiasi divagazione sull’argomento. Per chiudere il tema una nota non osservata da nessuno, nel testo della Meloni si legge che “ … Gli attuali componenti del Cda Rai sono stati nominati nella scorsa legislatura da una maggioranza in cui Fratelli d’Italia  non era parte”. Ma chi ha nominato Sergio AD e Rossi DG se non questo Governo a seguito della sciagurata “operazione Fuortes”? La Befana?

Chiudiamo (o meglio apriamo) con la domanda che regnerà nelle prossime ore: ce la faranno a votare in Parlamento i quattro consiglieri? Ragioniamo: proprio la risposta della Meloni a Ursula lascerebbe intendere che Palazzo Chigi non avrebbe gran voglia di intestarsi un grana del genere proprio in questi giorni. Inoltre, le tensioni con la Lega sembrano tutt’altro che sopite. Accordo? Quale accordo? Con chi e per cosa? Tra i partiti di governo e con l’opposizione? Le notizie e i commenti che abbiamo, le nostre fonti, i nostri interlocutori propendono in maggioranza  per il no: le nomine non si faranno. Bloggorai, ha scommesso e continuerà a scommettere che se ne parlerà con il fresco. Se perdiamo paghiamo pegno. La Signora del Bar è avvisata ed ha già il conto aperto.

bloggorai@gmail.com

 

 

sabato 27 luglio 2024

RAI: privatizziamo lo scheletro nell'armadio

Foto di Amy da Pixabay

Come un tormentone estivo, come il giallo sotto l’ombrellone, come una fetta di cocomero fresco comprato di notte. Parliamo di “privatizzazione RAI”: basta un articoletto su un giornale e tanti abboccano, felici e contenti di sparare qualche battuta in libertà che oggi occupa buona parte della carta stampata.

Cominciamo a tirare fuori qualche scheletro dall’armadio, in comune e condiviso tra diverse aree politiche e culturali. “Privatizzare” piace sempre a molti, da anni e ancora più se si tratta di gioielli di famiglia e magari pure generatori di lauti guadagni. Privatizzare la RAI poi è diventato uno sport nazionale bene che vada a partire da quando venne varata la Legge 112 del 2004 laddove, all’art. 21.3 si legge che “Entro quattro mesi dalla data di completamento della fusione per incorporazione di cui al comma 1 è avviato il procedimento per l'alienazione della partecipazione dello Stato nella RAI-Radiotelevisione italiana Spa come risultante dall'operazione di fusione di cui al comma 1. Tale alienazione avviene mediante offerta pubblica di vendita…”. Nota bene, questa legge nasce pochi anni dopo il referendum del 1995 dove agli italiani venne chiesto “Volete Voi l'abrogazione: a) dell'art. 2, comma 2, della legge 6 agosto 1990, n. 223, recante "Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato", limitatamente alle parole "a totale partecipazione pubblica"? La risposta fu chiara e netta: SI. Nota ancora bene: il referendum venne promosso da Lega Nord e sostenuto dal PdS (oggi PD). 


Il retroterra di questo tema è la mai dimenticata “stagione delle privatizzazioni” che ha visto protagonisti nomi che ancora pesano: Draghi (do you remember "Britannia"?) e Prodi (da rileggere  https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/26/telecom-italia-e-la-sua-privatizzazione-rovinosa-da-prodi-a-draghi/6403818/ ). A quel tempo, ce lo chiedeva l'Europa. A quel tempo !!!

Pochi anni dopo, tanto per non dimenticare e ricollegare i punti, nel 2010, il partito di Fini, oggi FdI, presentò un DDL dove “I finiani vorrebbero privatizzare la RAI: per “dare un futuro all’azienda e ai suoi dipendenti”, per ”… far incassare allo Stato dai 4 ai 5 miliardi di euro”, per ”eliminare il canone”, “per garantire una maggiore concorrenza e una più ampia pluralità” (Il Post ottobre 2010). Per i fini collezionisti, vale la pena rileggere un verbale della Vigilanza Rai del  20/9/2000 con Zaccaria, Celli e Cappon ( https://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenbic/21/2000/0920/s030.htm ). Vale la pena. Poi merita ricordare un indimenticabile Silvio Berlusconi che 2001 dichiarò: “Nel programma del governo c’è la privatizzazione di due canali (Rai, ndr), e noi la faremo» e che spiazzi, così, in una sola volta, amici e nemici. I nemici del Fnsi e dell’Usigrai, che si trovano costretti ad ammettere una «singolare consonanza di opinioni» con il loro nemico pubblico numero 1…” (https://www.tempi.it/privatizzare-la-rai-il-signor-b-conflitto-di-disinteresse/ )

A farla breve: in tanti ci hanno pensato ma nessuno ci è riuscito, nemmeno la volontà popolare espressa con il SI al referendum. Dunque, di cosa parliamo e perché questo tema rispunta fuori solo ora? A: parliamo del nulla e del tutto. Del nulla perché oggi “privatizzare” la Rai richiederebbe tali e tante modifiche normative, aziendali etc che non basterebbe un decennio. B: del tutto perchè con questo argomento si potrebbe scardinare ogni riflessione sul futuro del Servizio Pubblico. Per noi dire poi della solita battuta che sintetizza tutti: chi se la compra un’azienda del genere? E poi, cosa vendere, tutta, un pezzo, un canale minore e quale? Rai Way? In parte già fatto. E, per concludere: oggi sono più coloro che la avversano che quelli che la vorrebbero (FI in primis). La Rai sul mercato sarebbe senza canone e quindi tutta pubblicità. A Mediaset oggi viene l’orticaria.  Perché proprio oggi? Semplice: un ballon d’essai, un sasso in piccionaia dove litigano i tre partiti di maggioranza, una clava minacciosa dell’uno contro l’altro. L’opposizione ovviamente, tace.  

Lasciamolo come tema per l’estate, destinato a durare poco, come un ghiacciolo sotto l’ombrellone.

Ieri siamo stati fortemente tentati di fare l’ennesimo FLASH che, curiosamente, oggi quasi nessuno riporta: alle 14.05 l’ADN Kronos lancia un comunicato dove titola “Rai, l'ad Sergio non d'accordo su sospensione 'Noos'”. Colpo di scena: qualcuno decide di sospendere un programma o meno, sollevare un polverone, tutto a sua insaputa. Poco dopo Il Corrire.it rincara la dose: “Rai, l'ad Sergio su Noos: «Non ho deciso io di rinviarlo» Dopo le polemiche sullo slittamento della trasmissione in agosto, per non sfidare «Temptation Island», il manager nega la responsabilità della scelta. Che ricade sulla direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli”. Che dire? Come interpretare questo “episodio”? Perché Sergio esce allo scoperto svelando questo retroscena altamente infiammabile? E' scattata una trappola contro di lui o è lui a svelare gli "altarini". La vicenda, in effetti, svela torbidi ricatti e labili equilibri tra lui e i suoi “colleghi” ovvero dipendenti: a partire dal DG Rossi per arrivare ad una sua collaboratrice, la Calandrelli considerata “in quota” PD area Franceschini.

Se pensiamo che siamo solo a fine luglio, tutto lascia intendere che ci divertiremo assai nei prossimi giorni.

bloggori@gmail.com

venerdì 26 luglio 2024

RAI: stato primordiale di confusione


“Grande la confusione sotto il cielo. Dunque, la situazione è eccellente”. (M.T.T.)

Ne abbiamo viste, lette e sentite tante in quasi 40 anni di RAI, dentro e fuori, ma a nostra memoria una situazione come quella attuale non riusciamo a ricordarla.

Con ordine: tensioni per il rinnovo del Cda dentro e fuori il Governo. Disordine nei conti con il canone in alto mare. Disordine concettuale, culturale ed editoriale: vedi il caso Angela. Disordine interno all’Azienda. Risultato del referendum sul rinnovo contrattuale. Infine, disordine sul presente e sul futuro della RAI: la notizia di oggi è vecchia ma sempre attuale: un sottile e perfido disegno di privatizzare, in un modo o nell’altro, in parte o in tutto, la RAI ovvero il Servizio Pubblico.

Allora: ieri pomeriggio è rispuntato fuori il tentativo del colpo di mano con artefici insospettabili. Una parte del Governo, FdI in particolare, preme per chiudere subito la partita nomine RAI: è consapevole che allungare il brodo avvantaggia gli avversari, quali che essi siano. In parte, ma solo in parte, trova alleata FI. La Lega, formalmente ma solo formalmente, si oppone e batte i pugni sul tavolo. Come abbiamo già scritto da tempo: le ipotesi percorribili sono solo due: o FdI e FI hanno forza e coraggio di fare subito il colpo di mano tagliando fuori la Lega oppure trovano un accordo con Salvini mettendo sul piatto altra merce di scambio appetibile, forse anche fuori Viale Mazzini. Nel primo caso per loro significa mettere in conto aumentare la tensione politica ai limiti della rottura politica. Conviene? E’ praticabile? E' conveniente? Non ci sembra poi tanto. Di converso, il corollario di questo ragionamento è trovare un accordo: la Lega vuole più peso e visibilità in RAI. Come può essere possibile, con chi? Il recente endorsement su Sergio ha aperto una pista: lui come DG, come peraltro già autocandidato. Poi, in subordine, c’è Marano. Ma Rossi a queste possibilità non ci pensa proprio, avere un controllore al fianco gli fa venire l’orticaria. Sempre che sia sempre lui l’uomo predestinato e non è per nulla scontato, nonostante quello che molti ripetono.

Allora: è possibile che mercoledì possa avvenire, sia pure solo alla Camera (presidente Fontana, Lega) il colpo di mano? No, non lo riteniamo possibile, e in questo ragionamento siamo confortati da nostre autorevoli fonti. In sintesi, ci hanno provato ma non ci sono riusciti: li hanno visti arrivare!

Proseguiamo. In questo quadro grava una minaccia dirompente: il canone 2025 che la Lega vorrebbe ridurre/abolire.  Chiunque arriverà a Viale Mazzini dovrà fare i conti con questa intimidazione in grado di mettere ulteriormente in ginocchio l’Azienda. Difficile sottovalutare questo elemento.

Disordine culturale: il caso Angela vs Temptation Island la dice lunga su come intendono il Servizio Pubblico a Viale Mazzini. Il programma di Angela è stitico e noioso ma ciò non significa che non sia necessario. Rincorrere lo share su questo terreno, il trash e il soft porno, è l’anticipo della fine: loro sono più bravi, hanno più “cultura” e tradizione.  

Disordine interno all’Azienda. Il “popolo” RAI ha detto no e non solo all’ipotesi economica dell’ipotesi di accordo. Potrebbe avere detto no ad una gestione dell’Azienda incapace a prospettare un futuro di crescita e sviluppo. Nei giorni scorsi Sergio e Rossi esultavano: “L’accordo sottoscritto è un passaggio importante che pone le basi per affrontare con la piena partecipazione di tutti i dipendenti il percorso di trasformazione in digital media company … Riteniamo che l’intesa con i sindacati sia un risultato importantissimo – dicono la Presidente Marinella Soldi, l’Amministratore Delegato Roberto Sergio e il Direttore Generale Giampaolo Rossi – un punto di partenza ineludibile…”. No, evidentemente il “popolo RAI” non la pensa nello stesso modo. Poco fa la CGIL ha diffuso un comunicato: “… nuova ipotesi di rinnovo di contratto (il voto dei lavoratori è sacro e si rispetta) ma non possa più non riguardare il futuro complessivo dell'azienda, del suo ruolo nel Paese, della sua governance e del suo sostentamento a partire dalla vicenda del canone, della ulteriore vendita di quote di Rai Way. La situazione di grande confusione che circonda l'azienda, la criticità della sua situazione economica non possono più essere svincolate dalle questioni contrattuali e della gestione quotidiana dell'azienda”. Se qualcuno pensava di chiudere in bellezza questo capitolo di storia RAI portandosi a casa lo scalpo dell’accordo sindacale, ha fatto male i conti.

Infine, la notizia vecchia ma sempre buona: il serpeggiante desiderio occulto di privatizzare la RAI. Questa mattina resuscita il tema un articolo de Il Foglio con il titolo “Meloni vuole privatizzare un po’ di RAI”. Merita leggerlo e conservarlo. Però, non è una novità e non solo a destra. Tra i primi a sollevare l’argomento fu un certo Romano Prodi già nel lontano 1995 quando dichiarò chiaro e tondo che avrebbe votato si, insieme a D’Alema, per la privatizzazione della RAI. Dopo lui altri e forse meglio seguirono questa pista che non è mai stata del tutto abbandonata. Recentemente, sempre la Lega, ha lasciato intendere che è un’ipotesi suggestiva: a gennaio scorso il ministro Giorgetti ha annunciato un piano di privatizzazioni in tre anni per 20 miliardi. Non ha parlato esplicitamente di RAI ma un occhio a RAI Way è sempre aperto.

Chiudiamo: scriva la Baccaro oggi sul Corriere: “E l’opposizione? Nel silenzio del PD che non sa se restare nel Cda, si muove il M5S”. Il che è tutto dire. La Floridia parla anche a nome di Conte?

bloggorai@gmail.com

giovedì 25 luglio 2024

FLASH RAI: notizie da altri mondi, senza un attimo di tregua

Foto di Marcel Magis da Pixabay

Ogni tanto qualcuno ci chiede “ma chi te lo fa fare a seguire Bloggorai ogni giorno?” La risposta è semplice: ci si diverte, è come un film del quale non si intravvede The End …

Allora, nel mentre la calura sopisce e tronca le energie, nel breve giro di pochi minuti veniamo a sapere che:

A – alla Camera ci riprovano: alle 15.37 l’ANSA batte un comunicato  “Dalla Conferenza dei Capigruppo è emersa l’ipotesi di procedere nel corso della settimana prossima al voto  sul Cda Rai previa intesa coni Senato”. Passano pochi minuti e alle 16.35 LA Presse riporta una dichiarazione della Lega: “… l’annuncio rischia di diventare un esercizio di stile”. Punto, a capo. Tradotto in italiano corrente: senza di noi non andate da nessuna parte. Salvo che, salvo che, parliamone … vogliamo trattare sul DG? Ad esempio il nostro Marano dove lo mettiamo? A fare il consigliere semplice? Un po’ pochino …

B – il Presidente della Repubblica vola a Parigi a salutare gli atleti che partecipano alle Olimpiadi e gli dicono, con garbo istituzionale, che “…Monsieur le Président, nous sommes vraiment désolés” … le riprese no … non si possono fare .. sono di proprietà di Discovery. Mannaggia …

C – ore 18.34, Risultato referendum ipotesi di accordo CCL RAI: votanti 6.297 pari al 65%, SI 2976 47% e NO 3321 pari al 52,7%. L’ipotesi di accordo è stata bocciata. Ci dicono che non era mai successo prima. Ha una rilevanza che è oltre il contesto sindacale e si proietta dentro tutta l'Azienda e verso la politica. 

Rimanete sintonizzati. Ne riparliamo.

bloggorai@gmail.com


RAI: parliamo di sesso, sangue e soldi (s minuscola e maiuscola)


Nel dove e nel quando delle sere di mezza estate ci si arrovella su cosa vedere in tv spaparanzati sul divano. La formula magica che tira sempre come un treno è semplice: sesso, sangue e soldi (con la s minuscola). Questi tre elementi, variamente combinati tra loro, in genere sono la chiave per il successo di una narrazione cinematografica o televisiva. Alcuni aggiungono anche la s di “sogno”: alimentare la sua visione non fa male a nessuno. Non si sbaglia quasi mai: ogni emittente, ogni broadcasters propone la sua formula segreta e l’una per l’altra, generalmente, funzionano tutte. La cronaca nera, ancor più se nerissima, non perde un colpo sia sotto forma di fiction sia sotto forma di realtà e non si capisce mai bene dove inizia l’una e termina l’altra e viceversa. La RAI non ne è esente: vedi il “gioco” laddove la sua trasmissione di punta su RAI Uno, i pacchi, è la perfetta sintesi e rappresentazione del gioco monetizzato nella sua forma peggiore. Un discorso  a parte meritano alcuni “programmi giornalistici d’inchiesta” ora di grande successo su Netflix: documentari su grandi fatti di cronaca nera nazionale (la strage di Erba, il caso di Yara Gambirasio) peraltro scopiazzate reciprocamente da altre trasmissioni.

Allora è successo che ieri la RAI ha deciso di rinviare l’annunciato programma di Alberto Angela perché ad altro rischio di soccombenza di ascolti con la concorrenza di Temptation Island di Mediaset, un capolavoro di corna, tradimenti e soft porno, quel tanto che basta a solleticare piccoli bollori estivi e produrre grandi ascolti che viaggiamo introno al 30% di share in piena calura. Tornando a Soldi con la S maiuscola, non più tardi di qualche mese addietro, dicembre 2023, la stessa da poco dimessa, leggiamo quanto scritto  da Prima “Soldi ha ribadito la sua convinzione di non utilizzare lo share come metro di valutazione. “Non possiamo continuare a credere nella sua centralità”. Profeta inascoltata e si capisce allora perché, tra i tanti motivi personale i professionali, si è dimessa. Va beh … tant’è ... 

Nel frattempo, però, il Servizio Pubblico non vuole essere da meno: in arrivo "Se mi lasci non vale" condotta da Luca Barbareschi , le versione fatta in casa RAI di Temptation Island.

Per rimanere a Soldi, con la S maiuscola che si è appena dimessa, abbiamo cercato di approfondire quanto abbiamo scritto ieri e, in particolare, cosa bolle nella pentola di Viale Mazzini. Tante domande, nessuna risposta: il buio più totale, sconcerto e confusione. Chi sa tace e chi non sa tace lo  stesso. Silenzio imbarazzo e omertoso. Non c'è nulla da dire, solo attendere. Tutti tornati sui bastioni di Fortezza Bastiani a scrutare il deserto dei Tartari. Anche i giornali hanno già metabolizzato la notizia e oggi non ne parla nessuno. La cosa curiosa è che non si sono letti commenti da parte dell’opposizione ma solo dal presidente del Senato la Russa.

Per rimanere ancora sul tema soldi (con la s minuscola) ieri solo il Sole 24 Ore a firma Andrea Biondi ha riportato la notizia della multa di 200 mila euro a RAI per pubblicità occulta allo scorso Sanremo. Oggi la notizia è ripresa da tutti giornali. Ma ieri AgCom ha emesso due comunicati: il primo si riferisce ala sanzione per le scarpe (“Nel determinare la sanzione l’Autorità ha tenuto conto della reiterazione della condotta da parte della RAI, già sanzionata per episodi di pubblicità occulta nel corso della passata edizione del Festival di Sanremo”) e il secondo per il disservizio sul televoto di Sanremo “ … l’Autorità ha ritenuto di richiamare la RAI a una revisione del Capitolato tecnico della piattaforma del Televoto, con riferimento alla capacità di elaborazione di più elevati flussi di voti mediante SMS, in modo da prevenire futuri analoghi disservizi”. Anche Sanremo, tutto sommato, è pur sempre un gioco.

Tanto per stare tranquilli, per la prossima edizione del Festival è stato previsto uno spostamento del calendario  per dare spazio al “gioco” del calcio Coppa Italia, in onda su Mediaset. Pier Silvio protesta e non sa con chi prendersela. In attesa del prossimo Cda di Viale Mazzini, magari in futuro potrebbe andare meglio.

bloggorai@gmail.com

 

mercoledì 24 luglio 2024

RAI: come si dice a Roma, ora i "sorci verdi" a Viale Mazzini

Foto di Prawny da Pixabay

“Soldi lascia la RAI e va alla BBC”. La notizia detta così, secca, come titolano oggi molti giornali  non si capisce bene se lascia intendere che tratta di un “premio” di cui essere tutti orgogliosi (esportiamo intelligenze, competenze ed esperienze financo alla mitica BBC) o svela qualcosa d’altro. Chissà.

Potrebbe valere la pena riavvolgere il nastro degli ultimi tre anni per capire come nasce questa presidenza e per cosa passerà alla storia per quanto ha fatto o non ha fatto, per quanto avrebbe potuto e per quanto non ha voluto. Lasciamo perdere. Un quadretto interessante su questo periodo e sulla sua esperienza però lo ha fatto Antonella Baccaro sul Corriere (il giornale dedica al tema una pagina intera) dove, ad un certo punto scrive “Soldi, cui molti attribuivano il favore dell'ex premier Matteo Renzi, sembrava invece venire da Marte … Nel biennio che la vede accanto a Fuortes, Soldi appare poco”. Due punti non irrilevanti che dicono molto, se non tutto, di lei e della sua presidenza che, insieme al suo “standing very Brit” (“A 18 anni fallisce la selezione per entrare a Cambridge”) dipingono bene il quadro che si è illuminato ieri. 

Con una piccola nota a margine: la BBC è un fornitore ufficiale di prodotti televisivi venduti a RAI (tra i quali uno non da poco: “Ballando sotto le stelle” ora prodotto da Ballandi). Allora, come riferito ieri, un conto è essere nominata nel Board consultivo dell’emittente britannica, altro conto essere nel suo Board Commercial, ovvero proprio laddove si negoziano i diritti televisivi. “Conflitto di interessi” ??? Certo, qualche zona d’ombra ci potrebbe pure essere.

Ultima nota: la Soldi insieme Fuortes è stata fortemente voluta dal Governo Draghi, a quel tempo luglio 2021 da poco insediato a Palazzo Chigi, con grande plauso anche a sinistra e malmostio della Lega. Anche allora si voleva chiudere la partita subito e sappiamo poi come è andata a finire.

Certo pure che era tutto già scritto da tempo. La sua assenza a Napoli ai palinsesti era già il segnale che il passo era fatto e chi voleva e poteva sapere era già a conoscenza di tutto. Mancava però un anello: la possibilità che la partita si potesse chiudere in bellezza con la nomina di chi gli avrebbe succeduto, da molti auspicata entro breve, fine mese. In questo caso, la notizia di BBC Commercial sarebbe passata in secondo piano. Invece no: quando poi tutti si stavano convincendo che di nomine se ne sarebbe parlato forse, forse, a settembre (vedi quanto scrive Bloggorai da tempo) allora si sono rotti gli ormeggi. Nota bene: ieri l’Ufficio stampa Rai ha dato prima la notizia della BBC e poi quella delle dimissioni. Per chi è pratico di queste faccende può facilmente intuire che non è del tutto lineare.

C’è poi un’altra interpretazione: alcuni sostengono che ci possa essere stato un “suggeritore” a spingere verso le sue dimissioni. Certo è che non sono pochi quanti spingono a “nominare subito”, presto, prima possibile. Per questi è utile e conveniente ratificare quanto si legge da tempo: Rossi AD e Agnes presidente. Ma, come noto, non è per nulla semplice. Si continua a confondere “la contraddizione principale e quelle subordinate, tra quelle interne al popolo e quelle esterne” (il Grande Timoniere). Se non si risolvono le prime rimangono irrisolte le seconde. E le prime, forti tensioni tra tutti i partiti di governo, non lasciano intravvedere alcun segnale di possibile soluzione in tempi rapidi. 

Certo, c’è sempre la possibilità che si possa convenire, la dove di puote ciò che si vuole, ovvero che possa valere la pena “fare uno strappo” ovvero lasciare fuori la Lega dalla stanza dei bottoni e lasciargli un posticino prestigioso ad Antonio Marano come consigliere semplice, magari compensato con una direttore di un Tg e poi si vedrà quale. A Viale Mazzini tutto è possibile, lo è sempre stato e non stupirebbe che pure questa volta, complice il caldo di fine luglio, si possa trovare una quadra. Lo riteniamo un “razionale” improbabile per logica e convenienza politica però, obiettivamente, non escludibile a priori.

C’è poi un aspetto che merita essere messo a nota. Per l’opposizione, per PD e M5S, cosa può significare questa situazione e quali mosse si possono intuire? Al momento non risultano dichiarazioni. Grosso modo, ci si può attendere qualcosa del genere “fare subito la riforma RAI …” e, di conseguenza, “non lasciare il Servizio Pubblico senza una guida” ovvero, fare le nomine subito. In tal senso ci potrebbe essere una convergenza di interessi tra Governo e opposizione che vedrebbe spazzare via d’un tratto la minaccia della Lega e, al contempo, occupare subito posizioni vantaggiose (ad esempio un “presidente di garanzia? Un Di Bella della situazione?)

Veniamo al dettaglio con il calendario in mano. Oggi, mercoledì 24 luglio, il tema nomine RAI non è in calendario alla Camera e al Senato che chiudono il prossimo 7 agosto, e rimangono una manciata di giorni. Pochi, troppo pochi. Nel frattempo il Cda RAI non può rimanere senza presidente e prassi vuole che potrebbe subentrare il consigliere anziano, in questo caso Sergio. È un dettaglio che però complica la partita perché, recentemente, l’ AD ha ricevuto una sorta di “endorsement” dalla Lega che su questo piano complicherebbe non poco i piani di “nomine subito” come piacerebbe a Meloni/Rossi. Delle due l’una: o si conferma l’ipotesi che Sergio sia assegnato in quota alla Lega (magari a sua insaputa) e allora si vedranno sorci verdi o Sergio rimane ancorato al suo primo amore, democristiano nell’anima, e allora si potrebbe prestare ad addivenire a più miti consigli e condividere l’ispirazione di Gianni Letta a sostenere la Agnes che farebbe subito il praticantato da Presidente. Ci sono bottiglie di champagne in frigo in attesa di essere stappate. Attenzione, non si tratterebbe di “nominare” un nuovo presidente come si prevede con le normativa in vigore ma solo di assumere pro tempore un incarico in sostituzione come invece prevedono i regolamenti consiliari. Poi, con calma, con il fresco si vedrà.

Però, avevamo scritto che la partita era appena all’inizio ma non siamo stati così bravi da immaginare colpi di scena già dal su inizio. Rimanete sintonizzati, da oggi in poi può succedere la qualunque.

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martedì 23 luglio 2024

FLASH. Big Bang di mezza estate: la Soldi si è dimessa. Perchè?


Questa mattina ci eravamo appena affacciati ai bastioni di Fortezza Bastiani e non avevamo visto nulla.  Eravamo accecati dal poco, dal nulla e dal niente, sabbia negli occhi. Ma il “nemico” era celato dietro le dune, invisibile e perfido, inguattato e pronto a colpire nel momento in cui meno te lo aspetti.

Ore 16.25: arriva a Bloggorai la prima telefonata che ci informa sulle dimissioni di Marinella Soldi, presidente RAI. Poco prima, alle 16.04, l’Ufficio Stampa Rai dirama il comunicato ufficiale: “La presidente della Rai, Marinella Soldi, con una lettera indirizzata al Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato la propria volontà di dimettersi dal proprio ruolo a decorrere dal 10 agosto 2024. La decisione della Presidente Soldi, legata a ragioni personali e professionali, è stata comunicata ai vertici aziendali e verrà formalizzata nella riunione del Consiglio di Amministrazione prevista per la prossima settimana”.

Punto. Anzitutto perché si è dimessa proprio oggi,  alla vigilai di un cambio di vertice prossimo venturo?  Una possibile spiegazione è in una nota RAI di poche ore prima, alle 13.42 dove è stato comunicato che “La Presidente della Rai Marinella Soldi è stata nominata consigliere non esecutivo del Commercial Board della BBC dal 1° settembre 2024, dopo essere entrata nel Consiglio principale del Gruppo nel settembre 2023… BBC Commercial è una controllata della BBC. Il consiglio di BBC Commercial supervisiona le attività commerciali del Gruppo e la realizzazione degli obiettivi di BBC Studios, in linea con la strategia complessiva commerciale della BBC”.

Molti a Viale Mazzini lo sapevano da giorni. A quanto ci dicono era stato predisposto un brindisi di saluto rivolto a pochi intimi. Alcuni sostengono che avesse avuto assicurazioni che le nomine del nuovo Cda sarebbero avvenute entro luglio e non appena ha capito che così, forse, non sarà ha deciso di accelerare i tempi. Altri ancora suggeriscono una lettura più complicata. È possibile che la notizia della BBC Commercial forse “scappata di casa” ed abbia creato problemi. Forse. alcuni sostengono che i due incarichi potrebbero non essere compatibili: un conto è il Board BBC e altro conto è BBC Commercial. Sapremo presto di più e di meglio.

E ora che succede? Molti hanno già messole mani avanti: si faranno subito le nomine che invece stavano andando verso il fresco di settembre. Una cosa alla volta. Il prossimo Cda si riunirà la prossima settimana. nel frattempo, Camera e Senato sono impegnatissimi in tutt’altre faccende affancendati e le tensioni interne al Governo non sono affatto placate. Nomine subito? Difficile immaginarlo. Improbabili ma ... non si sa mai.

Il Cda senza presidente? Possibile ma in questo caso potrebbe subentrare consigliere anziano che, in ordine sono Sergio, Agnes, Di Majo, De Biasio, Di Pietro e Bria. Posto che Sergio è già AD può assumere anche l’incarico di presidente? Ai tecnici giuristi l’ardua sentenza. Ma forse anche no e in questa direzione spingerebbero motivi “politici”. La battaglia si complica assai. Allora, la Agnes scalda i motori e va ad occupare, seppure pro tempore, il posto che gli sarebbe stato “assegnato” da tempo? Uhmmm .. al VII piano qualcuno storce il nasino e non solo al VII piano.

Occorre lasciare che la polvere si depositi. Rimanete intronizzati. Il cellulare la chat di Bloggorai ribolle. Peccato però, avevano in lavorazione un interessantissimo lavoro sul “buio” Rai. Lo teniamo in fresco.

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RAI: stanno facendo il deserto e lo chiamano futuro

Foto di Nashrulloh Huda da Pixabay

Poco, ai bordi nel nulla e ai confini del niente. 
Quando si parla di Rai, specie in questi giorni, sembra di stare sui bastioni di Fortezza Bastiani: scrutare l’orizzonte e vedere solo sabbia e dune, deserto e silenzio. Si spera, si attendono rinforzi e rincalzi della guarnigione. Ci si volge indietro, dall’altro lato della fortezza, laddove potrebbero arrivare forze fresche, nuove energie, risorse materiali e spirituali, spunti intelligenti e idee. E invece anche da quella parte solo silenzio e deserto, sabbia negli occhi e luce accecante. Solo di notte, quando l’aria rinfresca, si avverte qualche piccolo rumore dall’interno che molti avvertono quasi come un fastidio. Basta poco e torna il silenzio, ancora silenzio e per tuta la notte ancora silenzio. Dentro la fortezza nessuno ha più voglia di parlare e forse nemmeno di ascoltare. Rimane solo lo sguardo, attonito, verso un futuro che nessuno ha più sentimento  nemmeno di immaginare.

Per dire, oggi la sola notizia che fa alzare un sopracciglio la riporta La Repubblica laddove cita un provvedimento del Governo con il quale si prevede che il canone RAI possa essere pagato direttamente in trattenuta diretta sulla pensione (al di sotto dei 18 mila euro). Si tratta di una notizia talmente piccola da apparire grande come un macigno per svelare quanto il tema canone sia sensibile per tutti, dentro il Governo e dentro la RAI. E pensare che siamo solo a metà dell’anno: le sorprese sono dietro l’angolo, dietro le dune del deserto dove sono accampati i nuovi e antichi barbari che assediano il Servizio Pubblico.

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lunedì 22 luglio 2024

E se la RAI andasse in "nero" ???

Foto di HazarMan da Pixabay

Il titolo, ovviamente, non si riferisce al colore preferito dalla destra destra, ovvero i fascisti nuovi o vecchi che siano.

Abbiamo diversi argomenti sui quali riflettere: Sanremo e la Coppa Italia, gli anziani e la tv, la cronaca nera e  gli “speciali” su Netflix, quanto avvenuto sugli schermi RAI la sera del 7 luglio e poi la sera dell’attentato a  Trump e ieri la notizia della dimissioni di Biden, il prossimo Cda e il gossip relativo e così via.

Però un fatto ci ha colpito assai e ancora più il suo racconto, ovvero come è stato spiegato, approfondito e commentato sugli schermi RAI il recente crash informatico globale. Per farlo proviamo a fare un gioco. Mettetevi comodi in poltrona, al fresco, chiudete gli occhi e provate ad immaginare di accendere la Tv per vedere RAI Uno, magari il Tg1. Schermo nero, buio, nulla. Eppure la spia di accensione c’è. Sembra acceso. Non c’è nulla, non c’è nessuno. Una telefonata a mio figlio dal telefono fisso: riesci a vedere la tv? Un attimo, No … che succede? Boh.. sarà un’interruzione di corrente. Strano … altre volte è comparso il cartello “Ci scusiamo per la breve interruzione .. le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile”. Nulla. Altre telefonate. Nulla. Inizia la preoccupazione. Prendo il cellulare,compongo il numero e leggo “Assenza di rete”. Che succede? Anche la radio tace. Uhmmmmmmm… Accendo il pc. Parte il sistema operativo ma quando apro il browser leggo “mancanza di connessione”. Uhmmmmmmmm… che strano.

Scendo in strada e vado verso il bar sotto casa. Vedo persone con il cellulare in mano che smanettano nervosi. Chiedo. C’è linea? No !!! Si, qualcosa non va. Prima del bar c’è lo sportello Bancomat e vedo lo schermo: “Temporaneamente fuori servizio”. Comincia a serpeggiare un filo di timore. Funziona solo la rete telefonica fissa ma sono pochi quelli che la usano ancora ed io stesso di molti miei amici non ho il numero. Torno a casa e chiamo il 112. “Si signore, è in corso un gigantesco black out informatico ... è tutto fermo, la metro, i treni, gli ospedali, le banche … tutto fermo … noi pure non sappiamo nulla. Rimanete in casa e aspettate, presto si risolverà”.  

È uno scenario apocalittico ma nemmeno poi tanto fantascientifico: qualcosa di simile, molto simile, è successo pochi giorni addietro e già oggi sembra passato nel dimenticatoio. È durato solo poche ore eppure siamo stati vicini ad un punto tragico. Eppure sta passando negli annali come una banale routine di un malfunzionamento di qualche software non aggiornato.

Qualcosa non torna, ci limitiamo a qualche osservazione sulla RAI e al Servizio Pubblico e poniamo qualche domanda. La notizia è stata data ma non c’è stata adeguata informazione, commento e approfondimento se non per qualche breve servizio dei Tg. Perché? Eppure, ribadiamo, si è trattato di un evento di tale portata e rilevanza simile alla minaccia di un missile nucleare partito per errore. E' stato paragonato al Millennium Bug. Per mettere in ginocchio un Paese, un sistema di paesi, potrebbe non essere necessario avere un esercito poderoso con armi potenti e sofisticate: è sufficiente riuscire a mettere  mano alla rete, ai cavi  sommersi, ai satelliti. Fantascienza? Forse anche no. Qualcosa di simile è realmente successo nei giorni scorsi. Poi, la vicenda ha interessato solo i paesi occidentali mentre Russia e Cina sembra che non hanno avuto lo stesso problema. Cosa sta a significare? Qualcuno lo ha spiegato? E la RAI come ha trattato la notizia? Abbiamo chiesto ma molti hanno annaspato nel buio.  “Forse se parlerà venerdì … c’è un programma sulle nuove tecnologie”. Ah beh... stiamo tranquilli. Poi abbiamo chiesto oltre: altro buio e silenzio imbarazzato che, come al solito, dice molto di più di parole e testi. Solo RAiNews24 ha trattato molto la notizia. Peccato che il canale all news non lo vede quasi nessuno. Va bene. Però c’è un altro aspetto interessante: quanto e come la Rai, il Servizio Pubblico Radiotelevisivo è protetto da tali evenienze? Da non dimenticare che sui tralicci di RAI Way transitano anche i segnali di molta sicurezza nazionale. Sono stati fatti i “crash test” sui server? Sono stati interpellati gli “esperti”? Stiamo cercando di sapere e di capire. Così, per semplice curiosità ... tanto per giocare a Guerra e Pace.   

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domenica 21 luglio 2024

RAI: anziani e informazione, le ragioni della disfatta prossima ventura


La situazione politica non è buona ed io non mi sento nemmeno tanto bene.

L’Europa e il Medio Oriente sono in subbuglio con le guerre alle porte, la destra che avanza (ma non troppo), il Governo traballa, incespica e farfuglia tra una Lega che spinge a destra e un Berlusconi che spinge al centro. Le nomine in Cda RAI? Se ne parla con il fresco.

Torniamo a Napoli, alla presentazione dei palinsesti RAI, ne vale la pena. Venerdì mattina sotto il Vesuvio è stato fotografato puntualmente lo stato delle cose del Servizio Pubblico, quello che è oggi e quello che potrebbe essere domani. Non si è trattato solo di uno sguardo verso il futuro dietro le spalle, ma di un occhio al presente cupo e incerto. Un attento lettore che era sul posto ci ha fatto notare: “Attenzione, i palinsesti sono rivolti agli inserzionisti pubblicitari”. Ha ragione, è vero e questa corretta osservazione ci illumina lo scenario e lascia intravvedere le ragioni della disfatta prossima ventura.

A - le risorse economiche sono poche e incerte.

B - non ci sono idee, si vive di rendita del passato glorioso

C - gestione "problematica": come ha scritto pure la Corte dei Conti “Necessarie misure per ridurre inefficienze e costi

D – la concorrenza incalza su tutti i fronti, free e pay, e non c’è modo di arginarla

E – manca ogni ipotesi di strategia globale e complessiva: Contratto di Servizio e Piano industriale inadeguati e insufficienti.

Veniamo ora ad una lettura particolare dei palinsesti e cerchiamo di capire l’ostinatezza che si avverte nel modellare l’offerta prevalente verso una direzione: il pubblico audiovisivo è relativamente “anziano”. Auditel ci dice (ultimo dato 19 luglio) che è prevalentemente femminile al 55%, è prevalentemente over 45 al 78% (con una netta prevalenza di over 65 al 46%) ed è più numeroso al Sud. Per la maggior parte degli “over” più aumenta l’età e maggiori sono le ore di consumo televisivo. Le loro preferenze si orientano molto verso le fiction e i giochi. Appare quindi del tutto naturale che RAI e, di conseguenza la pubblicità, si rivolga a Villa Arzilla: sono gli adulti, gli anziani, che pagano il canone in quanto titolari di bollette elettriche, sono loro che comprano le macchine e pagano i mutui, sono loro che fanno la spesa e spesso hanno pure una seconda casa. Se mettiamo insieme le considerazioni di cui sopra e quest’ultima appare tutto chiaro e si comprende bene come il palinsesto non è solo il paniere dell’offerta editoriale della RAI ma la sua immagine sociale, culturale ed economica proposta al Paese.  

Un capitolo a parte merita il perimetro dell’informazione RAI. Lo abbiamo già scritto e giova ripeterlo: non c’è straccio di progetto editoriale e di riorganizzazione delle testate. Non c’è una visione, una sola idea sulla quale riflettere. Non c’è traccia di attenzione su questo tema: dopo il piccolo dibattito sul “giornalismo d’inchiesta” (sic!!!) che per alcuni ha parato l’approvazione del Contratto di Servizio il nulla e poco più. Quando pure c'era (vedi Contratto precedente, art. 25) lo hanno cassato. Eppure, parlando sempre di “anziani” sappiamo che questi telespettatori apprezzano molto il consumo di notizie. Eppure, alcuni si gongolano e si croggiolano con “Newsroom” della Maggioni: è stato semplicemente usurpato il tema, il progetto editoriale di una newsroom unica, l’ultima spiaggia utile per consentire una gestione efficiente e razionale di 8 testate e degli oltre 2000 giornalisti, dei quali circa 200 a RAINews24 che “produce” un ascolto da prefisso telefonico.


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p.s: Stasera alle 21.20 la luna sarà nel suo massimo splendore. Indicatela con un dito, fotografatela e inviateci l’immagine.

sabato 20 luglio 2024

RAI: gli ultimi resistenti sotto le pendici del Vesuvio

Foto di Jim Cramer da Pixabay

“Buongiorno ... Si … sto ancora a Napoli, ne ho approfittato… anche qu’ fa molto caldo … il bradisismo ai Campi Flegrei? ... si ma non ci sono allarmi … un commento su ieri? Cosa vuoi che ti dica: mi sembra che vivono su un altro mondo. Hai presente i “zan-ryū Nippon hei”??? Sono loro”.

Quale sintesi migliore, quale punto di congiunzione più efficace in grado di connettere i fili della trama RAI del futuro dietro le spalle? Ieri ci siamo voluti astenere dal commentare i palinsesti e ancora vogliamo resistere alla tentazione. Cerchiamo però di cogliere una lettura trasversale di quanto avvenuto, è necessario, anche con l’aiuto dei giornali oggi in edicola.

Corriere: “Si punta su Conti e De Martino. Fiorello sparisce, slitta Sanremo. Torna Saviano, Bortone va a Radio 2. Confermate Clerici, Carlucci, Venier” e poi “Rai e Mediaset, un fronte comune. Il sì di Viale Mazzini a Berlusconi sul canone. Un programma per Sechi, l'opposizione insorge”.

Stampa: “Rai il piano B. Napoli, alla presentazione dei palinsesti l'aria è quella della fine di un'epoca”.

Repubblica: “Nella Rai di Meloni vincono gli amici. De Martino superstar”.

Sole 24 Ore: "Rai chiede «risorse certe», su canone e pubblicità fa sponda con Mediaset".

Foglio:Addio Rai Tristezza, saluti, appelli a Pier Silvio, ecco il palinsesto della tv più malinconica del mondo”.

Amen!

Cosa vuoi commentare? La RAI del futuro con Conti e la Venier, la Clerici e la Carlucci, uno speciale su Mike Buongiorno? Oppure una trasmissione tutta per lui ... si proprio lui: Mario Sechi??? La "Stella del Domani" Stefano De Martino? No grazie, abbiamo già dato. RAI e Mediaset concordano sul canone? Sai che sorpresa, una vera chicca, un gioiello di notizia mai sentita prima. La differenza è che questa volta a sostenerla è un certo Rossi, e non è cosetta da poco.

Tutto il resto è noia. Fa caldo.

Nota a margine: molti ci riferiscono che il tema nomine è stato largamente dibattuto sottotraccia: se ne parla a settembre ... forse.

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venerdì 19 luglio 2024

Orologio RAI: anche alle 5 della Sera non si capisce mai che ora è

 

Paese Sera ... Momento Sera ... Italia Sera ... Alle 5 della Sera... Ascolta, si fa Sera.

Forse dovremmo rivedere consolidate abitudini e magari anche Bloggorai si potrebbe adeguare. Una volta, almeno 40 anni addietro, gli incalliti mediatici cartacei andavano di notte all'edicola di piazza Colonna ad attendere le prime copie dei quotidiani. Poi, lentamente, inizia la mutazione genetica e, un po’ mattinieri, verso le 6 si usciva ... con un buon caffè e la “mazzetta” sotto il braccio. Stava per arrivare internet e tutto ciò che potevamo leggere al mattino era già noto la sera precedente.

La prima notizia del giorno è avvenuta ieri mattina quando è stato presentato il Rapporto AgCom. Andiamo direttamente al Capitolo 2, paragrafi 2 e 3. Anzitutto il grafico sui ricavi: tra il 2022 e il 2023, in sintesi, diminuisco la quota canone e aumenta leggermente quella pubblicitaria.

Tra il 2019 e il 2023 i ricavi della Tv free e di quella pay passano dal 59,6% al 58,3% e dal 40,4% al 41,7%.  Poi, si legge che “L’esame degli indici di ascolto conferma, anche per l’ultimo anno, la contrazione del numero complessivo di telespettatori dei canali delle piattaforme digitale terrestre e satellitare, sia nel giorno medio (-2,5% rispetto al 2022) che nel prime time (-2,6%)”. Sintesi della sintesi: il terreno di battaglia sono le risorse economiche e per la RAI non si prevedono sogni di gloria.

Veniamo poi alla presentazione dei palinsesti oggi a Napoli e, appunto, ve la proponiamo come commento della Sera. La sintesi della sintesi della sintesi è semplice. Il nuovo che avanza, la RAI del futuro è dietro le nostre spalle. Stiamo cercando di sapere, di capire, di leggere cosa succederà a partire da settembre, come si potranno arginare gli ascolti in fuga, come si intercetteranno i “giovani”. Occorre pazienza e attendere qualche volenteroso che ci potrà riferire commenti e impressioni dal vivo (se poi fossero accompagnati da un vassoietto di babà !!!). Allora, lasciamo perdere i contenuti, i programmi e i personaggi: dal “nuovo” Stefano De Martino a Mara Venier, passando Carlo Conti e Alberto Angela… senza mai dimenticare una buona dose di repliche di Montalbano che non fa mai male a nessuno e per anticipare il futuro dietro le nostre spalle uno "speciale" su Mike Buongiorno ... ovviamente destinato al pubblico "giovane". Lasciamo perdere.

Il cuore della notizia è una dichiarazione della presidente Soldi: “Sono tempi difficili, dobbiamo cambiare per rimanere rilevanti nella vita mediatica sempre più frammentata – investire nel tanto di buono che c’è in Rai e fare autocritica costruttiva per trasformare ciò che non serve più.” Quando è stata letta questa frase un sottile filo di terrore si è diffuso nel parterre. Nel frattempo, tralasciamo le dichiarazioni di Sergio (da non dimenticare quanto letto appena 7 giorni addietro: “Rai ed elezioni in Francia, Sergio attacca la presidente Soldi: un danno le sue critiche” … manca poco che la cita in Tribunale!). Mentre sono interessanti quelle di Rossi che ha toccato un nervo scopertissimo e altro tasto molto dolente quanto mai attuale: “Ho ascoltato l’intervento di Pier Silvio Berlusconi che ho trovato illuminante… RAI e Mediaset sostengono l’intera filiera (di mercato) e ci vuole attenzione quando si interviene su elementi normativi che possono condizionare queste Aziende. Nessuno può avere interesse a indebolire RAI o Mediaset … ”. Messaggio chiaro e tondo, forte e chiaro.  

Sarà una lunga estate.

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