domenica 23 luglio 2023

Tutto ha un prologo, uno svolgimento e una conclusione: la battaglia finale

Foto di Gordon Johnson da Pixabay


Prima di tornare alle nostre solite piccole beghette sulla RAI, chiudiamo il racconto di questa ignobile avventura tra scaldabagni, guarnizioni e chiavi inglesi.  

Ormai ci siamo, tutto è pronto per l’offensiva finale. Il Supertrapano Bosch da 7Kg  è pronto, sta lì, fumante, non vede l’ora di entrare in azione. Le sue punte al titanio fremono ruggenti e il mandrino sembra già girare da solo. Ma, prima di lui, deve entrare in azione la “fanteria leggera”, ovvero il nipote piccolo, il trapano a batteria 12v con percussione e una punta da 4 per “invitare” poi il pezzo più grande con una punta da 12. Si tratta di prendere la posizione dei fori in modo supermillimetrico, non ci sono margini di errore, deve andare bene per forza, non è concessa una seconda possibilità. One way … one shoot! Mi predispongo comodo: l’attrezzo è pesante e lo devo tenere con una mano sola.

Via .. dai ... si parte: prima un piccolo foro e poi giù duri, pesanti, senza esitazioni. La punta vibra, ruggisce, il gres è durissimo e sembra resistere, fuma, si oppone, reagisce come può, capisco al volo che è necessario cambiare la “postura”: giro la chiavetta della percussione e cambia la musica, la punta scivola e apre il foro. Prima uno e poi l’altro. Missione compiuta, per ora. Bisogna riprendersi dallo sforzo e allora rivolgo lo sguardo in alto dove il flessibile dello scaldabagno con il dado del 21 mi guarda beffardo. Che fare?

Mia moglie è tornata con una chiave del 21 nuova fiammante, lucida, perfetta, un gioiello (pure per il costo, necessario aprire un mutuo per avere la serie completa) ed è giunta l’ora del giudizio … ora o mai più. Non la faccio lunga e vi risparmio tutti i pensieri malevoli e malmostosi che mi sono passati per la mente in quei terribili momenti. Tutta la vita professionale mi è scorsa davanti. Ho pensato a me da piccolo mentre smontavo vecchie radio a valvola. Mi sono tornati gli attimi di quando avevo un Gilera 98 e la gioia più grande è stata quando ho smontato e rimontato un carburatore Dell’Orto ostico come una cena andata di traverso. Mi posso fare intimorire da un dado del 21? No, no …no ce la fara! Ebbene… invece si… ce l’ha fatta! Mi si erano prospettate due soluzioni: o andavo all’arma bianca e demolivo una parte di muro per cambiare la sede di allaccio oppure, buon viso a cattivo gioco, lo lasciavo lì e poi, un giorno, quando magari troverò un idraulico vero, se ne riparlerà. In fin dei conti, ho pensato, è solo il flessibile dell’acqua fredda e quindi la plastica, la guarnizione, dovrebbe avere tenuto. Così è ma, a maggior sicurezza, metto una seconda guarnizione di silicone. Va bene. Pace. Attimo di pausa. Allora, procediamo con il secondo flessibile, quello uscita acqua calda. Nuovo di fabbrica, un ninnolo. Anche lui più prezioso di un BOT a cinque anni con rendimento dell’1,75%. Mi hanno spiegato che fino a due anni fa costava poco meno di 3 euri, ora più di 5. Amen. Sembra andare a meraviglia, quasi quasi fischietto per la gioia. Sembra … sembra …

Allora, ricapitoliamo: la parte elettrica sembra chiusa (una pernachietta all’elettricista che mi ha detto che per le prossime settimane sarà tutto impegnato). I due flessibili “sembrano” a posto. Ora dobbiamo chiudere la partita con il sanitario. Il tempo stinge, le energie si stanno rapidamente esaurendo, il potassio e magnesio hanno esaurito la loro carica propulsiva. Dajjjeeeeee!!!! Ricapitoliamo: fori a posto, silicone in posizione, manicotto con relativa maxi guarnizione nuova in ordine. Tutto è pronto per la grande manovra. Deve andare tutto bene… non ho vie di fuga, ora o mai più… sono ancora in tempo a dire agli ospiti in arrivo che, purtroppo, non sono in grado di accoglierli come meritano. No. Non si può fare. Allora, prendo fiato, mi concentro, sento freddo, una perla di sudore, lentamente, mi scivola sugli occhi e ne sento il bruciore, la vista si appanna. Piano piano, invito i bulloni di serraggio in sede e, nel frattempo, tengo d’occhio il manicotto che non si deve muovere, deve giocare tutto in simultanea. Si!!!! È andata … “sembra” tutto bene. Un sottile fremito di orgoglio mi corre lungo la schiena, mi faccio i complimenti da solo! Bravo, ottimo lavoro, good job!!! Well done !!! bene, non mi resta che riaprire la valvola dell’impianto centrale, riattaccare la corrente e provare. Sono fiducioso, dovrei avere fatto tutto a dovere. Giro la farfalla, sento l’acqua scorrere. Dal rubinetto si avverte un tuono di aria che compensa il suo rientro nel circuito. Tutto freme: lo scaldabagno sembra avere un toro impazzito al suo interno, ed emette strani ruggiti, il rubinetto vibra furente e… e… che ti vedo? Vedo che il dado del flessibile caldo perde copiosamente: la guarnizione che pure mi avevano spergiurato tenesse perché “quella nuova” e quindi giustificare il prezzo più elevato, non tiene… semplicemente non tiene!!! Panico, disperazione e imprecazioni di vario genere…mentre già vedo il pavimento allagato, chiudo repente la valvola a farfalla e blocco l’emorragia. Allora, dovete sapere che una volta si usava la canapa, poi il Teflon e ora queste nuove guarnizioni che … non reggono … dannazione … non tengono. Rapido: lo smonto, prendo un ring di silicone per aumentare lo spessore, faccio qualche giro di Teflon (che, ovviamente, mi cade e si rovina tutto) e lo rimetto in sede e stringo a morte con la 22. Incrocio le dita. Riapro la valvola a farfalla. Sembra tenere anche se ... anche se ... si vede una perfida goccia. La sopporto, non ho più tempo. Bene: prova finale: tiro giù lo scarico e mi prende uno stranguglione, avvero un forte capogiro e mi tremano le mani: un forte rivolo d’acqua esce dl muro!!! E mo che faccio??? Dramma vero. Non posso rismontare tutto. Ho una sola speranza: cercare rapidamente un nastro idraulico termoastringente. Mi precipito dallo smorzo giù a valle. “Lascia fare il nastro, dagli di silicone tutto intorno e stai tranquillo” ... ancora con Tranquillo che a Roma è sempre morto di pizzichi. Bene, non ho scelta, mi devo fidare. Eseguo, richiudo i cantieri, ripongo gli arnesi e rivolgo un pensiero fiducioso verso l’avvenire, uno sguardo metafisico verso il futuro radioso che ogni giorno si prospetta di fronte a noi.

Bisogna solo attendere che il silicone faccia il suo effetto e il destino di tanto lavoro sarà segnato! Ovviamente, la parafrasi è di Antonio sulla piana di Filippi alla vigilia della battaglia “Ah, se solo sapessi la fine di questo giorno … il mio destino sarà compiuto”.

Per la Rai, c’è tempo!

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